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giovedì 2 marzo 2023

NON ERANO BARCONI, SIGNOR MINISTRO. - Enrico Bucci

 

Erano navi, spesso gigantesche per l'epoca, quelle che portavano decine, centinaia di migliaia di italiani sulla costa lontana degli USA.

Potevano resistere molto meglio alle tempeste, su viaggi molto più lunghi: ma quelle navi, come i barconi di oggi, vedevano uomini, donne e bambini cercare un futuro migliore.

Qualcuno fuggiva la fame, nessuno la siccità, la carestia, la guerra e i talebani, come le madri, i padri e i bambini di oggi; eppure vede, signor ministro, nessuno si è mai sognato di dir loro che "la disperazione non giustifica".

La disperazione, quella che forse lei non ha mai provato signor ministro, è la madre della speranza, la speranza intendo che oltre un braccio di mare si possa incominciare finalmente a vivere; e più ancora, che magari i piccoli figli di un'umanità disperata possano non dico necessariamente vivere bene, ma almeno non rischiare di morire ogni momento ammazzati dalla guerra, da uno stupro, da una peste o dalla semplice mancanza di tutto.

Per molto meno, molto meno di così, ma con la stessa speranza, navi intere piene di italiani hanno tagliato ponti e passato mari, per iniziare vite degne di un nome diverso da quello della non morte.

Vede, signor ministro, su quelle navi, nel 1906, si imbarcò il mio bisnonno Fortunato Cocco, e fu censito al suo sbarco, come può vedere qui sotto; e io non consento a lei, e a quelli come lei, di dire che non contribuì a sostenere il proprio paese chi sostenne con il suo lavoro e -lui no, morì prima, ma tanti altri - durante la guerra, anche con la vita, la vita di altri milioni di concittadini che non poterono partire, inviando il magro stipendio nel proprio piccolo paese, e - anche questo non fu il caso di mio nonno, ma di tantissimi altri - crescendo i propri figli in un posto per loro più dignitoso del nostro vasto mondo.

Lei, signor ministro, è un disumano e colpevole esponente di quella gran massa di persone che, di fronte a decine di corpi di bambini sulla sabbia, sente il bisogno di dire che è colpa loro, o dei loro genitori, per non esser rimasti a casa loro, per avere voluto rischiare; come se il rischio fosse quello di un gioco, e non invece l'unica speranza, l'unica possibilità di salvezza da Talebani, guerre, fame, malattie.

Il mio bisnonno arrivò in America nel 1906; anche allora c'era chi studiava la resa del negro in confronto all'italiano nei campi, ma sono passati più di cento anni, e si vorrebbe immaginare che non esista più chi, di fronte ai bambini degli altri, ritiene colpa la fuga, e accidente la morte, dopo aver reso difficili i soccorsi, ostacolato le navi che salvano, e infine sparso veleno retorico nelle menti degli italiani.

Qui sotto è censito l'arrivo del mio bisnonno, e con lui di tanti altri, da emigrante in un'altra costa, verso una diversa patria; perché vede, signor ministro, i primi migranti siamo stati noi, e se oggi sulle spiagge d'America fossero allineate le salme di trenta bambini, non sarebbe importante la loro nazionalità, ma chi ha concorso alla loro morte. E lei, signor ministro, è fra questi, prima con i suoi atti, e poi con le sue parole.

PS:
Chi ritiene che questa sia semplicemente propaganda politica, abbandoni pure questa pagina. Prima che un divulgatore o un ricercatore, io sono un essere umano, e tale intendo restare. 

https://www.facebook.com/photo?fbid=725680932449282&set=a.183645173319530

giovedì 14 gennaio 2021

Migranti, 3mila bloccati in Bosnia al gelo. Unhcr: “A rischio vite umane”. Di Maio: “Ue si attivi, corridoi umanitari o redistribuzione”. (31.12.2020)

 

Il campo di accoglienza di Lipa è stato evacuato perché le autorità bosniache non avevano rispettato la promessa di attrezzarlo per i rigori dell’inverno. In seguito gli stessi migranti gli hanno dato fuoco. Ora circa 3mila profughi della rotta balcanica vagano all’aperto, dormendo nei boschi e in ricoveri di fortuna con una temperatura sotto lo zero. Il rappresentante in Bosnia dell’Oim Peter van der Auverart ha parlato di "catastrofe umanitaria".

“Siamo profondamente preoccupati per le condizioni precarie in cui si trovano attualmente i migranti e i richiedenti asilo che hanno perso il rifugio e gli altri che sono rimasti bloccati lungo il confine in edifici abbandonati e campi di fortuna in questo periodo dell’anno. Con le forti nevicate recenti e le temperature sotto lo zero sicurezza, salute e protezione di queste persone sono a rischio immediato. Se non si agisce con la massima urgenza, si mettono a rischio delle vite umane“. E’ il nuovo appello lanciato dall’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, per un intervento in favore dei circa 3mila profughi bloccati al gelo nel nordovest della Bosnia-Erzegovina, al confine con la Croazia, dopo che la tendopoli di Lipa è stata data alle fiamme.

Il campo di accoglienza è stato evacuato il 23 dicembre dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, dato che le autorità bosniache non avevano rispettato la promessa di attrezzarlo per i rigori dell’inverno. In seguito gli stessi migranti gli hanno dato fuoco, come era accaduto a settembre sull’isola di LesboOra circa 3mila profughi della rotta balcanica vagano all’aperto esposti al gelo invernale, dormendo nei boschi e in ricoveri di fortuna a temperatura sotto lo zero. Il rappresentante in Bosnia dell’Oim Peter van der Auverart ha parlato di una autentica “catastrofe umanitaria“.

La rete RiVolti ai Balcani, composta da oltre 36 realtà e singoli impegnati a difesa dei diritti delle persone e dei principi fondamentali sui quali si basano la Costituzione italiana e le norme internazionali, in una nota diffusa da Amnesty chiede “l’immediato e urgente intervento di istituzioni europee, internazionali e locali nell’area di Bihac, e una soluzione di sistema a lungo termine che assicuri a migranti, richiedenti asilo e rifugiati il rispetto dei diritti umani fondamentali”.

Questa mattina il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in una lettera inviata alla Stampa parla di “quadro inquietante di quanto sta avvenendo alle porte dell’Europa”. “Stiamo seguendo da vicino – assicura il titolare della Farnesina – la situazione che si è venuta a creare a seguito della chiusura del campo di accoglienza di Lipa. La condizione umanitaria dei migranti e richiedenti asilo che sono al momento privi di alloggio e di accesso ai servizi essenziali ci preoccupa e come ministero degli Esteri abbiamo disposto uno stanziamento fino a 500.000 euro a favore della Croce Rossa che sta operando sul terreno. Inoltre, abbiamo chiesto alla Commissione dell’Ue di attivarsi per alleviare le sofferenze delle persone coinvolte. D’altronde è impensabile che degli esseri umani in questo inverno gelido e ostile siano obbligati al dolore e alla sopravvivenza. Serve una risposta unitaria al tema dell’immigrazione”. Le Autorità della Bosnia-Erzegovina, centrali e locali, dovrebbero “individuare con assoluta urgenza una soluzione” ma “anche l’Ue ha una responsabilità morale enorme”. I corridoi umanitari “sono una strada da percorrere. La redistribuzione per quote, anche lavorative (coniugando le capacità professionali dei richiedenti asilo alle necessità de singoli Stati Membri), ne è un’altra. Tutti gli altri sono binari morti come già morti, perché privati della loro anima, sono i corpi di quei tremila esseri umani perennemente in fuga”.

Ylva Johansson, commissario europeo per gli Affari interni, questa mattina ha parlato con Zoran Tegelttija, presidente del Consiglio bosniaco, dopo il colloquio di ieri con Mustafa Ruznic, primo ministro del cantone di Una-Sana. “È chiaro che la soluzione pratica e immediata è riaprire il centro di accoglienza Bira”, ha detto, accogliendo “con favore la decisione di questa mattina del Consiglio dei ministri di confermare Bira come l’opzione preferita. Questo centro dispone di riscaldamento, elettricità, acqua corrente e può ospitare 1.500 persone. Grazie ai finanziamenti dell’Ue, forniti e promessi, questa è una soluzione immediata e ovvia per alleviare le sofferenze di chi è bloccato nella neve”. L’Ue rilancia quindi l’appello “alle autorità nazionali e locali bosniache di lavorare insieme per fornire il rifugio che questi esseri umani meritano”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/31/migranti-3mila-bloccati-in-bosnia-al-gelo-unhcr-a-rischio-vite-umane-di-maio-ue-si-attivi-corridoi-umanitari-o-redistribuzione/6052404/

mercoledì 10 giugno 2020

Migranti. Naufragio al largo della Tunisia: almeno 20 morti.

Migranti in una foto d'archivio
Foto d'archivio.

Ma sul barcone sarebbero stati in 53: non è stato trovato nessun sopravvissuto.

Sono almeno 20 le vittime del naufragio di imbarcazione di migranti africani affondata al largo della Tunisia. Lo riferiscono fonti ufficiali tunisine.
La Guardia costiera di Tunisi ha recuperato 20 corpi di migranti, ma non è chiaro quante siano effettivamente le vittime. Secondo una fonte tunisina l'imbarcazione affondata avrebbe portato una cinquantina di persone. I corpi recuperati sono tutti di africani, senz'altro migranti. Sono affogati al largo della costa tunisina di Sfax. Sempre secondo fonti citate dai media tunisini, lo scorso fine settimana 53 persone avrebbero preso il largo nel tentativo di raggiungere l'Italia.
Altre tre imbarcazioni in difficoltà, cariche di migranti, sono segnalate al largo della Libia. Secondo quanto afferma Sergio Scandura di Radio Radicale, sono state localizzate a 64 miglia a nord di Zuara, in Libia. Scandura, che ha tracciato l'orbita di un velivolo Frontex, cita fonti di Ong.
Nessuno organizza manifestazioni in favore di chi scappa dai soprusi, dalle guerre, dallo strapotere di chi si appropria delle loro terre, di chi soffre e muore con la speranza di un futuro migliore.
L'uomo è un essere strano, incomprensibile sotto certi aspetti. C.

martedì 3 marzo 2020

Grecia, la guardia costiera spara e prende a bastonate migranti sul gommone. - Marco Mensurati



Bastonate e colpi di fucile contro i migranti. Così la guardia costiera greca sta gestendo in queste ore la nuova emergenza innescata dalla Turchia di Erdogan. Il video choc, girato a Kos e diffuso on line da alcuni attivisti, mostra le immagini, riprese da terra, dell’intervento di una motovedetta di Atene, assistita da un gommone. I migranti, che erano partiti da Bodrum, in Turchia, vengono colpiti a bastonate. La guardia costiera spara anche due colpi di fucile. Da quanto viene mostrato, le modalità di intervento sono le stesse – o forse ancora più brutali – utilizzate dalla cosidetta guardia costiera libica. Solo che in questo caso si tratta di una forza di polizia di un paese europeo. Ancora non è chiaro che fine abbia fatto il gommone del video con il suo carico di profughi. In mattinata un gommone con a bordo 46 persone si è rovesciato provocando la morte di un bambino siriano che era a bordo con i suoi genitori. Anche in questo caso era in corso l’intervento della guardia costiera greca.

https://video.repubblica.it/mondo/grecia-la-guardia-costiera-spara-e-prende-a-bastonate-migranti-sul-gommone/354997/355564?ref=fbpr&fbclid=IwAR3eJwFLJQcjkvJ2XFNTiHWXndM41eu5ORzMe1Orb5Nue4X0AENsHD8rQxc

sabato 6 luglio 2019

Migranti, El Diario: “Governo spagnolo minaccia Open Arms con multe fino a 900mila euro se proseguono i salvataggi”.

Migranti, El Diario: “Governo spagnolo minaccia Open Arms con multe fino a 900mila euro se proseguono i salvataggi”


In un documento in possesso del quotidiano iberico, il direttore generale della Marina Mercantile ha inviato un messaggio al capitano della nave impegnata nel salvataggio di migranti nel Mediterraneo centrale elencando le possibili conseguenze in caso di violazione delle direttive.

Fino a 900mila euro di multa in caso di altri salvataggi nel Mediterraneo. È quanto, secondo El Diario, il governo di Madrid ha minacciato di infliggere alla ong spagnola Proactiva Open Arms nel caso in cui decidesse di “violare il blocco dell’esecutivo” socialista di Pedro Sánchez.  In un documento in possesso del quotidiano iberico, il direttore generale della Marina Mercantile ha inviato un messaggio al capitano della nave impegnata nel salvataggio di migranti nel Mediterraneo centrale elencando le possibili conseguenze in caso di “volontà di proseguire con i salvataggi”.
Non si tratta della prima volta. Già in precedenza, riporta il giornale spagnolo, l’organizzazione umanitaria si era vista recapitare avvisi che la intimavano a fermare le attività in mare. Ma si tratta, spiegano, del primo caso in cui il documento è stato firmato da Benito Núñez Quintanilla, il più alto rappresentante della Marina Mercantile e membro del ministero dello Sviluppo spagnolo.

Nel documento si specifica che “le operazioni di ricerca e salvataggio sono vietate, tranne nei casi in cui avvengano nella zona di search and rescue (Sar) di responsabilità nazionale e comunque sempre sotto il coordinamento delle autorità“. Inoltre, è anche vietato “svolgere operazioni di navigazione con lo scopo” di compiere salvataggi “o altre attività che potrebbero portare a tali operazioni” se non in possesso dei permessi delle autorità corrispondenti, cioè l’Italia o Malta. In poche parole, se salvataggio deve esserci questo deve avvenire in modo casuale e occasionale. Le operazioni di navigazione a scopo di pattugliamento non sono consentite. Nel caso in cui vengano riscontrate delle violazioni delle disposizioni, le autorità spagnole possono anche ordinare alla nave “il ritorno in porto”.
Per le “violazioni compiute durante la navigazione” le multe previste possono arrivare fino a 900mila euro, mentre per le infrazioni “contro la sicurezza marittima e l’ordine del traffico marittimo” il tetto massimo è di 300mila. È contemplata anche la possibilità della “sospensione del titolo professionale” per il capitano della nave in caso di “gravi infrazioni”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/06/migranti-el-diario-governo-spagnolo-minaccia-open-arms-con-multe-fino-a-900mila-euro-se-proseguono-i-salvataggi/5303943/?fbclid=IwAR3rTcwaKlouxuPEO78J9YQTgV_AYWiO7bOWoMPvrxHTSBycMzj2YalB6AA

mercoledì 3 luglio 2019

Frode fiscale e migranti, blitz della Finanza con 4 arresti: due a Monreale.

Frode fiscale e migranti, blitz della Finanza con 4 arresti: due a Monreale

Scoperto dalle Fiamme Gialle un complesso sistema di truffa allo Stato.

La Guardia di Finanza in seguito ad un controllo di routine su una piccola impresa edile ha scoperto un groviglio di interessi illeciti. E così l’inchiesta della Procura della Repubblica, partita da Palermo, si è spostata fino a Bologna nella sede di una grande Coop “rossa”. L’inchiesta è sfociata stamattina in 4 arresti, due persone sono di Monreale. 

Il giudice per le indagini preliminari su richiesta dei magistrati che si occupano di reati contro la pubblica amministrazione ha disposto l’arresto di quattro persone, poste ai domiciliari. Si tratta di un ragioniere, i titolari di due imprese e un faccendiere che faceva da tramite con gli immigrati.

Qui viene fuori un altro capitolo dell’indagine. I fermi di questa mattina sono stati preceduti nei giorni scorsi dal fermo di tre ghanesi e bengalesi. Ai reati di associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, riciclaggio, falso e truffa ai danni dell’Inps si è aggiunto quello del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I migranti giunti a Palermo venivano assunti fittiziamente e ottenevano così i documenti per restare nel territorio italiano. I falsi contratti sarebbero oltre 150. 

La cooperativa bolognese L’Operosa si è aggiudicata tramite Consip un grosso appalto in Sicilia nel progetto “scuole belle” finanziato dal Ministero dell’Istruzione per dare decoro egli edifici. La coop avrebbe sfruttato tra il 2017 e il 2018 un giro di false fatture per due milioni di euro emesse dalle imprese “cartiere palermitane”. Indagando scuole i finanzieri avrebbero scoperto che al lavoro c’erano anche degli extracomunitari e non solo gli ex Lsu come previsto dagli accordi con il governo nazionale.

Si è aperto il nuovo filone investigativo che ha fatto emergere il rapporto del ragioniere, già indagato e radiato dall’ordine, e la seconda associazione a delinquere composta dai tre fermati che negli ultimi anni avrebbero fatto ottenere il permesso di soggiorno a 150 clandestini. Come? Fingendo che lavorassero con regolari contratti. Nel corso di conversazione telefonica intercettata, uno straniero, dopo avere pagato e ottenuto il fittizio contratto di lavoro, chiedeva al ragioniere: “… vedi se ci sono lavori capito. Anche poco soldi non c’è problema”.

Alcuni dei 150 extracomunitari hanno pure tentato di truffare l’Inps (che ha rigettato le domande) chiedendo di potere accedere ai benefici dell’indennità di disoccupazione. 

I sostituti procuratori, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, hanno dispoto un sequestro preventivo emesso d’urgenza per circa un milione di euro. A tanto ammonta infatti la presunta frode fiscale. La false fatturazioni avrebbero consentito alla Coop bolognese e alle due imprese locali di pagare meno tasse.

“L’odierna operazione eseguita sotto la direzione della Procura di Palermo – Dipartimento Reati contro la pubblica amministrazione – spiega il colonnello del Nucleo di polizia economico-finanziaria Cosmo Virgilio – da un lato conferma il peculiare approccio operativo della Guardia di Finanza, che punta a colpire nella loro globalità tutti i fenomeni che si connotano per la capacità di mettere a rischio contemporaneamente più interessi economici e finanziari e, dall’altro, testimonia la costante e capillare azione di contrasto ai contesti di illegalità connotati da maggiore gravità, anche grazie all’integrazione delle funzioni di polizia economico-finanziaria con lo sviluppo di indagini di polizia giudiziaria, con l’obiettivo di aggredire non solo i soggetti responsabili di gravi condotte criminali, ma anche i loro patrimoni al fine di assicurare l’effettivo recupero delle somme frutto, oggetto o provento delle condotte illecite”.

https://www.filodirettomonreale.it/2019/07/03/frode-fiscale-e-migranti-blitz-della-finanza-con-4-arresti-due-a-monreale/#WjpriY5QcmvJipF2.99

martedì 2 luglio 2019

Lodi, la truffa delle false onlus di accoglienza migranti: 11 arresti. - Francesco Gastaldi

Lodi, la truffa delle false onlus di accoglienza migranti: 11 arresti

Quattro organizzazioni hanno usato falsi documenti per partecipare ai bandi pubblici: 11 gli arrestati, tra loro anche pluripregiudicati legati a famiglie di ‘ndrangheta. Lasciavano pochissimi soldi per i servizi minimi da dare agli stranieri.

Almeno mille migranti gestiti, quattro cooperative sociali e una quindicina di case rifugio: l’obiettivo, vincere i bandi milionari delle prefetture sulla gestione dei richiedenti asilo e intascare i 35 euro pro capite al giorno. Sette milioni di euro in quattro anni - subito spariti dai conti correnti - e pochissimi soldi lasciati per i servizi minimi da garantire agli stranieri, che ne risentivano sulla loro pelle. Undici ordinanze di custodia cautelare (di cui una in carcere e sei ai domiciliari) e l’accusa di truffa ai danni dello Stato: la Guardia di finanza di Lodi e la procura di Milano hanno portato alla luce un’organizzazione criminale che per quattro anni – dal 2014 fino al 2018 – si è stabilmente inserita nelle gare pubbliche per la gestione dell’emergenza dei migranti indette dalle prefetture di Lodi, Pavia e Parma.

Negli anni monitorati dall’indagine le false coop sociali - denominate «Volontari senza frontiere», «Milano Solidale», «Amici di Madre Teresa Giuliani» e «Area solidale» - hanno beneficiato di oltre sette milioni di euro di fondi pubblici. Gli undici indagati, una volta ricevuti i soldi dalle prefetture, li facevano immediatamente sparire: ricaricavano le carte di credito, effettuavano movimenti bancari fra i vari conti correnti legati alle quattro onlus (più di venti), si giravano assegni tra di loro, prelevavano cash.

I controlli sono partiti nel 2014 dopo la segnalazione di un movimento sospetto da parte della Banca d’Italia su due dei conti correnti e sono andati avanti fino al 2018. Indagini quasi esclusivamente bancarie, quelle condotte dal pool del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e e del sostituto procuratore Gianluca Prisco, fino al 2017 quando sono iniziate le intercettazioni telefoniche. Un disegno criminale che almeno fino al 2016 è andato avanti sfruttando un sistema ancora farraginoso sul fronte dei controlli. Dal 2017 le prefettura hanno iniziato a effettuare controlli più stringenti e sopralluoghi nelle strutture, ma gli undici indagati non per questo si sono fermati. Ognuno di loro aveva deleghe su più di un conto corrente. In un caso, uno degli amministratori «fake» aveva pure acquistato due appartamenti con i soldi ottenuti dalle prefetture. Uno è stato sequestrato dalle Fiamme Gialle.

Le indagini hanno portato alla luce l’alternarsi delle cariche amministrative all’interno delle quattro onlus, che venivano usate come macchine per fare soldi e non offrivano alcuno dei servizi essenziali per aggiudicarsi il bando, dal sostegno psicologico alla mediazione culturale. Gli indagati si scambiavano le cariche tra loro e affidavano la rappresentanza legale a «teste di legno» per evitare che emergessero i precedenti penali (ne avevano, almeno in sei su undici).

Due di loro sono anche risultati legati ad altrettante famiglie affiliate alla ‘ndrangheta, ma per il momento Procura e Finanza non hanno trovato prove che le quattro onlus agissero per conto di cosche criminali. Il sistema delle false onlus è stato messo a punto probabilmente quando alcuni degli indagati – intorno al 2002 – si erano conosciuti fra loro all’interno di cooperative sociali per le quali svolgevano servizi come misura alternativa al carcere.

Gli stranieri per primi, insieme con gli operatori, erano le vittime del sistema di malaffare. Come raccontato da «Il cittadino» di Lodi, il 7 febbraio scorso una decina di migranti ospiti di una casa di accoglienza gestita da una delle cooperative al centro delle indagini si erano presentati presso la Prefettura di Lodi per protestare sulla mancata corresponsione del cosiddetto «pocket money» e sulla mancata retribuzione degli operatori del centro.

«Il business dell’immigrazione ha fatto gola ad alcune onlus di Lodi», è stato il pronto commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Meno sbarchi e meno soldi per i professionisti dell’accoglienza - aggiunge Salvini -, così risparmiamo, difendiamo l’Italia e investiamo per assumere più forze dell’ordine. La pacchia è finita». Il sostituto procuratore Prisco ha spiegato in conferenza stampa che si tratta di «eccezioni», su cui comunque occorre fare valere il «principio di non colpevolezza». «Non bisogna sottovalutare - ha aggiunto - che ci sono altre onlus che invece hanno ben gestito l’accoglienza di migranti».

sabato 29 giugno 2019

Sea Watch, a bordo sono tutti pagati. Non ci sono più i radical chic di una volta. - Massimiliano Sfregola

Sea Watch, a bordo sono tutti pagati. Non ci sono più i radical chic di una volta

Oggi ho scoperto qualcosa di sensazionale grazie a Panorama (e già è una notizia che Panorama pubblichi qualcosa degno di nota). Reggetevi forte e ingoiate una compressa di Xamamina: la crew di Sea Watch sarebbe pagata. Già, avete capito tutti: pa-ga-ta. Non sono fichetti radical chic che spendono i soldi delle famiglie per fare i missionari come pensavate, ma veri e propri dipendenti di una Organizzazione non governativa che la stampa buonista continua a chiamare “volontari”. Ma quale volontariato! Pensate un po’: percepirebbero fino a 2000 euro al mese per stare a bordo e questo scoop spiegherebbe tante cose.
Pensateci: chi non andrebbe a farsi strizzare le budella dal mare grosso per due o tre settimane di fila, a gestire una delle situazioni più borderline che la psiche umana possa concepire, per 1500-2000 euro? Ovvio che la Ong organizza missioni continue: a questa cifra, ci sarà certamente la fila. D’altronde, parliamoci chiaro: quale preparazione ci vorrà mai per prendersi cura a 45 gradi di donne incinte, bambini, donne stuprate, uomini trattati come bestie per mesi o anni nello spazio calpestabile di una cantina o per tenere la calma laddove anche Cristo in persona cercherebbe una scialuppa per fuggire? Ma nessuna, è ovvio. Eppure prendono più di un animatore in crociera, per stare in mare giusto qualche settimana, si lamentano con frasi buoniste del tipo “siamo allo stremo”. Roba allucinante.
Se un odiatore qualsiasi, o un amplificatore editoriale di odio qualsiasi, si disperano per il cane che ha commosso il web (quello con il carrellino al posto delle zampe posteriori, presente no? Abbiamo una clip per ogni specie) e schiumano di rabbia per il salvataggio di un essere umano è semplicemente buonsenso. Così come è buonsenso che non esistano samaritani e chiunque là fuori faccia qualcosa non potrà che farlo per un doppio fine: in questi casi un lauto stipendio a tre zeri.
E non parliamo di quanto si può fare in Olanda, stato di bandiera di Sea Watch, con 1500 euro: niente. Millecinquecento è quanto si prende con il bijstand, il reddito di cittadinanza olandese. O da cassiere junior ad Albert Heijn, la catena nazionale di supermercati. Badate bene, junior perché sopra i 23 anni prenderebbero di più. Così questi pseudo-mercenari avrebbero trovato l’America (anzi, l’Italia) prendendo somme che ad Amsterdam non sarebbero sufficienti neanche per pagare un affitto (lasciamo stare per vivere) da una organizzazione no profit. Chi non farebbe la fila per imbarcarsi?
Volete mettere i radical chic di una volta, quelli con “l’attico con vista centro storico (mettete città a piacere) a spendere i soldi di papà”? Questi nordici, da buoni calvinisti, invece, fanno come si fa in quelle nazioni con una cultura delle Ong: l’organizzazione si rende solida economicamente e lo staff si paga per consentirgli di svolgere l’attività di interesse generale a tempo pieno (e senza morire di fame). E non c’è mica solo lo staff di bordo: ci sono addetti stampa, ricercatori, lobbisti – già, perché Sea Watch si propone di cambiare l’approccio alle migrazioni e di promuovere una legislazione umana. Ma per farlo ha bisogno di chi cura i rapporti con la politica – e c’è tutta la struttura che deve tenere in piedi un’organizzazione di questo tipo.
I conti, naturalmente, sono opachi per Panorama – figuriamoci – perché evidentemente loro non hanno a che fare con il fenomeno delle donazioni, più difficili da gestire del meteo in Olanda: fare piani sulla base di donazioni è molto complesso, molto più complesso, per esempio, che per quelle testate con i conti in rosso ma con un editore sempre pronto a staccare assegni (ovviamente non parliamo di Panorama). Ecco, per una Ong, se i soldi non ci sono, la geometria delle attività cambia.
Oggi, insomma, grazie a Panorama ho capito quanto poco abbiamo capito della Sea Watch e di quanti salvano vite a pagamento (anche se, con quel pagamento, nei Paesi Bassi non si copre neanche l’affitto).
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venerdì 12 aprile 2019

Riace, il sindaco Mimmo Lucano rinviato a giudizio insieme ad altre 25 persone. - Lucio Musolino

Riace, il sindaco Mimmo Lucano rinviato a giudizio insieme ad altre 25 persone

Abuso d'ufficio e concussione i reati contestati al primo cittadino sospeso del Comune calabrese che secondo la Procura, sarebbe il "promotore" di una associazione a delinquere nella gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei servizi da espletare nell’ambito del Comune di Riace.

Rinviato a giudizio. Dopo sette ore di camera di consiglio, il gup di Locri Amalia Monteleone ha mandato a processo il sindaco “sospeso” di Riace Mimmo Lucano. Il gup non si è espresso, invece, sull’istanza presentata dagli avvocati Antonio Mazzone e Andrea Daqua che nei giorni scorsi avevano chiesto la revoca della misura cautelare per Lucano sottoposto al divieto di dimora nel Comune di Riace. Sarà il Tribunale, quindi, a decidere se Mimmo “u curdu” ha commesso i reati che la Procura di Locri gli contesta nell’inchiesta “Xenia” della Guardia di finanza. Il gup ha rinviato a giudizio anche gli altri 25 imputati alcuni dei quali, secondo gli inquirenti, sarebbero coinvolti in un’associazione a delinquere ai danno dello Stato per la gestione dei fondi destinati all’accoglienza.
Le accuse più pesanti, infatti, riguardano proprio i soldi arrivati a Riace per i migranti. Lucano sarà processato per abuso d’ufficio e concussione, ma anche perché, secondo la Procura, sarebbe il promotore dell’associazione a delinquere che avrebbe avuto lo scopo di commettere “un numero indeterminato di delitti (contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio), così orientando l’esercizio della funzione pubblica del ministero dell’Interno e della prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei servizi da espletare nell’ambito del Comune di Riace”.
Su questo capo d’imputazione il gip, che a ottobre dispose i domiciliari nei suoi confronti (poi trasformati nel divieto di dimora dal Tribunale del Riesame), aveva sottolineato come il sindaco non ha avesse intascato un euro dei fondi per l’accoglienza. Lucano, inoltre, deve rispondere anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (l’unico reato per il quale è ancora sottoposto a misura cautelare) e di alcune irregolarità nell’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative che raccoglievano l’immondizia con due asinelli. Quest’ultima accusa e le esigenze cautelari sono state annullate con rinvio dalla Cassazione secondo la quale mancano indizi di “comportamenti” fraudolenti che il sindaco sospeso di Riace avrebbe “materialmente posto in essere”. Per la Suprema Corte, infatti, è la legge che consente “l’affidamento diretto di appalti” in favore delle cooperative sociali “finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate” a condizione che gli importi del servizio siano “inferiori alla soglia comunitaria”.
Inoltre, secondo la Procura di Locri e la Guardia di finanza, Tesfahun Lemlem (coimputata nel processo “Xenia” e anche lei rinviata a giudizio) insieme a Lucano avrebbe orchestrato un finto matrimonio con un uomo che sarebbe in realtà suo fratello. L’obiettivo, stando all’impianto accusatorio, era di permettere all’uomo di venire in Italia dall’Etiopia. Progetto che non è stato portato a termine in quanto il soggetto è stato arrestato in Africa perché trovato in possesso di documenti falsi. A proposito dei matrimoni fittizi, annullando la misura cautelare per Tesfahun Lemlem, la Cassazione ha stabilito che Lucano era “pienamente consapevole dell’illegalità di alcune sue condotte finalizzate ad ‘aiutare’ extracomunitari” ma che le avrebbe commesse “probabilmente per finalità moralmente apprezzabili”.
Le accuse nei confronti di Lucano e degli altri imputati hanno retto al termine dell’udienza preliminare. Adesso il sindaco “sospeso” dovrà attendere il 18 aprile,  data in cui è fissata l’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. L’unica speranza rimasta a Lucano di affrontare il processo da uomo libero. Con il rinvio a giudizio di oggi, infatti, sono ripartiti i termini di custodia cautelare che tra pochi giorni sarebbero scaduti. L’inizio del processo è previsto per l’11 giugno.

giovedì 31 gennaio 2019

ONG, finanza e migranti. Il caso Jacques Attali. - Ilaria Bifarini




“MA COSA CREDE, LA PLEBAGLIA EUROPEA: CHE L’EURO L’ABBIAMO CREATO PER LA LORO FELICITÀ?”


Conosciuto come l’eminenza grigia della politica francese dai tempi di Mitterand e noto per il suo ultraeuropeismo, JacquesAttali è l’uomo che ha scoperto Macron, presentandolo al presidente Hollande del quale è diventato consigliere. A lui viene attribuita la paternità di una frase molto esplicativa sul sentimento elitarista : “Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?”. Meno nota è invece un’altra affermazione dell’illustre economista, professore, finanziere e a lungo consigliere di fiducia dell’Eliseo: “La forma di egoismo più intelligente è l’altruismo”.
La filantropia, questo vezzo umanitarista che sembra contagiare gli uomini di maggiore successo, non ha risparmiato Jacques Attali, che nel 1998 fonda l’associazione no profit Planet Finance. Certo, il nome tradisce un po’ da subito quello che dovrebbe essere il fine umanitario di questa organizzazione che opera in 60 Paesi e offre servizi e consulenze di tipo finanziario, microfinanza per l’esattezza. Finita nell’occhio del ciclone per il trattamento economico “schiavistico” riservato agli stagisti cui si richiedevano requisiti di prim’ordine, la società cambia nome e diventa Positive Planet, evocando nel nome la positività del modello economico di cui si fa portatrice.

Immagini dal Positive Planet Forum a San Patrignano
Tra i suoi obiettivi ci sono “l’inclusione economica, sociale e ambientale in tutto il mondo in modo sostenibile ed equo.” Come? Rendendo possibile l’accesso ai servizi finanziari da parte dei Paesi più poveri. La sua mission è infatti quella di “combattere la povertà attraverso lo sviluppo della microfinanza.” Per realizzarla si serve di otto unità specializzate, compresa un’agenzia di rating di microfinanza. L’organizzazione è così efficiente da aver ricevuto un premio per l’80a migliore ONG del mondo secondo il Global Journal nel 2013. Nello stesso anno ha realizzato un fatturato (chiffre d’affaires) di 2 251 000,00 €.
Gli organi societari annoverano nomi di grande peso sul piano politico ed economico mondiale. Da Jacques Delors al ministro degli Affari esteri dell’Oman, passando per partner di colossi della consulenza come Ernst & Young e Bain, fino al presidente di Microsoft International.
Dulcis in fundo, il cofondatore di questa ramificatissima Ong è il bengalese Muhammad Yunus, il padre del microcredito moderno. Grazie all’appoggio di illustri sostenitori, come i Clinton e Bill Gates e con il sostegno della stessa Banca mondiale, nei primi anni Ottanta creò in Bangladesh la Grameen Bank, un istituto finanziario che concedeva denaro alle persone più indigenti, impossibilitate ad avere accesso al credito. Come già riscontrato in uno studio condotto sulla Cambogia, in cui analizzando la frequenza e le modalità di emigrazione della popolazione è emersa una correlazione diretta tra espansione del microcredito e aumento dei flussi migratori verso l’estero, anche qui i prestiti concessi si tramutarono in un incentivo all’emigrazione per la popolazione locale. Il Bangladesh è infatti paese di origine di circa un decimo dei migranti che ogni anno arrivano in Italia (oltre 10 mila nel solo 2017). Ed è proprio qui che è nato il business dei cosiddetti “migration loans”, i prestiti per finanziare i viaggi dei migranti, gestiti dalla BRAC (Bangladesh Rural Advancement Commitee), leader nel settore e la più grande ONG al mondo, che opera anche in Asia e in Africa.
Una commistione molto fruttuosa quella tra ONG, migranti e finanza, un vaso di Pandora ancora da scoperchiare del tutto e che ci riserverà incredibili sorprese.

martedì 29 gennaio 2019

Il madamino-Marco Travaglio - 29 Gennaio 2019

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Da mesi ci domandiamo come faccia Salvini a fare tutto quel che fa: a comiziare da un capo all’altro d’Italia, a consumare 7-8 pasti al giorno da postare sui social, a infilare 12-13 dirette Facebook giornaliere senza trascurare gli altri social, a cenare con i pm e Briatore e Malagò e Boschi e Chirico, a cambiarsi continuamente abiti e felpe e t-shirt e uniformi (polizia, carabinieri, pompieri, protezione civile, manca solo la Guardia di Finanza per ovvie ragioni) manco fosse Arturo Brachetti o Renato Zero, a dormire con o senza Isoardi ma sempre col fotografo da copertina sotto il letto, a sgomberare campi rom e Cara e villini Casamonica, a inaugurare case sequestrate e tuffarsi nelle relative piscine, a leggere e commentare live tutti gli atti giudiziari in arrivo dalla Sicilia, a farsi baciare la mano in piazza e a mandare bacioni a questo e quello, a rispondere a chiunque lo chiami o non lo chiami in causa da Baglioni alla Venier a Malgioglio. Fortuna che non deve pure governare, ma si contenta di fingere, sennò scoppierebbe. Ora però s’è svelato l’arcano: esistono due Salvini. Uno è il fascista-razzista-nazista che tiene segregati i migranti scampati al naufragio sulla Sea Watch e che le truppe da sbarco di Forza Pd denunciano penalmente dal gommone per sequestro di persona (un altro) e per la nuova Shoah. L’altro è il sincero democratico che Gentiloni, Chiamparino, Martina &C. implorano di votare in Parlamento la loro mozione pro Tav per una bella alleanza sulle grandi opere inutili.
È chiaro che fra il Salvini-1 e il Salvini-2 non esiste altro rapporto se non l’omonimia, essendo impossibile che chi lo dipinge come la reincarnazione di Hitler arda dal desiderio di averlo accanto nella nuova Union Sacrée del Partito del Pil. Per coerenza, chi pensa che al Viminale sieda un feroce kapò, un disumano torturatore e un sadico aguzzino di migranti non può neppure rivolgergli la parola né stringergli la mano: figurarsi costruirci un’alleanza per un buco nelle Alpi. Dunque sarà bene che i Dem, quando lo adescano per il Tav, chiariscano che stanno parlando del Salvini-2, nulla a che vedere col Salvini-1 che vogliono alla sbarra per crimini contro l’umanità. Altrimenti la gente si confonde, come l’altroieri, quando i lettori di Repubblica, scorrendo le pagine su Sea Watch, fremevano di sdegno contro Salvini e poi, passando a quella sul Tav, si sono scoperti a spasimare per lui contro il M5S, grazie alla prosa flautata del cronista che esaltava “la controanalisi di Salvini” (noto ingegnere esperto di infrastrutture) sulla Torino-Lione. E “l’indagine parallela” a quella degli esperti di Toninelli.
E “l’accertamento ulteriore”. E “la misura prudenziale commissionata dai leghisti a un gruppo di esperti”. E “l’analisi parallela” che “sembra aver dato i suoi frutti”. E “l’offensiva leghista che promette di proseguire”. È l’ultima, disperata mossa della Banda del Buco, che sta collezionando più fiaschi di una cantina sociale: ora s’è ridotta a tifare Salvini perché le è venuto a mancare l’ultimo travestimento, quello delle madamine torinesi. Con gran dispendio di energie, denari e titoloni, lorsignori si erano inventati l’“Onda Arancione” al seguito di sette incolpevoli suffragette del comitato “Sì Torino va avanti”, mandate allo sbaraglio a recitare la parte della “società civile”, della “nuova borghesia”, del “partito del Pil”, della “rivolta del Nord”, della “riscossa delle donne”, dell’“Italia che dice Sì” e financo degli “eredi di Cavour” (tanto è morto), per nascondere la retrostante ammucchiata Pd-FI-Lega. La carnevalata, ovviamente “apolitica e apartitica”, ha prodotto due défilé in piazza con 25 mila persone (spacciate ancor prima di vederle per altrettante “marce dei 40 mila”) e alcune imbarazzanti comparsate tv, in cui le madamine tentavano invano di spiegare il Tav (che infatti chiamano “la Tav”, cioè la treno, confondendo merci e passeggeri).
La più sveglia, Patrizia Ghiazza, di professione “cacciatrice di teste” nella speranza di trovarne una, disse testualmente a Otto e mezzo: “Né io né le altre organizzatrici siamo competenti per poter entrare nel merito degli aspetti tecnici e ambientali dell’opera”. Non male, per la leader di un movimento apolitico, apartitico e rigorosamente tecnico. Altre vaneggiavano di “completare la Tav”, ignorando che in 15 anni di cantieri esplorativi e tunnel geognostici non è stato costruito un solo millimetro di ferrovia. E sognavano di salire un giorno a bordo del mirabolante supertreno, forse travestite da merci, per vedere finalmente l’agognata Lione, già peraltro comodamente raggiungibile da decenni grazie al Tgv. Provvidero poi i No Tav a ridimensionare l’ondina arancione, portando in piazza 70-80 mila persone senza un solo partito o giornalone alle spalle. Ora, all’improvviso, la maschera è caduta. Madamin Ghiazza ha depositato il marchio arancione per una lista dell’Onda, che alle Regionali porterà due voti a Chiamparino, mentre il vero regista delle madamine, il berlusconiano Mino Giachino, ne regalerà altrettanti a FI. Spiace per la vicepresidente di Sì Torino va avanti, madamin Giovanna Giordano, che non seguirà madamin Patrizia in Regione, ma ormai ha comprato “un sacco di camicie e giacche arancioni” e intende fermamente “continuare a indossarle”: a Carnevale sarà perfetta. Sic transit il movimento civico trasversale, apartitico, apolitico e femminile. Sic transeunt i plotoni di sociologi, politologi, entomologi dei giornaloni che tromboneggiavano da tre mesi sull’alba radiosa di una nuova classe sociale. Era solo l’ultima maschera dell’eterno Partito degli Affari, quello sì trasversalissimo, che ora molla le madamine arancioni usa e getta e si tuffa a pesce su Salvini. Il madamino verde.


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domenica 20 gennaio 2019

Pd, perché Renzi e la Boschi odiano il reddito di cittadinanza? Ma insieme vogliono più migranti.

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Vamire: Perché il successo del PD è fondato sul Clientelismo. E una manovra come il RDC restituirebbe dignità ai cittadini e sarebbe l'anticamera per distruggere il clientelismo.. si pensi a tutti quei lavori dati solo contro comprovata fedeltà al partito (PD), alle cooperative eccc... Tutti lavorini che non ti vengono dati perchè lo meriti , perchè hai i numeri, ecc.. ma perchè dimostri fedeltà, tuo padre ha dimostrato fedeltà , ecc
Con un reddito che le tuteli, le persone tornerebbero ad essere libere. Oggi i partiti come il Pd hanno davvero paura.
Infatti, se il M5S riesce a fare un reddito di cittadinanza
diventa ufficialmente il Partito che tutela i cittadini,
i non privilegiati, praticamente diventa la VERA Sinistra italiana. E magari qualcuno con un po' di sale in zucca inizierà a chiedersi: e il PD cosa ci sta a fare?
Riescono a stracciarsi le vesti per gli immigrati
e, parallelamente, essere contro alla solidarietà ai disoccupati italiani.. Io dico che: O SEI PER L'UMANITA' E I DIRITTI ... O NON LO SEI
C'è chi dice che ci saranno i furbetti del rmc ma quelli ci sono dappertutto anche per le pensioni o i sussidi e intanto sono state previste pene molto dure per chi froda.
Non è un paese serio quello che non tutela tutti i suoi figli e alcuni di loro li iper tutela altri addirittura, non si sa bene perché, sono privilegiati e ricevono pensioni doppie o triple, pensioni d'oro ecc.. E' in Africa , in Messico, nei paesi di grande corruzione dove ci sono grandi ingiustizie plateali con i soldi di tutti che vengono dati solo ad alcuni.. Nei paesi civili occidentali europei chi perde il lavoro ha un sussidio finchè non ne trova un altro. Questo tutela la dignità delle persone, impedirebbe il crimine per necessità, ecc.. Sarebbe una grande manovra di cività che ci avvicinerebbe agli altri paesi civili occidentali ma tutta la nostra società è basata sul clientelismo... una manovra che praticamente abolirebbe questo problema (anticamera di tutti i servilismi,si pensi solo ai giornalisti dei giornaloni ee dei media e al loro prostituirsi quotidiano.. perchè sennò perderebbero il lavoro) sia un grande problema per il PD
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John Green: Dal libro "Breve Storia del Neoliberismo", le élite finanziarie a fine anni '70 decisero internazionalmente di abbandonare ogni forma di intervento statale, in particolare abolire il welfare keynesiano sostituito da una nuova teoria-ideologia: il neoliberismo. Dogmatico. La Thatcher dichiarò: "Non ci sono alternative".
Teorici Paul Volcker capo della FED, Milton Friedman ed altri. Attori Reagan, Thatcher, Pinochet, Den Xiaoping. Il mondo si adeguò manu militari.
Con la nuova ideologia lo stato deve deregolamentare tutto e favorire le privatizzazioni, le più lucrose soprattutto sanità, pensioni, istruzione e deve annullare i sindacati, ecc. Il nuovo sistema si autoregola dando prosperità a tutti. Lo stato deve solamente favorire le privatizzazioni, esentare le tasse alle grandi corporazioni, garantire la totale libertà ai movimenti di capitali ed intraprese private che investiranno e quindi creeranno lavoro. Dopo circa cinquant'anni i risultati li vediamo assai chiaramente e non solo sulla pelle dei giovani.
Le macchiette toscane seguono ancora quei dettami, implementati in Italia dalla P2 di Gelli e dagli "esperti" PD-FI.
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Demetrio D'Ambrosi.
Da dove arrivano i posti di lavoro da offrire ai percettori del reddito di cittadinanza?
Se questi lavori esistessero, non verrebbero già riempiti dai disoccupati che prenderanno il reddito di cittadinanza?
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Viviana.
In un mese i posti di lavoro sono già aumentati di 100.000 unità. Se si cambia impostazione economica e distribuzione dei capitali i posti di lavoro escono. Pensa solo coi 20 miliardi regalati alle banche quanti posti di lavoro per recupero idrogeologico del territorio, più ponti, scuole ecc si sarebbero potuti fare. Credi che se Roosewelt si fosse fatta la tua stessa domanda sarebbe riuscito a risollevare l'America dalla grande depressione? Ma il suo programma keyesiano di ammodernamento del Paese era l'esatto opposto dell'austerity. Non si chiese dove erano i posti di lavoro, li creò.
Non ho capito perché tutti si chiedono dove si trovano i soldi per aiutare gli italiani poveri e nessuno si chieda dove si trovano i soldi per aiutare i migranti se questi arrivassero a valanga a porti aperti come vorrebbe il Pd.La storia oggi di 120 migranti morti in mare non sta in piedi. Non ci sono prove, mi sembrano numeri di fantasia per far scena. Adesso piangiamo non solo sui morti veri ma anche su quelli inventati.
E c'è un'altra cosa che non capisco. Perché tutti si chiedono dove si trovano i soldi per aiutare gli italiani poveri e nessuno si chiede dove si troverebbero i soldi per aiutare le valanghe di migranti che arriverebero a porti aperti come vorrebbe il Pd? L'Africa ha un miliardo e duecento milioni di abitanti, tra dieci anni saranno il doppio, due miliardi e mezzo. Quanti di loro si pensa che arriveranno in Italia? Si crede davvero di poterli assistere tutti mentre siamo a un pelo dal default italiano? Quale pazzo ti chiederebbe di dare quello che hai ai poveri mentre la tua famiglia sta per essere messa su una strada?
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Moresby.
Glielo dica qualcuno che ancheTunisia e Algeria erano colonie italiane.
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Viviana.
Beata Ignoranza! L'Italia non ha da 76 anni nessuna influenza sulle ex colonie, mentre il franco francese dopo 70 anni strozza ancora le economie di 14 Paesi africani, privandoli della sovranità monetaria.Pensa ai miliardi che entrano ogni anno nelle casse francesi. il 50% delle riserve di cambio dei Paesi della zona franco devono essere depositate su un conto della Banca di Francia, arricchendo le multinazionali e i commerci francesi. Il sistema permette di garantire i profitti dei colossi europei che non pagano niente per questa garanzia: sono i cittadini africani che attraverso le riserve di cambio collocate al Tesoro francese, pagano la stabilità del tasso di cambio. Senza contare che la Francia continua a importare materie prime come cacao, caffé, banane, legna, oro, petrolio, uranio, pagate con il CFA a parità con l’euro e senza rischi di deprezzamento monetario. Abbiamo 10 miliardi di euro, che potrebbero essere utilizzati per piani di sviluppo dei Paesi in questione. Evitando la richiesta di prestiti che non fanno che aumentare il debito nei confronti delle istituzioni finanziarie europee e dei singoli Paesi.
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Lo stilita colombino.
Devo solo capire se in Italia sia in corso una lotta titanica tra razionalità e stupidità oppure tra razionalità e malafede.
Abbiamo avuto governi che favorendo l'immigrazione irregolare via barconi HANNO CAUSATO MIGLIAIA DI MORTI in mare (erano 600 nel 2013, PRIMA delle "operazioni umanitarie", poi 3500 già nel 2014, 3800 nel 2015, 5000 nel 2016, 3100 nel 2017) e adesso che c'è un governo che, nella sua area di competenza (rotta libica) DIMEZZA il numero dei morti rispetto all'anno precedente lo si accusa di "genocidio".
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Trazalca.
Ai nostri amici dediti all'accoglienza ed alla bontà d'animo, tutti presi nell'insultare chi non la pensa come loro affibiando epiteti vari a chiunque, non potrà sfuggire il fatto che di questa notizia da prima pagina vi siano tracce solamente sui media italiani, il che risulta alquanto strano, se consultaste le principali testate europee scoprireste che sui media francesi hanno i loro problemi con i gilet jaune, su quelli tedeschi si trova di tutto tranne questo, sugli inglesi non ho neanche guardato perchè sarebbe inutile visto che a loro interessa la brexit e quindi il problema lo avranno ancora per poco, qualcosa sugli spagnoli ed i commenti dei lettori sono interessanti e vi prego di leggerli cosi potrete notare come i nostri siano al miele rispetto ai loro. Voi che vi riempite la bocca di questa finta ed interessata unione di mero interesse finanziario, sarebbe meglio cominciaste a capire che l'Italia non può essere l'approdo per l'Africa intera e che più insisterete su queste posizioni tipo +europa e simili, no borders ed accogli tutti vari, più non farete altro che peggiorare la situazione perchè Salvini in fin dei conti è un moderato, chi verrà dopo potrebbe esserlo meno. Se volete a tutti i costi farci sentire europei allora fateci sentire come i tedeschi, i francesi o ai belgi ai quali di tutto ciò, non viene detto nulla e non risulterà quindi un loro problema, pertanto, da cittadino europeo tanto quanto loro, non sarà neanche mio!!!
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Viviana
Va bene, li facciamo sbarcare tutti e dopo? Di qualcosa devono campare. Li lasciamo a giro per le strade a chiedere l'elemosina e a dormire sotto i ponti? A defecare per strada o ad aggredire le donne? Li sfruttiamo come schiavi in agricoltura a 3 euro al giorno? O in edilizia come lavoratori in nero? Le donne le mettiamo nella prostituzione e i bambini nel traffico di organi? Li diamo come manovalanza alla mafia? Li occupiamo nel traffico di droga? Aumentiamo la microcriminalità? Rinforziamo la mafia nigeriana? Li ammucchiamo nei Cara così chi gestisce i centri ci guadagna? Li facciamo votare alle primarie del Pd? Diamo anche a loro il reddito minimo di cittadinanza? Non ho capito cosa. Vorrei che tutti questi buonisti disposti ad accogliere mezza Africa mi spiegassero per bene cosa intendono fare di tutti questi migranti. Hanno un progetto? Un piano? Un programma? qualcosa che vada oltre le chiacchiere generiche. Io lavoro nel volontariato con un gruppo di medici volontari che almeno dà loro cure mediche gratuite. Io procuro vestiti e coperte.E voi cosa fate oltre alle chiacchiere a vuoto? Rimpatriare un migrante costa 6.000 euro. Salvini ha detto che ne rimpatriava 600.000. Siamo a 84. L'unica è non farli arrivare.