Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 28 novembre 2009
venerdì 27 novembre 2009
per non dimenticare..........
Tira una brutta aria un rete. L'amico blogger byoblu consiglia di fare un backup del suo ultimo articolo.
Obbligato.
C’era un tempo in cui gli amici non erano amici, e non mangiavano più nello stesso piatto.
C’era un tempo in cui un partito accusava un imprenditore del nord di avere edificato il suo impero con i soldi della mafia. C’era un tempo in cui un direttore di giornale decise che era giunto il momento di dare a tutti una lezione di giornalismo.
Quel tempo era mercoledì 8 luglio 1998. Quel direttore era Max Parisi, alla guida de La Padania, l’organo di partito della Lega. Gli amici che non erano amici, erano Umberto Bossi e Silvio Berlusconi. Il partito era la Lega Lombarda e l’imprenditore del nord accusato di essere mafioso era proprio Silvio Berlusconi (lo so, non l’avreste mai detto). La lezione di giornalismo, invece, consisteva in una serie di domande per chiedere conto a Silvio Berlusconi del suo passato e del suo presente imprenditoriale. Il titolo era “Berlusconi Mafioso? 11 domande al Cavaliere per negarlo”. Ma le domande pubblicate erano solo 10. L’undicesima, la domanda che non c’era, nessuno la conobbe mai. Forse perché giorno venne che i due ex-amici, poi divenuti nemici, d’improvviso fecero inspiegabilmente ...la pace.
La conseguenza di questo abbraccio fraterno, degno di Carramba Che Sopresa!, fu che tutti i violenti attacchi portati da La Padania al Cavaliere cessarono come per incanto. Tutte le tracce vennero minuziosamente cancellate dagli archivi web del quotidiano leghista, e Max Parisi venne premiato con un incarico al TG2.
Ma la rete non perdona. Lo diciamo sempre. Qualcuno ha recuperato da archive.org gli articoli originali, immortalati per voi e per tutti, in remissione di ogni reticenza. E così, nella magnificenza del TechniColor, possiamo vedere cose come la foto di Berlusconi insieme alle foto di Totò Riina, Giovanni Brusca, Pippo Calò, Tano Badalamenti ed altri personaggi del tutto innocui, campeggiare sotto il titolo: BACIAMO LE MANI.
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La riforma della giustizia.
Non avrebbe alcuna logica introdurlo nel contesto attuale in cui niente va per il verso giusto.
Che sia anche solo l'1% delle cause, come afferma l'Alfano, a prendere la via dela prescrizione, è pur sempre un danno per chi aspetta giustizia e, come afferma Caselli, non avrebbe senso introdurlo per l'ottenimento di un risultato così esiguo.
Tutto quello che il governo sta ponendo in atto è solo un voler cautelare chi ha una insana predisposizione a commettere reati.
Se si volesse veramente fare una seria riforma, si dovrebbe partire da basi più solide, prima rafforzando le procure in termini di personale, e poi, magari, provvedendo ad accorciare la durata dei processi, discutendo con la stessa magistratura su quali gradi dei giudizi è possibile ed auspicabile prevedere una durata minima e per quali reati.
Naturalmente la legge andrebbe applicata non retroattivamente, ma dal momento dell'emanazione.
Per i processi già avviati si potrebbe obbligare la magistratura, qualora ce ne fossero i presupposti, ad accelerarne la conclusione.
Come suggerisce Caselli, infine, tre gradi sono troppi, almeno per alcuni reati, applicare dei paletti per l'appellabilità ritengo sia una proposta validissima.
Io consiglierei, inoltre, di obbligare sia gli avvocati della difesa che quelli dell'accusa a non chiedere continui rinvii ed ai giudici di non concederglieli.
Che ognuno faccia il suo lavoro onestamente e con coscienza, per il bene di tutti, pena ammende salate.
giovedì 26 novembre 2009
La politica in Italia.
Naturalmente per ottenere il maggior numero di voti e vincere le elezioni, debbono poter fare affidamento su personaggi che hanno nel loro palmares un buon numero consensi.
Quali possono essere i personaggi dotati di una buona fetta di fans?
In genere personaggi famosi o politici già affermati.
Il fatto che abbiano o meno una buona ed adeguata preparazione in materia di amministrazione della cosa pubblica o delle leggi o della Costituzione non ha molta importanza, perchè questa conoscenza si può acquisire in un secondo tempo, sempre che si voglia.
L'importante è che abbiano nel loro palmares una buona fetta di fans e, quindi, di possibili elettori.
Così ci ritroviamo al governo una Carfagna, ex valletta tv, ministro delle pari opportunità,
- Alfano, avvocato di Berlusconi e referente di una buona fetta della Sicilia che conta, guardasigilli (quelli del premier, naturalmente),
- un Cuffaro, già condannato in prima istanza a cinque anni per associazione esterna alla mafia,
- si candida, infine, a governatore della regione Campania, un Cosentino indagato per associazione esterna alla camorra.
In buona sostanza, non conta cosa sappiano fare, quali attitudini possano vantare, quale sia il loro bagaglio culturale e morale, ma di quanti voti possano disporre.
La nostra politica, così com'è congegnata è una politica malata, non è politica, è un'appropriazione indebita della cosa pubblica finalizzata all'arraffamento di tutto ciò che è arraffabile.
Il pentito Spatuzza afferma "Schifani incontrò Graviano"
Nella propria informativa del 26 ottobre scorso, la Dia di Firenze ricostruisce che gli incontri si sarebbero svolti nella sede della Valtras, appartenente a Cosenza. Gli agenti si sono limitati a verificare che Cosenza era titolare della ditta e che è pregiudicato, oltre a indicarlo come «notoriamente collegato ai fratelli Graviano». Di lui avevano parlato numerosi collaboratori di giustizia, ma non è mai stato condannato per mafia o omicidi. Manca invece la verifica sul difensore nei procedimenti civili e di fronte alle misure di prevenzione.
«Ho cercato nella mia memoria - dice Spatuzza - di collocare i rapporti di Graviano Filippo su Milano. In proposito preciso che Filippo Graviano utilizzava talvolta l'azienda Valtras, dove lavoravo, come luogo di incontri. Accanto a questa c'era un capannone di cucine componibili di Pippo Cosenza, dove pure si svolgevano incontri, dove ricordo avere visto più volte la persona che poi mi è stata indicata essere l'avvocato del Cosenza (Schifani ndr)».
«Preciso - dichiara ancora il pentito - che in queste circostanze questa persona contattava sia il Cosenza che il Filippo Graviano in incontri congiunti. La cosa mi fu confermata dal Graviano Filippo a Tolmezzo, allorquando, commentando questi incontri, Graviano Filippo mi diceva che l'avvocato del Cosenza, che anch'io avevo visto a colloquio con lui, era in effetti l'attuale presidente del Senato Renato Schifani. Preciso che anch'io, avendo in seguito visto Schifani su giornali ed in televisione, l'ho riconosciuto». Spatuzza sottolinea infine che Cosenza «è persona vicina ai Graviano, con i quali aveva fatto dei quartieri a Borgo Vecchio, ben conosciuta anche da Drago Giovanni (pure lui pentito, ndr)».
La replica di Schifani. «Non ho mai avuto rapporti con Filippo Graviano e non l'ho mai assistito professionalmente. Questa è la verità. Sia chiaro: denuncerò in sede giudiziaria, con determinazione e fermezza, chiunque, come il signor Spatuzza, intende infangare la mia dignità professionale, politica e umana, con calunnie e insinuazioni inaccettabili. Sono indignato e addolorato. Ho sempre fatto della lotta alla mafia e della difesa della legalità i valori fondanti della mia vita e della mia professione. I valori di un uomo onesto». Così replica Schifani alle affermazioni fatte dal pentito Spatuzza.
(25 novembre 2009)
http://palermo.repubblica.it/dettaglio/Pentito-Spatuzza:-Schifani-incontro-Graviano/1788906?ref=rephp
Pensa anche lui, come Cosentino, di passarla liscia?
Solo perchè loro sono dalla parte dei capimandamento e i pentiti no?
mercoledì 25 novembre 2009
I misteri della fede berlusconiana
Un uomo che dal nulla riesce a creare uno dei patrimoni più rilevanti a livello mondiale, non essendo un Bill Gates e non avendo creato nulla di tecnologicamente utile ed innovativo, suscita interesse e curiosità.
Un uomo che possiede uno dei patrimoni più alti al mondo, dovrebbe desiderare di godere di questo suo benessere, dedicandosi ai lussi della vita ed ineteressandosi poco dei problemi della politica.
Inoltre, un uomo che non spiega come è riuscito a crearsi questo patrimonio, che viene inquisito ed inseguito dalla legge per aver commesso la maggior parte dei reati finanziari esistenti, che entra in politica e si avvale di un entourage di persone di dubbia onestà e limpidezza, sollecita molti dubbi.
E' lapalissiano, inoltre, che da quando questo uomo si è dedicato alla politica, sono aumentati i casi di mala gestione della cosa pubblica.
Non v'è dubbio, infine, che questo individuo creda di poter gestire la cosa pubblica come se fosse una "cosa sua", con atteggiamenti molto simili a quelli di un capo cupola che detta le sue volontà ai suoi capi mandamento.
Ciò che non si riesce a comprendere è "come" questo stesso individuo, spregevole per atti e comportamenti, ottenga un consenso altissimo da parte della popolazione.
Misteri della fede berlusconiana?