lunedì 16 novembre 2009

Democrazia stuprata. Giornalisti guitti o distratti

Editoriale di Alessandro Cardulli

Democrazia: dal greco demos (popolo) e kratos (potere). Tradotto: governo popolare di cui parla Erodoto, già nel V secolo avanti Cristo. Sarà poi Aristotele a individuare e distinguere tre forme di governo: la monarchia, il governo di uno; l’aristocrazia, il governo dei migliori dal punto di vista del censo e della collocazione sociale, se così si può dire;la democrazia, governo del popolo, dei cittadini, appunto.

Un’altra parola che interessa la democrazia :guitto. Nei dizionari si trovano come sinonimi: gretto, meschino,misero,privo di dignità,, sordito, sporco, sudicio in senso morale e non per quante volte si lava. Una terza parola è :distratto. Sempre dai vocabolari il significato: disattento,sbadato, che ha la mente altrove. Ci dicono i fatti anche di questi ultimi giorni, che viviamo in un regime di democrazia stuprata da continue violenze dalla destra che governa e dai media, dalla carta stampata, alla tv, alla radio dove pullulano i giornalisti guitti e quelli distratti.

Squallidi esponenti della maggioranza di governo si affannano a dire che la “ legge vergogna” presentata per salvare il capoccia dai processi incombenti è un specie di dovere perché Berlusconi ha il consenso del popolo italiano, qualcuno si limita a dire della maggioranza del popolo, e quindi il diritto di governare. Berlusconi stesso ogni giorno ripete che lo ha scelto il popolo. Anche Gianfranco Fini conversando con la Annunziata ha espresso questa convinzione, certo negando che ci sia un complotto contro il premier. Si tratta di una colossale bugia. Intanto sempre meno siamo in presenza di un “governo del popolo”. I cittadini non hanno voce in capitolo, ormai neppure “in basso”, dai municipi, ai comuni, alle Regioni, al Parlamento. Le istituzioni si governano in regime, per richiamare Aristotele, di “aristocrazia”. Ma non nel senso aristotelico perché i governanti vengono scelti da ristretti gruppi alla testa dei partiti, per il Pdl dal “monarca” di Arcore.

Berlusconi non ha il sostegno del popolo
Ma la colossale bugia riguarda soprattutto il fatto che il partito di Berlusconi abbia avuto un voto plebiscitario.Alle elezioni dell’aprile scorso ha riportato il 37,38% dei voti. Con la Lega e l’Mpa si è arrivati ad una maggioranza di governo poco sotto al 48%. Questa percentuale è calcolata sui voti validi e cioè su 36 milioni. I cittadini che avevano diritto al voto erano 47 milioni. Basta un piccolo calcolo: Berlusconi è sostenuto dal voto di circa 17 milioni di elettori su 47 milioni, neppure un cittadino su tre .Distratto Fini, distratta l’Annunziata. Altra distrazione sempre nel corso di “1/2 h”.Dice Fini che la Corte Costituzionale quando ha bocciato il Lodo Alfano ha dato una motivazione diversa rispetto alla precedente bocciatura, chiedendo di fatto, una diversa procedura perché riguarda un mutamento della Costituzione. Ai due distratti sarà utile ricordare che la Consulta ha bocciato il Lodo Alfano non solo perché è stato fatto con legge ordinaria ma, soprattutto, perché violava l’articolo 3 della Costituzione, il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il politico distratto e il giornalista distratto non hanno contribuito a produrre conoscenza che è il sale della democrazia.

Contro i magistrati si inventano di tutto
Ma in questi giorni disgraziati per la nostra Repubblica, illuminati dalla forza degli appelli contro le sciagurate leggi per salvare Berlusconi e dai centomila che sono scesi in piazza sabato saldando lavoro e democrazia, sono stati i guitti, in giornalisti della corte berlusconiana a giocarsela alla grande, a spargere veleno e bugie, raccontando bugie sul lavoro dei magistrati, novelli fannulloni per usare la terminologia breve del ministro Brunetta, pensate non fanno processi al pomeriggio, lavorano solo quattro ore al giorno quando ve bene. Si inventano cancellieri che non ci sono, i giudici diventano semplici impiegati dello stato che devono solo obbedir tacendo; non sanno, ignoranti o in malafede, che alla magistratura spetta l'esercizio del potere giudiziario, uno dei tre poteri dello stato di diritto nella teoria classica di Montesquieu.

Ci illustrano, i guitti, attraverso gli schermi televisivi, che Berlusconi è talmente minacciato nella sua sicurezza dai brigatisti, ci manca dicano che sono comunisti, tanto da dover lasciare la sua residenza che tanto ama, dove trascorre notti movimentate non dalla br. Si trasferisce per qualche notte a Palazzo Chigi che lui, ci dicono i guitti, non gradisce perché gli ricorda il teatrino della politica. Dice il presidente della Camera, sempre nella intervista della Annunziata, che non gli risulta che ci siano questi pericoli per Berlusconi. Non risulta neppure ai servizi, ma i guitti devono fare il loro mestiere di violentatori della democrazia. Così come battono la gran cassa sul fatto che la crisi è superata e il Pil( prodotto interno lordo) ha preso un brodino, ma solo per un mese. La produzione industriale è di nuovo calata pesantemente, l’occupazione falcidiata, la cassa integrazione alle stelle, i conti pubblici sforano ogni limite, le entrate sono crollate,l’avanzo netto ce lo siamo mangiati .

I guitti non battono ciglio, elogiano perfino la Finanziaria approvata dal Senato con il governo che è andato sotto più volte, la stessa maggioranza divisa. E ai guitti si aggiungono anche molti distratti. Può continuare così? Firme, appelli, assemblee, manifestazioni, tutto si può mettere in campo. Se la società civile esiste ancora batta un colpo, si faccia sentire, diventi opposizione vera, forte e unita. Torni a far politica, spinga i partiti perché escano dalle casematte, dai fortini sbrecciati. Demos e Kratos: la democrazia è questa.

http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=7501:-democrazia-stuprata-giornalisti-guitti-o-distratti&catid=39:opinioni&Itemid=156



Liberiamo Palermo da Cammarata, cominciamo a costruire il futuro!

sabato 14 novembre 2009

La sede di "Libero" presidiata da soldati armati di mitragliatore






"Ieri pomeriggio passando in viale Majno a Milano sono rimasto sorpreso dai soldati che vedete.

Fucile mitragliatore imbracciato (pallottola in canna?) e giubbotto antiproiettile d'ordinanza.

Manco sapevo che quella fosse la sede di Libero la cui libertà di pensiero ben conoscete.

E quindi tutti noi che avevamo criticato Maroni per quella scelta eravamo nel torto.

Avevamo come al solito frainteso.

Non della sicurezza dei cittadini si trattava ma di quella dei servi leccaculo di questo governo."


http://albertocane.blogspot.com/2009/11/la-sede-di-libero-presidiata-da-soldati.html

Pubblicato dalla blogger Annamaria Farina sul blog di Beppe Grillo.

venerdì 13 novembre 2009

Legge su misura per Berlusconi: lascerà impuniti i reati dei «colletti bianchi» (El Pais)

di Elysa Fazzino.

I processi di Berlusconi, ma non solo. La disputa scoppiata in Italia sul disegno di legge per il “processo breve” ha larga eco sui siti dei media esteri. El Pais fa un richiamo sulla homepage per sottolineare che resteranno impuniti migliaia di casi, i reati dei cosiddetti “colletti bianchi”. Il giornale conservatore Le Figaro titola su Berlusconi «in manovra» per evitare la giustizia. Vari siti britannici, come il Guardian, danno rilievo anche all’ultimo processo che incombe sul premier, quello di divorzio.

«Manovra di Berlusconi per l'immunità mentre la moglie chiede una fetta del suo impero», titola il Guardian, che nel sommario recita: «Il Primo ministro italiano lancia una controffensiva contro la Corte costituzionale nel giorno in cui Veronica Lario porta in tribunale la separazione». La legge proposta dal campo di Berlusconi, scrive John Hooper, «contiene provvedimenti radicali che fermerebbero i processi in cui lui è imputato». E’ una delle due leggi con cui Berlusconi risponde alla sentenza della Consulta che gli ha tolto l’immunità. Un’altra proposta punta a ridargli l’immunità. In evidenza la denuncia dell’Associazione nazionale magistrati, secondo cui «almeno 100mila» processi rischiano di essere terminati.
«Gli effetti sul sistema legale italiano, noto per ritardi e inefficienze, sarebbe drammatico», commenta il Guardian, facendo notare che tra i processi a rischio c’è quello che riguarda una delle più grandi frodi societarie al mondo, il crac Parmalat.

Il Financial Times parla di una riforma giudiziaria «controversa», che limiterebbe la durata di alcuni processi già in corso a sei anni e possibilmente terminerà due casi contro il premier. Guy Dinmore specifica che Berlusconi non ha chiarito in che modo la legge potrebbe riguardarlo. Secondo una fonte legale che segue da vicino i due casi, se la legge passa, il processo Mediaset sarebbe estinto, ma «non è chiaro quando sarebbe estinto il processo in cui è accusato di avere corrotto David Mills».

Angela Finocchiaro, riferisce il Ft, ha sbattuto una copia della legge contro il muro dicendo che con la legge gli zingari accusati di furto sarebbero processati mentre i casi delle grandi corporation sarebbero lasciato cadere. Ha citato come esempio il caso sulla bancarotta Parmalat.

«La nuova legge», osserva Il Times, «probabilmente incontrerà ostacoli costituzionali, legali e politici». «Gli oppositori – spiega Richard Owen - dicono che non è la riforma giudiziaria di cui l’Italia ha bisogno ma una misura “disperata” e ad hoc per salvare Berlusconi dalla condanna per corruzione». Il Times però preferisce titolare sul divorzio e dire che «la fortuna di Berlusconi è in gioco». Solo di divorzio parla il Daily Mail, secondo cui si sono frantumate le speranze di Berlusconi di un divorzio tranquillo.

El Pais titola: «La riforma giudiziaria di Berlusconi archivierà migliaia di casi». La legge lascerà impunita la maggioranza dei reati dei “colletti bianchi” con «effetti devastanti» secondo i giudici. Miguel Mora racconta che il Parlamento italiano ha vissuto un’altra giornata «tra il buffo e il drammatico». Ecco perché: mentre un’unità medica alla Camera fa test antidroga ai deputati che lo desiderano, i loro colleghi al Senato «si estasiano con la nuova legge su misura per Silvio Berlusconi». El Pais definisce la legge l’ultimo dispositivo «salva Primo ministro» e nota che è stato presentato «a tutta velocità». Si applicherà solo a chi non ha precedenti condanne, tranne un caso inserito «per esigenza della Lega Nord»: gli stranieri accusati di immigrazione illegale non avranno diritto al processo breve.

L’obiettivo ufficiale, scrive El Mundo, è di impedire che i processi si eternizzino. L’opposizione qualifica l’iniziativa come «incostituzionale» e «immorale». Il titolo: «Il Parlamento italiano dibatte una legge che potrebbe sospendere i processi contro Berlusconi». Spiega Irene Velasco: «Sono molti quelli che considerano che si tratta in realtà di una legge su misura degli interessi del Primo ministro e che l’obiettivo non dichiarato è di far sì che il magnate della comunicazione possa ancora una volta possa schivare la giustizia».

Con il titolo «Berlusconi manovra per evitare la giustizia», Le Figaro è meno sfumato: l’adozione della legge «eviterebbe al presidente del Consiglio di dover comparire in giustizia». Il testo è frutto di un «compromesso laborioso», raggiunto in un incontro «tempestoso» tra Berlusconi e Gianfranco Fini, riferisce Richar Heuzé. Se la legge fosse adottata, il processo Mills, aperto tre anni fa, «sarebbe già prescritto». Lo stesso per il processo Mediaset. L’ostacolo principale per Berlusconi sarà il Quirinale: il presidente della Repubblica non è disposto a ratificare una legge che ritiene contraria alla Costituzione, conclude Le Figaro.
CONTINUA ...»

Le Monde: «Berlusconi difende una riforma della giustizia che divide l’Italia». Il premier aveva promesso di difendersi davanti ai tribunali, nota Philippe Ridet, ma «per ora è nello studio della sua residenza romana, insieme al suo avvocato, che si prepara a sfuggire alla giustizia». Poiché la riforma non può essere retroattiva, saranno gli «sherpa» di Berlusconi a dovere trovare una misura transitoria che permetta di applicarla ai processi in corso. Lavoro «delicato» per fare in modo che la norma non corra il rischio di incostituzionalità. Le Monde parla di mezza vittoria per Berlusconi, che non è riuscito a convincere Fini a «impegnare le sue truppe». C’è un ostacolo politico, spiega Ridet: la preparazione delle elezioni regionali di marzo «concentra tutta l’attenzione» degli alleati del premier. «Il mercanteggiamento elettorale è cominciato».

Sul Nouvel Observateur, Marcelle Padovani parla di brutti tempi per Berlusconi, che ormai ha la risata forzata: «La giustizia gli ha tolto l’immunità, la sua popolarità è in calo e i suoi alleati preparano il seguito». Sul sito compare anche un articolo Ap sulla legge per il “processo breve”, che « potrebbe aiutare Berlusconi nei suoi guai con la giustizia».

Il servizio Ap è ripreso anche da vari siti Usa, tra cui quello del New York Times. In Italia – si legge sul Nyt - i processi sono notoriamente «lenti e inefficienti» e ciò ha portato a frequenti appelli per una riforma della giustizia. «Ma la discussione è stata per anni adombrata dai problemi legali di Berlusconi». Il Wall Street Journal si occupa della questione con un articolo di Stacy Meichtry: «Gli alleati di Berlusconi propongono una legge» che aiuterebbe il premier con i suoi problemi legali. Circola sui siti Usa anche una notizia Upi, che è la sola a titolare: «Legge accelererebbe i tribunali italiani», dove i processi vanno avanti a «passo glaciale».

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/11/visti-da-lontano-20091311.shtml?uuid=444d4960-d055-11de-82e7-5bccff4d3984&DocRulesView=Libero

mercoledì 11 novembre 2009

Sta per sorgere un Nuovo Ordine Mondiale

di S. Pavini - 6 novembre 2009
La preparazione di un Nuovo Ordine Mondiale è figlia di un lungo percorso la cui ultima fase in Italia è iniziata nel 1928 con la nascita dell’Opus Dei ed è culminata il 14/10/1978 con l’ascesa al soglio di Pietro di Giovanni Paolo II, 264° papa di S. Romana Chiesa che ne ha sancito la vittoria politica.

L’Opus Dei, un’organizzazione internazionale che può contare su un numero di seguaci abbastanza esiguo (di circa 80.000 persone), ma che ricoprono ruoli sociali e politico religiosi di notevole rilievo ed influenza.
L’Opus Dei possiede una ricchezza immensa, anche perché i rispettivi membri sono tenuti a donare tutti i loro beni al momento dell’entrata nell’organizzazione (beni non soggetti a restituzione in caso di abbandono).
Sotto il pontificato di Karol Wojtyla, l’Opera di Dio ha prosperato oltre ogni più rosea previsione: una delle prime cose che Karol Wojtyla fece subito dopo la sua nomina a papa fu quella di recarsi a pregare sulla tomba del fondatore dell’Opus Dei, Josè Maria Escrivà De Balaguer, che nel 1992, dopo un breve processo di canonizzazione, fu beatificato.
Ma che c’entra il pontificato Wojtyla con il disegno politico di creare un grande centro in Italia?
Da parte di eminenti personaggi che avevano guidato anche la Democrazia Cristiana era giunto il momento di liberarsi in modo definitivo di alleanze politiche ingombranti e scomode per spianare la strada ad una nuova formazione che avrebbe riunito destra e sinistra in un grande abbraccio mortale.

Dobbiamo tornare indietro nel tempo all’epoca delle stragi di mafia e di Tangentopoli negli anni 92/93 dello scorso secolo.
Proprio nel 1993 in piena Tangentopoli il giudice milanese Borrelli ed il pool investigativo appurarono il transito nelle casse dello IOR, la banca del Vaticano, di 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro destinati al pagamento di maxitangenti (Enimont).
Secondo il giornalista Gianluigi Nuzzi (Vaticano SPA) monsignor Donato De Bonis, già braccio destro di Paul Marcinkus e primo prelato dello Ior, in seguito nominato vescovo dell' Ordine di Malta, avrebbe movimentato in pochi anni, tra il 1989 e il 1993, 275 milioni di euro in contanti più 200 miliardi di lire in titoli di Stato in favore di ben identificati personaggi.
In pratica esistevano due Ior di cui uno, quello parallelo, sarebbe stato attivo nel riciclaggio di denaro sporco, tangenti, provviste nere ed altro ancora.
Ritengo che la banca vaticana abbia supportato contemporaneamente due gruppi mafiosi in contrasto tra loro ed altrettanti due gruppi politici antagonisti, uno che aspirava alla fondazione di un grande partito di centro destinato a sostituire la DC alleato con i partiti di sinistra ed un altro alleato con il gruppo veteromafioso che cercava disperatamente di mantenere in vita il precedente assetto politico-economico.
Il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, infatti ha rivelato che le transazioni in del padre passavano tramite i conti e le cassette dello Ior e le provviste passavano attraverso il Conte Romolo Vaselli ed il conte Arturo Cassina, cavalieri dell’ordine equestre del santo Sepolcro retto all’epoca dal Gran Maestro l’arcivescovo di Monreale Monsignor Cassisa.
Questi personaggi insieme all’ex sindaco di Palermo Ciancimino ed altri erano collegati agli esattori Salvo, all’ On Salvo Lima, i quali erano i referenti politici in Sicilia dell’On. Giulio Andreotti co-titolare insieme al monsignor De Bonis del conto 001-3-14774-C presso lo IOR, nominalmente intestato alla Fondazione Cardinale Spellman attraverso cui venivano movimentate cifre consistenti (corrispondenti a circa 26 milioni di euro) che si diramavano per destinazioni diverse.
A riguardo dell'operazione politica di sostituire la DC nel 1998 era partita l’inchiesta coordinata dal dr. Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto di Roma, denominata operazione "Sofia", che investigava su una ben definita ipotesi: quella del tentativo ispirato e diretto dal Vaticano di creare un Grande Centro politico che avrebbe preso il potere. Tale iniziativa sarebbe stata alimentata da notevoli capitali affluiti in Vaticano. Durante le investigazioni compiute da nuclei segreti della guardia di Finanza sarebbe emerso che i referenti di questa complessa operazione sarebbero stati l’on. Antonio Matarrese e l’on. Pierluigi Bersani. In particolare l’on. Matarrese avrebbe avuto nella sua disponibilità fondi neri per 670 miliardi delle vecchie lire. Tra i del progetto ci sarebbe stato anche l’on. Raffaele della Valle, primo capogruppo di FI alla camera dei deputati in seguito defilatosi dalla complessa operazione.
A favore di questo progettto si collocavano Francesco Cossiga, Pierferdinando Casini, Clemente Mastella, Vincenzo Scotti, Roberto Formigoni, Giuseppe Pisanu, Rocco Buttiglione, Fabrizio Cicchitto e molti altri ancora anche formalmente aderenti a partiti di opposizione.
Tale schieramento è risultato vincente a tutto campo. Mentre l’ala militare della mafia veniva sconfitta (cattura di Riina, Provenzano etc), emergeva nell’ombra una organizzazione più discreta e silenziosa che si appoggiava a Matteo Messina Denaro avendo come interlocutore privilegiato il sen. Marcello Dell’Utri.
A suggello di questa vittoria che vide cadere sul campo Ignazio Salvo e l’on. Lima, assassinati non si sa da chi, il Papa Giovanni Paolo II in una memorabile omelia pronunciata durante una sua visita pastorale ad Agrigento nel 1993 espresse parole di fuoco nei confronti della Mafia e dei mafiosi.
Nel frattempo Woityla compie passi veloci per un cambiamento radicale nella politica e nell’ordinamento della Santa Sede: per primo (1981) riceve in S. Carlo dei Catinari una delegazione della Sinagoga di Roma (visita poi restituita nel 1986), poi abolisce la norma che prevedeva scomunica automatica per i cattolici che aderivano alla massoneria introdotta da Papa Clemente XII nel 1738, poi (1982) trasforma l’Opus Dei in prelatura personale, disposizione che permette all’Opera di dover rendere conto del suo operato solo ed unicamente al pontefice ed infine (2000) emana la Legge Fondamentale dello Stato del Vaticano che in riforma della precedente legge del 1929 stablisce che il sommo pontefice in quanto sovrano dello Stato del Vaticano ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.
E Berlusconi?
Fa la sua parte. E riceve encomi ed onorificenze, ormai libero dall’interdizione papale per essere stato membro della loggia massonica P2.
Nel 2003 Carlo di Borbone delle due Sicilie, nella qualità di Gran Prefetto del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, insignisce il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi del Collare Costantiniano di Gran Croce con placca d’Oro, un' altissima onorificenza sino ad ora conferita solo all’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga (le cui dimissioni a due mesi dal termine stopparono l’elezione di Andreotti a presidente della Repubblica) ed all’ambasciatore Antonio Benedetto Spada, gran tesoriere dell’Ordine.
II Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio è il più antico Ordine equestre-religioso (risalendo all’impero romano), il quale si propone la Glorificazione della Croce, la Propaganda della Fede e la difesa della Santa Romana Chiesa.
Secondo il suo statuto iI numero dei Balì Cavalieri di Gran Croce di Giustizia non può essere superiore a cinquanta, in memoria dei prescelti dal Costantino per la custodia del Labaro, e ciascuno di essi ha il titolo di uno degli antichi Baliaggi o Priorati e il trattamento di Eccellenza e di Don.
Il Presidente Berlusconi si è trovato in buona compagnia, unitamente alle varie teste coronate, ai nobili di antica stirpe e ad altissimi porporati ha ritrovato tra gli altri:
S.E. Rev.mo Monsignore Ferrara Sotir, Vescovo di Piana degli Albanesi (Palermo) capo della chiesa bizantina d’Italia
S.E. Rev.mo Monsignore Salvatore Cassisa, Vescovo Emerito di Monreale (Palermo)
Onorevole Salvatore Cuffaro, già Presidente della Regione di Sicilia (Palermo)
S.E. Generale Filiberto Cecchi, Capo di Stato Maggiore dell’esercito Italiano
Dr Joaquín Navarro Valls, già Direttore della Sala Stampa della Santa Sede numerario dell’Opus Dei
Em.mo e Rev.mo D. Eduardo Cardinale Martínez-Somálo Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e per le Società di vita apostolica già camerlengo (n 2 della Chiesa cattolica) fino al compimento del suo ottantesimo compleanno.
Tra cotanti membri di sangue blu e tonache purpuree compare anche l’on. Nicolò Nicolosi deputato e già sindaco di Corleone (Palermo).
Oggi il presidente dello Ior è Ettore Gotti Tedeschi membro dell’Opus Dei. Presidente del Banco Santander in Italia, Gotti Tedeschi è anche consigliere della Cassa depositi e prestiti e docente di etica della finanza alla Cattolica di Milano. Editorialista dell’Osservatore romano e consulente del Santo Padre è amico personale e ascoltato consigliere dell'on. Giulio Tremonti ministro del governo Berlusconi.
Cosa si profila dunque?
Pierluigi Bersani sta per trionfare nelle elezioni primarie del suo partito, cosa che lo porterà alla segreteria del PD.
Si tratta forse di quel lungo percorso tracciato da poteri tanto forti quanto occulti che stanno perfezionando la fisionomia e l’organigramma di un Nuovo Ordine Mondiale con a capo supremo il premio Nobel per la Pace Barak Obama?

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/21454/48/



crozza a ballarò - 10 novembre 2009

Caso Cucchi, primi indagati Accusa pm, 'omicidio preterintenzionale'

ROMA - Stefano Cucchi sarebbe stato picchiato da almeno due agenti di polizia penitenziaria mentre era nella cella del palazzo di Giustizia di Roma, in attesa del suo processo per direttissima. E' la testimonianza, secondo quanto riferiscono alcuni quotidiani, resa ai magistrati da un immigrato clandestino di 31 anni, arrestato il 15 ottobre per stupefacenti. Sarebbe lui il testimone che il 3 novembre ha raccontato al pm Vincenzo Barba il pestaggio di Stefano Cucchi. Secondo il racconto dell'avvocato di S.Y., Francesco Olivieri, il 16 ottobre il suo assistito e' in una delle celle del palazzo di Giustizia, in attesa del processo. Di fronte alla sua c'e' quella in cui viene rinchiuso Cucchi.

E' attraverso lo spioncino della sua cella che ''in tarda mattinata'' S.Y., allarmato dalle ''grida'' che sente, si affaccia e vede due agenti di polizia penitenziaria picchiare Cucchi che, uscito di cella per andare in bagno, non voleva piu' tornare in camera di sicurezza. Secondo il racconto del detenuto, che oggi si trova al Regina Coeli, Cucchi sarebbe stato colpito prima con due manrovesci che l'hanno gettato in terra, poi preso a calci mentre era steso sul pavimento. Infine trascinato in cella dagli agenti. Dopo i processi per direttissima, S.Y. e Stefano Cucchi vengono sistemati nella stessa cella. Qui, S.Y. avrebbe visto i lividi che gonfiano il volto di Cucchi. Infine, entrambi vengono portati al Regina Coeli, i polsi legati con le stesse manette. E' in questo momento, sempre secondo quanto riferisce l'avvocato Olivieri, che Cucchi sussurra a S.Y.: ''Hai visto questi bastardi come mi hanno ridotto?''.

ARRIVANO I PRIMI INDAGATI - Arrivano i primi indagati per la morte di Stefano Cucchi, avvenuta nell'ospedale Sandro Pertini, a Roma, sei giorni dopo l'arresto per possesso di droga. Gli indagati, accusati di omicidio preterintenzionale, dovrebbero essere carabinieri, agenti di polizia penitenziaria e detenuti. In tutto circa sei persone, che si sarebbero trovate in contatto con Stefano Cucchi nelle camere di sicurezza del Tribunale di Roma. In quel lasso di tempo e spazio dove sarebbe stato isolato l'attimo dell'aggressione: dopo l'udienza che aveva deciso di lasciare in carcere Stefano e prima del suo trasferimento in cella. Tra gli indagati per ora non comparirebbero medici. E oggi approda on-line tutta la documentazione clinica relativa alla vicenda del geometra di 31 anni.

Una documentazione dalla quale si evince che Stefano "non collaborava" col personale sanitario e rifiutava i trattamenti. Non solo: per fare luce la salma di Cucchi sarà probabilmente riesumata per consentire il completamento degli esami disposti. Sul cadavere del geometra è già stata fatta l'autopsia. E dai primi esami degli esami clinici e della documentazione autoptica compiuti dai medici legali incaricati dalla procura la tipologia delle lesioni riscontrate sul detenuto sono compatibili sia con un evento accidentale, come potrebbe essere una caduta, sia con le percosse. Al momento dunque non sarebbero coinvolti nelle indagini dei pm Vincenzo Barba e Francesca Loy il personale medico dell'ospedale, nei confronti dei quali, se emergessero responsabilità a livello di negligenze, si procederebbe per omicidio colposo. Per i legali della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo e Dario Piccioni "si tratta di uno sviluppo particolarmente significativo e rilevante della delicata indagine in corso".

Intanto oggi sono stati pubblicati on line sui siti abuondiritto.it, italiarazzismo.it e innocentievasioni.net, tutta la documentazione clinica a partire dal referto del medico del 118 delle 5.30 del 16 ottobre, fino ai diari sanitari del reparto detentivo del Pertini e al certificato di morte del 22 ottobre. Dalla relazione fatta il 21 ottobre scorso dall'ospedale Sandro Pertini emerge che Cucchi presentava "condizioni generali molto scadute" e aveva "un atteggiamento oppositivo, per nulla collaborante e di fatto rifiuta ogni indagine anche non invasiva". Nella relazione si legge, inoltre, che Cucchi "ha affermato di rifiutare anche di alimentarsi, accettando di bere liquidi e assumere la terapia orale, finché non parlerà con il suo avvocato". Dalla documentazione "emerge come una moltitudine di operatori della polizia giudiziaria, del personale amministrativo e delle strutture sanitarie, abbiano assistito, inerti quando non complici, al declino fisico di Stefano Cucchi e fino alla morte", spiega il presidente di A Buon Diritto, Luigi Manconi.

GIOVANARDI, MORTO PERCHE' DROGATO. E' POLEMICA

Stefano Cucchi è morto perché era drogato e anoressico. Le parole del sottosegretario Carlo Giovanardi riaccendono la polemica sulla morte del giovane, deceduto nel reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini 6 giorni dopo l'arresto, con vistosi ematomi in volto e sul corpo. Parole contro le quali si scagliano i familiari di Stefano che dal 22 ottobre chiedono giustizia per Stefano, l'opposizione e anche alcuni esponenti della maggioranza, secondo i quali quello di Giovanardi è uno "scivolone". Critiche alle quali il sottosegretario risponde in serata, parlando di "polemiche strumentali e in malafede". "Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto, è morto, e la verità verrà fuori, soprattutto perché pesava 42 chili" dice Giovanardi di primo mattino, sottolineando che la "la droga ha devastato la sua vita, era anoressico e tossicodipendente". Certo, prosegue, "il fatto che in cinque giorni sia peggiorato" dimostra che "bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così".

Parole ammorbidite nel pomeriggio. "Sono stato il primo ad esprimere la solidarietà alla famiglia Cucchi per quello che di certo c'é nella sua tragica fine e cioé che nei giorni della degenza ospedaliera si è permesso che arrivasse alla morte nelle terribili condizioni che le foto testimoniano. Ma in tutto questo - ribadisce il sottosegretario - la droga c'entra, perché è stata la causa della fragilità di Stefano, anoressico e tossicodipendente". Immediata la reazione dei familiari. "Sono parole che si commentano da sole, Giovanardi fa dichiarazioni a titolo gratuito" dicono sia il padre Giovanni che la sorella Ilaria, sottolineando che la famiglia "é sempre in attesa di giustizia". E tra l'altro, prosegue Giovanni Cucchi, è stata proprio la famiglia ad ammettere, per prima, che Stefano aveva problemi con la droga, "Non lo abbiamo mai negato - dice - ma non per questo doveva morire così". Accanto alla famiglia si schiera il Pd, l'Idv. l'Udc e anche parte del Pdl, con Benedetto Dalla Vedova che parla di uno "scivolone che contraddice la linea di rigore e prudenza scelta dal governo". "Se Giovanardi intende riferirsi alle precarie condizioni di salute di Cucchi in quanto tossicodipendente, cosa a tutti nota - prosegue -, dovrebbe ricordare che usare violenza nei confronti di una persona particolarmente debole rappresenterebbe, qualora venisse provato l'uso della violenza, un'aggravante per chi l'ha commessa e non una scriminante". Per Livia Turco, del Pd, si tratta invece di parole "inqualificabili" e aggiunge: "é sconcertante che chi esalta il valore della vita in ogni occasione consideri la morte di uno spacciatore un fatto non importante. E' ignobile e inaccettabile arrivare a fare una gerarchia tra vite di serie A e serie B". Il capogruppo dell'Idv alla Camera, Stefano Donati, chiede le dimissioni del sottosegretario, "che si dovrebbe vergognare", mentre per il presidente dei senatori dell'Udc Giampiero D'Alia e per il senatore Stefano Pedica, che dall'inizio della vicenda é vicino ai familiari di Cucchi, "Giovanardi ha perso una buona occasione per tacere". "Non si può fare sterile propaganda politica su un ragazzo morto per circostanze ancora tutte da chiarire". Critiche anche dal presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti - "smentisca quelle frasi disumane - dice - Prima di emettere giudizi finali è assolutamente necessario aspettare i risultati dell'inchiesta" -, dai radicali, che bollano Giovanardi come "ipocrita e proibizionista" e dal segretario dei Verdi Angelo Bonelli, secondo il quali le sue parole "non sono degne di un paese civile". Patrizio Gonnella, di Antigone, chiede invece al sottosegretario "se picchiare chi usa droghe é lecito". "Soprassedere sulle violenze, sui diritti calpestati e su quanto caduto in quei sei giorni e dare tutta la colpa alla droga - conclude - è quanto meno singolare".

A tutti replica Giovanardi. "Quando si polemizza - dice - bisogna avere onestà intellettuale e non malafede pregiudiziale. Ho ampiamente illustrato la mia posizione di piena solidarietà alla famiglia Cucchi e di forte critica per la mancata assistenza nelle strutture sanitarie". E' dunque "difficile dialogare con chi stravolge maliziosamente il pensiero altrui. Ma mi rendo contro - conclude - che nel nostro paese c'é sempre qualcuno pronto a sostenere la libertà di drogarsi anche deformando ad arte le posizioni di chi la pensa in maniera diversa da loro".

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2009/11/09/visualizza_new.html_1615732432.html

Non mi lascio andare a commenti, perchè non voglio scivolare nel volgare, ma ci sarebbe tanto da dire.

Una su tutte: la divisa non è un lasciapassare, una tunica di invisivilità o di impunibilità, chiunque sbaglia deve pagare.

A Giovanardi rispondo che le sue parole hanno suscitato sdegno nei cuori di tutti,
non si trinceri dietro un dito, non riuscirebbe a nascondervisi data la sua corpulenza!