Grillo non è Crozza, un giullare del potere che intrattiene le masse cerebrolese di un pubblico sempre più passivo e inebetito, mutuando la falsa analisi socio politica con zerbinismi satirici verso l'una o l'altra fazione, oppure facendo un camouflage retorico tra destra e sinistra, maggioranza e opposizione, euro e no-euro, sempre al servizio dell’altra faccia del capitale finanziario che deve intrattenere e divertire …
Grillo non soffre della Sindrome di Zelig (Leonard il protagonista del film), una personalità camaleontica mossa da trasformismo identitario, espressione del perfetto conformista … Grillo non adotta nemmeno la comicità di Zelig (comic show), bastarda, superficiale e puttanesca, che prostituisce un'immagine tronfia di sé … se mai interpreta il volto più rabbioso e incazzato delle classi più devastate dalla crisi economica e lo ripropone attraverso la satira.
Di conseguenza Grillo usa la comicità per dissacrare l'ipocrisia della classe politica italiana, che per anni ha ingannato i propri elettori con tutti i mezzi disponibili, usa il moralismo per far emergere le contraddizioni insite nel sistema, usa il linguaggio dello show man per smascherare le fandonie della neolingua mediatica, per cui
il Decreto Salva Banche risulta funzionale alla rapina dei risparmi degli obbligazionisti e dei correntisti,
la Buona Scuola serve a privatizzare la scuola pubblica sul modello anglosassone
e gli attacchi di Renzi all'UE e alla Merkel, mirano ad oscurare il prossimo collasso del sistema borsistico e bancario, voluto e pilotato per imporre nuove misure drastiche di privatizzazioni.
Grillo poi nel suo ultimo spettacolo non farebbe ridere ma riflettere, dice Massimo Fini, io aggiungerei che Grillo è riuscito in pochi anni a conquistare il 25% dei consensi elettorali, proprio perché interpreta la schizofrenia di questo tempo maledetto, dove l’uomo continua a immaginare di vivere ancora nel secolo breve, e invece il nuovo capitalismo finanziario sta facendo strage di diritti ed esseri umani, trasformati in semplici ologrammi, analfabeti emotivi e alogici, che scambiano per razionalità l’iperrealtà invasiva dell'organizzazione tecnica, priva ormai di qualunque ordine di senso riconoscibile.
E dunque spiazzando tutti gli osservatori politici, come al solito ha centrato l’obiettivo, tornando a fare temporaneamente spettacoli, riprendendosi un po’ della propria libertà, ma disorientandoli anche con una delle sue mosse politiche più riuscite: il dietrofront sulla legge Cirinnà. La bomba infatti è esplosa quando Beppe sul suo blog ha annunciato che sulla legge Cirinnà i parlamentari a 5 Stelle avrebbero votato secondo coscienza, e non in base all'ordine di scuderia impartito da tempo, un tiro mancino al governo, che stava mediando con Alfano scambi di favori, e prove tecniche con i centristi (Lorenzo Cesa).
Con il voltafaccia di Grillo tutto viene rimesso in discussione. Grillo ha intuito che Renzi difendeva la Cirinnà solo in apparenza, mentre dietro le quinte lavorava per trovare un punto di mediazione con i centristi, quindi il suo colpo di scena ha rimescolato il puzzle, lasciando il rottamatore rottamato, proprio mentre tentava di agganciare i 5 stelle e il centro, per aggiungere al suo cahier des charges l’ennesima riforma Ocse.
Matteuccio ha cercato di azzoppare il canguro, per affossare una legge che non è certo apprezzata in Vaticano. Meglio massacrare le pensioni di reversibilità che farsi nemici i cardinali.
Sta di fatto che il premier sembra essere entrato in un periodo di disgrazie rancide e scalogne nere da invasione delle locuste, mentre i 5S mantengono i propri consensi, nonostante tutte le trappole mediatiche e fandonie diffamanti orditegli dai media. Ma Grillo e Casaleggio in questo sono stati accorti, evitando di ghettizzare il movimento su posizioni estreme, ma continuando ad alimentarlo con propaganda populista e fiancheggiando le istanze popolari più sensibili, quali: castacorruzione, onestà, reddito di cittadinanza, lavoro, costituzione, nazionalizzazione delle banche fallite …
Inoltre i vertici hanno gestito abilmente il blog, in modo da attrarre consensi sia da destra che da sinistra, hanno saputo governare gli iscritti e i parlamentari che spesso assumevano posizioni troppo sinistroidi, mantenendo certe ambiguità di "coscienza" sia sull’abolizione del reato di clandestinità ( che non cambia gli effetti della legge), che sulle unioni civili (che nella patria delle cappe rosse non sarebbero mai passate nella versione "stepchild adoption"). Grillo dunque, per compensare la tendenza sinistroide degli iscritti deve ogni tanto assestare una virata, al fine di soddisfare l'altra metà di destroidi.
Il momento è delicato per Renzi, l'attacco nei suoi confronti è ormai pressante, prima Manfred Weber il Capogruppo al Parlamento Europeo del PPE, che accusa il premier durante l’assemblea plenaria con queste pesanti parole: “Renzi sta mettendo a repentaglio la credibilità europea a vantaggio del populismo“, poi il Vice Presidente della Commissione Valdis Dombrovskis che ammonisce che la flessibilità concessa all’Italia è a tempo e che l’Italia deve sbrigarsi a fare le riforme, e infine il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker che lamenta relazioni politiche burrascose con il governo italiano.
Renzi sembra essere diventato scomodo per le forze euriste, che stanno ricompattandosi per poterlo eliminare politicamente, sostituendolo con un Presidente Travicello, magari sostenuto da un Governo tecnico, nel nome dell’emergenza, e teleguidato da Francoforte.
Guarda caso lo spread che finora se n’era stato buono intorno a soglia 100, nonostante il bail-in e le borse a picco, in pochi giorni ha toccato quota 150. Borse in calo, spread in aumento, credibilità del governo in Europa a livello da minimi storici. Che sta succedendo? Si è messo in moto forse lo stesso meccanismo che ha fatto esplodere il governo Berlusconi?
S’intravede di nuovo un disegno della Troika mirato a destabilizzare ancora la politica e l’economia italiana, quasi Renzi avesse sbracato oltre i limiti e fosse ora costretto a ripiegare la testa, accettando una nuova stretta di austerità. Certo anche la vita del M5S non è facile, perché non solo deve combattere contro tutti i mezzi di distrazione di massa che lo screditano e lo infamano quotidianamente, ma deve guardarsi anche alla spalle e ai fianchi, vessato dalle insinuazioni continue dei maestri del sospetto.
Leghisti travestiti da sovranisti che camuffano le loro responsabilità storiche con euroscetticismi paideutici … economisti che profetizzano il collasso dell'euro da 4 anni, o economisti con la sindrome del numero 4 (Bagnai + Borghi + BarraC + Berlusconi), che spargono fango sul movimento appena possono intervenire nei vari talk show, avvocati costituzionalisti che propongono false e improponibili alleanze tra il M5S e la Lega, salvatori della patria che sponsorizzano la Lega come fosse un partito vergine.
Intanto i pentastellati non sono certo un movimento di pseudo-sinistri, non sono “compagni che sbagliano”, né un movimento radical-socialista, né un movimento di estrema destra, sono decisamente una cosa diversa, non identificabile con chiarezza: probabilmente sono i figli ribelli della dimensione postmoderna del pensiero debole.
Ma nel tempo contemporaneo, le masse cercano i simulacri e non i significati, implodono in una “maggioranza silente”, figura della “fine del sociale”, perché dove lo spettacolo ha invaso le nostre vite, le reali relazioni sociali regrediscono, gli individui scompaiono nei mondi della simulazione, nella stessa realtà virtuale dei media e del web, e non riescono più a fare massa pubblica sensibilizzata sui problemi comuni. E nello splendido reame dell’iperreale, tutto contribuisce a governare l’immaginario sociale, il pensiero e il comportamento degli utenti, tanto che non si stanno accorgendo della demolizione dei diritti democratici e del benessere sociale, anche se tutto sta accadendo alla luce del sole, sotto i loro occhi: lavoro, pensioni di reversibilità, welfare, sanità pubblica, riforme costituzionali, distruzione dell’assetto economico delle piccole e medie imprese …
Tutto rientra nella pacata e atroce azione demolitrice del capitale, della grande finanza speculativa e delle corporations delocalizzatrici.
Comunque a mettere a posto le cose si è ridestato dal coma profondo il vecchio Giorgio, la cui apparizione è sempre una gufata avariata e che ha subito preteso una bella intervista sul giornale delle larghe intese, Repubblica, dove ha elargito qualche sganassone al giovin signore: “Le intese in Europa dovranno essere comunque molto più larghe” … “L'errore sarebbe, come sinistra, restare impigliati nella dimensione nazionale, anziché agire per fare un balzo in avanti nell'integrazione, perché il pericolo è ripiegare sulla difesa dei confini nazionali e sulla rivendicazione di maggior spazio per le politiche di bilancio nazionali".
E alle domande dalle cento pistole di Folli, l’avvoltoio ha decretato: "Oggi siamo di fronte a possenti spinte centrifughe. Perciò non dimentichiamo che qualsiasi intesa per rinnovare e far progredire l'Unione e superarne le attuali insostenibili contraddizioni deve comprendere la Germania. È inimmaginabile qualsiasi svolta senza e contro Berlino" … "L'Italia è interessata alle più ampie intese in tutte le istituzioni dell'Unione, e non solo per un componimento delle divergenze che sono insorte tra il nostro governo e la Commissione. Occorre accortezza e capacità di persuasione da parte nostra. "
azz … allora è giusta la previsione di un prossimo ministro del Tesoro o delle Finanze europeo? Inviato direttamente dalla Troika? Probabilmente sì … sembra finalmente arrivato il momento che i lanzichenecchi, travestiti da finanzieri, caleranno sullo stivale d’Europa, così come hanno fatto del resto tante volte nei secoli trascorsi.
Anche il Financial Times prevede una stranita foschia all’orizzonte:
“Il quarantunenne premier che è andato al potere sull'onda dell'ottimismo e della buona volontà, come il leader più forte in Italia dai tempi di Silvio Berlusconi, deve ora fare i conti con i problemi in casa propria e all'estero . Problemi che minacciano di travolgere la sua amministrazione. Venerdì scorso, i report dell'Istat hanno mostrato che l'economia è cresciuta di appena lo 0,1% nel quarto trimestre del 2015.”
Al macero dunque le pensioni di reversibilità … e poi arriva la Troika, tanto gli assidui seguaci del partito collaborazionista voteranno sempre e comunque … Pd.
Beppe Grillo
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16247 |
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 22 febbraio 2016
BEPPE … IL CANGURO AZZOPPATO E #MATTEOSTAISERENO. - Rosanna Spadini
Pubblica amministrazione, crescono i consulenti esterni, boom della spesa +60%.
Cresce, anzi si impenna, la spesa per i consulenti esterni nella pubblica amministrazione.
Secondo la relazione presentata dal ministro della PA, Marianna Madia, la spesa per i collaboratori esterni a cui sono affidati gli incarichi nelle pubbliche amministrazioni è cresciuta del 61,32% in un anno. L'ammontare dei compensi erogati, è passato da 738 milioni a 1,190 miliardi, in controtendenza con la diminuzione della spesa degli anni precedenti. Un incremento che sta a evidenziare come la spending review e la macchina statale camminino su due binari diversi. Secondo i dati arrivati dalle amministrazioni pubbliche in collaborazione con l'Anagrafe delle prestazioni, per il monitoraggio e la trasparenza della spesa pubblica, si è registrato un record di compensi alla voce "Regioni e autonomie locali": +113,28% sul 2013. Seguono a ruota i comparti Ricerca (+56,17%), Scuola (+55,20%), Università (+45,66%), Sanità (+33,19%) e gli organi centrali dello Stato, l'incremento è stato del 32,11%.
http://economia.ilmessaggero.it/flashnews/pubblica_amministrazione_crescono_consulenti_esterni_boom_spesa_60-1567617.html
Inflazione, frena il carrello della spesa Prezzi fermi o in calo in dieci città.
L'Istat dice che l'indice dei prezzi a gennaio aumenta allo 0,3%, ma in molti capoluoghi i prezzi restano in forte stagnazione.
L'inflazione a gennaio è aumentata dello 0,3% su base annua. Lo rende noto l'Istat, confermando la stima preliminare e parlando di "lieve rialzo". Su base mensile, invece, i prezzi al consumo sono calati dello 0,2%. E a gennaio frena il rincaro del cosiddetto carrello della spesa: l'aumento su base annua dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona si ferma allo 0,3%, dallo 0,9% di dicembre.
Prezzi fermi o deflazione in 10 grandi città - Se l'inflazione mostra una lieve ripresa, però, dieci grandi città italiane a gennaio mostrano un indice dei prezzi che oscilla tra lo zero e il segno meno. Guardando al dato annuo, secondo le tabelle diffuse dall'Istat sono a zero Milano, Firenze, Perugia, Palermo, Reggio Calabria e Ravenna, mentre sono in deflazione Bari (-0,3%), Potenza (-0,2%), Trieste (-0,2%) e Verona (-0,1%). Sul territorio restano dunque aree (Comuni capoluogo o con oltre 150 abitanti) con listini congelati o in negativo.
Lieve ripresa con frenata ribassi energia - La lieve ripresa dei prezzi è dovuta soprattutto al ridimensionamento della flessione dei beni energetici non regolamentati (-5,9%, da -8,7% di dicembre) e all'inversione della tendenza dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+0,5% da -1,7% di dicembre): dinamica che è attenuata dal rallentamento della crescita degli alimentari non lavorati (+0,6% dopo il +2,3% del mese precedente).
Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l'"inflazione di fondo" sale a +0,8% (da +0,6% di dicembre) e quella al netto dei soli beni energetici passa a +0,8% (da +0,7% di dicembre). Il ribasso mensile dell'indice generale è essenzialmente dovuto alla diminuzione dei prezzi dei beni energetici (-2,4%). L'inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,4%.
I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto diminuiscono dello 0,3% in termini congiunturali e segnano un aumento su base annua dello 0,1% (la variazione tendenziale era nulla a dicembre).
Lieve ripresa con frenata ribassi energia - La lieve ripresa dei prezzi è dovuta soprattutto al ridimensionamento della flessione dei beni energetici non regolamentati (-5,9%, da -8,7% di dicembre) e all'inversione della tendenza dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+0,5% da -1,7% di dicembre): dinamica che è attenuata dal rallentamento della crescita degli alimentari non lavorati (+0,6% dopo il +2,3% del mese precedente).
Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l'"inflazione di fondo" sale a +0,8% (da +0,6% di dicembre) e quella al netto dei soli beni energetici passa a +0,8% (da +0,7% di dicembre). Il ribasso mensile dell'indice generale è essenzialmente dovuto alla diminuzione dei prezzi dei beni energetici (-2,4%). L'inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,4%.
I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto diminuiscono dello 0,3% in termini congiunturali e segnano un aumento su base annua dello 0,1% (la variazione tendenziale era nulla a dicembre).
Dice di ave abbassato le tasse (?????) e di aver fatto tante riforme in breve tempo: a noi risulta, invece, che le tasse siano aumentate, che le riforme fatte dal governo abbiano generato una gran confusione, come dice anche Squitieri, e che siano diminuiti i servizi... e della crescita economica paventata dal pidocchietto io non ricevo sentore, noto, invece, solo una crescita dell'inflazione....
The Danish Girl – Recensione: Eddie Redmayne e Alicia Vikander da brivido. - Alessia Giordano
La storia di Lili Elbe, raccontata in parte in The Danish Girl è una delle storie più complicate della storia dello studio della sessualità, la prima a essere affrontata medicamente non come deviazione ma come desiderio di appartenere all’idea che si ha di sé, e riuscire a scrivere una recensione non è nemmeno tanto semplice. Ci sarebbero intere pagine e pagine da scrivere in merito, e non è compito di chi ama il cinema e chi ha amato questo film. Questa è la legittima premessa.
Tom Hooper, Premio Oscar come Miglior Regia per Il Discorso Del Re, prende di nuovo una storia vera come ispirazione, e la rende poesia. Dirige Eddie Redmayne (Premio Oscar come Miglior Attore Protagonista per La Teoria Del Tutto) e Alicia Vikander (candidata quest’anno come Miglior Attrice Non Protagonista), e i due dominano lo schermo e incantano lo spettatore.
Einar Wegener è un celebre paesaggista, innamoratissimo di sua moglie Gerda, ritrattista. La quale, quando domanda aiuto al marito per posare per lei, sostituendo una modella, non si rende conto di far scattare in lui la sensazione. Quella sensazione, la dominante del film. L’inadeguatezza del corpo di maschio per chi maschio non si sente. Einar Wegener diventa poco a poco Lili Elbe, quell’identità fittizia che si costruisce attorno, sentendosi più lei che lui, e fatica ad accettare ciò che significa: non rispondere nello status nel comportamento e nei modi a quello che è il proprio sesso fisico di appartenenza è, per la Copenhagen degli anni ’20, un’aberrazione medica. Da cure psicologiche, da schizofrenia, da reclusione in manicomio. Da malattia da curare. Omosessualità. L’essere transgender non è contemplato nel mondo di cent’anni fa (sconcertante come ancora oggi sia difficile da comprendere, affrontare e includere socialmente), se non da qualcuno di illuminato: Lili, che lotta per se stessa, Gerda che lotta prima per riavere il proprio marito e poi per la felicità e serenità di Lili, e un chirurgo che, forse per scienza, forse per comprensione, sperimenta la prima conversione sessuale della storia. È un processo lungo, doloroso mentalmente e fisicamente, e Redmayne non manca all’appuntamento della trasformazione: Einar dimagrisce, addolcisce movimenti e movenze, le studia, si rende più femminile. Cambia. Accetta pian piano il fatto di essere una donna nel corpo di un uomo, e l’interprete è semplicemente splendido, nel mostrare i timori del personaggio e non i propri. Non teme la nudità propria, teme che quella di Lili non rispecchi ciò che lei sente di essere.
La storia portata sul grande schermo è leggermente diversa da quella reale. È più semplificata e resa breve, per le ovvie esigenze che il cinema ha: non si potrebbe raccontare sensatamente, in già due ore di film (che scorrono senza timori, anche in mancanza di intervallo), di cinque operazioni, di un tentativo di trapianto di utero e ovaie, di invalidamento del matrimonio, del primo cambio legale di sesso e documenti (Einar infatti, dopo le operazioni di rimozione di pene e testicoli, ottiene il passaporto come Lili, con il riconoscimento dello status di transessuale), persino di un matrimonio con un uomo e del desiderio di maternità naturale – che per complicanze dei trapianti degli organi necessari, tuttavia, fu causa della sua morte.
Ma in sala vediamo la mutazione, la disperazione, l’ignoranza, la follia, il dolore. Alicia Vikander ed Eddie Redmayne non temono rivali, nelle scene del film: sono loro parimenti protagonisti del cambiamento, in prima persona e in persona che vive il male altrui, che ne soffre per se stessa e per la persona che ama. Tutto si intreccia, con di fondo un enorme legame tra Einer e Gerda, che non manca di essere visualizzato al meglio.
La fotografia, di colori delicati, si accompagna con una colonna sonora che sfiora e s’insinua nelle scene, senza quasi rendersene conto perché così è che deve essere: piano ci si affeziona a tutto, come piano ci si affeziona a Lili.
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