“Ma tu ospiteresti una famiglia di ucraini a casa tua?”.
Frase ascoltata in un bar.
Sera fa, nella chiesa romana di piazza dei Giochi Delfici, il presidente del Consiglio italiano per i Rifugiati, Roberto Zaccaria, ha riunito politici, giornalisti e personaggi dello spettacolo per parlare di Ucraina. Penso di non fare torto alle tante cose giuste che sono state dette sulle spaventose conseguenze umanitarie di questa guerra se cito in particolare Valeria Carlini, la portavoce del Cir che ha raccontato alcuni degli interventi di questo progetto fatto di solidarietà e generosità. Ecco, mi sono detto, queste sono le persone che fanno ciò che a noi piace pensare di voler fare, ma poi non facciamo mai. È la rete che comprende, non solo idealmente, i volontari che a Trieste curano i piedi sanguinanti dei profughi giunti dopo viaggi estenuanti e fornisce loro le scarpe per andare avanti. Poi, c’è la Fondazione Dario Fo e Franca Rame che insieme alla Fondazione Il Fatto Quotidiano (sostegno a donne vittime di violenze, a giovani che non possono permettersi gli studi e a categorie sociali particolarmente indigenti) condividono il progetto per prelevare al confine con la Romania, accogliere e assistere in strutture adeguate le famiglie in fuga dal conflitto. Sono tre esempi, tre modelli, tre gocce in quel vasto mare della solidarietà di cui si parla poco, o quasi per nulla, ma non fa niente perché la chiacchiera inutile rappresenta esattamente il codice opposto a quel rimboccarsi le maniche e agire per salvare la vita del prossimo, in un ospedale da campo o in un campo profughi, missioni di cui Gino Strada è stato lo straordinario eroe. Fateci caso a quanto sta diventando poco opportuno, quasi sconveniente, citare in un discorso pubblico la catastrofe umanitaria che la guerra, questa guerra, sta provocando. Se fosse possibile leggere nel pensiero di alcuni ospiti televisivi vedremmo sicuramente dei fumetti dove sta scritto: ecco il solito pacifista che per farsi bello fa il gioco di Putin. Perfino riportare le dure parole del Papa riguardo ai governanti “pazzi” che investono montagne di soldi sugli armamenti, mentre il mondo che va a rotoli suscita nel migliore dei casi silenzi imbarazzati (in questo caso il fumetto direbbe: ecco il solito né-né che vilmente si nasconde dietro la veste bianca di Francesco). Sì, perché parlare delle persone in fuga dalle loro case – avete presente quegli esseri viventi che affogano nello strazio il loro passaggio su questa terra? – non sta bene (molto meglio bullizzare il prossimo che non la pensa come te). Di ciò di cui non si può parlare è meglio tacere, diceva quel grande filosofo. Io ho quel che ho donato, diceva quel grande poeta (e a proposito della domanda al bar di cui sopra, la risposta è stata: non ci penso nemmeno).