venerdì 27 novembre 2009

per non dimenticare..........



Tira una brutta aria un rete. L'amico blogger byoblu consiglia di fare un backup del suo ultimo articolo.
Obbligato.

C’era un tempo in cui gli amici non erano amici, e non mangiavano più nello stesso piatto.

C’era un tempo in cui un partito accusava un imprenditore del nord di avere edificato il suo impero con i soldi della mafia. C’era un tempo in cui un direttore di giornale decise che era giunto il momento di dare a tutti una lezione di giornalismo.

Quel tempo era mercoledì 8 luglio 1998. Quel direttore era Max Parisi, alla guida de La Padania, l’organo di partito della Lega. Gli amici che non erano amici, erano Umberto Bossi e Silvio Berlusconi. Il partito era la Lega Lombarda e l’imprenditore del nord accusato di essere mafioso era proprio Silvio Berlusconi (lo so, non l’avreste mai detto). La lezione di giornalismo, invece, consisteva in una serie di domande per chiedere conto a Silvio Berlusconi del suo passato e del suo presente imprenditoriale. Il titolo era “Berlusconi Mafioso? 11 domande al Cavaliere per negarlo”. Ma le domande pubblicate erano solo 10. L’undicesima, la domanda che non c’era, nessuno la conobbe mai. Forse perché giorno venne che i due ex-amici, poi divenuti nemici, d’improvviso fecero inspiegabilmente ...la pace.

La conseguenza di questo abbraccio fraterno, degno di Carramba Che Sopresa!, fu che tutti i violenti attacchi portati da La Padania al Cavaliere cessarono come per incanto. Tutte le tracce vennero minuziosamente cancellate dagli archivi web del quotidiano leghista, e Max Parisi venne premiato con un incarico al TG2.

Ma la rete non perdona. Lo diciamo sempre. Qualcuno ha recuperato da archive.org gli articoli originali, immortalati per voi e per tutti, in remissione di ogni reticenza. E così, nella magnificenza del TechniColor, possiamo vedere cose come la foto di Berlusconi insieme alle foto di Totò Riina, Giovanni Brusca, Pippo Calò, Tano Badalamenti ed altri personaggi del tutto innocui, campeggiare sotto il titolo: BACIAMO LE MANI.

Continua su:

http://federicopistono.altervista.org/blog/censurate-questo-berlusconi-mafioso%3F-11-domande-al-cavaliere-negarlo



La riforma della giustizia.

Che il processo breve sia solo una scappatoia adottata dal governo per salvare "la capra ed i cavoli", è chiaro e indiscutibile.

Non avrebbe alcuna logica introdurlo nel contesto attuale in cui niente va per il verso giusto.

Che sia anche solo l'1% delle cause, come afferma l'Alfano, a prendere la via dela prescrizione, è pur sempre un danno per chi aspetta giustizia e, come afferma Caselli, non avrebbe senso introdurlo per l'ottenimento di un risultato così esiguo.

Tutto quello che il governo sta ponendo in atto è solo un voler cautelare chi ha una insana predisposizione a commettere reati.

Se si volesse veramente fare una seria riforma, si dovrebbe partire da basi più solide, prima rafforzando le procure in termini di personale, e poi, magari, provvedendo ad accorciare la durata dei processi, discutendo con la stessa magistratura su quali gradi dei giudizi è possibile ed auspicabile prevedere una durata minima e per quali reati.

Naturalmente la legge andrebbe applicata non retroattivamente, ma dal momento dell'emanazione.

Per i processi già avviati si potrebbe obbligare la magistratura, qualora ce ne fossero i presupposti, ad accelerarne la conclusione.

Come suggerisce Caselli, infine, tre gradi sono troppi, almeno per alcuni reati, applicare dei paletti per l'appellabilità ritengo sia una proposta validissima.

Io consiglierei, inoltre, di obbligare sia gli avvocati della difesa che quelli dell'accusa a non chiedere continui rinvii ed ai giudici di non concederglieli.

Che ognuno faccia il suo lavoro onestamente e con coscienza, per il bene di tutti, pena ammende salate.

giovedì 26 novembre 2009

La politica in Italia.

Quando i partiti si preparano ad affrontare le elezioni, si chiedono su quanti voti possono contare per risultare vincitori.

Naturalmente per ottenere il maggior numero di voti e vincere le elezioni, debbono poter fare affidamento su personaggi che hanno nel loro palmares un buon numero consensi.

Quali possono essere i personaggi dotati di una buona fetta di fans?
In genere personaggi famosi o politici già affermati.

Il fatto che abbiano o meno una buona ed adeguata preparazione in materia di amministrazione della cosa pubblica o delle leggi o della Costituzione non ha molta importanza, perchè questa conoscenza si può acquisire in un secondo tempo, sempre che si voglia.

L'importante è che abbiano nel loro palmares una buona fetta di fans e, quindi, di possibili elettori.

Così ci ritroviamo al governo una Carfagna, ex valletta tv, ministro delle pari opportunità,
- Alfano, avvocato di Berlusconi e referente di una buona fetta della Sicilia che conta, guardasigilli (quelli del premier, naturalmente),
- un Cuffaro, già condannato in prima istanza a cinque anni per associazione esterna alla mafia,
- si candida, infine, a governatore della regione Campania, un Cosentino indagato per associazione esterna alla camorra.

In buona sostanza, non conta cosa sappiano fare, quali attitudini possano vantare, quale sia il loro bagaglio culturale e morale, ma di quanti voti possano disporre.

La nostra politica, così com'è congegnata è una politica malata, non è politica, è un'appropriazione indebita della cosa pubblica finalizzata all'arraffamento di tutto ciò che è arraffabile
.




Spieghiamo a Sallusti, condirettore de "il Giornale", cosa c'entra Dell'Utri con Berlusconi.

Il pentito Spatuzza afferma "Schifani incontrò Graviano"

Palermo - In un'informativa della Dia, depositata al processo d'appello contro il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, il pentito Gaspare Spatuzza ricorda un episodio dei primissimi anni '90, sostenendo di avere visto l'attuale presidente del Senato, Renato Schifani, incontrare il boss Filippo Graviano. La vicenda si riferirebbe al periodo in cui Schifani esercitava la professione di avvocato civilista e amministrativista e Graviano non era ancora latitante. Schifani assisteva civilmente Giuseppe Cosenza, indiziato per mafia e poi sottoposto al sequestro e alla confisca dei beni (divenuti definitivi nel 1992) e alla sorveglianza speciale per tre anni.

Nella propria informativa del 26 ottobre scorso, la Dia di Firenze ricostruisce che gli incontri si sarebbero svolti nella sede della Valtras, appartenente a Cosenza. Gli agenti si sono limitati a verificare che Cosenza era titolare della ditta e che è pregiudicato, oltre a indicarlo come «notoriamente collegato ai fratelli Graviano». Di lui avevano parlato numerosi collaboratori di giustizia, ma non è mai stato condannato per mafia o omicidi. Manca invece la verifica sul difensore nei procedimenti civili e di fronte alle misure di prevenzione.

«Ho cercato nella mia memoria - dice Spatuzza - di collocare i rapporti di Graviano Filippo su Milano. In proposito preciso che Filippo Graviano utilizzava talvolta l'azienda Valtras, dove lavoravo, come luogo di incontri. Accanto a questa c'era un capannone di cucine componibili di Pippo Cosenza, dove pure si svolgevano incontri, dove ricordo avere visto più volte la persona che poi mi è stata indicata essere l'avvocato del Cosenza (Schifani ndr)».

«Preciso - dichiara ancora il pentito - che in queste circostanze questa persona contattava sia il Cosenza che il Filippo Graviano in incontri congiunti. La cosa mi fu confermata dal Graviano Filippo a Tolmezzo, allorquando, commentando questi incontri, Graviano Filippo mi diceva che l'avvocato del Cosenza, che anch'io avevo visto a colloquio con lui, era in effetti l'attuale presidente del Senato Renato Schifani. Preciso che anch'io, avendo in seguito visto Schifani su giornali ed in televisione, l'ho riconosciuto». Spatuzza sottolinea infine che Cosenza «è persona vicina ai Graviano, con i quali aveva fatto dei quartieri a Borgo Vecchio, ben conosciuta anche da Drago Giovanni (pure lui pentito, ndr)».

La replica di Schifani. «Non ho mai avuto rapporti con Filippo Graviano e non l'ho mai assistito professionalmente. Questa è la verità. Sia chiaro: denuncerò in sede giudiziaria, con determinazione e fermezza, chiunque, come il signor Spatuzza, intende infangare la mia dignità professionale, politica e umana, con calunnie e insinuazioni inaccettabili. Sono indignato e addolorato. Ho sempre fatto della lotta alla mafia e della difesa della legalità i valori fondanti della mia vita e della mia professione. I valori di un uomo onesto». Così replica Schifani alle affermazioni fatte dal pentito Spatuzza.
(25 novembre 2009)

http://palermo.repubblica.it/dettaglio/Pentito-Spatuzza:-Schifani-incontro-Graviano/1788906?ref=rephp

Pensa anche lui, come Cosentino, di passarla liscia?
Solo perchè loro sono dalla parte dei capimandamento e i pentiti no?

mercoledì 25 novembre 2009

I misteri della fede berlusconiana



Un uomo che dal nulla riesce a creare uno dei patrimoni più rilevanti a livello mondiale, non essendo un Bill Gates e non avendo creato nulla di tecnologicamente utile ed innovativo, suscita interesse e curiosità.

Un uomo che possiede uno dei patrimoni più alti al mondo, dovrebbe desiderare di godere di questo suo benessere, dedicandosi ai lussi della vita ed ineteressandosi poco dei problemi della politica.

Inoltre, un uomo che non spiega come è riuscito a crearsi questo patrimonio, che viene inquisito ed inseguito dalla legge per aver commesso la maggior parte dei reati finanziari esistenti, che entra in politica e si avvale di un entourage di persone di dubbia onestà e limpidezza, sollecita molti dubbi.

E' lapalissiano, inoltre, che da quando questo uomo si è dedicato alla politica, sono aumentati i casi di mala gestione della cosa pubblica.

Non v'è dubbio, infine, che questo individuo creda di poter gestire la cosa pubblica come se fosse una "cosa sua", con atteggiamenti molto simili a quelli di un capo cupola che detta le sue volontà ai suoi capi mandamento.

Ciò che non si riesce a comprendere è "come" questo stesso individuo, spregevole per atti e comportamenti, ottenga un consenso altissimo da parte della popolazione.

Misteri della fede berlusconiana?

Alfano che dice le bugie




di Peter Gomez e Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 24 novembre 200
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Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, minacciato di sfratto da Silvio Berlusconi tre giorni fa in caso di mancata approvazione della legge che ammazza i suoi processi, comunica: “Nessuno è riuscito a rispondere alla domanda su come mai tutte le inchieste si sono concentrate su Berlusconi soltanto dal 1994 in poi, mai per fatti funzionali alla sua attività politica, ma per fatti che vanno dal 1994 a ritroso”. Caro ministro, le rispondiamo noi. Primo: le inchieste su Berlusconi e le sue aziende sono iniziate ben prima del ‘94. Secondo: i processi attualmente in corso per la corruzione di Mills e per i fondi neri Mediaset riguardano reati successivi al ‘94, dunque nemmeno volendo i magistrati avrebbero potuto scoprirli e perseguirli prima che fossero commessi. Piccolo promemoria, a beneficio del cosiddetto Guardasigilli.

1979, 12 novembre
Massimo Maria Berruti, maggiore della Guardia di finanza, guida un’ispezione all’Edilnord Centri Residenziali e interroga Silvio Berlusconi su presunte irregolarità tributarie. Berlusconi, mentendo, sostiene di essere un “semplice consulente” Edilnord per la “progettazione e della direzione generale di Milano 2”. Invece è il proprietario della società. Berruti si beve tutto, e chiude l’ispezione. Nel 1980 si congeda e poi diventa un consulente Fininvest.

1983
La Guardia di Finanza di Milano mette sotto controllo i telefoni di Berlusconi per un presunto traffico di droga. L’indagine sarà poi archiviata.

1984, 24 maggio
Il vicecapo dell’Ufficio Istruzione di Roma, Renato Squillante, interroga Berlusconi, assistito dall’avvocato Previti e imputato “ai sensi dell'articolo 1 della legge 15/12/69 n. 932” (interruzione di pubblico servizio) per antenne abusive sul Monte Cavo che interferiscono con le frequenze radio della Protezione civile e dell'aeroporto di Fiumicino. Gli imputati sono un centinaio. Ma Berlusconi nel 1985 è subito archiviato, gli altri nel ‘92: non potevano sapere che Squillante, Fininvest e Previti avevano conti comunicanti in Svizzera.

1984,16 ottobre
Tre pretori sequestrano gli impianti che consentono a Canale5, Italia 1 e Rete4 di trasmettere in contemporanea in tutt’Italia in spregio alla legge. Craxi interviene con due “decreti Berlusconi”.

1988, 27 settembre
Berlusconi viene sentito dal pretore di Verona come parte offesa in un processo per diffamazione contro due giornalisti: “Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo. Mai pagato la quota di iscrizione”. Doppia bugia: si iscrisse nel 1978 (lo scandalo è del 1981) e pagò la quota. La Corte d’appello di Venezia spiega che è colpevole di falsa testimonianza, ma che il reato è coperto dall’amnistia del 1990.

1992, 4 maggio
Il pm Antonio Di Pietro firma un decreto di “acquisizione di documenti” sugli appalti della Coge di Parma, partecipata da Paolo Berlusconi. Il fascicolo è il 6380/91 su Mario Chiesa che il 17 febbraio ha dato il via a Mani Pulite. In Tangentopoli la famiglia Berlusconi entra subito.

1992, 21 maggio
Paolo Borsellino parla a due cronisti francesi di un’indagine in corso sui rapporti fra il boss Mangano, Dell’Utri e Berlusconi.

1992, 9 giugno
I giornali svelano che il dc Maurizio Prada accusa la Fininvest di una tangente da 150 milioni alla Dc. Fininvest “smentisce categoricamente”: solo sconti sugli spot. Anche il dc Gianstefano Frigerio parla di 150 milioni dati da Paolo Berlusconi per la discarica di Cerro. 1992, 15 settembre. Augusto Rezzonico, ex presidente delle Ferrovie Nord, racconta ai pm che in febbraio Dc e Psi hanno inserito nella legge sul codice della strada un emendamento per favorire la “Fininvest, unica depositaria del know how tecnico necessario” per il sistema di segnalazione elettronico “Auxilium” per le autostrade, “un business da 1.000 miliardi”. Poi aggiunge che il manager del gruppo Sergio Roncucci “ringraziò per l’emendamento e mi confermò l’impegno della Fininvest a contribuzioni alla Dc per il piacere ricevuto”.

1992, dicembre
Paolo Berlusconi indagato a Roma: avrebbe venduto immobili Edilnord a enti previdenziali a prezzi gonfiati in cambio di mazzette all’Ufficio tecnico erariale. Pagamenti per cui sarà poi considerato vittima di concussione. 1993, 15 gennaio. Paolo Berlusconi rinviato a giudizio con 34 persone i finanziamenti illeciti ai partiti legati alle discariche. 1993, 8 aprile. Gianni Letta, interrogato da Di Pietro, ammette di aver finanziato illegalmente con 70 milioni il segretario Psdi Antonio Cariglia: “La somma fu da me introdotta in una busta e consegnata tramite fattorino”. Lo salva l’amnistia del 1990.

1993, 18 maggio
Arrestato per corruzione Davide Giacalone,consulente del ministro delle Poste Oscar Mammì per la legge sulle tv, e poi consulente Fininvest per 600 milioni. Verrà assolto e in parte prescritto.

1993, 18 giugno
Arrestato Aldo Brancher, assistente di Fedele Confalonieri, per 300 milioni dati al Psi e 300 a Giovanni Marone, segretario del ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, in cambio di spot anti-Aids sulle reti Fininvest. Resterà tre mesi a San Vittore senz’aprire bocca. Poi diventerà deputato e viceministro.

1993, 23 giugno
Confalonieri e Brancher indagati a Milano per 300 milioni al Psi. I due usciranno indenni dall’inchiesta.

1993, settembre
La Procura di Torino indaga su un giro di false fatture nelle sponsorizzazioni sportive, che porterà al coinvolgimento di Publitalia e nel ‘95 all’arresto e alla condanna di Dell’Utri. Anche a Milano si scoprono fondi neri di Publitalia. Dell’Utri patteggerà la pena

1993, 29 ottobre
Il pm romano Maria Cordova, che indaga su tangenti al ministero delle Poste, chiede al gip Augusta Iannini (moglie di Bruno Vespa) l’arresto di De Benedetti, Galliani e Letta. Ma la Iannini arresta solo De Benedetti e si spoglia delle altre due posizioni perché relative a amici di famiglia. I due, poi assolti, restano a piede libero. 1993, 25 novembre. Craxi trasmette un memoriale ai pm: “Gruppi economici (…) hanno certamente finanziato o agevolato i partiti politici e, anche personalmente, esponenti della classe politica. Da Fiat a Olivetti, da Montedison a Fininvest”.

1993, 4 dicembre
La Procura di Torino raccoglie le confessioni del presidente del Torino Calcio, Gianmauro Borsano, deputato Psi, travolto da un crac finanziario. Borsano dice che nel marzo ‘92 il vicepresidente del Milan, Galliani, gli versò 18 miliardi e mezzo più 10 miliardi in nero per il calciatore Lentini. La Procura trasmette il fascicolo a Milano per falso in bilancio e il 22 febbraio ‘94 ascolta Borsano e altri protagonisti. Il pool mette così il naso nei conti esteri Fininvest.

1993, 14 dicembre
Arrestati a Torino il sindaco Pds e quattro assessori di Grugliasco per tangenti sul megacentro commerciale Le Gru, costruito dalle coop rosse e gestito dalla francese Trema e da Standa (Fininvest). La Procura indaga Brancher (poi archiviato) e convoca come teste Berlusconi, che si presenterà solo il 19 aprile ‘94, dopo aver vinto le elezioni.

1993, dicembre
Salvatore Cancemi, primo boss pentito della Cupola,comincia a parlare al pm di Caltanissetta Ilda Boccassini dei rapporti fra Berlusconi, Dell’Utri, mafia e stragi. 1993, 20 dicembre. Il procuratore Borrelli dice al Corriere: “Sappiamo che certe coincidenze possono provocare sconquassi, ma che possiamo farci? Quelli che si vogliono candidare si guardino dentro. Se sono puliti, vadano avanti tranquilli. Ma chi sa di avere scheletri nell’armadio, vergogne del passato, apra l’armadio e si tiri da parte prima che arriviamo noi”.

1994, 26 gennaio
Silvio Berlusconi annuncia in tv, con un videomessaggio, il suo ingresso in politica perché “questo è il paese che amo”. In privato, confida a Montanelli e a Biagi: “Se non entro in politica, finisco in galera e fallisco per debiti”.

(Vignetta di Bertolotti e De Pirro)

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