Come parte del Mars Exploration Program della NASA, uno sforzo a lungo termine di esplorazione robotica del pianeta rosso, il rover Curiosity è stato progettato per valutare se Marte abbia mai avuto un ambiente in grado di supportare piccole forme di vita chiamate microbi. In altre parole, la sua missione è determinare l'“abitabilità” del pianeta.
Per scoprirlo, Curiosity trasporta il più grande e avanzato set di strumenti scientifici mai inviato sulla superficie di Marte. Il rover analizza campioni prelevati dal suolo del pianeta e perforati dalle sue rocce. La registrazione del clima e della geologia del pianeta è essenzialmente "scritta nelle rocce e nel suolo", nella loro formazione, struttura e composizione chimica. Il laboratorio di bordo di Curiosity studia i campioni prelevati, così come l'ambiente geologico locale, al fine di rilevare i mattoni chimici della vita (ad esempio, forme di carbonio) su Marte, valutando com'era l'ambiente marziano in passato.
Parte di questa missione è scattare fotografie. Tante. E mentre per gli scienziati sono solo mappe di potenziali tracce di vita (di cui Curiosity ha effettivamente trovato traccia nelle rocce), per la maggior parte di noi sono un'opportunità mozzafiato per guardarsi intorno sul Pianeta Rosso. Ecco quindi alcune delle più interessanti scattate finora (clicca sulle immagini per ingrandire e ingrandire).
Come si può vedere dalla foto del modello, la Sfinge è un colosso di pietra al centro di una “vasca” chiusa su tre lati, in particolare sul lato posteriore e sui due laterali. Da almeno 3.500 anni la zona attorno alla Sfinge è un arido deserto di sabbia. Visto che negli ultimi millenni la sabbia in Egitto viene spostata continuamente dal vento, in condizioni normali il vento trasporta la sabbia nella “vasca” della Sfinge, riempiendola completamente. … La sabbia ricopre quindi l’intera “vasca” fino all’altezza del collo della statua, la cui testa si trova grossomodo all’altezza del terreno circostante. In condizioni normali, quindi la testa della Sfinge resta l’unica parte visibile della statua. Fu infatti questa la condizione in cui venne trovata la Sfinge nel XIX secolo, completamente sepolta nella sabbia, ad eccezione della testa. Furono gli archeologi a dissotterrarla e a farcela vedere come la vediamo oggi. … Tenendo conto di questo aspetto, non è possibile che i costruttori della Sfinge abbiano deciso di scolpire questa statua sapendo che sarebbe stata ricoperta di sabbia. I costruttori sapevano per esperienze che, anche se avessero spalato via la sabbia, questa si sarebbe ripresentata puntualmente nel giro di poco tempo. Come spiegare questo apparente errore madornale? … La spiegazione più semplice e plausibile è che, evidentemente, quando venne scolpita la sfinge, la zona attorno alla roccia non era affatto ricoperta di sabbia come lo è oggi. Questo spiegherebbe in maniera semplice e ragionevole perché i costruttori non presero in considerazione la possibilità che la sabbia potesse invadere la “vasca” e sotterrare la Sfinge. La sabbia in quel tempo semplicemente non c’era! Quindi la sabbia non era un problema da prendere in considerazione. … In un periodo compreso tra il 12.500 a.C. e il 3.500 a.C. il Sahara si è trasformato gradualmente dall’essere una zona verdeggiante piena di acqua. Evidentemente la Sfinge fu scolpita in quel periodo di tempo, quando la sabbia non era un problema. E questo rende evidente che la Sfinge non fu scolpita dagli egiziani che conosciamo noi, ma da una popolazione precedente. … L’articolo continua sul libro: 51 50 35 - L’inconfessabile verità sulle piramidi