Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 31 dicembre 2016
Noi, loro.
NOI.
Combattiamo contro i mulini a vento, siamo i nuovi don Chisciotte della Mancia.
Combattiamo contro strutture che ci opprimono e acquisiscono nuova forza dalla loro protervia.
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LORO
Ci hanno ridotti al nulla, non contiamo più nulla, non possiamo più nulla.
Li abbiamo messi lì per governarci, hanno preferito vessarci.
Ci utilizzano a loro piacimento per avvantaggiarsi ed avvantaggiare chi li sostiene.
Hanno distrutto il senso dell'onore, sono esempi di corruzione, malversazione e disinformazione, si sentono padroni del mondo che li circonda, si sono assurti a idoli da adorare, si attorniano di servi ammiccanti e accondiscendenti, si sono prostituiti al dio denaro, hanno ridotto il parlamento ad postribolo.
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NOI
Non amiamo le ipocrisie, non scriviamo per piacere agli altri, ma per mettere in evidenza il marcio che ci circonda e ci ferisce immotivatamente. Siamo i novelli eroi, quelli senza medaglia, ma con un unico scopo: ribellarsi alle storture!
Cetta
Putin blocca risposta a espulsioni. Trump: grande mossa.
Diplomatici Usa resteranno. E lo zar scrive a tycoon, cooperiamo.
Il 'pazzo' 2016 fra Russia e Stati Uniti finisce al fulmicotone, con l'espulsione dagli Usa di 35 diplomatici russi - come 'rappresaglia' per l'intromissione degli hacker del Cremlino nelle elezioni presidenziali, nuovamente smentita da Mosca - e un Vladimir Putin 'scatenato' che prima lascia intendere di voler ribattere occhio per occhio e poi, magnanimamente, annuncia al mondo l'esatto contrario: la Russia non si piegherà al livello di una diplomazia "irresponsabile" e "da cucina".
Mosca, ha detto lo zar in una nota diffusa ai media, "non creerà problemi ai diplomatici americani, non espellerà nessuno" per quanto la prassi della "reciprocità" le offrirebbe campo libero e si riservi comunque "il diritto di varare misure di risposta".
Una "grande mossa" quella di "ritardare" la risposta da parte di Putin, commenta il presidente eletto Trump. "Ho sempre saputo che e' molto intelligente!", ha twittato il tycoon apprezzando l'apertura di credito del presidente russo verso la sua futura amministrazione.
La decisione di Putin rappresenta uno sviluppo a sorpresa, un vero e proprio colpo di teatro, visto che in tarda mattinata il ministro degli Esteri Serghei Lavrov aveva pubblicamente "proposto" al presidente russo di dichiarare "persona non grata" 35 diplomatici americani, "31 a Mosca e 4 a San Pietroburgo".
Una consuetudine, quella di rispondere a tono, per l'appunto ben radicata nel mondo della diplomazia e che non aveva stupito nessuno.
Ma non è tutto.
In precedenza la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, con il suo abituale stile graffiante aveva smentito nettamente la notizia - diffusa dalla CNN - che le autorità russe avrebbero chiuso la prestigiosa scuola angloamericana di Mosca. Un fulmine a ciel sereno che per un'intera mattinata ha gettato nel panico una bella fetta della comunità 'expat' moscovita.
"E' una menzogna", ha precisato Zakharova. "Evidentemente la Casa Bianca è impazzita completamente e ha iniziato a inventare sanzioni contro i propri figli".
"CNN e altri media occidentali, citando fondi ufficiali americane, hanno nuovamente diffuso informazioni non attendibili".
I russi insomma non mangiano i bambini. Tant'è vero che Putin, nel suo messaggio, ha invitato tutti i figli piccoli dei diplomatici Usa alla tradizionale festa dell'albero di Natale al Cremlino. Lo zar ha poi colto l'occasione per augurare 'buon anno' a Barack Obama e alla sua famiglia, "nonostante "il fatto che la sua amministrazione finisca il lavoro in questo modo" - rinnovando così, fra le righe, l'accusa di non "saper perdere" lanciata nel corso della conferenza stampa di fine anno.
L'ex presidente e attuale primo ministro, quel Dmitri Medvedev protagonista del 'reset' nelle relazioni russo-americane voluto proprio dal presidente uscente, ha usato toni simili: "E 'un peccato che l'amministrazione Obama, che ha iniziato il suo mandato con il ripristino della cooperazione con la Russia, si stia concludendo con un'agonia anti-russa". Meglio allora guardare al futuro.
Putin, che oggi ha inviato gli auguri di Capodanno praticamente a tutto il mondo (salvo al presidente ucraino Petro Poroshenko), ha scritto a Donald Trump auspicando "un livello qualitativamente nuovo" nella "cooperazione e interazione sull'arena internazionale dei nostri due Paesi". La parola chiave di questa nuova era di rapporti è allora "pragmaticità". "Speriamo che questa sia l'ultima uscita poco intelligente di Obama", ha tagliato corto Zakharova. Il conto alla rovescia, più che sulla mezzanotte del 31 dicembre, al Cremlino è settato sul 20 gennaio, quando Trump s'insedierà ufficialmente alla Casa Bianca.
Le valutazioni della Cia sugli hacker russi sconfessate "per mancanza di prove". Reuters.
Fake news e cyber propaganda, nuovo fallimento per il giornale di Amazon e della Cia, il Washington Post.
Venerdì scorso il WP ha riportato - citando le solite fonti anonime come si vuole ad ogni inchiesta con la I maiuscola di oggi - del rapporto "segreto" della Cia sull'attacco hacker russo per far vincere Trump, come Antidiplomatico vi abbiamo subito scritto:
quindi una “riunione a porte chiuse” per valutare un “rapporto segreto” di agenti segreti con pochi e “selezionati senatori”. Quella che descrive il Washington Post sembra più una riunione di cospirazione contro il neo-presidente eletto che altro.
Vi abbiamo già riportato come il Washington Post abbia già dovuto rettificare la "fake news" sulle fake news e cyber propaganda russa attraverso alcuni siti negli Stati Uniti. Ha ammesso di aver detto una stupidaggine di fatto, ma la caccia alle streghe generata ha prodotto negli Usa un iter legislativo che va verso la censura di tutto ciò che non è allineato. Oltre che "inchieste" parallele in Europa.
Dopo il fallimento, il giornale di Amazon si è arreso? Apprendiamo oggi dalla Reuters che anche l'"inchiesta" del giornale di Bezos di venerdì scorso sul "rapporto segreto della Cia" è... una "fake news parziale".
Secondo quanto scrive Reuters, i cosiddetti supervisori della comunità d'intelligence a stelle e strisce, che controlla le 17 agenzie Usa, il cosiddetto Office of the Director of National Intelligence (ODNI), ha deciso che non sosterrà le conclusioni della CIA "per mancanza di prove evidenti" del fatto che Mosca abbia cercato di favorire la vittoria di Trump contro Hillary Clinton.
Il presidente della Commissione Intelligence della Camera, Devin Nunes aveva scritto una lettera a James Clapper, esprimendo il suo "disappunto" per l'inerzia con cui quest'ultimo non avesse informato la Commissione sulla diversa valutazione tra Cia e FBI. Nunes ha anche sottolineato come a novembre Clapper avesse testimoniato sotto giuramento come non ci fossero abbastanza prove per mostrare una connessione tra la Russia e le “Podesta emails” rivelate da WikiLeaks.
Come conclude correttamente Reuters, la posizione dell'ODNI darà a Trump la possibilità di sostenere con ancora maggiore forza l'epiteto di "ridicolo" con cui già ha definito il tutto.
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