mercoledì 24 febbraio 2010

Una firma è per sempre - Movimento a 5 stelle



Il movimento a 5 stelle ci è riuscito, senza televisioni e senza giornali

L'Artefatto - Roberto Corradi











24 febbraio
2010



Pere Borrel del Caso (non è un nome d’arte): Massima Fuga, olio su tela per rendere la fuga scivolosa (a Massimo vogliono bene dal ‘600). Opera irraggiungibile dell’artista dal nome più ridicolo di sempre (secondo solo, forse, a Bonarroto Bonarroti) che analizza e raffigura quello che ancora non c’è ma ci sarà. Anche se per molti già c’è. La fuga dalemiana: la Puglia ha rappresentato una sconfitta di dimensioni ciclopiche, un viatico alla derisione senza precedenti, e D’Alema evade. Curioso, seriamente, che l’opera originale si chiami “Fuga dalla critica”.

Il Misfatto, l'inserto satirico de Il Fatto Quotidiano, tutte le domeniche in edicola


Il senatore e le ‘ndrine: "Nicò, sei schiavo mio"


24 febbraio 2010

Il suo "elettore" Mokbel: "Conti come un portiere, capito?". E quei voti della cosca Arena

di
S.A. e M.L.

Secondo la Procura di Roma il senatore del
Pdl Nicola Paolo Di Girolamo uomo alle dirette dipendenze di Gennaro Mokbel, sarebbe stato eletto nella circoscrizione Estero del Senato, con i voti garantiti dalla ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. A fare impressione sono le telefonate intercettate tra il senatore e Gennaro Mokbel, un uomo legato ad Antonio D’Inzillo, considerato l’omicida del boss della Magliana Enrico De Pedis. Il senatore si fa trattare come uno sguattero dal suo cliente che lo ha aiutato ad essere eletto: "M’hai scassato il cazzo, te lo dico papale papale a Nicò", lo apostrofava il primo aprile 2008, quando era ancora candidato, diceva: "Se t’è venuta la candidite Nicò e se t’è venuta già a’ senatorite è un problema tuo, però sta’ attento che ultimamente te ne sei uscito tre volte che io sono stato zitto ma oggi mo’ m’hai riempito proprio le palle Nicò. Capito? A ’n’ altro je davo ‘na capocciata ma a te siccome te voglio bene, Nicò, abbozzo ‘na volta, due, tre volte. Mo basta".

E il futuro senatore, dopo essersi scusato, corre da lui. Dopo le elezioni Mokbel è ancora più duro con il suo servo, che si scusa dicendo: "Io ho sbagliato" ma a Mokbel non basta: "Non me ne frega un cazzo. A me di quello che dici tu...per me Nicò puoi pure diventà presidente della Repubblica, per me sei sempre il portiere mio, per me tu sei sempre il portiere no, nel senso che tu sei uno schiavo mio, tu conti sempre come il portiere, capito Nicò. Però ricordate, io per i soldi nun me ne frega un cazzo del potere, però ricordate Nicola che per le sfumature me faccio ammazzà e faccio del male".

Il faccendiere rinfacciava al senatore i suoi debiti: "Ti è piaciuto sentirti qualche cosa e mo ricordate che devi pagà tutte le cambiali che so state aperte e in più devi pagà lo scotto sulla tua vita Nicò perché tu una vita nun ce l’avrai più". Mokbel rivendica il ruolo di motore e di cassa del movimento politico del quale Di Girolamo è soltanto la faccia: "Io sono sette mesi che sono murato qua dentro e calcola che il 70% dei soldi tirati fuori qua li ho tirati fuori io, io sto zitto e muto e tiro fuori. Ma che me voi dì...Io c’ho cinquant’anni Nicò". Il senatore prova a ribattere “e pure io Gennaro” e Mokbel: "Eh, ma i cinquant’anni mia nun so’ i tua". E il senatore che si ricorda con chi ha a che fare: "Quello sicuramente".

Dalle intercettazioni emerge anche che Di Girolamo si è recato in Germania assieme agli esponenti della cosca
Arena della famiglia di Isola Capo Rizzuto per procurare voti come scrive il gip "avvalendosi della capacità di intimidazione e dell’operatività della cosca mafiosa reperivano voti presso gli immigrati calabresi in particolare nel distretto di Stoccarda e Francoforte. Dove grazie al supporto del mafioso Franco Pugliese, riciclatore dei beni della famiglia Arena difesa dall’avvocato Colosimo ora latitante, reperivano le schede elettorali in bianco inviate agli elettori residenti all’estero provvedendo al riempimento inserendovi abusivamente il nominativo Di Girolamo Nicola Paolo". Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, sulla base di indagini ancora segrete aveva inviato parte degli atti alla Giunta per le elezioni che si era convinta della irregolarità proponendo all’Aula di dichiararlo decaduto dal suo seggio senatoriale.

Ma l’aula lo ha salvato. Toccanti le parole del senatore
Cuffaro condannato in Appello a 7 anni per aver favorito Cosa Nostra durante la discussione: "Onorevoli colleghi, mettetevi una mano sulla coscienza! Se votate per la decadenza quest’uomo sarà arrestato!". Di Girolamo continua così a svolgere la sua attività parlamentare anche come membro della III Commissione Affari esteri nonostante già nel 2008 sia stato raggiunto da una richiesta di arresto per aver falsificato la sua residenza. "Stanno cercando di mettermi sulla croce. È roba da fantascienza. Sono stato in Calabria durante la campagna elettorale una sola volta invitato dall’avvocato Colosimo per un incontro elettorale". Colosimo è il difensore della cosca Arena, oggi latitante.

Da il Fatto Quotidiano del 24 febbraio


Senatore Di Girolamo, le bugie hanno le gambe corte.





Il senatore del Pdl nega di aver mai avuto rapporti con la malavita organizzata. Ma "L'espresso" ha trovato le sue immagini amichevoli insieme a un boss della 'Ndrangheta, Franco Pugliese.

Riciclaggio, le frodi Carosello ecco come funzionavano


ROMA
- La parola-chiave è "frode carosello". Secondo il gip di Roma è in questo modo che l' "organizzazione criminale" sgominata da Ros e Gdf ha potuto "realizzare attività economiche fittizie del valore di alcuni miliardi di euro al fine di ottenere crediti di imposta con profitti per centinaia di milioni di euro in favore di Fastweb e Telecom Italia Sparkle". La frode carosello veniva realizzata in quattro mosse, che consentivano di creare "ingenti fittizi crediti Iva".

1) In primo luogo venivano realizzate o individuate, scrive il gip, una serie di società 'A', tutte con sede all'estero nell'ambito dell'Ue e di fatto create ad hoc per le operazioni delittuose, nonchè una serie di società 'B', con sede in Italia e anch'esse di fatto create ad hoc".

2) 'A' cedeva fittiziamente a 'B' un valore pari a '100' di servizi, di solito traffico telefonico ma non solo, senza pagare l'Iva poiché si trattava di cessione all'interno di Stati appartenenti all'Ue (la cosiddetta cessione 'intra')

3) 'B' cedeva fittiziamente alle società 'C' - vale a dire Fastweb e Telecom Italia Sparkle - i medesimi servizi per un valore di '100' sul quale veniva pagata da 'C' l'Iva per il 20%, poiché si trattava di una compravendita di servizi in Italia, con un esborso finale apparente per 'C' di '120'.

4) 'C', infine, rivendeva ad 'A' i medesimi servizi con il sistema 'intra' (come detto applicabile negli acquisti tra Stati Ue) al prezzo di '100' senza il pagamento dell'Iva.

In questo modo, afferma il gip, "alla fine di un'operazione sostanzialmente neutra a fini economici perché ogni soggetto paga ed incassa '100', 'C' (vale a dire Fastweb e Telecom Italia Sparkle) ha apparentemente pagato '20' di Iva a 'B', che quest'ultima in ogni caso non versa all'erario, non avendo mai incassato la relativa somma".
Secondo il giudice, dunque, "il vero scopo dell'operazione è consentire a 'C' di realizzare un credito erariale di '20' su ciascuna operazione fittizia di pagamento di '100'. Questo credito può essere sottratto dall'Iva che 'C' incassa dai propri clienti per l'uso delle utenze telefoniche e che (in mancanza di credito Iva) dovrebbe riversare all'erario".

Perciò, se ad esempio Fastweb o Telecom Italia Sparkle avevano incassi per un milione e 200mila euro, avrebbero dovuto versare 200mila euro all'erario alla scadenza prevista dalla legge. Poichè però esponevano un (inesistente) credito Iva pari o superiore a 200mila euro, lo detraevano da quanto dovevano versare e ottenevano profitti superiori del 20% a quelli che avrebbero realizzato solo con l'operazione commerciale (ad esempio 1 milione 200mila anzichè 1 milione)".

A questo punto, scrive il giudice, "le ingenti somme di denaro apparentemente spese per pagare l'Iva in favore delle società 'B' (le cosiddette 'cartiere') consentivano a Fastweb e Telecom Italia Sparkle di realizzare 'fondi neri' per enormi valori che costituivano l'oggetto primario delle attività di riciclaggio e di investimento fittizio realizzato da altri membri dell'associazione per delinquere".

Attraverso questo "schema delittuoso" è stato arrecato un danno all'erario complessivo di 370 milioni di euro in poco più di tre anni, in particolare mediante "due distinte operazioni truffaldine": una denominata 'Phuncard', l'altra 'Traffico telefonico'. La prima ha riguardato la commercializzazione di schede prepagate, denominate appunto 'Phuncards', recanti un codice che avrebbe dovuto consentire l'accesso tramite un sito internet a contenuti tutelati da diritto d'autore, in realtà inesistenti. La seconda fittizia operazione ha avuto per oggetto la commercializzazione di "servizi a valore aggiunto" (del tipo 'contenuti per adulti') da realizzare mediante l'acquisto e la veicolazione dei contenuti attraverso servizi di interconnessione internazionale per il trasporto di traffico telematico. Anche in questo caso l'oggetto stesso della prestazione (il traffico telematico) si è rilevato inesistente ed ha consentito alle società debitrici dell'Iva nei confronti dello Stato di non versare il tributo, trasferendo ingenti somme all'estero e facendo girare in circolo i flussi finanziari.


Leggere anche:



martedì 23 febbraio 2010

Riciclaggio, ricercato fondatore di Fastweb Silvio Scaglia


Chiesto l'arresto anche per il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo per violazione della legge elettorale "con l'aggravante mafiosa". In tutto sono 56 le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla procura distrettuale antimafia di Roma


L'ex amministratore delegato di Fasteweb ed attuale azionista di Babelgum Silvio Scaglia e il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo sono tra i destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma su richiesta della procura distrettuale antimafia che indaga su un'associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di capitali acquisiti attraverso un sistema di frodi fiscali.
Lo hanno detto oggi gli investigatori, che hanno illustrato in una conferenza stampa i contenuti dell'inchiesta alla presenza del Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso.

Scaglia è al momento ricercato dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza che stanno eseguendo 56 ordinanze di custodia cautelare. Alcuni indagati sono stati raggiunti dal provvedimento restrittivo in Usa, Inghilterra e Lussemburgo.

Per Di Girolamo è stata richiesta l'autorizzazione all'arresto al Senato. Dal sito del Senato, Di Girolamo risulta residente a Bruxelles. L'accusa è violazione della legge elettorale "con l'aggravante mafiosa".
Nel giugno 2008 il gip di Roma aveva chiesto gli arresti domiciliari per Di Girolamo, chiedendo l'autorizzazione all'arresto alla Giunta delle Immunità parlamentari del Senato. Ma il 24 settembre 2008 il Senato ha negato l'autorizzazione e la Giunta per le Elezioni ha avviato una verifica del possesso dei requisiti per l'eleggibilita' da parte del Di Girolamo. Al termine della verifica la Giunta ha richiesto al Senato l'annullamento della sua elezione.

Il 29 gennaio 2009 il Senato - si è appreso in conferenza stampa - ha deciso di rinviare gli atti alla Giunta delle Elezioni "affinché la prosecuzione dell'attività di verifica fosse subordinata all'esito processuale passato in giudicato". In base alle accuse l'elezione di Di Girolamo doveva servire all'organizzazione criminale per spostarsi, senza problemi nell'ambito delle attività transnazionali di riciclaggio.

Guarda anche:
Riciclaggio, scoperto un giro da due miliardi di euro


Santoro-Travaglio pace fatta: ''Brutti, sporchi e cattivi ma buchiamo la gelatina''


Il conduttore di Annozero risponde al collega sul Fatto quotidiano.

La coppia è salva. La lite è rientrata e con ogni probabilità nella prossima puntata di Annozero Marco Travaglio siederà al suo posto caustico e pungente come al solito. Michele Santoro, infatti, ha risposto sul Fatto quotidiano al collega e amico con una lettera aperta piena di affetto e comprensione, ma lucida nel definire lo spazio che la trasmissione vuole occupare nel panorama televisivo e chiara nel ricordare a Travaglio la sua storia giornalistica e il suo ruolo sul set.

Brutti, sporchi e cattivi

"Siamo brutti, sporchi e cattivi", scrive Santoro, "Raccogliamo meno consensi di Ballarò ma creiamo un maggior numero di situazioni critiche, più adrenalina, più polemiche, più brecce nella gellatina.
Perciò ho voluto e continuo a volere che, almeno per un po' di minuti, tu occupi il centro della scena. Sei il simbolo di ciò che il recinto della televisione generalista non vuole più contenere, di tutti coloro che sono stati espulsi e non possono più rientrare. La prefigurazione di un cambiamento possibile".

"Chi va via dimentica la periferia"

E poi a proposito di una possibile rinuncia di Travaglio alla partecipazione ad Annozero, scrive Santoro: "... chi resta è meno libero e chi va via non entra più in contatto con una sterminata periferia, una enorme banlieu culturale nella quale resta confinata una buona metà della popolazione italiana. In questa periferia, almeno qualche volta, Annozero è entrato prepotentemente. Anche grazie a te, e ne vado fiero. E anche grazie a Maurizio Belpietro".

Annozero come una partita di calcio

E ancora parlando degli altri programmi di approfondimento giornalistico: "Report ha l'andamento di un film. Annozero assomiglia ad una partita di calcio, mette in gioco non solo nozioni ma emozioni, convinzioni profonde, passioni anche viscerali", continua Santoro, "quando il gioco diventa noioso e scontato il pubblico più infedele cambia canale. Ed è questa la ragione per cui siamo costretti a inseguire lo spettatore meno affezionato ai nostri programmi, qualche volta perfino deludendo i fan. Il contrario esatto di quello che avviene in teatro".

La replica di Travaglio

E Travaglio sempre sul Fatto quotidiano di oggi risponde, cercando di spiegare meglio la sua posizione e ammettendo che la "militarizzazione del fronte berlusconiano", rappresentato lo scorso giovedì da Porro e Belpietro, ha scatenato una sua reazione nervosa per lo scatto in avanti che ogni volta realizza ma anche per la stanchezza personale del giornalista.

Libero cavalca la polemica

Intanto Libero, nel numero in edicola questa mattina, cavalca ventre a terra la "spaccatura" tra Marco Travaglio e Michele Santoro.
Il quotidiano, diretto da Maurizio Belpietro, specula in attesa della replica di Santoro a Travaglio.
L'editorialista di Anno zero ha infatti scritto una lettera aperta al conduttore tv su Il Fatto quotidiano di sabato mattina. Una missiva nella quale Travaglio si dice pronto ad abbandonare la trasmissione in quanto, come accaduto giovedì scorso, ogni volta che si accinge ad affrontare nel merito una questione, viene attaccato personalmente con argomenti che, oltre a essere falsi, non centrano assolutamente nulla con la discussione in atto.

Gli insulti Porro-Travaglio

Nell'ultima puntata di Annozero, infatti, si è superato il limite con Travaglio e Porro (vicedirettore de Il Giornale) che si sono insultati pesantemente. "Fascistone", "Liberale del cavolo", "Poveraccio", "Arrogante" e "Cretino": sono gli insulti che i due si sono scambiati. Per questo Travaglio ha scritto a Santoro: "Forse la mia presenza, per il clima creato da questi signori, sta diventando ingombrante e dunque dannosa per Anno zero...".