Da una parte lo scrittore Pietro Citati, dall’altra la Lega Nord, al culmine dell’indignazione in difesa dell’onore ferito del suo leader Umberto Bossi. In mezzo la pietra dello scandalo, ovvero due pasticche di Viagra. Scrive Citati, in un articolo pubblicato su Repubblica martedì 27 aprile, che all’origine dell’ictus che nel 2004 ha colpito il Senatur, icona del “celodurismo” della Lega ancora giovane, ci fu nientemeno che un’overdose di viagra.
A dire il vero Citati non si limita a scriverlo, lo racconta con fare divertito: «A sera per provare i suoi doni sessuali, Bossi andò con una ragazza in uno degli innumerevoli alberghi che decorano i paesotti e le cittadine della Pianura Padana. Per accrescere la propria forza, ingoiò non una ma due pasticche di viagra. Gli venne un colpo; e di notte, segretamente, venne portato in una clinica svizzera. Ora, se lo vedi alla televisione, balbetta, biascica, sbrodola».
La licenza letteraria di Citati, però, ha fatto infuriare le truppe di Bossi, primo tra tutti il direttore di Radio Padania Matteo Salvini. L’eurodeputato leghista, sulle prime trova a trattenersi e si limita a dire che inviterà lo scrittore a confrontarsi con gli ascoltatori di Radio Padania. Per inciso gente tranquilla, moderata e abituata a trattare con rispetto il dissenso come dimostra la condanna alla radio leghista per diffamazione e offese a sfondo razziale contro il giornalista Gad Lerner che si era permesso il lusso di difendere i rom. È accaduto che dopo le parole di Lerner in radio hanno iniziato a chiamare ascoltatori inferociti che hanno bollato il conduttore dell’ “Infedele” con epiteti offensivi. Il conduttore della radio Leopoldo Siegel, però, non solo non le ha condannate, ma ci ha messo il carico dando al giornalista del “nasone ciarlatano” e dicendo che sarebbe “volentieri andato a prenderlo per il collo in sinagoga”.
Quel che è lecito contro Lerner, evidentemente, è inammissibile contro Bossi. E Salvini alla fine sbotta trovando una parafrasi leggermente più elegante per dare a Citati del vecchio rancoroso: «C’è ottantenne e ottantenne. Ce ne sono alcuni dalla mente brillante come Enzo Bettiza (che sul Corriere ha elogiato il Carroccio come erede dello spirito austro-ungarico). E poi ci sono ottantenni invidiosi, gelosi e rancorosi, che io vedrei meglio ai giardinetti del parco. Comunque, lunga vita: è grazie a questo genere di commenti che la Lega cresce».
Di sicuro tra Citati e gli ascoltatori padani non ci sarà nessuna tenzone nell’etere, lo scrittore ha declinato l’invito con un no senza grazie: «Io non parlo con loro. Penso che Bossi sia uno dei colpevoli, anzi, il massimo colpevole del degrado della vita politica italiana».
In difesa del leader leghista, in ogni caso, non è sceso in campo solo Salvini. Il neo presidente della Regione Veneto Luca Zaia è scandalizzato e parla di caduta di stile: «E’ venuta meno qualsiasi regola della normale decenza. Bossi è stato male davvero e non certo per le pasticche di cui parla Citati. Ma qui siamo oltre: manca il rispetto per la persona, per i suoi familiari, per chiunque». Parole dure anche da Roberto Castelli che dà a Citati del vecchio incavolato e dimenticato: ci sono, spiega il senatore leghista, «una serie di giornalisti e intellettuali che, passati gli ottant’anni, son sempre più incavolati perché nessuno gli dà più retta. E così finiscono con il perdere anche l’umanità. Penso sia questione di invidia, invidiano gli altri per la loro vita attiva. E uno come Bossi, che ha dato una prova di forza incredibile, indispone questi vecchi».
Il “vecchio rancoroso e inattivo”, però, non fa una piega. Al contrario è soddisfatto per aver fatto centro: «Sono arrabbiati? Lo spero bene: era il mio scopo». Di sicuro i leghisti sono più disturbati dalle allusioni all’impotenza che da quelle al nazismo. Lo stesso Citati, infatti, ad agosto 2009 scrisse un altro pezzo al vetriolo contro Bossi: nessuna allusione alla virilità in quella occasione, ma un “semplice” accostamento con il Mein Kampf di Hitler. Bossi, qualche giorno prima, aveva parlato a Crema tuonando contro il «capitalismo individualista e mondialista americano, guidato da venti potentissimi banchieri ebrei di Wall Street. Dopo la nascita dell’ Europa, questo capitalismo teme di perdere il proprio predominio sulla Francia, la Germania, l’ Italia; e perciò ha deciso di indebolire e scardinare dalle fondamenta tutte le nazioni europee. Non può permettersi di perdere. Non ha scrupoli nè incertezze, e usa tutti i mezzi possibili. In primo luogo, l’ immigrazione clandestina: Wall Street vuole esportare in Europa venti milioni di extracomunitari per corrompere il nostro sangue e la nostra economia. In secondo luogo, la droga, che viene dagli Stati Uniti. Basta vedere la guerra del Kossovo: gli americani si sbracciano contro Belgrado perché il Kossovo è la principale fabbrica di eroina nel mondo e gli americani non vogliono concorrenti. Noi, gente padana, stiamo con i serbi e Milosevic». Lo scrittore descrisse così il comizio: «Qua e là i lettori avvertono gli echi di un libro, Mein Kampf di Adolf Hitler, che Bossi dovette leggere, o di cui sentì parlare, quando era giovane». Ma Hitler, evidentemente, non scandalizza quanto il viagra.
Citati, forse, ha esagerato. Di certo è curioso che la Lega scopra solo oggi il bon ton e l’etichetta nella comunicazione politica.
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