giovedì 28 febbraio 2013

Rimborso Imu, Berlusconi indagato a Reggio Emilia per “voto di scambio”.


Rimborso Imu, Berlusconi indagato a Reggio Emilia per “voto di scambio”


Secondo i magistrati reggiani la contestata promessa elettorale del Cavaliere durante la campagna elettorale è reato. L'inchiesta si basa sulla violazione dell'articolo 96 del testo unico delle leggi elettorali.

Silvio Berlusconi iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Reggio Emilia per voto di scambioA due giorni dagli esiti del voto, il Cavaliere incappa nell’ennesimo atto della magistratura per la galeotta lettera sul rimborso dell’Imu che ha fatto gridare allo scandalo, ma che di certo gli ha permesso di guadagnare parecchi voti nell’urna.
Come riporta il Resto del Carlino, al centro delle accuse mosse dal procuratore capo di Reggio Emilia c’è proprio quel ‘voto di scambio’ che sarebbe contenuto nella lettera arrivata in campagna elettorale in cui il leader del Pdl prometteva il rimborso dell’Imu 2012 sulla prima casa e su terreni e fabbricati agricoli (già versata) in caso di vittoria.
Una cifra che solo nella provincia di Reggio Emilia corrisponderebbe a qualcosa come 40milioni di euro. Per questo, dopo due esposti firmati da altrettanti cittadini reggiani, il caso è finito nel registro generale delle notizie di reato (modello 21). Con, a fianco, il nome e il cognome dell’uomo che quell’impegno lo ha firmato: Silvio Berlusconi.
Il pm Grandinetti ha deciso di procedere con l’inchiesta, contestando al fondatore del Pdl la violazione dell’articolo 96 del testo unico delle leggi elettorali: ‘voto di scambio’.
Altri reclami erano comunque giunti presso altre procure: a Modena, e a Roma, dove i magistrati avevano aperto un fascicolo intestato atti relativi a (privo quindi di ipotesi di reato e di indagati), prendendo spunto dalle parole del candidato Rivoluzione civile, Gianfranco Mascia. Per l’esponente del partito di Ingroia oltre all’ipotesi di voto di scambio, potevano essere contestati anche truffa e violazione dell’articolo 97 della legge elettorale
Gli avvocati del Pdl reggiano non hanno atteso molto ad intervenire: “Prendiamo atto della velocità della Procura quando si tratta di alcune tematiche, a poche ore dalle elezioni”, ha spiegato Claudio Bassi, penalista e consigliere comunale, “mentre ci sono almeno altre 15 istanze da noi presentate a cui non è ancora stata data risposta e che rischiano di andare in prescrizione”.
“Mi sembra un’inchiesta totalmente campata in aria e giuridicamente insostenibile”, ha aggiunto l’avvocato Liborio Cataliotti, “E lo direi anche se riguardasse la parte avversa. Si tratta di promesse elettorali; allora in questa ottica ogni candidato dovrebbe essere iscritto nel registro degli indagati? Era una lettera per nulla equivoca, chiara e tutt’altro che ingannevole».

Assunzioni senza motivo nel 118: la Corte dei Conti condanna Cuffaro e 16 deputati siciliani a risarcire 12 milioni.


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PALERMO, 28 FEBBRAIO 2013 - Diciassette deputati regionali, in carica tra il 2005 e 2006, sono stati condannati dalla Corte dei Conti a risarcire l'erario per 11 milioni 882mila 862 euro: sono il governatore dell'epoca Totò Cuffaro, alcuni componenti della Giunta di Governo e della Commissione Sanità dell'Ars.

Si tratta del cosiddetto "scandalo Sise", dal nome della società interamente partecipata dalla Croce Rossa Italiana che ha gestito fino al 2010 (adesso c'è la Seus) il servizio di emergenza attraverso una convenzione con la Regione siciliana: in piena campagna elettorale, tra il 2005 e il 2006, furono assunte in massa 1200 persone tra barellieri, autisti soccorritori e amministrativi, che sono entrati a far parte del 118 sul territorio regionale, facendo lievitare enormemente i costi del servizio. Una vicenda che allora sollevò un vespaio di polemiche in quanto fu considerata un'operazione clientelare.

Secondo la Procura della Corte dei Conti, come riportato oggi dalla Gazzetta del Sud, non ci sarebbe stata, in quella fase, "nessuna esigenza funzionale" di potenziamento che giustificasse l'acquisto di nuove ambulanze e l'assunzione di ulteriore personale. Inoltre, è stato accertato che tra gli assunti ci sarebbero alcuni corsisti del Ciapi, l'ente di formazione al momento in piena bufera che il presidente Crocetta ha deciso di chiudere.

Ieri pomeriggio, i giudici della Sezione giurisdizionale di appello della Corte dei Conti (presidente Salvatore Cilia, consigliere relatore Valter Del Rosario, consiglieri Luciana Savignone e Salvatore Cultrera) hanno clamorosamente ribaltato il verdetto di primo grado accogliendo parzialmente – danno erariale non di 37 milioni ma di quasi 12 – l'appello della Procura regionale. Non esistendo un giudizio di terzo grado su questi temi, i deputati siciliani saranno costretti a pagare.

Dovranno restituire 729 mila 877,88 euro ciascuno l'ex presidente della Regione Totò Cuffaro; Francesco Cascio, già presidente Ars e attuale deputato a Sala d'Ercole; Antonio D'Aquino, Mario Parlavecchio, Giovanni Pistorio, Francesco Scoma, all'epoca assessori regionali; Giuseppe Arcidiacono, Giuseppe Basile, Giancarlo Confalone, Salvatore David Costa, Nino Dina, Santi Formica e Angelo Moschetto, tutti nella qualità di componenti la Commissione Ars.

Condannati invece a risarcire 598 mila 612,38 euro ciascuno Michele Cimino, Fabio Granata, Carmelo Lo Monte e Innocenzo Leontini, nella qualità di assessori.

Perché lo Stato paga gli interessi sui beni confiscati alle mafie? - Luca Chianca




Suggerimenti al governo che si insedierà: smettere di pagare alle banche gli interessi sui mutui relativi ad immobili sequestrati ai delinquenti.

L'obiettivo di confiscare un bene alle mafie è quello di restituirlo alla collettività, sottraendolo alla criminalità organizzata. Un'idea semplice: le mafie possono essere sconfitte non solo sul piano militare ma anche, e soprattutto, su quello economico.
Troppo spesso però, a causa delle lacune del nostro sistema normativo, gli strumenti non sono adeguati. Secondo Dario Caputo, dell'Agenzia Nazionale dei beni confiscati, «su un totale di confische pari a 12mila immobili, l'80 per cento presenta gravami», tra cui i crediti garantiti da ipoteca che di fatto bloccano la destinazione per uso sociale del bene confiscato.
Dal momento del sequestro, alla confisca definitiva, passano dai 5 ai 7 anni. Durante questa fase, chi paga il mutuo acceso dal mafioso? Solitamente nessuno e così, con il tempo, crescono gli interessi di mora per il mancato pagamento delle rate.
Durante il processo, il credito vantato dalla banca si trasforma in una sofferenza, fino a quando, a seguito di una sentenza definitiva di confisca, il debitore diventa lo Stato che, se il creditore è in buona fede, deve pagare.
Fino al 2012 in Italia mancava una normativa che regolamentasse la questione sulle ipoteche sui beni confiscati. Così, in tutta fretta, a fine dicembre durante le vacanze di natale, qualche concetto in più è stato introdotto nella Legge di stabilità, ma neanche gli esperti più attenti ne hanno capito l'effettiva applicazione.

Taranto, crolla ponteggio all'Ilva: un operaio morto e uno ferito grave.



Taranto - (Adnkronos/Ign) - L'incidente mortale è accaduto alla'alba di oggi alla batteria 9 delle cokerie. Entrambi gli operai sono precipitati da un'altezza di 15 metri. Ciro Moccia, di 42 anni, non ce l'ha fatta. Antonio Liti, 45 anni, è rimasto gravemente ferito. Erano stati chiamati per un pronto intervento alla colata. Sospese tutte le attività. Sciopero unitario dei sindacati: ''Tre morti in pochi mesi, forse è saltata attenzione sulla sicurezza''

Taranto, 28 feb. (Adnkronos/Ign) - Incidente mortale all'alba di oggi all'Ilva di Taranto. Un operaio è morto e un altro è rimasto ferito gravemente nel crollo di un ponteggio. Ciro Moccia, 42 anni, non ce l'ha fatta mentre Antonio Liti, 45 anni, dell'azienda Mir, è rimasto gravemente ferito.
Lì'incidente è avvenuto alla batteria 9 delle cokerie. Entrambi sono precipitati da un'altezza di 15 metri mentre si trovavano su una passerella sul piano di carico. I due operai erano stati chiamati per un pronto intervento alla colata.
L'azienda ha sospeso tutte le attività, esprimendo ''profondo dolore'' per l'incidente mortale, avvenuto ''nell'area cokerie durante una operazione di intervento di manutenzione alla batteria 9, una delle batterie ferme perché in rifacimento - si legge in una nota dell'Ilva - La dinamica è in corso di accertamento, l'autorità giudiziaria è sul posto. Il Presidente ed il Direttore di Stabilimento esprimono la loro vicinanza ai parenti e in segno di cordoglio sono state sospese tutte le attività di Stabilimento".Davanti a quanto accaduto i sindacati hanno proclamato immediatamente uno sciopero unitario. Sotto accusa la sicurezza. ''E' inaudito, non è possibile - Mimmo Panarelli, segretario territoriale della Fim Cisl di Taranto - Dopo due anni che non si verificavano incidenti gravi, in pochi mesi si sono perse tre vite umane. Forse è saltata l'attenzione sul tema della sicurezza. L'azienda ci deve spiegare''.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Taranto-crolla-ponteggio-allIlva-un-operaio-morto-e-uno-ferito-grave_314230761646.html

Rifiuti a Napoli, sprechi per assunzioni inutili: Bassolino e Iervolino condannati. - Vincenzo Iurillo


Rifiuti a Napoli, sprechi per assunzioni inutili: Bassolino e Iervolino condannati


Dovranno risarcire al Comune 560.893 euro a testa. La magistratura contabile ritiene responsabili tre ex sindaci e quattro ex assessori alla Nettezza Urbana. Per anni centinaia di lavoratori dei consorzi di bacino pagati per non fare nulla.

Rifiuti, arriva il conto degli sprechi per le assunzioni inutili negli anni dell’emergenza a Napoli, centinaia di operai ed ex lavoratori socialmente utili chiamati negli anni 2000 negli enti di bacino per lavorare alla raccolta differenziata ma in realtà fermi a girarsi i pollici. Ed è un conto salato per ex sindaci ed amministratori. La Corte dei conti della Campania presieduta da Fiorenzo Santoro ha condannato Antonio Bassolino, Rosa Russo IervolinoRiccardo Marone, i primi cittadini delle stagioni di centrosinistra concluse nel 2011, a risarcire al Comune di Napoli 560.893 euro a testa. Identica sanzione per gli ex assessori alla Nettezza urbana Ferdinando Balzamo e Massimo Paolucci (deputato neo eletto del Pd). Condanna più salata per altri due ex assessori al ramo, Ferdinando Di Mezza e Gennaro Mola: 1.402.233 euro a testa. Per un totale risarcitorio di 5 milioni e 609mila euro.
Le 56 pagine del provvedimento firmato dal magistrato estensore Nicola Ruggiero e depositato il 15 febbraio affrontano e riassumono la vicenda delle 362 assunzioni al consorzio di bacino Napoli 5, il simbolo degli sperperi cittadini. Per provvedere alla raccolta differenziata il consorzio disponeva di 46 automezzi: quindi, considerando turni, ferie e malattie, potevano lavorarci al massimo 150 persone. Invece furono assunti più del doppio, con contratti a tempo determinato poi trasformati a tempo indeterminato. Non solo. Il servizio di raccolta differenziata fu affidato alla municipalizzata Asìa. E i dipendenti del consorzio di bacino restarono sospesi in un limbo di inattività. Pagati per non lavorare. La Corte dei conti ritiene Bassolino&C. responsabili di un danno consumato tra il gennaio 2003 e il settembre 2007, ma determinato anche da scelte politico-amministrative precedenti a quegli anni. E quantificano lo spreco in una cifra spaventosa: 28 milioni e 241mila euro circa, pari agli stipendi inutilmente erogati ai 212 lavoratori in quell’arco temporale (133.215,55 x 212).
La condanna viene però abbassata a una somma molto inferiore sulla base di alcune considerazioni: le colpe dovevano essere allargate a una serie di ulteriori soggetti istituzionali – ex sub commissari all’emergenza rifiuti, ex consiglieri comunali di Napoli e altri – che hanno partecipato ai processi decisionali sfociati nelle assunzioni, ma che la Procura contabile non ha citato in giudizio; e comunque i dipendenti del consorzio, in qualche caso illegittimamente impiegati in attività amministrative, hanno in qualche modo prodotto un lavoro utile al Comune di Napoli che va detratto dall’importo da risarcire. Da sottolineare che la Corte dei conti motiva una diminuzione della condanna – che altrimenti avrebbe superato i 6 milioni di euro in totale – con “il particolare contesto ambientale, connotato da profonde tensioni sociali, in cui i convenuti si sono trovati ad operare, giustificante una ulteriore riduzione del 10%”. In quegli anni assumere disoccupati storici serviva a calmare le piazze. I magistrati l’hanno considerata un’attenuante, e hanno fatto lo sconto.

Corruzione, Berlusconi indagato: diede tre milioni a senatore De Gregorio.


Corruzione, Berlusconi indagato: diede tre milioni a senatore De Gregorio


A quanto si è appreso, l’indagine dell'inchiesta di Napoli riguarda l'erogazione di somme di denaro, quantificate in tre milioni di euro, al senatore Sergio De Gregorio in relazione al suo passaggio al Pdl. L'inchiesta sul leader del Pdl è condotta da un pool di magistrati di due sezioni, quella sui reati contro la pubblica amministrazione e la Direzione distrettuale antimafia.

Silvio Berlusconi è indagato dalla Procura di Napoli per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. A quanto si è appreso, l’indagine riguarda l’erogazione di somme di denaro, quantificate in tre milioni di euro, al senatore Sergio De Gregorio in relazione al suo passaggio al Pdl nel 2006. De Gregorio, accusa di truffa per 23 milioni nell’inchiesta sui finanziamenti al giornale L’Avanti di Valter Lavitola, era stato salvato dall’arresto dal Senato grazie al voto segreto. Su di lui pendeva un ordine di cattura e il gip aveva disposto gli arresti domiciliari. 
Era stato Valter Lavitola, l’ex direttore dell’Avanti coinvolto proprio nell’incheista sul finanziamento al suo giornale, a raccontare agli inquirenti partenopei l’anno scorso ad aprile che De Gregorio “negoziò con Berlusconi l’incarico di presidente della commissione Difesa del Senato”. Ai pm di Napoli Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, Lavitola collocò l’episodio nei giorni immediatamente successivi all’elezione di De Gregorio al Senato nella lista dell’Italia dei Valori. A presidente della Commissione Difesa, aveva affermato il giornalista, “era stata candidata dalla sinistra una senatrice, notoriamente pacifista, di cui non ricordo il nome, ed era uscito anche sui giornali che gran parte, diciamo così, delle Forze Armate erano contrarie a questa cosa”. De Gregorio “che è uno intraprendente, che mica aspettava me per fare le cose, si era già messo in contatto con alcuni del gruppo di Forza Italia dell’epoca, e precisamente, non perché ora è morto, pace all’anima sua, e quindi non può dirlo, con il senatore Comincioli, Romano Comincioli, se non sbaglio, il quale era uno dei fedelissimi del presidente Berlusconi, e andò a negoziarsi la nomina a presidente della commissione Difesa… De Gregorio votò con il centro destra e fu eletto presidente alla Commissione Difesa, ed in quel caso sicuramente io, ma ritengo anche il senatore Comincioli, gli creammo un link con il presidente Berlusconi, link che poi fu determinante per il suo passaggio a Forza Italia”.
De Gregorio, aveva spiegato Lavitola, votò dunque con il centro destra. Ma cosa ottenne in cambio il senatore? Lavitola: “De Gregorio disse a Berlusconi che lui non intendeva entrare in Forza Italia ma intendeva fare un suo movimento politico soprattutto all’estero, per fare…, eccetera, eccetera, e che aveva ovviamente necessità di sostegno; il presidente gli disse: non ti preoccupare, non ci sono problemi; ma non si entrò nei dettagli”. Il 9 maggio Lavitola parlò chiaramente di un milione di euro pagati dal Cavaliere per comprare De Gregorio. 
L’inchiesta su Silvio Berlusconi è condotta da un pool di magistrati di due sezioni della Procura del capoluogo campano, quella sui reati contro la pubblica amministrazione e la Direzione distrettuale antimafia. Sulla vicenda indagano i pm VincenzoPiscitelli e Henry John Woodcock, titolari dell’inchiesta che nello scorso anno portò al coinvolgimento del senatore De Gregorio, nonché i pm della Dda Francesco Curcio, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio. In mattinata sono stati notificati avvisi agli indagati.
Nel novembre scorso a De Gregorio erano state sequestrate due case del valore di circa 9 milioni di euro emesso dal gip di Napoli il 10 luglio scorso, per le somme percepite dal 1997 al 2009 dalla società International Press che editava il giornale socialista diretto da Lavitola. De Gregorio aveva però beneficiato della sospensione della misura di sequestro nei suoi confronti, in attesa di una pronuncia del Senato. Che poi aveva ha deliberato l’autorizzazione. Tra i beni sequestrati al senatore, eletto nel 2006 in Idv e rieletto nel 2008 nel Pdl dopo aver favorito la caduta di Romano Prodi, figuravano due case, una a Napoli e una in provincia di Caserta, riconducibili a De Gregorio e alla moglie.

mercoledì 27 febbraio 2013

Bersani, morto che parla.

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Bersani è uno stalker politico. Da giorni sta importunando il M5S con proposte indecenti invece di dimettersi, come al suo posto farebbe chiunque altro. E' riuscito persino a perdere vincendo. Ha superato la buonanima di Waterloo Veltroni. Bersani ha passato gli ultimi mesi a formulare giudizi squisitamente politici, ricordiamoli:
"Fascisti del web, venite qui a dirci zombie"
"Con Grillo finiamo come in Grecia"
"Lenin a Grillo gli fa un baffo"
"Sei un autocrate da strapazzo"
"Grillo porta gente fuori dalla democrazia"
"Grillo porta al disastro"
"Grillo vuol governare sulle macerie"
"Grillo prende in giro la gente"
"Nei 5 Stelle poca democrazia
"Grillo fa promesse come Berlusconi"
"Grillo dice cose sconosciute a tutte le democrazie"
"Grillo? Può portarci fuori da Europa"
Basta con l’uomo solo al comando, guardiamoci ad altezza occhi, la Rete non basta"
"Se vince Grillo il Paese sarà nei guai"
"Siamo di gran lunga il primo partito e questo vuol dire che siamo compresi. Perché a differenza di quello lì che urla, noi ci guardiamo in faccia, noi facciamo le primarie, stiamo tra la gente"
"Indecente, maschilista come Berlusconi"
"Da Grillo populismo che può diventare pericoloso"
Ora questo smacchiatore fallito ha l'arroganza di chiedere il nostro sostegno: "So che fin qui hanno detto 'tutti a casa' ora ci sono anche loro, o vanno a casa anche loro o dicono che cosa vogliono fare per questo paese loro e dei loro figli".
Negli ultimi venti anni il Pd ha governato per ben 10 anni e nell'ultimo anno e mezzo ha fatto addirittura il governissimo con il pdl votando qualunque porcata di Rigor Montis. Strette di mano e abbracci quotidiani tra Alfano e Bersani alla Camera, do you remember?
Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle. Se Bersani vorrà proporre l'abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio (il M5S ha rinunciato ai 100 milioni di euro che gli spettano), se metterà in calendario il reddito di cittadinanza lo voteremo con passione.


http://www.beppegrillo.it/

Elezioni: ecco il bivio di fronte al Movimento 5 Stelle. - Fabrizio Tringali


Il primo commento al voto che mi viene in mente è il seguente: il Movimento 5 Stelle si trova già di fronte al primo bivio di importanza vitale. I numeri al Senato sono chiari, non c’è una maggioranza che possa sostenere un governo Bersani-Monti (che era il vero obiettivo di entrambi già da prima delle elezioni).
Quindi cercheranno di imbarcare il M5S. Non tutto, ovviamente, ma proveranno a spaccarlo e a tirar dentro 20 senatori a sostegno di un governo pro-euro supino di fronte ai diktat di Bruxelles e Francoforte.
Lo stesso faranno coi senatori del centrodestra. La campagna acquisti sarà condotta direttamente dal Quirinale, e appoggiata dalla UE.
Se riescono a far fare il salto della quaglia a qualche eletto del M5S, quel movimento nasce morto. Se non ce la fanno, allora inizierà ad essere davvero possibile discutere di come organizzare nel Paese l’opposizione al ceto politico che ci sta devastando. Le contraddizioni interne alle coalizioni scoppierebbero in tutta la loro evidenza, e probabilmente si tornerebbe presto al voto.
Io spero di sbagliarmi, ma temo che gli emissari di Bersani, Monti e Napolitano possano riuscire nell’intento, dato che il M5S non implementa meccanismi interni di piena democrazia diretta, e quindi finisce, anch’esso, per selezionare arrivisti. Offriranno loro mari e monti. Le pressioni saranno fortissime. E nella condizione attuale del M5S anche una piccola percentuale di arrivisti può togliere credibilità e sbriciolare l’intero movimento.
Possiamo aggiungere, poi, che questo voto sancisce la rinascita di Berlusconi, cosa che in questo blog era stata ampiamente prevista, e la fine della cosiddetta “sinistra radical-istituzionale” e dell’IDV, il che, sinceramente, è un gran bene. Speriamo di non sentire mai più parlare di Ferrero, Diliberto, Di Pietro, cespugli verdi, etc..
Su SEL non vale la pena di spendere troppe parole: è ormai chiaro che Vendola non rappresenta altro che una minuscola fetta di elettorato piddino che ancora spera di “spostare a sinistra” l’asse di governi che hanno come primo obiettivo la distruzione delle condizioni di vita e di lavoro dei ceti sociali più deboli. Il suo misero 3% servirà a dare un po’ di poltrone all’entourage del presidente della giunta pugliese, nulla più.
Quanto a Monti e alla sua coalizione, possiamo dire che presto ne vedremo delle belle. La percentuale ottenuta dalla sua lista non è malvagia (purtroppo), ma i suoi amichetti Fini e Casini non accetteranno in silenzio un risultato elettorale da “prefisso telefonico”.
La partita è aperta, vedremo gli sviluppi.

Fatti, non parole.



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C’è una cosa che mi vede d’accordo con Grillo, anche perchè l’avevo proposta io a quelli del centrosinistra, ed è quella di non frequentare i talk show della politica.


Slasch16 per Informare per resistere. Politica.
Fonte:Avevo ancora il blog su Splinder quando ho scritto un post che invitava l’opposizione a non frequentare i pollai dei talk show cominciando da quello di Vespa, Ballarò, Annozero e quelli di Mediaset che non ho mai visto e quindi non mi ricordo i nomi.
A parte che fanno un casino tale che non si capisce niente, il tempo per esporre un’idea è così poco che viene travisata o monca, in più c’è la strategia della destra inuaugurata da Schifani negli anni 90 di parlare sopra l’avversario politico per non far capire niente alla gente.
Poi vennero le vajasse di forza Italia prima e del Pdl dopo, addestrate come le foche ad interrompere, parlare sopra, far perdere il filo del ragionamento a chiunque criticasse il bandito.
Una strategia che è degenerata toccando un po’ tutti ed infatti dopo qualche minuto di trasmissione non ci si capisce più una mazza.
Bastano due parole in fila e ti sembra intelligente persino Brunetta o la Gelmini. Cota no, perchè ha una faccia da ebete che ricorda sempre che l’intelligenza non l’ha mai frequentato.
Ancora più patetici sono i manichini, non ho ancora capito se sono vere persone, che sono seduti dietro le file degli schieramenti e che ad ogni cazzata che dicono quelli in prima fila fanno si con la testa, come i cagnolini che negli anni 70 mettevano nei lunotti delle auto.
O le manine che salutavano per via delle vibrazioni.
Ieri sera ho girato per una decina di secondi su Ballarò, non so perchè ma Floris mi sta sulle palle e non lo guardo mai, e stava parlando niente meno che Sallusti.
Ebbene dietro di lui c’era uno che ad ogni provocazione, perchè Sallusti non discute provoca, annuiva con la testa cercando pure di farsi inquadrare per far vedere quanto è imbecille.
Per non parlare degli applausi forzati di qui o di là, perchè ormai è diventato un male comune.
Io non conosco Ambrosoli ma l’ho votato sulla fiducia e quando si è visto in collegamento da Milano ho capito che il mio istinto ancora non sbaglia, ho fatto centro.
Faccio una premessa. A tutti noi capita di giudicare una persona a prima vista, appena conosciuta ed arrivare in pochi secondi a considerarlo un pirla oppure una persona di valore e spesso il nostro istinto ci prende, quasi sempre.
Un po’ quello che succede nell’amore, quando scatta quella cosa che ti fa aprire ed a renderti disponibile all’altra persona. Quando non scatta c’è chi si affida alla poesia, al corteggiamento sfiancante che quasi sempre finisce nel nulla.
Sto andando fuori tema. Mi rimetto in riga.
Ambrosoli ha commentato la sua sconfitta in un modo così educato ed intelligente da rendere inoffensivi anche i piranha in studio, come Sallusti e le remore degli squali come Alfano. Adesso non chiedetemi chi è lo squalo.
Non avevano domande da fare e nemmeno provocazioni perchè il loro istinto di belve ha capito che Ambrosoli non avrebbe abboccato.
Un grande. Ancora più grande quando Floris con il suo sorriso da ebete, non capisco cosa cazzo abbia da ridere da vent’anni a questa parte, gli ha detto: se può restare con noi dopo ci collegheremo ancora con Milano, dopo la pubblicità o una cosa del genere.
Insomma l’ha invitato a restare a disposizione.
Ora il 99,99% dei politici avrebbe accettato qualsiasi cosa pur di apparire qualche minuto in più in televisione, anche durante l’intervallo ed al posto delle pecore, e non alludo solo a quelli di destra ma a tutti dalla Finocchiaro, per dirne una, a Gasparri o Scilipoti.
Ambrosoli ha risposto: guardi io ho un figlio piccolo e preferisco andare a casa da lui.
Ambrosoli è una persona educata, fossi stato al suo posto avrei detto di non avere tempo da perdere per ascoltare le stronzate di destra o di sinistra specialmente se sono espresse in quel modo che rende impossibile capire dove sia la destra e chi sia la sinistra.
Un grande. Non ha perso niente nè in visibilità e men che meno nello spessore della persona.
Questo modo di fare informazione politica è il primo responsabile del rincoglionimento generale del telespettatore. Fa apparire un gigante anche un cretino, che si atteggia ad essere pensante, come Alfano che per non sbagliare si limita ad incensare il suo burattinaio qualsiasi cosa faccia o dica. Come Mavalà.
Sono vent’anni che va in televisione a raccontare che il piduista è un fenomeno ed ancora più pirla di lui sono quelli che dietro fanno di si con la testa che devono essere procarioti. Monocellulari. (non telefonini, è un’altra cosa) . I più astuti, quelli che hanno una cellula in più, li riconosci dal fatto che quando parla qualcuno che non sia pro piduista fanno di no con la testa.
Quelli sono i più evoluti, infatti nella lega non ce n’è nemmeno uno.
Purtroppo ci sono anche dalla mia parte politica quelli che fanno si con la testa grazie alle vibrazioni dello studio e non alla sostanza di quello che si dice.
Non ne faccio una questione maschilista come Grillo che individuato il punto G della sua candidata nell’apparire in televisione anche perchè sarebbe un punto G piuttosto anomalo dato che è molto, ma molto, comune anche tra i maschi di destra, di centro o di sinistra.
Spero che questa fobia da televisione, dell’apparire sempre e comunque, vada scemando sempre di più grazie anche allo tsunami del M5S ed al fatto che, secondo me, ha veramente stancato.
Quando ero nel Pci, e ci sono stato parecchio, noi andavamo nei mercati ad incontrare la gente, ascoltarla e farci ascoltare. Organizzavamo incontri con i cittadini sui vari temi locali e nazionali nelle biblioteche di quartiere, nei circoli che sono una cosa diversa dai bar o dai pub come si chiamano adesso.
Facevamo anche riunioni condominiali ospiti di qualche condomino che invitava i suoi coinquilini per parlare di politica, discutere dei nostri problemi.
Insomma facevamo politica, in televisione ci andava Berlinguer e così eravamo certi che non avrebbe detto cazzate come fanno da vent’anni quasi tutti gli esponenti del Pd.
Che senso ha, mi chiedevo molto prima di Grillo, andare da Vespa, Ballarò e compagnia bella per sembrare tutti uguali?
Oppure per dar modo alle vajasse, mascili e femminili, della destra di sfogare ed esibire la loro maleducazione.
Per chiudere, dato che abbiamo la memoria corta, ricordo ancora una volta che ad inventare l’interruzione sistematica del”avversario, parlarci sopra per non far capire quello che dice, ecc.ecc. E’ stato inventato da Schifani quando ancora aveva il riporto.
Così la penso io, si viene notati di più se non si va nei pollai.
Andate in strada a fare politica, è faticoso ma rende di più e la gente vi capisce. Ancora più importante è che in questo modo anche voi capirete quali sono i problemi della gente comune.
Siete diventati tutti come nella scenetta nei bassi di Napoli che la Smorfia, il trio dell’immenso Massimo Troisi, fecero negli anni 70.
C’era un poveraccio che viveva nei bassi, Troisi, che si lamentava delle sue condizioni di vita e l’esperto, Lello Arena, lo interrompeva continuamente. Ma se non mi fate parlare come fate conoscere i miei problemi, disse il poveraccio Troisi, e l’esperto gli rispose: cosa ne sai tu dei tuoi problemi quando ci siamo noi che li studiamo da anni?
Ecco, i politici di centrosinistra mi sembrano tutti come l’esperto Lello Arena. Non solo del cenrosinistra.

Fatti, non pugnette.



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Telecinesi.


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martedì 26 febbraio 2013

Il panino regalato al Campidoglio.



Un enorme panino alla mortadella è il regalo di un artista al Campidoglio.
(Fonte: Repubblica http://bit.ly/Y22wFi)

Alitalia in profondo rosso Ragnetti se ne va (dopo un anno) con buonuscita milionaria...- Paolo Rubino



I folli sprechi di una compagnia che non riesce a trovare il modo di  tornare a galla - Maxi liquidazione per il manager che ha quadruplicato le perdite - Attesa per le mosse di Air France-Klm (sempre che Alitalia sia ancora un affare...)


(ANSA) - ROMA, 25 FEB - L'a.d. Andrea Ragnetti si è dimesso dopo un anno dalla guida di Alitalia, lasciando una compagnia con perdite per 280 milioni nel 2012, quattro volte peggiori rispetto ai 69 milioni dell'anno prima. Ragnetti incasserà una buonuscita, a quanto si apprende, che dovrebbe essere di poco inferiore al milione di euro, la metà rispetto alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi.  
Sui conti pesa la crisi economica (in uno «degli anni peggiori che il settore del traffico aereo europeo ricordi») e pesano gli investimenti nel rinnovamento della flotta, sottolinea la compagnia, al termine di una lunga riunione del consiglio di amministrazione che ha approvato il progetto di bilancio ed ha accettato le dimissioni dell'amministratore delegato di Alitalia e di Air One, e direttore generale di Alitalia, attribuendo ad interim le deleghe al presidente Roberto Colaninno. Che, con i vicepresidenti Elio Catania e Salvatore Mancuso, «curerà il processo di ricerca» di un nuovo capoazienda per il gruppo.  
È prevalsa così la linea di quei soci, condivisa soprattutto tra alcuni dei piccoli azionisti, che di fronte alla necessità di rifinanziare l'azienda in crisi di liquidità con un prestito `convertibile-convertendo´ fino ad un massimo di 150 milioni (come approvato venerdì scorso a maggioranza in assemblea), hanno chiesto discontinuità nella governance, una nuova gestione e nuove strategie. Chiamando in causa anche Roberto Colaninno. Un pressing al quale si sono affiancati i sindacati che hanno chiesto un nuovo progetto industriale avvertendo che «prestiti o il cambio della governance aziendale da soli non salvano Alitalia». Mentre resta alta l'attenzione sulle prospettive di un nuovo assetto azionario, con gli occhi sempre puntati sulle possibili mosse di Air France-Klm.  
La liquidità disponibile a fine 2012 si è ridotta a circa 75 milioni dai 326 di un anno prima. Emergenza tamponata con la sottoscrizione pro-quota del prestito dei soci che, dal via libera venerdì, ha raggiunto la soglia minima di 95 milioni.  
Sulle perdite del 2012 pesano 91 milioni di svalutazioni e spese per la manutenzione ed il rinnovamento della flotta, concluso a fine anno con 140 aerei dall'età media scesa a 6,5 anni dai 9,3 di gennaio 2009. In aumento i ricavi, a quota 3,594 miliardi, +3,3% rispetto all'anno prima. Ma peggiora nettamente anche il risultato operativo, negativo per 119 milioni dai -6 milioni del 2011. Mentre l'indebitamento netto al 31 dicembre è salito di 175 milioni rispetto ad un anno prima, sfondando quota un miliardo (1.028 milioni).  
In un quadro difficile, la compagnia trova segnali di fiducia nei risultati del quarto trimestre che, con un pareggio a livello di risultato operativo, resta in perdita ma conferma «l'inversione di tendenza nella seconda parte dell'anno rispetto ai primi sei mesi del 2012», nei quali si concentra la gran parte delle perdite dell'anno.  
Nel corso del 2012 il gruppo Alitalia ha trasportato poco più di 24 milioni e 275mila passeggeri. Dato in calo rispetto ai 25 milioni del 2011 dopo una riduzione dell'offerta del 2,6%, per ottimizzarla rispetto alla domanda in calo per la crisi. Migliora il tasso di riempimento degli aerei, al 74,6%, +1,8%. E migliorano regolarità (compagnia «prima in Europa» lo scorso anno) e puntualità dei voli (con l'86,9% di voli atterrati entro 15 minuti dall'orario previsto, +1,4%). La quota di mercato del gruppo, sull'insieme dei segmenti intercontinentale, internazionale e domestico, «rimane stabile a circa il 22,6%.(ANSA). 

M5s primo partito in Italia.



Il m5s è il primo partito in Italia. Ha dimostrato che la politica non ha bisogno di denaro, ma solo di abnegazione ed onestà.

sabato 23 febbraio 2013

Elezioni, “900 firme false per la lista Maroni”. Pm Monza apre inchiesta.


Elezioni, “900 firme false per la lista Maroni”. Pm Monza apre inchiesta


Le indagini riguardano circa 1.200 firme raccolte nella circoscrizione brianzola. "Emerse irregolarità per quanto riguarda le procedure di autentificazione dell’80 per cento delle sottoscrizioni".

I pm di Monza hanno aperto un’inchiesta sulle firme della lista Maroni. Giuliano Beretta, consigliere provinciale monzese della Lega Nord, è stato indagato per falso con l’accusa di avere falsamente autenticato circa 900 firme raccolte nella circoscrizione Monza e Brianza a sostegno della Lista Maroni presidente alla regione Lombardia.
L’inchiesta è stata avviata dal pm Franca Macchia in seguito alla denuncia presentata qualche settimana fa dai radicali. Gli atti, con l’esito degli accertamenti, sono già stati trasmessi all’ufficio centrale elettorale presso la Corte d’Appello di Milano. Le indagini hanno riguardano circa 1.200 firme raccolte nella circoscrizione brianzola e sono “emerse irregolarità per quanto riguarda le procedure di autentificazione dell’80 per cento delle sottoscrizioni”.
Da quanto si è saputo, il pm non solo ha interrogato Beretta ma ha anche sentito a campione, come testimoni, un gruppo di elettori. Alcuni di loro avrebbero raccontato di aver firmato un foglio fatto girare in famiglia. Nel loro esposto i radicali avevano chiesto di indagare sulla sospetta raccolta delle 1.200 firme avvenuta in poco tempo, quattro o cinque giorni.

Il filo della stampa tra gli interessi di Caltagirone nei “feudi” di Casini. - Costanza Iotti


Il filo della stampa tra gli interessi di Caltagirone nei “feudi” di Casini


Tra inceneritori, cementifici e acquedotti gli affari pullulano in Puglia e Campania, regioni del sud ben presidiate dai quotidiani del costruttore. E dove l'Udc nell'ultima tornata elettorale ha realizzato i suoi migliori risultati.

L’ultimo sospetto di legame pericoloso fra i giornali, la finanza e gli interessi del costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone è nelle carte dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere del presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi. Nel mirino della Procura di Busto Arsizio è finita una curiosa telefonata tra Orsi e il suo portavoce  Carlo Maria Fenu sui ritocchi da fare a un’intervista al Messaggero concessa al neo vicedirettore Osvaldo De Paolini e incentrata sulla trasparenza di Finmeccanica, nell’ambito del tentativo del manager dell’azienda pubblica di ”montare una campagna stampa retribuita e compiacente’.
Non è la prima volta, del resto, che i giornali di Caltagirone finiscono nell’occhio del ciclone. In Campania il Mattino, altra testata di proprietà del costruttore romano, ha lanciato di recente un sondaggio per misurare il gradimento degli inceneritori ”contro il pericolo di un ritorno dell’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania”, raccogliendo ampi consensi per i termovalorizzatori senza neanche citare la raccolta differenziata. In ballo del resto c’è un grosso business: nel febbraio 2012, la Regione Campania, con il voto favorevole di centrodestra e Udc, ha approvato un piano per la costruzione di cinque termovalorizzatori con l’obiettivo di bruciare 2 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno a fronte di una produzione da 2,4 milioni di immondizia. E Caltagirone, in qualità di socio di Acea, municipalizzata romana dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente, potrebbe indirettamente partecipare alla partita sulla falsariga di quanto fatto dalla multiutility milanese A2A sull’impianto napoletano di Acerra.
Più defilato, anche per questioni di taglia, il Nuovo Quotidiano di Puglia, presieduto da Azzurra Caltagirone, con un direttore, Claudio Scamardella, che non disdegna di moderare gli incontri della locale sezione dell’Udc, partito di cui è leader il marito di Azzurra, Pier Ferdinando Casini. Qui poi accade che, come emerge nell’inchiesta del gip Patrizia Todisco sull’Ilva di Taranto, l’allora caposervizio della sede locale del Nuovo Quotidiano di PugliaPierangelo Putzolu (poi allontanato dai vertici del giornale) supporti le ragioni dell’ex capo delle relazioni esterne del gruppo Ilva, Girolamo Archinà.
Non certo una bella immagine per il gruppo editoriale di Caltagirone che, in Puglia sta rinnovando l’impianto della controllata Cementir con un investimento da 145 milioni. La società ha anche ottenuto dalla Regione una ventina di milioni di finanziamento per lo sviluppo regionale 2007-2013. Ma per Altraeconomia.it, Cementir, acquistata dal costruttore romano nel ’92 dall’Iri per 480 miliardi di lire (circa 247 milioni di euro) e il cui fatturato oggi sfiora il miliardo di euro, ha in mente invece un progetto per trasformare in un inceneritore il cementificio che si trova proprio accanto allo stabilimento Ilva.
Sul finanziamento e la regolarità di attribuzione c’è un esposto del comitato anti-inquinamento Legamjonici alla Procura di Taranto e alla Commissione Europea in cui si evidenzia ”la cattiva condotta dell’azienda in merito all’ambiente”. Cemento e rifiuti non sono però l’unico pensiero di Caltagirone, che tempo fa ha anche tentato, invano, di mettere le mani anche sull’Acquedotto Pugliese, finora rimasto di proprietà della Regione. Era il 2010, quando si aprì una diatriba mica da ridere all’interno del centrosinistra, impegnato nell’avvicinamento alle elezioni regionali poi vinte da Vendola contro Rocco Palese (Pdl). Una parte consistente del Partito democratico spingeva per Francesco Boccia, tutti gli altri per la conferma di Nichi Vendola.
Non si trovò un accordo, si fecero le primarie e il leader di Sel sconfisse il suo avversario per la seconda volta di fila dopo le regionali del 2005. E se avesse vinto Boccia? A quanto pare il Pd avrebbe stretto un’alleanza con l’Udc di Casini che è appunto il genero di Caltagirone. E chissà se ci sarebbero stati effetti collaterali sulla questione acquedotto. Difficile dirlo, perché l’Udc andò da sola alle urne e prese il 6,5 per cento. La partita, però, non è affatto conclusa e di grandissima importanza. Basti pensare ai lavori necessari alla rete idrica per ridurre le perdite di acqua lungo gli spostamenti. Un business, secondo il Book Blue 2011 dell’Associazione nazionale Autorità e enti di Ambito, che vale 64 miliardi in 30 anni lungo un percorso che dovrebbe consentire all’Italia di allinearsi agli standard europei.
Cifre grosse che solo in parte potranno essere finanziate dallo Stato e che per il resto saranno pagate direttamente in bolletta dai contribuenti-clienti. Per la privatizzazione degli acquedotti, come del resto per gli inceneritori, è necessario però avere il giusto consenso politico. E per questo bisognerà attendere gli orientamenti dei diversi partiti e sondare l’opinione. E da ormai molti anni sia Campania che Puglia sono una roccaforte per Casini. Nell’ultima tornata elettorale, proprio in Puglia, l’Udc ha realizzato uno dei migliori risultati piazzandosi al quinto posto nelle preferenze dei votanti con il 7,9 per cento. Situazione analoga in Campania dove Casini può contare su figure di peso come l’ex presidente del Consiglio, l’avellinese Ciriaco De Mita, oggi sponsor del nipote Giuseppe, candidato Udc al secondo posto per la circoscrizione Campania 2 (Avellino, Benevento e Salerno). Anche qui l’Udc, aveva raccolto il 7,5% dei voti (contro il 5,6% nazionale e con un picco del 14% nel capoluogo irpino) contro il 5,5% di Campania 1. Numeri e nomi importanti per un futuro da scrivere nel rispetto di cittadini e territorio evitando dannose speculazioni.

venerdì 22 febbraio 2013

La congiuntivite di papy B.



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Elezioni, inchiesta a Cremona: presunte firme false per le liste Albertini e Monti.


Mario Monti e Gabriele Albertini


I pm hanno aperto un fascicolo per falso su una trentina di nomi: secondo un rapporto della Digos ci sarebbero "doppie firme" poi disconosciute. Sequestrati gli elenchi, c'è un indagato. L'ex sindaco di Milano: "Sono sbigottito".

La Procura di Cremona ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di reato di falso in atto pubblico materiale e ideologico in relazione a una trentina di presunte firme false raccolte a sostegno della Lista Albertini e della Lista Monti in vista delle prossime elezioni regionali. La notizia, anticipata dal sito Cremona oggi è stata confermata da fonti investigative. In Procura è arrivato nei giorni scorsi un rapporto firmato dalla Digos di Cremona dal quale emergerebbero “doppie firme” per la Lista Monti e la Lista Albertini, poi disconosciute davanti agli inquirenti dagli stessi firmatari.In sostanza le firme sarebbero state “copiate” da una lista all’altra.
Gli elenchi contenenti le presunte firme fasulle sono stati sequestrati. Sarebbero cittadini che hanno apposto la firma per la presentazione della Lista Monti e poi si sarebbero trovati anche tra i firmatari di quella di Albertini, candidato al Pirellone. Al momento c’è un solo indagato anche se non è escluso che, nelle prossime ore, l’indagine si allarghi.
Albertini si dice “sinceramente sbigottito”. L’ex sindaco di Milano ha chiarito che “la vicenda riguarderebbe irregolarità su 30 firme su un totale di 641 raccolte nella Provincia di Cremona”, non mancando di esprimere la propria “fiducia sugli accertamenti che Digos e Magistratura stanno compiendo: qualora dovessero ravvisarsi responsabilità di ogni tipo – ha aggiunto – saremo inflessibili con tutti coloro che dovessero essere coinvolti in questa vicenda”.