domenica 16 maggio 2021

Quell’asse Draghi-Renzi sui Servizi. - Gaetano Pedullà

 

A volte guarda che strane le coincidenze! Il direttore del Dis (il coordinamento dei Servizi segreti) Gennaro Vecchione informa il Copasir, cioè il Parlamento, che lo 007 Marco Mancini ha incontrato Matteo Renzi nell’autogrill di Fiano Romano senza informare i superiori, e 48 ore dopo viene licenziato anzitempo dal premier Mario Draghi. Vecchione è noto che fu voluto in quel ruolo da Giuseppe Conte, mentre Mancini è altrettanto risaputo che proprio nei giorni di quello strano incontro in autostrada, a dicembre dell’anno scorso, ambiva all’incarico di vice direttore dell’Aise (Servizi di sicurezza esterna).

Sempre in quegli stessi giorni Renzi minacciava di sfiduciare il Governo anche perché Conte – non vedendo chiaro in quei giochetti di potere in corso – si teneva stretta la delega ai Servizi. Si è trattata, dunque, di una stagione che fa poco onore a un apparato fondamentale dello Stato, e di fronte alla quale Draghi sembra che provi pure a cancellare le tracce sostituendo Vecchione con la neo direttrice Elisabetta Belloni.

Naturale che ieri l’ufficio di presidenza del Copasir abbia chiesto all’unanimità al premier di aprire un’inchiesta interna per sapere cosa si sono detti Renzi e Mancini, premesso che la storiella di consegnare dei dolci non se la beve nessuno. Se però, invece di fare chiarezza, Palazzo Chigi fa asse con lo statista di Rignano, allora scordiamoci di far luce su questo episodio, e quel che è peggio non meravigliamoci di tornare con la mente all’epoca di quei Servizi deviati che hanno accompagnato gli anni più bui della storia repubblicana.

LaNotizia

Carta straccia. - Marco Travaglio

 

Il giornalismo fantasy ci ha già dato molte soddisfazioni negli ultimi mesi del governo Conte, raccontando che il problema erano il Recovery Plan, la Ue, il Mes, la cybersecurity, i bonus a pioggia, i banchi a rotelle, le Regioni a colori, la prescrizione, l’“anima” e altre minchiate assortite. Ora però si supera con le fantacronache del cambio della guardia al Dis, il Dipartimento di Palazzo Chigi che coordina le due agenzie operative d’intelligence Aisi (sicurezza interna) e Aise (sicurezza esterna). C’è nientemeno che la telefonata virgolettata tra Draghi e Conte sull’avvicendamento Vecchione-Belloni: conversazione che conoscono solo i due protagonisti, non certo avvezzi a raccontare ai giornali quel che si dicono. E ci sono i “retroscena” del ribaltone che, in barba al dovere di trasparenza, il governo non spiega (così come per la cacciata di Arcuri, di Borrelli e di 14 membri del Cts su 26). Anziché motivare quelle legittime scelte al Parlamento e all’opinione pubblica, si fanno filtrare sui giornali amici veline più esilaranti di una barzelletta. Prima si dice che Vecchione paga la ripresa degli sbarchi dalla Libia: ma non attacca, perché il Dis non è operativo e il dossier Libia è esclusiva dell’Aise, il cui capo però resta al suo posto. Allora si fanno uscire spezzoni apocrifi dell’audizione di Vecchione al Copasir (in “seduta segreta” ah ah ah) per dipingerlo come un mezzo scemo solo perché non sa nulla dell’incontro fra il caporeparto Mancini e Renzi all’autogrill: come se la responsabilità fosse sua. Forse, per saperne di più, bisognerebbe convocare i due interessati.

Vecchione arriva al Dis nel 2018, quando Mancini è lì da tre anni, e lì lo lascia a far le pulci alle spese di Aisi e Aise, scontentando un sacco di gente e risparmiando un sacco di soldi. Mancini però vuol tornare operativo e punta, in forza dell’anzianità, alla vicedirezione Aise nel giro di nomine di fine 2020. Ma all’Aise non lo vogliono: il suo passato con Pollari e Tavaroli pesa ancora. Così Conte, a dispetto del pressing renziano, non lo promuove. Intanto Mancini cerca sponde dai due Matteo. Purtroppo un’insegnante lo riprende all’autogrill e informa Report. Ora i fantasisti di Rep sposano la tesi renziana del complotto (l’insegnante è un’emissaria di Mancini o forse di un suo nemico: massì, abbondiamo!). E tirano in ballo Gratteri, che avrebbe chiamato Renzi perché ricevesse Mancini. Come se i due – in rapporti amichevoli da quando il primo era premier, cioè da sei anni – per parlarsi avessero bisogno di Gratteri. Il quale comunque, tabulati telefonici alla mano, sfida Rep a dimostrare una sua telefonata a Renzi. Ingenuo com’è, pensa ancora che tutto ciò che si stampa su carta sia un giornale.

IlFQ