Bisogna ringraziare il Pd, perché ogni tanto fa il Pd e ci ricorda cos’è il Pd: quel partito che, anche quando portava altri nomi, ci ha regalato 10 anni di governi B. (evitando di opporglisi) e 4 e mezzo di governi con B. (alleandosi con lui), porcate sulla giustizia come il “giusto processo”, la bozza Boato, l’immunità extra-large, il lodo Maccanico, l’abolizione dell’ergastolo e dei pentiti di mafia, le proroghe a Rete4 in barba alla Consulta e varie schiforme costituzionali: quella renziana bocciata dagli italiani; il Titolo V che ora consente alla destra di rifilarci l’Autonomia differenziata; e il premierato, proposto dall’Ulivo in Bicamerale, che ora la destra copia e traduce in legge.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 11 luglio 2024
MARCO TRAVAGLIO - Il Pd è tornato, purtroppo - IFQ - 11 luglio 2024
Si dirà: acqua passata, ora c’è il nuovo Pd di Elly Schlein e guai a criticarlo: il popolo chiede unità. Magari.
Il Pd continua a votare con le destre contro i giudici che chiedono di usare intercettazioni e chat nei processi ai parlamentari. E l’altroieri si è superato con l’ordine del giorno Serracchiani per cancellare parte della legge Severino (votata da tutti nel 2012) e lasciare al loro posto gli amministratori regionali, provinciali e comunali condannati in primo grado, salvo per delitti “di grave allarme sociale”: chi spara a qualcuno o fa rapine a mano armata o spaccia droga deve andarsene; chi intasca solo tangenti o arraffa soldi pubblici o abusa del suo potere può restare fino alla Cassazione. A FI e Lega non è parso vero, infatti hanno votato Sì, mentre il M5S ha votato No e persino FdI si è astenuto.
Vien da chiedersi con che faccia il Pd chieda le dimissioni di Toti, agli arresti domiciliari senza neppure una condanna in primo grado. La risposta è semplice: con la faccia del Pd. Che fino all’altro ieri adorava pure l’Autonomia differenziata, tant’è che Bonaccini la chiese per l’Emilia Romagna al governo Gentiloni nel 2018, senza fare retromarcia neppure quando la Schlein divenne sua vice. “Un accordo di portata storica a beneficio di un territorio virtuoso”, esultò il sito del Pd. E il ministro Boccia esaltò l’Autonomia come “nuovo patto sociale per la lotta alle disuguaglianze, al Nord come al Sud”.
Ora il Pd, senza aver mai chiesto scusa né spiegato perché ha cambiato idea, sale sulle montagne della Resistenza referendaria all’Autonomia differenziata. Ma è tutta scena.
L’altro ieri, alla Regione Campania, il Pd ha votato due quesiti: uno (che rischia di non passare alla Consulta) per l’abrogazione totale della legge Calderoli; l’altro per l’abrogazione parziale, ma molto parziale, talmente parziale da far gridare il costituzionalista Massimo Villone all’“imbroglio politico” di chi “finge di voler bloccare Calderoli e in realtà gli spiana la strada”. Se questo è il partito-guida dell’opposizione, la Meloni può dormire fra due guanciali.
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