domenica 17 maggio 2009

Errare umano, perseverare diabolico.






La meritevole iniziativa del ministro Tremonti di proporre al prossimo G8 un insieme di regole (battezzate Global Legal Standard) alle quali gli operatori pubblici e privati che partecipano agli scambi globali si dovranno attenere, troverà ostacoli da parte di chi ancora crede che il mercato sia un fatto naturale e non una creatura giuridica. L'attività economica, lasciata a se stessa, genera monopoli, abusi e corruzioni. La sua regolamentazione è per il pennello di grandi artisti, ma sovente si tramuta in sgradevoli croste frutto delle ideologie e degli opportunismi politici.
L'intervento di Alan Greespan, il mitico Governatore della banca centrale americana il cui prestigio accumulato nel tempo è sotto attacco, testimonia le difficoltà che l'iniziativa italiana incontrerà se vuole veramente incidere sulle attuali carenze di governance del mercato globale, soprattutto nella finanza dove tutto è più sfuggevole. Dopo aver riconosciuto che la crisi ha origine in quello che, con eufemismo, viene chiamato "azzardo morale" commesso dagli operatori, al quale – è sempre lui che parla – si sono sommati gli errori degli organi di vigilanza, Greenspam sostiene che la speculazione genera pericolosi squilibri (bolle speculative) difficili da prevenire e da governare, ma il cui costo è comunque inferiore a quello causato da un sovrapporsi di regole. Ne deduce che è sempre meglio lasciare libero il mercato di operare piuttosto che bardarlo con nuove istruzioni che ne limitano l'operatività e, di conseguenza, riducono la gestione efficiente delle risorse. Ogni commento appare superfluo, a parte quello di ricordare che errare è umano, ma perseverare è diabolico.Greenspan continua la sua difesa sottolineando che in molti si attendevano che la crisi sarebbe scoppiata a seguito del collasso del valore esterno del dollaro, mentre è nata da una sottovalutazione dei rischio corso dai mutui ipotecari subprime, "che gli organismi di regolamentazione non sono in grado di prevedere … se … diventeranno tossici". Quest'ultima affermazione può essere facilmente smentita ricorrendo alle informazioni disponibili sull'andamento dei rimborsi dei crediti subprime. Si vedano in proposito le statistiche prodotte nel corso del 6° Colloquium AssCarli/Cesifin tenutosi a Lucca nell'ottobre scorso da cui si evince che, già dopo due anni dalla concessione del credito, i mancati rimborsi raggiungevano dimensioni pari a un quarto del loro importo. Circa l'affermazione sulla possibilità di un collasso del dollaro, non è chiaro se l'illustre banchiere centrale ritiene che la moneta americana fosse esposta e ancora lo sia a siffatto rischio. Sapeva comunque che qualcuno lo riteneva possibile, come ripetuto più di una volta su questo stesso giornale.È ragionevole ritenere che la creazione di 250 mld di diritti speciali di prelievo, la moneta del Fondo Monetario Internazionale, e l'attivazione degli altri 21 già decisi nel 1997, se ben gestiti, allontanerebbero questo pericolo, a condizione che il processo di sostituzione del dollaro con uno standard legale monetario globale continui (semmai fosse iniziato!). Se non accadesse, se i deficit della bilancia estera americana si mantenessero elevati, se la Cina non abbandonasse i cambi fissi (o quasi) e continuasse a convertire i dollari in euro, inducendo una rivalutazione della moneta europea, tutti questi se condurrebbero inevitabilmente a una nuova crisi, di cui è certo il se, ma incerto il quando.Tutto ciò è assente nella diagnosi dell'illustre banchiere centrale, ma purtroppo tale sembra essere anche nei lavori del ministro Tremonti. Egli insiste nel ritenere l'elaborazione del Global Legal Standard una competenza dei giuristi. Se riuscisse a far passare una soluzione perfetta del problema, e glielo auguriamo di cuore, la finalità principale dell'iniziativa, quella di proteggere il mercato globale da nuove crisi, sarebbe destinata al fallimento. Anche perché, se mancasse la definizione di un legal standard monetario (dollaro verso, ad esempio, i diritti speciali di prelievo) e valutario (cambi fissi verso fluttuanti o governati globalmente), la soluzione trovata non potrà mai essere perfetta. Gli economisti accusano i giuristi di non conoscere l'economia e i giuristi rivolgono agli economisti l'accusa di ignorare il diritto. Entrambi hanno ragione, ma si mettano l'animo in pace: essi hanno bisogno gli uni degli altri!
il Messaggero, 15 mag 2009