lunedì 10 maggio 2010

Il ritorno di Lady Blackberry - Andrea Scanzi


L’uccisione di Ryan Chappelle è un atto palesemente empio, nonché sommamente esecrabile. Poiché del suo martirio si è poi macchiato anche un agente federale, con la compiacenza pavida del Presidente degli Stati Uniti, tale evento è da ritenersi viepiù inaccettabile, nonché paradigmatico di una certa concezione distorta, malsana e deviata di democrazia, a uso e consumo dell’ingombrante imperialismo colonialistico americano.
Che cazzo ho scritto? Boh.

Se acclarando

Riassunto delle due settimane. Massimo D’Alema ha detto qualcosa di sinistra, ma era così disabituato che l’ha detta male, facendo passare perfino Sallusti per un guitto. In America un povero cristo è stato trent’anni in galera per non aver fatto nulla. Ligabue piange miseria ancor prima di far uscire il suo disco. In Italia e negli Stati Uniti è tutta colpa di due Monica. Qualcuno ha lordato (?)
OITBS-SCAJOLA-NUCLEAREl’onorabilità del Ministro Bondi. Renzo Bossi ha querelato un blogger. Io ho giocato a canasta con Verdini, bevendo cedrata guatemalteca e indossando infradito tibetane in pelle di mulo castrato all’altezza del pube retrattile inverso. Poco altro.
Ah sì, un’altra cosa. L’altro giorno sono andato a comprare i Vigorsol. Solo che qualcuno li aveva già pagati. Poi sono andato a comprare gli Actimel. Solo che qualcuno li aveva già pagati. Poi sono andato a comprare la mia collana preferita di film bdsm. Solo che qualcuno li aveva già pagati. E tutto a mia insaputa. Ebbene: se e solo se dovessi
acclarare che i chewing gum che mastico, gli yogurt che trangugio e gli onanismi sadomaso di cui beneficio, ripeto, se dovessi acclarare che tutto questo è anche solo in parte frutto dell’aiuto esterno e mai cercato, per quanto comprovato dalla magistratura e dalle leggi vigenti; se tutto questo si dovesse acclarare, facendo cioè di me null’altro che un mero affittuario di me stesso, parte lesa di una congiura usucapionistica a danno efferato della mia persona, della mia diuresi e dei miei ormoni, io giuro – qui, solennemente – che mi dimetterò dal mio ruolo di masticatore di gomme americane, bevitore di fermenti lattici e consumatore compulsivo di film hard.
Così è scritto.
Si rende poi urgente una seria esegesi, stavolta doppia, di due Droidi Berlusconiani a me particolarmente cari. Del primo ammiro il coraggio, del secondo la dizione stitica. Da qui la mia seria esegesi, che alcuni di voi – come sempre colpevoli – chiamano invece e altresì ermeneutica, sfoggiando null’altro che una conoscenza mefitica della lingua italiana.

Saviano ci hai rotto il pissiri

A parlare è Emilio Fede. Su di lui ci sono due correnti di pensiero: quelli che lo ritengono un comico e quelli che lo ritengono uno squadrista. I primi non hanno capito nulla di questo paese.
emilio_fede_fotomontaggio_1Fede, dal suo pulpito abusivo, dispensa come sempre parole garbate e pacate sull’opposizione (che per lui racchiude tutti coloro che non sognano di essere sepolti nel Mausoleo di Berlusconi). L’aggancio è il film Draquila di Sabina Guzzanti, ma in fondo chi se ne frega della Guzzanti. Meglio parlare di quel cagacazzi di Roberto Saviano.
Lo si ascolti: “Ci sono stati anche in questi giorni anche per quanto riguarda Saviano (
gesticola disegnando hula-hoop nell’aria), ormai sempre lui la camorra (che palle) per carità (punteggiatura ansiogena mode on) ma non è lui che in realtà non ha scoperto la camorra (ma va’?), non è lui il sol…il sol.. (sol, sol, sol, solo una sana e inconsapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica, ahhhhh) il solo che l’ha denunciata (cosa di cui notoriamente Saviano suole vantarsi con gli amici) e allora ci sono registi autorevoli c’è gente ci sono magistrati sgrmgrstrgr (concordo) e sono molti… lui è superprotetto (raccomandato) giustamente e sempre deve essere protetto però come dire (eh, come dire) non se ne può più (eh, detto bene) voglio dire di sentir dire (e direi ancora dire) che lui è l’eroe (macché, dai) di un cittadino poiglièstatadataanchelacittdonorariadichecosa (traduco: gli hanno dato anche la cittadinanza onoraria) di che cosa non si capisce ah (sì, non si capisce ah) ha scritto dei libri contro la camorra ma lo ha fatto anche tanta altra gente (tu no di sicuro) senza fare clamore senza firsulpripagne (traduco sbobinando le crasi: senza finire sulle prime pagine) senza raccogliere firme senza rompere ehhh volevo dire scusate (volevi dire “rompere”, tranquillo) senza ehhmmehhh disturbare la riflessione della gente (che è già troppo intenta a dormire) che ha capito bene (ma non si sa bene cosa). U uh uhhh (Bingo Bongo cit?) u u uhhh (devo fare il controcoro? U u uuhaahh) una città… un paese come il nostro è contro la malavita organizzata (garantisce Mangano)”.
E’ questo il giornalismo che ci piace.

Il ritorno di Lady Blackberry

Ah la mia preferita. Luce
de mi corazon: Lady Blackbery, aka Laura Ravetto. Dei droidi berlusconiani, è il mio preferito. E’ un droide che vive di antinomie (?). E’ convinta di essere bella, e non lo è. E’ convinta di essere colta, e non lo è. E’ convinta di essere arguta, e non lo è. E’ convinta di essere simpatica, e non lo è. E’ persino convinta di essere sottosegretario.
Che donna meravigliosa.

Compagne di banco secchione

E che piglio, che cipiglio, che scompiglio (sì, ora basta però con ‘ste allitterazioni, figura retorica così facile che c’è arrivato persino Laura_Ravetto2Vecchioni). Lady Blackberry mi piace. Molto. E’ la compagna di classe secchiona che tutti abbiamo avuto. Quella che alzava la manina, che sedeva di fronte al primo banco, che non ti passava il compito, che imparava a memoria i libri, che alle interrogazioni sembrava un pappagallo in loop, che agli scioperi era la prima a entrare in classe, che non aiutava nemmeno se nel frattempo il professore stava di te facendo scempio. Lady Blackberry era la secchiona, a metà strada tra il bruttino e il quasi caruccio, che sgobbava una vita intera per prendere un voto migliore del tuo. E poi, quando non lo prendeva, perché tu (io) eri figo e alle interrogazioni non solo la sapevi ma osavi perfino interpretare il testo, denotando cervello autonomo – uh – pensante, e per questo il professore (comunista) ti premiava: ecco, era allora che lei ci rimaneva male. La sua vita, di colpo, appariva priva di senso. Il dolore era accecante. Non c’erano più orizzonti futuri, se non iscriversi a Forza Italia. In questo senso, Silvio Berlusconi ha davvero salvato la vita a tanta gente. Pensate: senza Berlusconi, Gabriella Carlucci sarebbe ancora Gabriella Carlucci.

Armageddon al quadrato

Laura_RavettoUltimamente Lady Blackberry ha distribuito perle di saggezza da Giovanni Floris e Monica Setta. Osservarla con quest’ultima, peraltro, è stato un po’ come vedere inquadrati nella stessa scena Darth Vader e il Fumo Nero diLost. L’Armageddon al quadrato.
Si dia qui voce e prova, con la consueta dovizia, dello scibile ravettiano. Mostrando alla corte alcuni reperti.
Sta parlando Crozza. Quel trotzkista di Crozza. La Ravetto, che si era preparata la scena da un mese, e che (cosa ancora più grave) pensava pure di essere originale e urticante nell’inscenarla, fa (devo dire benissimo) la faccia incarognita. Crozza se ne accorge e la zimbella: “Guarda che bella la Ravetto”. Lady Blackberry, che è davvero convinta di essere bella, lo prende per un complimento e a quel punto si sente ancor più autorizzata a impersonare la femme fatale di Ballarò: “Sì ma perché non mi fa ridereeee Crozza (sempre ‘ste vocali allungate e una inflessione sarda sopravvissuta a ore e ore di risciacquate ad Arcore. Oltretutto a Ballarò dà sempre il peggio di sé. Per dire, a Un giorno da pecora – di lei non mi perdo nulla – era stata quasi simpatica. Sarà l’aria dark-sovversiva di RaiTre che le fa male, boh). Non mi fa proprio ridereeeee comunqueeee vada avvvanti”. Lady Blackberry, con gli occhioni all’insù oltremodo accigliati, è convinta di aver fatto la battuta. Di aver messo in scacco la satira. Ovviamente è l’esatto contrario e Crozza gongola, ma lei (figurarsi) non capisce nulla di quanto le stia accadendo attorno (per questo fa il sottosegretario).

Ci tento

maurizio_lupiQui però le ruba la scena Maurizio Lupi. Ecco, ragazzi: a me Lupi ha fatto tenerezza. Crozza gli dà la parola, gli chiede se almeno lui riesce a far ridere la Ravetto. E Lupi, di colpo, si imbarazza. Il caro Lupi, il tenero Lupi, il simpatico Lupi. Quello che se non se la prende con Travaglio una volta al giorno sta male. Di colpo, Lupi perde la favella, si rasserena come Candy Candy e tartaglia. Sì: tartaglia.
Ascoltiamolo: riesci a far ridere la Ravetto, Lupi? Dai, rispondi: “Ci ten.. (
ehhh???) Ci cerc… (??? cosa volevi dire, “Cicerchie”?????) Ci tento”. CI TENTO? Lupi? Lupino mio, perché mi deludi così? Volevi dire: “Ci provo”. Non era difficile. Uffa.

Parole tronche e antinomie come se piovesse

Analizziamo però adesso alcuni snodi filosofici di Laura Ravetto. Sempre con dovizia.
1) “Mah (
bell’inizio) la cosa che la prima cosa che (la prima cosa bellaaaaaa che ho avuto dalla vitaaaa è il tuo sorriso giovane, sei tu) credo debba essere detta, è che questo Ggggggoverno (quando dice GOVERNO, mi ricorda in marzialità una valchiria della Gestapo) sindall’iniziodelsuoooppperato (lo so, ogni tanto Laura si mangia le parole, ma non state qui a rompere le palle: io la AMO) ha dimostrato di avere come LINEA GUIDA (scandito) come direttrice proprio la tutela sociale (ahahhahahahahahahahahahah). E quindi proprio l’attenzione alle fasce più deboli (ahahahahahahhahahaha)”
2) “Nooooo scusateeee (
dai con ‘ste vocali-eco: ma PERCHE’?) va be’ ma se vogliamo ridere (eh, oddio) io capisc io purtrop (e giù di parole tronche, come neanche un endecasillabo di Gozzano) non ho la claque dietroooooo (a differenza dei comunisti di Ballarò) non ho trenta persone (dove?) però per me contrapporre il costo della barca rispettooooaaah è chiaro (chiarissimo) che dà insomma mi pare che voglia trasmettere quel senso di contrapposizione che in questo momento non ci serve”. E se lo dice lei, non contrapponetevi mai più. MAI PIU’. Oppure lei vi punirà con una vocale allungata, munita di alabarda spaziale.
3) “Non rido delle battute di Crozza perché non credo sivisimicisivi (
come diceva la Marchesini del Trio) debba ridere delle riforme”. Perché Lady Blackberry ha detto questa frase? Come risposta a una intemerata di Debora Serracchiani, da cui è uscita con le ossa rotta. Ora: io accetto tutto, ma farsi mettere i piedi in testa dalla Serracchiani in un dibattito è come farsi fare una tripletta da Loria. Inaccettabile.
8MonicaSetta4) Qui non siamo più a Ballarò, ma da Monica Setta. Eccolo: è l’Armageddon. Si parla di Affittopoli e del caso Scajola. La Setta ha preparato alcuni servizi contro i privilegi della Casta (ovviamente il primo è su D’Alema). La Ravetto, munita di una fanciullesca passata che ne contiene i boccoli biondocriniti, non gradisce. Vai Laura. “Mah (sempre un bell’inizio. Come fai a cominciare sempre una frase con “Mah”? E’ un’ammissione di confusione interiore. Sarebbe come se io, in Chiesa, iniziassi l’omelia dicendo: “Dobbiamo tutti volerci bene, brutte teste di cazzo”. Non risulterei molto credibile) guardi io credo che nessuno possa mettere in dubbio e nessuno possa permettersi di negare il principio fondamentale per cui eeeehhhh (qui si era persa: non sbagliava da troppi secondi e si sentiva in colpa) qualunque politico non deve assolutamente avere alcun tipo di privilegio rispetto al cittadino”. Classico inizio lauroravettiano, ovvero: metto le mani avanti e parlo un po’ senza dire niente e cercando di darmi un tono garantista, dopo di ché vi faccio un culo così. Infatti la Setta, che la sa lunga (cit), la guarda bramosa, sperando in un roboante redde rationem.
5) Che infatti arriva, puntuale. Ravetto: “Quello che spaventa un po’ è magari non so vedremo la caccia agli otto la caccia ai dieci (
dà i numeri, letteralmente”). Setta: “Sono i giornali che lo hanno scritto, ora le faccio le fotocopie, così se le guarda a casa”. Ravetto (è scontro tra titani): “Sì no no (o è NO, o è SI’: quelli che dicono “sì no no” non li sopporto, come quelli coi puntini di sospensione e i punti esclamativi. O è NO,o è SI’. Terium non datur). Sì sì no no (eddai) io non voglio essere fraintesa (topos berlusconide: io dico il giusto, sono gli altri che fraintendono)”. Setta: “Eheheheh, ahahahaha, uhuhuhu” (parole forti). Ravetto: “Io dico solo che mi stupisco (sapessi noi) ci sono le competenze la magistratura farà il suo corso (bla bla bla) (..) Ma scusi ma poi (?) mi sembra anche (??) Certo poi vedere che dalla regia le fanno vedere i cartelli La Casta La Casta a me personalmente a me personalmente mi fa venire in mente (ormai non parla più: verseggia in forma di canzone: Mi ritorni in mente, bella come sei, forse ancor di più – uh uh uhh)”. La Ravetto, nuovamente, è convinta di aver fatto tana al nemico televisivo, svelando la magagna del “gobbo” dietro le quinte, ma la sua sortita non ha effetto alcuno (se non la narcosi subitanea di Piero Sansonetti, che quando c’è da fare un dibattito inutile non manca mai).
Il finale è rutilante.
La Setta, divertita, le chiede se la sua casa ce l’ha in affitto.
La Ravetto dice che son fatti suoi e che non ha nulla da nascondere.
Parte un applauso, timido come un sorpasso di Dani Pedrosa all’ultimo giro.
La Setta, eccitata, ridacchia. La Ravetto, che sta parlando da mezzora, chiede di nuovo il microfono perché lei finora non ha interrotto nessuno e ha parlato poco.
La Setta le dà ragione. Sgarbi sorride. Sansonetti dorme.
E anch’io non mi sento niente bene.

E ora scusatemi, vado a iscrivermi al gruppo Quelli che hanno digitato “Ryan Chappelle” su Wikipedia dopo aver letto Scanzi.


http://scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/category/articoli/



Gugliotta: «Sono in carcere da cinque giorni e non so perché»

Il ragazzo arrestato la sera di Roma-Inter ha incontrato una delegazione di politici: un video mostra il pestaggio da parte degli agenti. Il pm: li identificheremo

ROMA - «Sono in carcere da cinque giorni e non so perché». Parla dal carcere di Regina Coeli Stefano Gugliotta, il ragazzo di 25 anni che sarebbe stato picchiato dalla polizia lo scorso 5 maggio in una zona vicina allo stadio Olimpico di Roma, dove si svolgeva la partita di Coppa Italia Roma-Inter. «Non capisco perché sono qui, allo stadio non c'ero», ha raccontato il giovane al senatore dell'Idv Pedica che lo ha visitato nella medicheria di Regina Coeli. Poco prima una delegazione di Radicali era stata nel carcere romano per parlare con gli arrestati di quella sera. Il questore di Roma Giuseppe Caruso assicura: accerteremo tutto le responsabilità. E il pm Francesco Polino della Procura di Roma ha fatto sapere che procederà a breve all’identificazione e alle audizioni degli agenti che compaiono nel video che riguarda Stefano Gugliotta. Al momento all’attenzione del magistrato c’è il filmato con il presunto pestaggio del ragazzo da parte di agenti dei poliziotti. Dopo la convalida del fermo per resistenza a pubblico ufficiale di Gugliotta, avvenuta nei giorni scorsi, il pm Polino sta ricostruendo quanto avvenuto. Gli accertamenti, allo stato - si spiega a piazzale Clodio - vengono svolti nell’ambito del fascicolo processuale avviato per gli incidenti avvenuti al termine della finale di Coppa Italia.

Il senatore Idv Stefano Pedica esce da Regina Coeli (Ansa)
Il senatore Idv Stefano Pedica esce da Regina Coeli (Ansa)

LA VISITA - All'uscita di Regina Coeli il senatore Pedica ha raccontato di aver visto Gugliotta su un lettino: «Il ragazzo presenta evidenti tumefazioni provocate da manganellate, alla schiena, a un'anca e a una coscia, ferite al naso e alla testa. Sono necessarie analisi più approfondite», sostiene l'esponente dell'Idv «Mi risulta che non sia stato ancora sottoposto a lastre alla colonna vertebrale. Mi è apparso in stato confusionale, continua a dire di non capire perchè da 5 giorni si trova in carcere, non riesce a dormire». Secondo Pedica il racconto del ragazzo è plausibile e dunque è urgente la sua immediata scarcerazione: «Il ragazzo è incensurato, non mai commesso atti di vandalismo di nessun genere e il massimo che ha fatto è stato prendere qualche multa in motorino». Gugliotta, racconta Pedica, ammette una sola colpa: «Non aveva il casco: "Ho sbagliato", mi ha detto "ma andavo vicino in un pub vicino a casa, ho perso motorino per fare pochi metri e non l'ho messo"». Pedica: «Mi meraviglia che si stia in carcere senza apparente motivo, solo per aver reagito a una manganellata, la sua fortuna è stata quella che qualcuno ha filmato, e quel qualcuno è il figlio di una donna avvocato, e per questo la storia è uscita». Pedica racconta che in medicheria ha incontrato un altro ragazzo arrestato quella sera fuori dallo stato «in questo caso il filmato non c'è e non sappiamo nulla di più». Non solo. A Gugliotta, racconta ancora Pedica, «avrebbero chiesto di firmare un foglio "con una X già sbarrata", dove si leggeva che avrebbe rifiutato visite mediche supplementari, ma lui si è opposto. Solo dopo ha potuto firmare un foglio con le caselle ancora vuote».

LA QUESTURA - In un comunicato, la Questura di Roma fa sapere che «in ordine all'operato delle forze dell'ordine al termine di Inter-Roma la Questura di roma procederà a verificare con scrupolo e massima trasparenza l'esatta dinamica degli eventi, non potendosi tollerare eccessi ed abusi che, qualora commessi, saranno oltre che penalmente perseguiti, anche disciplinarmente sanzionati. trattandosi di fatti per i quali pende un procedimento penale, è necessario attendere le valutazioni dell'autorità giudiziaria, dovrà innanzitutto verificare la legittimità dell'operato degli agenti in relazione alla loro condotta durante e dopo gli scontri».

LA DELEGAZIONE RADICALE - Oltre a Pedica, anche altri deputati si sono recati in carcere per verificare le condizioni di Stefano Gugliotta. A Regina Coeli si è recata per una visita ispettiva una delegazione radicale composta dalla deputata Elisabetta Zamparutti, dal segretario dei Radicali Italiani Mario Staderini, dal segretario dell'associazione «Nessuno Tocchi Caino», Sergio D’Elia.

PESTAGGIO IN VIDEO - L’ispezione, affermano i Radicali, e’ stata dettata da quanto appreso dai Radicali stessi sugli arresti che hanno seguito la finale di Coppa Italia tra Roma e Inter. Monta la polemica, intanto, sulla vicenda di Gugliotta, vittima del presunto pestaggio da parte della polizia che sarebbe stato ripreso da un video girato da un testimone. La famiglia del giovane chiede la scarcerazione del ragazzo che avrebbe riportato ferite per le percosse ricevute: il padre, visitandolo in carcere, avrebbe notato un dente rotto e ferite alla testa.

IL CASO IN PARLAMENTO - Il caso arriva anche in Parlamento, con una interrogazione urgente presentata dal Pd al ministro dell'Interno Maroni per sapere se davvero il giovane romano sia stato «colpito a freddo da agenti di polizia in tenuta anti sommossa in una zona nei pressi dello stadio Olimpico». Lo annuncia Emanuele Fiano, responsabile sicurezza dei democratici: «Chiediamo al ministro Maroni di sapere esattamente che cosa sia successo a Stefano Gugliotta, in carcere a Roma dal 5 maggio».

LA DIFESA - Il difensore di Gugliotta, l’avvocato Cesare Piraino ha depositato lunedì mattina una memoria all’attenzione degli inquirenti. Tra le carte anche un secondo video e dichiarazioni rese da testimoni. Il penalista, dopo aver incontrato il suo assistito nel carcere di Regina Coeli, ha spiegato che Gugliotta è «psicologicamente molto provato e dolorante in varie parti del corpo». L’avvocato di Gugliotta ha presentato ricorso avverso la misura cautelare in atto sia al riesame che al gip Aldo Morgigni.

LA MADRE - «Stefano è molto agitato. L'ho visto stamattina e non sta meglio di venerdì sera. Non riesce a capacitarsi di quello che gli è successo». Anche la madre di Stefano Gugliotta, ha visitato il figlio in carcere. «Gli agenti - spiega la donna con un filo di voce perchè non dorme da venerdì sera - avevano la possibilità di identificarlo con tutta calma ma così non è stato. Meno male che ci sono tanti testimoni». E aggiunge: «A prescindere dal fatto che uno possa essere un delinquente o meno, non si tratta così una persona».

Rinaldo Frignani
10 maggio 2010

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_maggio_10/carcere-radicali-ragazzo-menato-1602990708418.shtml

Tutti insieme appassionatamente mafiosi - Marco Travaglio


PARLA CON ME : il video criticato da Berlusconi


Siamo.

Siamo un popolo con un glorioso passato e senza un futuro.

Siamo gli alieni del pianeta, quelli che si lasciano trasportare dagli eventi, siamo quelli che attendono, inerti, che tutto si compia.

Non abbiamo più reazioni, non vogliamo sapere: sapere fa star male.

Siamo gli eterni adolescenti che vivono nella casa del padre, dipendenti per scelta: le decisioni prevedono responsabilità che non vogliamo assumerci, qualsiasi cosa accada, potremo sempre dare la colpa agli altri e piangerci addosso.

E' più comodo, meno stressante.

Viviamo nel torpore, nell'ignoranza, ci accontentiamo di vivacchiare, non ci pace creare, ci pace guardare, apparire, ci piace farci del male, siamo masochisti per nascita.




domenica 9 maggio 2010

Draquila - I divieti per i terremotati


'Cannes, la Guzzanti e la follia del ministro Bondi' - Luca Telese

9 maggio 2010
Bondi a Cannes non ci sarà. Il ministro boicotta il festival in segno di protesta contro la libertà di espressione. Non è unaboutade, o una trovata satirica, purtroppo, ma una notizia che ieri ha trovato conferma ufficiale. Se c’è una che può essere grata al ministro Bondi, dunque, è Sabina Guzzanti, che arriva Cannes con una inserzione pubblicitaria gratuita di portata internazionale regalata dal governo meno popolare d’Europa (perlomeno presso i cineasti). L’ultima del ministro della Cultura, infatti, è una novità assoluta: il boicottaggio selettivo del più prestigioso festival del cinema al grido: "Non vado perché ‘Draquila’, il film di Sabina Guzzanti, offende l’Italia". Spiega ancora Bondi, con una lettera aperta inviata agli organizzatori del festival, dopo aver preanunciato il suo gesto davanti alle telecamere dell’Ultima Parola venerdì sera: "Ho declinato l’invito con rincrescimento e sconcerto per la partecipazione di una pellicola di propaganda che offende la verità e l'intero popolo italiano". Il gesto, spiega l’ex ministro della cultura francese Jack Lang, "Dimostra una strana concezione della libertà". Parole che pesano due volte, perché Lang, dirigente storico del partito socialista, è oggi emissario di un presidente di centrodestra come Sarkozy.

Ovviamente insorge anche la sinistra italiana. E l’Italia dei valori, con il responsabile cultura
Fabio Giambrone aggiunge: «Berlusconi e il suo governo mostrano sempre più insofferenza verso la satira e la libertà di espressione critica: è il tipico atteggiamento dei regimi totalitari».

Ma una delle voci più critiche, ancora una volta, è quella dei finiani del Pdl, che parlano, con parole durissime, per bocca di
Fabio Granata, capogruppo Pdl in commissione cultura e vice presidente della commissione antimafia: "La decisione del ministro Bondi di disertare il Festival di Cannes lascia molto perplessi sia per le motivazioni addotte sia per la rilevanza dell'evento culturale dove una grande nazione come l'Italia non può non essere rappresentata ai massimi livelli". Aggiunge Granata: "Rappresentare l'Italia è un dovere del Ministro aldilà di polemiche su questa o quella opera". E Walter Veltroni spiega come questo "tradisca un riflesso autoritario e cioè l’idea che ciò che è critico, è illecito". Il boicottaggio di un festival da parte di un rappresentante di un governo che protesta contro il film di un artista del suo paese non ha precedenti.

Si discusse a lungo se boicottare la coppa
Davis ai tempi della dittatura in Cile o i mondiali di calcio in Argentina per colpire i governi dei dittatori. Ma un ministro che denuncia come antinazionale una pellicola sottintende che il festival avrebbe dovuto negargli cittadinanza perché sgradita è un inedito assoluto. Un gesto non del tutto lineare, se si considera che già in passato Bondi si era segnalato per due tentativi di boicottaggio di film che (per sua stessa ammissione) non aveva visto: "Il sol dell’avvenir", documentario sugli anni di piombo di Gianfranco Pannone eGiovanni Fasanella. E la Prima Linea, di Renato De Maria.

Nel secondo caso, Bondi si produsse in un piccolo capolavoro: dopo la stroncatura pregiudiziale (accusava il film di essere apologetico nei confronti dei due terroristi che raccontava) ammise che il giudizio era infondato. Ma non tornò indietro sul suo intento di congelare il prestito che il ministero aveva riconosciuto alla pellicola. La diatriba fu risolta dal produttore
Andrea Occhipinti, che in una dichiarazione pubblica rinunciò ad ogni sostegno economico. L'altra perla il ministro la consegnò al Foglio, dopo aver vissuto con frustrazione il ricevimento al Quirinale degli artisti del cinema e il discorso di Giovanna Mezzogiorno (durante il quale nessuno lo aveva salameccato): "Davanti a tutto quel genuflettersi e inchinarsi di attori e attrici, di artisti e commedianti, di registi e teatranti, di cantanti e cantautori, quasi quasi mi dispiaceva di aver previsto leggi che non contempleranno più la posa prona, il servaggio, l’accattonaggio dell’artista al politico". L’unica morale che si può ricavare, dall’incrocio di queste storie grottesche è che in Italia, secondo il ministro Bondi, si possono produrre e finanziare tutti i film che incontrano il suo gradimento. E che nei festival all’estero non si possono mandare nemmeno quelli finanziati autonomamente, ma altrettanto fuori linea. E se fossero gli artisti italiani, a non mandare film a Venezia, per protesta contro il ministro Bondi?

Da
il Fatto Quotidiano del 9 maggio