Amicizie e affari dei nuovi premiati dal premier. Per Berlusconi è stato "sventato un golpe burocratico", ma nella maggioranza aumentano le tensioni, e cresce il timore di "imboscate" alla Camera
Il settantaseienne Aurelio Misiti era stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture nel maggio scorso, quando Silvio Berlusconi saldò la prima tranche del conto pagato aiResponsabili salva-governo il 14 dicembre 2010. Misiti però ci rimase molto male. Voleva un poltrona di seconda fila, da viceministro, non di terza. Comunista, poi al centro e a destra nella Seconda Repubblica, poi ancora dipietrista e autonomista del movimento di Lombardo, infine repubblicano-azionista, Misiti in cinque mesi non sarebbe mai andato al ministero. Per ripicca. Del resto, l’anziano parlamentare è un calabrese aspro, abituato a ben altre battaglie. Professore di ingegneria, Misiti fu perito nell’inchiesta su Ustica e sostenne la tesi della bomba esplosa a bordo dell’aereo DC9, recentemente rilanciata da Giovanardi.
A chi, in questi cinque mesi, gli ha chiesto conto della sua “latitanza” al ministero, Misiti ha sempre risposto: “Comincerò a lavorare quando il premier mi farà viceministro. Questo è il patto che ho fatto con Berlusconi e lui deve mantenerlo”. Il Cavaliere, alla fine, lo ha mantenuto, per non perdere altri pezzi della sua maggioranza. Da venerdì, Misiti è viceministro e funzionari e dipendenti del dicastero delle Infrastrutture, la prossima settimana, finalmente lo vedranno per la prima volta al lavoro. Miracoli della fiducia. Un’altra promossa da sottosegretario a viceministro è stata Catia Polidori, ex finiana conosciuta come Miss Cepu, il “preparificio” a pagamento per ogni tipo di studenti. Lo stesso Misiti ha consegnato ieri a Tommaso Labate del Riformista una dichiarazione sulla Polidori che conferma le manovre dei montezemoliani per smontare il centrodestra, riportate dal Fatto giovedì scorso: “Montezemolo ha contattato Giustina Destro eFabio Gava, convicendoli a voltare le spalle al Cavaliere. Ha preso contatti con altri parlamentari. Di sicuro con Catia Polidori, che a quando mi risulta gli ha detto ‘no grazie’”.
Il movimento del presidente della Ferrari, Italia Futura, ha smentito questi sospetti, ma dentro il Pdl nessuno crede a Montezemolo. Anche perché quella della Polidori è stata una delle assenze decisive che martedì scorso hanno mandato sotto la maggioranza sul fatidico voto per l’assestamento di bilancio, che poi ha portato alla fiducia. Di qui la rivolta di colonnelli e peones di stretta osservanza pidiellina. Ministri come Galan e sottosegretari come Crosetto lo avrebbero detto a muso duro al premier: “Presidente qui sono tutti incazzati, furibondi per la Polidori e Misiti. Sono state due nomine inutili e che aumentano i mal di pancia del gruppo. Possiamo correre altri rischi”.
Così, nemmeno il tempo di gustare la festa per lo scampato pericolo di venerdì, che nel centrodestra è di nuovo allarme rosso sulle imboscate alla Camera. Un pessimismo che va nella direzione dell’editoriale di ieri di Avvenire, il quotidiano dei vescovi: “Tutto a posto e niente in ordine”. Berlusconi per il momento gode e parla di “golpe burocratico sventato” ma chi saranno la prossima volta gli assenti “strategici”, contando che pure gli ex An non hanno digerito l’ultima infornata di poltrone? Chi sarà il nuovo Pisacane, che ha guidato la rivolta dei peones prima della fiducia? Il deputato di Agerola, oggi con Pid del ministro Romano, ha votato solo all’ultimo. Eppure, appena un mese fa, aveva ricevuto un dono molto gradito: la nomina della moglie, consigliere regionale in Campania, ad amministratore delegato dell’Istituto di sviluppo agroalimentare. Una nomina di competenza del “suo” ministro alle Politiche agricole.
Uno degli scontenti è il portavoce degli ex Responsabili Francesco Pionati, che da mesi punta a fare il sottosegretario. Ma l’elenco dei mancati promossi ha anche altri nomi. Ci sono, per esempio, due donne: Paola Pelino e Nunzia De Girolamo. A dire il vero, nemmeno il ritorno di Giuseppe Galati nel governo ha fatto gridare di gioia il Pdl. Insieme con Mario Baccini e l’ultimo arrivatoGerardo Soglia, l’ex presidente del Pescara calcio accusato di bancarotta, il neosottosegretario all’Istruzione forma un altro partitino di ex dc che tiene sotto scacco la maggioranza. Calabrese come Misiti, Galati è alla sua seconda vita nella Seconda Repubblica. Nel 2001 era già sottosegretario dopo le elezioni. In quota con l’Udc di Casini. Ma due anni dopo il suo nome viene fatto nell’inchiesta “Cleopatra” su un giro di prostituzione e droga a livelli istituzionali, in cui sono coinvolti anche l’attrice Serena Grandi e il senatore a vita Emilio Colombo. Scrive il gip di Roma: “Galati, soprannominato Pino il politico, si rifornisce stabilmente di cocaina dal pusher Martello. Gli acquisti hanno cadenza almeno settimanale e sono effettuati direttamente o tramite Armando De Bonis, suo uomo di fiducia che ha libero accesso alle Attività Produttive”. Nel 2007 si è sposato con la collega deputata Carolina Lussana, leghista. È lo stesso anno in cui Luigi de Magistris lo ha messo sotto inchiesta per associazione per delinquere.
Ovviamente, anche il quarto premiato di venerdì è un malpancista. Si chiama Guido Viceconteed è stato uno dei congiurati di Claudio Scajola. Sostituito da Galati all’Istruzione, è stato nominato sottosegretario all’Interno. Una poltrona di peso, al Viminale. Di Viceconte si è parlato nell’inchiesta sulla cricca degli appalti del G8, ma il suo nome è legato alla prima indagine su Gianpaolo Tarantini in Puglia, nel 2002, condotta da Michele Emiliano, attuale sindaco di Bari. Al centro, i soliti appalti nella sanità. Alla regione il governatore era Raffaele Fitto, oggi ministro. I carabinieri, in un rapporto, scrivono che la suocera del fratello di Tarantini, Claudio, “sarebbe andata a Roma dove grazie all’appoggio del sottosegretario Guido Viceconte, pare abbia incontrato il ministro alla Sanità, Girolamo Sirchia, per discutere di questioni personali”. Poi le solite cene elettorali organizzate dall’imprenditore che portò la D’Addario da B. In un’intercettazione del 2004, ecco cosa dice Gianpy Tarantini a un amico primario: “Io sto appoggiando il sindaco di Bari, di Forza Italia, Lo Buono, e domani sera fanno una cena con Fitto e i direttori generali di Forza Italia. Sono tutti di Forza Italia tranne Bari 1 che è di An. Ci saranno Fitto, Viceconte, che è un amico…”.
Nel centrodestra, qureto genere di amicizia è un valore importante. Improbabile che riesca a scalfirlo l’avvertimento lanciato ieri dal segretario Alfano: “Dobbiamo adottare il principio anatomico: un uomo, una sedia. Non si può sedere su due contemporaneamente”. Nel partito dell’amore, l’anatomia che conta è un’altra. Chiedere a B.