martedì 17 maggio 2016

Ilva, l’Italia va a processo alla Corte di Strasburgo. “Non ha protetto la salute dei cittadini di Taranto”.

Ilva, l’Italia va a processo alla Corte di Strasburgo. “Non ha protetto la salute dei cittadini di Taranto”

Nel giorno in cui inizia il processo ai vertici dell'azienda per disastro ambientale, dall'Europa arriva una nuova stangata per il nostro Paese. Secondo l'accusa, lo Stato ha violato il proprio diritto alla vita e all'integrità psico-fisica, per non avere prevenuto gli effetti dell'inquinamento prodotto dall'impianto siderurgico.

Nel giorno in cui inizia il processo ai vertici dell’Ilva per disastro ambientale, dall’Europa arriva una nuova stangata per il nostro Paese. Lo Stato italiano è formalmente sotto processo di fronte alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, con l’accusa di non aver protetto la vita e la salute di 182 cittadini di Taranto dagli effetti negativi delle emissioni dell’Ilva. La Corte di Strasburgo ha ritenuto sufficientemente solide, in via preliminare, le prove presentate, e ha così aperto il procedimento contro lo Stato italiano.
A rivolgersi a Strasburgo sono stati, nel 2013 e nel 2015, 182 cittadini che vivono a Taranto e nei comuni vicini. Alcuni rappresentano i congiunti deceduti, altri i figli minori malati. A febbraio, la Corte aveva accettato la domanda di trattazione prioritaria del ricorso collettivo. Nel testo, i ricorrenti affermano che lo Stato ha violato il loro diritto alla vita, all’integrità psico-fisica e al rispetto della vita privata e familiare e che in Italia non possono beneficiare di alcun rimedio effettivo per vedersi riconoscere queste violazioni. Fonti della Corte, citate dall’agenzia Ansa, precisano che la decisione di comunicare i ricorsi al governo significa che le prove presentate dai ricorrenti contro l’operato dello Stato sono molto forti.
Nel ricorso, i cittadini di Taranto sostengono che “lo Stato non ha adottato tutte le misure necessarie a proteggere l’ambiente e la loro salute, in particolare alla luce dei risultati del rapporto redatto nel quadro della procedura di sequestro conservativo e dei rapporti Sentieri”. Le autorità nazionali e locali, secondo l’accusa, hanno omesso di predisporre un quadro normativo ed amministrativo idoneo a prevenire e ridurre gli effetti gravemente pregiudizievoli derivanti dal grave e persistente inquinamento prodotto dal complesso dell’Ilva. I ricorrenti contestano inoltre al governo il fatto di aver autorizzato la continuazione delle attività del polo siderurgico attraverso i cosiddetti decreti salva Ilva.
Intanto, al Palazzo di giustizia di Taranto ha preso il via la prima udienza del processo per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva. Alla sbarra ci sono 44 persone fisiche e tre società: tra gli imputati eccellenti, figurano i fratelli Fabio e Nicola Riva della proprietà Ilva (oggi in amministrazione straordinaria), l’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, l’ex presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, l’ex responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, l’uomo che rubò il microfono a un cronista che chiedeva conto a Emilio Riva dei morti di cancro causati dall’Ilva e ne rideva al telefono insieme a Vendola. Si sono costituite in giudizio circa mille parti civili, tra le quali la Regione Puglia rappresentata in aula dal governatore Michele Emiliano.
Quando l'uomo commette l'errore di anteporre il proprio tornaconto a quello di altri uomini dei quali si è assunto la responsabilità, è giusto che intervenga un organo superiore a correggere l'errore.

Migranti, Europol ed Interpol: “Traffico vale fino a 6 miliardi di dollari. 800mila pronti a partire dalla Libia”.

Migranti, Europol ed Interpol: “Traffico vale fino a 6 miliardi di dollari. 800mila pronti a partire dalla Libia”

Per arrivare in Europa, ogni migrante ha pagato fra i 3.200 e i 6.500 dollari alle organizzazioni criminali. Organizzazioni che sono una "multinazionale del crimine" che coinvolge uomini originari di più di 100 Paesi. Nessun legame sistematico fra terrorismo e migrazioni, ma cresce il rischio di foreign fighter di ritorno.

Il traffico di migranti vale fino a 6 miliardi di dollari e le persone che cercheranno di partire per raggiungere l’Unione europea aumenteranno ancora: solo dalla Libia si stimano 800mila in attesa di mettersi in viaggio. Sono questi i dati del rapporto di Interpol ed Europol del 17 maggio.
Il business dei migranti fa dei trafficanti di esseri umani una vera e propria multinazionale del crimine. Il bottino complessivo si aggira, solo per il 2015, fra i cinque e i sei miliardi di dollari. Per arrivare, in condizioni spesso disperate, in Europa, ogni migrante ha pagato fra i 3.200 e i 6.500 dollari alle organizzazioni criminali che lucrano sul traffico di migranti.  Che sono vulnerabili di sfruttamento sessuale o lavorativo, usati come mezzi per ripagare il loro debito con i trafficanti.
Traffico che coinvolge uomini originari di più di 100 paesi e può contare su una struttura formata da una serie di capi che coordinano le attività lungo le rotte migratorie, “manager” che gestiscono le attività sul posto attraverso contatti personali e facilitatori di più basso livello.
Da loro passa il 90% del flusso di migranti che provano ad entrare nel vecchio continente: è questo il “core business” della multinazionale dei trafficanti di uomini. Fatta, di solito, di gente con una storia criminale alle spalle. E se dai dati snocciolati daInterpol non emerge alcun legame sistematico fra il terrorismo e le migrazioni, il rapporto segnala un “rischio crescente” di foreign fighter che possono unirsi al flusso migratorio per rientrare nell’Unione Europea.
Le partenze dal Nord Africa, intanto, non accennano a fermarsi. La Guardia Costiera ha soccorso la scorsa notte, 40 miglia a nord delle coste libiche, 200 persone – tra loro 45 donne e 11 minori – che erano a bordo di un barcone diretto verso l’Italia. Ricevuto l’allarme, la centrale operativa di Roma della Guardia Costiera ha localizzato il natante ed ha inviato la propria nave Peluso in soccorso dei migranti.
Se solo abbattessimo le barriere create dall'uomo, la terra tornerebbe ad essere di tutti e queste nefandezze non esisterebbero.

Sono tre i nuovi pianeti appena scoperti. - Enrico Ferrone

pianeti

Ora si sta studiando se esista la possibilità che si sia sviluppata una qualche forma di vita.
Lo scorso 2 maggio le principali agenzie di stampa internazionali hanno battuto la notizia della scoperta di tre esopianeti simili alla Terra, orbitanti attorno a una nana rossa. Un primo calcolo e molte illazioni lascerebbero pensare a condizioni di vita compatibili a quelle della nostra esistenza. Lo studio è stato ripreso dalle autorevoli pagine di Nature, una delle più antiche ed importanti riviste esistenti, forse quella considerata di maggior prestigio nell’ambito della comunità scientifica mondiale. La sua sede è a Londra. Lo abbiamo letto per questo.
Quelli individuati sono corpi celesti molto simili a quello che è il nostro habitat, con la particolarità di essere a circa 40 anni luce di distanza da noi: la scoperta è di un team di ricercatori guidato da Michaël Gillon, dell’Institut d’Astrophysique et de Géophysique dell’università di Liegi. Al di là delle battute scontate, la regione spaziale in cui avviene l’orbitazione è relativamente vicina al nostro pianeta, viste le distanze astronomiche pazzesche in cui si ragiona per la ricerca di elementi che possano ipotizzare condizioni similari a quelle del sistema solare e per quanto non vi è alcuna traccia apparente di vita, sono opportune delle riflessioni che possano chiarire la matrice della ricerca e l’efficacia della scoperta. I tre pianeti che qualcuno definisce troppo frettolosamente già abitabili, avrebbero caratteristiche del tutto simili alla nostra Terra e Marte ma con dimensioni che non si discostano molto da quelle di Venere, che è appena più piccola di Terra. Sono considerazioni che onestamente non eccitano la nostra fantasia per una serie di motivi che non tarderemo ad esporre. Perché è indubbio che la scoperta apre nuovi margini di studio; però ci conviene iniziare con quella che può rappresentare la prima origine dell’esistenza di un sistema solare: la stella madre. E abbiamo parlato di una particolare classificazione: la nana rossa. In astronomia, viene denominata così una stella piccola e relativamente fredda, ovvero al di sotto dei 3.500° K, la tipologia stellare più diffusa nell’universo ma a causa della loro bassa luminosità, le singole nane rosse non sono facilmente osservabili, tanto da risultare completamente invisibili a occhio nudo. In generale, le nane rosse trasportano l’energia prodotta nel nucleo verso la superficie tramite moti convettivi che risultano avvantaggiati rispetto ad altri metodi di trasporto energetico per l’opacità degli strati interni.
E comunque è sul piccolo sole classificato con la sigla 2MASS J23062928-0502285 che si punta l’attenzione degli astronomi che tengono sotto controllo il sistema con il telescopio belga Trappist (acronimo di TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescopes): un impianto robotico da mezzo metro di diametro che viene gestito all’Osservatorio dell’ESO di La Silla in Cile dall’Università di Liège, che sfrutta la maggior parte del tempo controllando la luce di circa 60 delle più vicine nane ultrafredde e nane brune, le stelle che non sono abbastanza massicce da avviare una fusione nucleare sostenuta nel nucleo, cercando evidenze di transiti planetari. Il bersaglio, denominato poi più semplicemente Trappist-1, in questo caso ha per massa circa l’8% di quella del Sole e la luminosità è pari allo 0,05%. In complesso Trappist-1, che è all’interno della costellazione dell’Acquario, è una stella debole e fredda e la sua luce diventa più fioca a intervalli regolari, indicando così i diversi oggetti che passano tra se stessa e la Terra. Le sue dimensioni sono approssimativamente quelle di Giove. Un dato importante che ha smantellato le vecchie teorie che ritenevano l’impossibilità che con queste dimensioni all’interno della nostra galassia si potessero ospitare dei sistemi planetari.
La scoperta ha quindi suscitato parecchio scalpore nella comunità scientifica e il team sta cercando di capire se su questi pianeti esista la possibilità che si sia sviluppata una qualche forma di vita. Ma data la distanza l’analisi sarà assai lunga e difficilmente quantizzabile. Tuttavia dai primi dati sembra che due dei pianeti hanno un periodo orbitale di 1,5 e 2,4 giorni terrestri, mentre il periodo del terzo è incerto, forse compreso tra 4,5 e i 73 giorni. «Periodi orbitali così brevi indicano che i pianeti si trovano da 20 a 100 volte più vicini alla loro stella rispetto alla distanza tra Terra e Sole. La struttura di quel sistema planetario è in scala, molto più simile al sistema delle lune di Giove che al sistema solare», ha dichiarato Michaël Gillon. Dati incontrovertibili che comunque quadrano con il nostro scetticismo in quanto l’unico punto di riferimento su cui confrontare le nostre teorie è quello in cui viviamo. Troppo poco nella immensa diversità interstellare. Ma Emmanuël Jehin, coautore dell’articolo, è entusiasta: «Questo è un vero cambiamento di paradigma per quanto riguarda la popolazione planetaria e un percorso alla ricerca della vita nell’universo. Finora l’esistenza di questi ‘mondi rossi’ in orbita intorno a stelle nane ultrafredde era solo teorizzata, ma ora abbiamo non già un singolo pianeta ma un sistema completo di tre pianeti intorno a una di queste fioche stelle rosse». Gillon, però insiste: «Perché stiamo sforzandoci di individuare pianeti di dimensione paragonabile alla Terra intorno alle stelle più piccole e più fredde del vicinato solare? La ragione è semplice: i sistemi intorno a queste stelle minuscole sono gli unici luoghi in cui possiamo rivelare la vita su un esopianeta di dimensioni terrestri con le tecnologie attuali. Se vogliamo trovare la vita da qualche altra parte nell’Universo, qui è dove dobbiamo iniziare a cercare».
Ora il James Webb Space Telescope di NASA/ESA/CSA il cui lancio è previsto nel 2018, si potrà studiare la composizione atmosferica di questi pianeti e di esplorare per la prima volta la presenza di acqua, di tracce di attività biologica. «È un passo gigante verso la ricerca della vita nell’Univierso», sostiene Julien de Wit, del Massachusetts Institute of Technology (MIT), che è coautore del lavoro pubblicato su Nature.
Questo studio apre una nuova strada nella ricerca di esopianeti, poiché circa il 15% delle stelle nei dintorni del Sole sono nane ultrafredde. Il Consiglio delle Ricerche Europeo e anche dall’Università di Liège ne hanno finanziato in gran parte la realizzazione ma ora si guarda avanti, con un progetto denominato Speculoos costituito da quattro telescopi robotici da un metro di diametro che verranno installati all’Osservatorio del Paranal per cercare, nei prossimi cinque anni, pianeti abitabili intorno a circa 500 stelle ultra-fredde.

Cardinale Calcagno indagato per malversazione. Lui: "Sono sereno"

Il cardinale Domenico Calcagno © ANSA

Nel mirino della Procura ci sono investimenti in operazioni immobiliari che avrebbero provocato un indebitamento di alcuni milioni.

Il cardinale Domenico Calcagno, ex vescovo di Savona ed ora presidente dell'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, è indagato dalla procura di Savona per concorso in malversazione nella gestione dell' Istituto di sostentamento del clero della diocesi ligure. Per la procura, Calcagno avrebbe avallato la strategia dell'allora presidente dell'Istituto, don Pietro Tartarotti (fino al 2014) e dal vice, Gianmichele Baldi (fino a ottobre 2013), indagati per malversazione. Lo scrivono Il Secolo XIX e La Stampa.
Nel mirino della Procura ci sono investimenti in operazioni immobiliari che avrebbero provocato un indebitamento di alcuni milioni. Tra le operazioni sotto osservazione quella delle 'Colonie bergamasche', una grande struttura a ridosso della costa a Celle Ligure che avrebbe dovuto essere trasformata in un complesso residenziale con tanto di albergo di lusso. Nel 2004 il vescovo Vittorio Lupi, successore di Calcagno, commissariò l'ente dopo che Tartarotti e Baldi si erano dimessi. Nei mesi scorsi una commissione ad hoc è arrivata da Roma per studiare i conti e, secondo indiscrezioni, l'inchiesta ha avuto un impulso proprio da alcuni rilievi compiuti dalla commissione stessa e segnalati alla procura che indaga sul caso da alcuni anni.
Il Cardinale, sono sereno per il lavoro svolto - Ho appreso da notizie di stampa di essere oggetto di indagini per questioni risalenti al periodo in cui ero vescovo a Savona". Lo ha detto all'ANSA il cardinale Domenico Calcagno. "Sono sereno per il lavoro svolto. Confido nell'operato della magistratura italiana. Attendo fiducioso l'evolversi della vicenda" ha concluso il cardinale.