Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 11 giugno 2010
Contro il bavaglio vi faremo un sito così -Peter Gomez
In Birmania il regime vieta le videocamere e tiene sotto controllo la Rete. In Cina 40 mila funzionari comunisti si occupano della censura sul Web. Ma, nonostante le molte persone finite in prigione, attraverso Internet riusciamo lo stesso a vedere e sapere ciò che accade. Ebbene, ieri in Italia un esecutivo retto da un premier sedicente liberale ha fatto votare una legge di stampo birmano. Una norma che non impedirà solo la pubblicazione, anche per riassunto, delle intercettazioni non più coperte da segreto. Ma che pure vieterà agli elettori di rivolgersi ai media per diffondere video e file audio da loro registrati.
A legge approvata, se un cittadino vedrà un sindaco o un parlamentare a cena con un boss mafioso e lo immortalerà col telefonino, rischierà la galera. Per questo tipo di riprese, effettuate da non iscritti all’Ordine dei giornalisti, sono previste pene fino ai 4 anni di carcere. Dobbiamo preoccuparci? Sì, perché la maggioranza dei nominati in Parlamento, terrorizzata dalle indagini sulla corruzione, dimostra di voler togliere agli italiani non solo la libertà di sapere, ma anche quella di dire. Dobbiamo aver paura? No, perché a ulteriore prova di come la Casta viva ormai in una sorta di realtà parallela, il cosiddetto legislatore non ha fatto i conti con la tecnologia.
Gli uomini di Berlusconi – unico leader al mondo incapace persino di accendere un computer – non hanno ben capito quale tipo di mostro sia stato da loro partorito. Già a cominciare dalle prossime ore migliaia di file verranno inviati dall’Italia a siti esteri disposti a pubblicarli. Quando e se scatterà l’ora del Bavaglio (la legge è adesso alla Camera) il Web diventerà così la nuova frontiera degli uomini liberi. Ma per orientarsi, spesso sarà necessaria una guida. Anche per questo il nuovo sito de Il Fatto Quotidiano verrà alla luce nelle prossime settimane.
Fin da ora ci impegniamo non solo a violare la legge con atti di disobbedienza civile, ma anche a segnalare i link dove trovare quelle che noi consideriamo vere notizie. È inevitabile infatti che, in questo clima da fine impero, sul Web finisca per arrivare di tutto. Pure documenti o immagini (magari in reale violazione della privacy) che mai sul nostro giornale troverebbero spazio. Quindi continueremo a fare il nostro mestiere. Racconteremo i fatti. E in base alla nostra capacità di selezionarli chiederemo di essere giudicati. Non dai tribunali costretti ad applicare le norme Bavaglio. Ma dai lettori.
LEGGI
Le maglie della rete di Federico Mello
I furbetti del bavaglino di Bruno Tinti
Da il Fatto Quotidiano dell'11 giugno
Hanno la faccia come il Foglio - Marco Travaglio
Finalmente il bavaglio è passato al Senato. Ora si spera che passi alla svelta pure alla Camera e diventi legge, così vedremo se abbiamo ancora un capo dello Stato (che in teoria non dovrebbe firmare), una Corte costituzionale (che in teoria dovrebbe bocciare), una Costituzione (che in teoria tutelerebbe la libertà d’informazione e la legalità) e una libera stampa (che in teoria dovrebbe far disobbedienza civile). Finalmente tutte le carte sono in tavola. Si vede quant’è rocciosa l’opposizione del Pd, che dopo aver minacciato per giorni l’occupazione dell’aula (“Se non fate i bravi, occupiamo”), non solo non l’ha occupata, ma l’ha addirittura disertata al momento del voto. Forse per evitare di sentirsi ricordare che il bavaglio su intercettazioni e atti d’indagine faceva parte del suo programma elettorale del 2008. Si vede quant’è tetragona la fronda dei finiani, rimessi a cuccia con un piatto di lenticchie. E si vedranno le conseguenze di una legge che, a parole, poteva essere spacciata per il suo contrario: quando si passerà ai fatti, si capirà perché è stata voluta.
Con un po’ d’informazione e un po’ di coraggio dei magistrati e delle forze dell’ordine, la suprema porcata potrebbe addirittura diventare la tomba della banda che qualcuno ancora chiama governo. Esattamente come l’indulto del 2006 divenne la tomba dell’Unione: ogni giorno saltava su un magistrato o un poliziotto a raccontare che il tizio arrestato per omicidio, o stupro, o rapina era appena uscito grazie all’indulto, così la gente capiva i danni del “liberi tutti” e la maggioranza che l’aveva votata (assieme a B. e a Piercasinando, ci mancherebbe) ne pagava le conseguenze. Ora, ogni qualvolta un pm dovrà astenersi dal processo per aver detto due parole sull’inchiesta, ogni qualvolta si dovranno interrompere gli ascolti perché il termine massimo di 75 giorni (con proroghe di due alla volta), ogni qualvolta un delitto resterà impunito perché si possono piazzare cimici solo dove si sta commettendo (non più dove si sta progettando o commentando) il reato, magistrati e poliziotti potranno spiegare ai cittadini che il colpevole la farà franca non per colpa loro, ma a norma di legge bavaglio.
Così chi ha votato per la banda in nome della “sicurezza” e della “tolleranza zero” avrà di che picchiare la testa contro il muro e dirne quattro ai suoi parlamentari preferiti. Basterà leggere le cronache dall’estero per capire che, contrariamente alla propaganda di regime, negli altri paesi si intercetta molto più. Se in Italia, negli ultimi due anni, le intercettazioni sono diminuite, negli Stati Uniti – lo raccontaRepubblica – “le intercettazioni telefoniche nelle indagini sono in pieno boom. In 12 mesi sono aumentate del 26%. Escludendo quelle dell’antiterrorismo e per la sicurezza nazionale (che hanno una ‘corsia segreta’ nella National Security Agency), i magistrati Usa l’anno scorso hanno autorizzato intercettazioni per 2.376 inchieste su 268.488 persone”, venti volte quelle intercettate in Italia. Naturalmente, quando le indagini toccano personaggi o vicende di interesse pubblico, i giornali scrivono tutto, com’è appena avvenuto per l’inchiesta sulle truffe di Goldman Sachs e come accadde due anni fa con l’arresto per corruzione del governatore dell’Illinois Rod Blagojevic, fedelissimo a Obama.
Arrampicandosi sugli specchi, Il Foglio tenta di sostenere che “sono i fatti che hanno portato alla caduta di Blagojevic, non la loro rappresentazione in intercettazioni”. Già, ma se i giornali non le avessero pubblicate (dopo che il procuratore aveva tenuto una conferenza stampa e distribuito gli atti ai giornalisti), chi li avrebbe conosciuti, i fatti? Per questo da noi si fa la legge bavaglio: i giornalisti potranno riassumere soltanto le ordinanze di arresto ma senza alcun riferimento alle intercettazioni, così i giornalisti non avranno più nulla da riassumere e i cittadini non capiranno più niente. Quando Blagojevic ha detto “ho sbagliato, mi scuso”, voleva dire: ho sbagliato paese.
Da il Fatto Quotidiano dell'11 giugno
Legge bavaglio I criminali fanno festa - Marco Travaglio
(Clicca sull'immagine per vedere la striscia di Emanuele Fucecchi)
Finalmente il bavaglio è passato al Senato. Ora si spera che passi alla svelta pure alla Camera e diventi legge, così vedremo se abbiamo ancora un capo dello Stato (che in teoria non dovrebbe firmare), una Corte costituzionale (che in teoria dovrebbe bocciare), una Costituzione (che in teoria tutelerebbe la libertà d’informazione e la legalità) e una libera stampa (che in teoria dovrebbe far disobbedienza civile). Finalmente tutte le carte sono in tavola. Si vede quant’è rocciosa l’opposizione del Pd, che dopo aver minacciato per giorni l’occupazione dell’aula (“Se non fate i bravi, occupiamo”), non solo non l’ha occupata, ma l’ha addirittura disertata al momento del voto. Forse per evitare di sentirsi ricordare che il bavaglio su intercettazioni e atti d’indagine faceva parte del suo programma elettorale del 2008. Si vede quant’è tetragona la fronda dei finiani, rimessi a cuccia con un piatto di lenticchie. E si vedranno le conseguenze di una legge che, a parole, poteva essere spacciata per il suo contrario: quando si passerà ai fatti, si capirà perché è stata voluta.
Con un po’ d’informazione e un po’ di coraggio dei magistrati e delle forze dell’ordine, la suprema porcata potrebbe addirittura diventare la tomba della banda che qualcuno ancora chiama governo. Esattamente come l’indulto del 2006 divenne la tomba dell’Unione: ogni giorno saltava su un magistrato o un poliziotto a raccontare che il tizio arrestato per omicidio, o stupro, o rapina era appena uscito grazie all’indulto, così la gente capiva i danni del “liberi tutti” e la maggioranza che l’aveva votata (assieme a B. e a Piercasinando, ci mancherebbe) ne pagava le conseguenze. Ora, ogni qualvolta un pm dovrà astenersi dal processo per aver detto due parole sull’inchiesta, ogni qualvolta si dovranno interrompere gli ascolti perché il termine massimo di 75 giorni (con proroghe di due alla volta), ogni qualvolta un delitto resterà impunito perché si possono piazzare cimici solo dove si sta commettendo (non più dove si sta progettando o commentando) il reato, magistrati e poliziotti potranno spiegare ai cittadini che il colpevole la farà franca non per colpa loro, ma a norma di legge bavaglio.
Così chi ha votato per la banda in nome della “sicurezza” e della “tolleranza zero” avrà di che picchiare la testa contro il muro e dirne quattro ai suoi parlamentari preferiti. Basterà leggere le cronache dall’estero per capire che, contrariamente alla propaganda di regime, negli altri paesi si intercetta molto più. Se in Italia, negli ultimi due anni, le intercettazioni sono diminuite, negli Stati Uniti – lo raccontaRepubblica – “le intercettazioni telefoniche nelle indagini sono in pieno boom. In 12 mesi sono aumentate del 26%. Escludendo quelle dell’antiterrorismo e per la sicurezza nazionale (che hanno una ‘corsia segreta’ nella National Security Agency), i magistrati Usa l’anno scorso hanno autorizzato intercettazioni per 2.376 inchieste su 268.488 persone”, venti volte quelle intercettate in Italia. Naturalmente, quando le indagini toccano personaggi o vicende di interesse pubblico, i giornali scrivono tutto, com’è appena avvenuto per l’inchiesta sulle truffe di Goldman Sachs e come accadde due anni fa con l’arresto per corruzione del governatore dell’Illinois Rod Blagojevic, fedelissimo a Obama.
Arrampicandosi sugli specchi, Il Foglio tenta di sostenere che “sono i fatti che hanno portato alla caduta di Blagojevic, non la loro rappresentazione in intercettazioni”. Già, ma se i giornali non le avessero pubblicate (dopo che il procuratore aveva tenuto una conferenza stampa e distribuito gli atti ai giornalisti), chi li avrebbe conosciuti, i fatti? Per questo da noi si fa la legge bavaglio: i giornalisti potranno riassumere soltanto le ordinanze di arresto ma senza alcun riferimento alle intercettazioni, così i giornalisti non avranno più nulla da riassumere e i cittadini non capiranno più niente. Quando Blagojevic ha detto “ho sbagliato, mi scuso”, voleva dire: ho sbagliato paese.
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578
Da il Fatto Quotidiano dell'11 giugno