mercoledì 2 giugno 2010

Male non fare, paura non avere.



Ieri sera, all’ora di cena, mi è arrivata una notizia che - lì per lì - mi ha fatto sorridere perché non potevo crederci. Sono stato avvisato che nelle redazioni dei giornali girava uno stralcio del verbale dell’interrogatorio ai PM di Perugia dell’architetto Angelo Zampolini in cui venivo tirato in ballo pure io. Zampolini avrebbe riferito ai magistrati che avrei ricevuto due case dall’istituto religioso Propaganda Fide grazie all’intercessione dell’imprenditore Anemone e dell’ex Presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici Balducci.

Ho subito smentito e me ne sono andato a dormire serenamente. Non poteva essere vero, mi sono detto, giacchè non ho mai avuto né in affitto né in vendita né in comodato alcun immobile né da Anemone né da Propaganda Fide.

Questa mattina, apro i giornali e scopro che Zampolini, interrogato dai magistrati di Perugia, dapprima il giorno 18 maggio dice di non sapere nulla e poi, 4 giorni dopo, il 24 maggio, sente il bisogno irrefrenabile di tornare “spontaneamente” dai magistrati per dichiarare che “Balducci fece avere al Ministro Di Pietro due case in affitto a Roma, attraverso la Congregazione Propaganda Fide. La prima era in via della Vite ed è stata per un periodo una delle sedi dell’Italia dei Valori. L’altra era in via delle Quattro Fontane, credo fosse per la figlia…”.

Non entro nel merito circa l’opportunità o meno di prendere in affitto dai preti un appartamento anche se non credo sia uno scandalo, purchè venga pagato il giusto prezzo e non vi sia nulla di illecito in cambio. Intendo invece riaffermare con forza che non è proprio vero – nel senso materiale del termine - quanto affermato da Zampolini, al quale evidentemente qualcuno ha propinato false informazioni per mettere tutti nello stesso calderone. Io, ripeto, non ho mai preso in affitto appartamenti da Propaganda Fide (né per me o mia figlia né per la sede dell’Italia dei Valori) e lo voglio qui documentalmente dimostrare (cosa che farò anche con i PM di Perugia ai quali ho chiesto di essere immediatamente sentito).

Con riferimento al primo appartamento – quello che Zampolini indica come una sede di IDV in via della Vite - posso tranquillamente assicurare che fino a stamattina nemmeno sapevo dell’esistenza di un tale immobile. Anzi, fino a stamattina nemmeno sapevo dove si trovasse via della Vite, figurarsi se potevo avervi aperto una sede del partito.

Ho subito svolto accertamenti ed ho - ora - appurato che tale appartamento in realtà era stato preso in affitto dalla società Editrice Mediterranea Srl, con sede appunto in via della Vite n. 3 Roma, il cui legale rappresentante è tale Antonio Lavitola. Trattasi di una società editrice che svolgeva (e forse svolge anche tuttora) l’attività di realizzazione, gestione e distribuzione di testate giornalistiche per conto proprio e di terzi.

Ebbene, l’Italia dei Valori ha deliberato in data 21 febbraio 2006 (e quindi in epoca addirittura precedente le elezioni politiche di quell’anno e del mio insediamento al Ministero delle Infrastrutture) di stipulare con detta società la realizzazione e la diffusione del giornale del partito. Allego al riguardo la delibera assunta in tale data dall’Ufficio di Presidenza di IDV (allegato 1), da cui – fra l’altro - risulta in maniera inconfutabile che la società Editrice Mediterranea aveva già all’epoca la propria sede in via della Vite n.3 allorchè stipulò il contratto con IDV. Allego anche la segnalazione al Tribunale di Roma – Sezione stampa e Informazione, effettuata (sempre il giorno 28 febbraio 2006) per conto di IDV dal sen . Aniello Formisano con cui si è affidato alla predetta società la realizzazione del quotidiano dell’Italia dei Valori (allegato 2). Anche in questo caso vi è la prova della data certa, data che è precedente alla mia nomina di Ministro ed anzi all’epoca non ero nemmeno al Parlamento italiano e quindi – anche volendo - non avrei potuto in alcun modo interloquire con Balducci ed Anemone. Vi è anche la prova che la predetta casa editrice aveva già sede in via della Vite prima ancora che nascesse il giornale e, quindi, non può esser vero che sia stato IDV a prendere in affitto tale immobile.

Il contratto di servizio è stato stipulato in data 7 aprile 2006 (e quindi ancora una volta prima delle elezioni e prima che io diventassi Ministro) ed è durato fino al 1° agosto 2007, come risulta dalla comunicazione di avvenuta dismissione della testata del 30 ottobre 2007, debitamente notificata al Tribunale di Roma – Sezione Stampa ed Editoria (allegato 3). Questo documento è interessante perché fornisce la riprova documentale che l’immobile di via della Vite non sia e non sia mai stato nella disponibilità di IDV. Infatti, il mittente della lettera (Editrice Mediterranea) - pur dando atto di aver già da tempo rescisso il contratto - indica nell’intestazione che la propria sede legale è rimasta sempre l’indirizzo di via della Vite n.3, Roma.

In conclusione, è documentalmente provato che la sede di via della Vite era nella esclusiva disponibilità di Editrice Mediterranea prima, durante e dopo i rapporti con IDV. Il partito non ha mai avuto in affitto l’immobile di via della Vite né ha mai fatto richiesta ad alcuno per averla. Il fatto, poi, che una società fornitrice di servizi (di cui si sia avvalsa anche IDV ma non solo) avesse – essa, e non IDV – sede in una casa di proprietà di Propaganda Fide non può in alcun modo essere fatta risalire a nostra responsabilità, altrimenti dovrebbe valere l’assurdo principio per cui ogni volta che qualcuno chiede al giardiniere di tagliargli il prato dovrebbe assicurarsi, prima di sapere di chi è la proprietà del locale, dove tiene gli attrezzi!

Con riferimento, poi, all’appartamento di via IV Fontane a Roma, esso è stato preso in affitto dall’on.le Silvana Mura, la quale - su segnalazione del collega sen. Stefano Pedica - ha stipulato il 9 novembre 2006 un contratto di locazione con la società “Congregazione per l’evangelizzazione di popoli” di Roma. Produco al riguardo il contratto di affitto in questione (allegato 4), da cui risulta un canone fissato sin dall’inizio in euro 21.600 annuali e quindi in 1.800 euro mensili, oltre alle spese condominiali di circa 200 euro mensili. In totale, quindi, l’on.le Mura paga e ha sempre pagato 2.000 euro mensili. Il contratto è intestato a Claudio Belotti che è il convivente ed il padre di suo figlio. Per completezza, segnalo che la società proprietaria ha concesso la locazione espressamente “ad uso abitativo con facoltà del conduttore di destinare alcune porzioni a studio professionale, fermo restando fra le parti che l’uso prevalente sia quello abitativo” (così espressamente recita l’art. 1 del contratto di locazione).

Da ultimo, specifico che mia figlia Anna non ha mai abitato – nemmeno per un solo giorno - in tale appartamento né lo ha mai preso in affitto. Anna all’epoca pensava di iscriversi alla Luiss e per questo si mise anche lei, insieme a me, a cercare un appartamentino in affitto ed il sen. Pedica indicò anche a noi diverse soluzioni, tra cui anche l’appartamento di via IV Fontane. Poi, però, Anna preferì iscriversi alla Bocconi di Milano e non dette alcun seguito alla proposta. Ovviamente se l’affitto si fosse concretizzato, sarebbe stata cura mia e di mia figlia accertare la correttezza sotto ogni aspetto dell’operazione, cosa che comunque ha fatto la collega on.le Mura, riscontrandone ogni regolarità. Altrettanto ovviamente né io, né Mura e - men che meno - mia figlia abbiamo mai avuto a che fare con il sig. Anemone, persona che nessuno di noi conosce.

E veniamo infine all’insinuazione di Zampolini, secondo cui io avrei fatto solo finta di osteggiare gli appalti che erano stati programmati per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia ed alle elucubrazioni secondo le quali io non avrei preso provvedimenti adeguati.

Al mio arrivo al Ministero delle infrastrutture, alla fine dell'Aprile 2006, l’ing. Balducci era Presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici, ovvero era la massima carica istituzionale del Ministero a cui per legge spetta lo status di indipendenza gerarchica anche rispetto al Ministro (art. 1, comma 2 DPR 204/2006). Al predetto Consiglio spettava e spetta il compito di esprimere pareri vincolanti su ogni progetto di lavori pubblici superiore ai 25 milioni di euro e su ogni altro progetto finanziato per almeno il 50% dallo Stato. Per dirla alla “dipietrese”, in Italia, in tema di grandi lavori pubblici, non si muove foglia che il Consiglio Superiore non voglia.

Ebbene, io ho subito spostato l’ing. Balducci al 2° Dipartimento (Infrastrutture e regolazione dei lavori pubblici), che per legge (art. 5 DPR 300/99) non gestisce materialmente alcun capitolo di bilancio ma li assegna – questa volta sotto il diretto controllo del Ministro - ai direttori generali competenti per le singole aree di attività del Dipartimento stesso. L’ing. Balducci non ha, peraltro, mai svolto tale tale attività perchè dalla data della sua nomina (18.9.2006) alla data in cui ha lasciato il Ministero (1.11.2006) è sempre stato in malattia.

Egli, infatti, è stato chiamato nel novembre 2006 dalla Presidenza del Consiglio dell’epoca a svolgere le funzioni di Responsabile della Struttura di missione per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Insomma con me al Ministero delle Infrastrutture, Balducci non ha mai svolto alcuna attività lavorativa.

Posso invece provare documentalmente che io mi opposi in modo fermo e risoluto alle modalità con cui venne istituita ed organizzata la predetta Struttura di missione ed anche il modo poco trasparente con cui venivano realizzati gli appalti. Ben altro ho detto e dirò ai magistrati, ma sento il dovere pubblico di provare da subito quanto affermo. Produco al riguardo – e tanto per citarne una – la nota n. 16240 del 14 dicembre 2007, da me scritta ed indirizzata al Presidente del Consiglio ed ai colleghi Ministri interessati dell’epoca, con cui testualmente ho contestato sia la legittimità dei compiti che svolgeva la struttura di Missione presieduta da Balducci, sia le modalità con cui venivano commissionati e svolti gli appalti (allegato 5). La lettera porta una doppia mia firma per rimarcare la gravità di quanto stavo denunciando e si conclude con le seguenti tre righe da me personalmente manoscritte: “Vi prego, ci stiamo avviando verso macroscopiche violazioni di legge e questo non può essere accettato, se riscontrato”.

Poi come noto, con l’inizio dell’anno nuovo, il Governo andò in crisi e ci fu lo scioglimento anticipato del Parlamento. Arrivò il nuovo Governo che - invece di prendere atto di quanto da me segnalato ed intervenire di conseguenza - confermò modalità e struttura fino quando non è arrivata la Magistratura.

So bene che molti depistatori e professionisti della disinformazione insisteranno nei prossimi giorni nel prendersela con me nel malcelato tentativo di “fare di tutt’erba un fascio” ma costoro sappiano sin d’ora che dovranno rispondere delle loro azioni davanti all’Autorità giudiziaria.

http://www.antoniodipietro.com/2010/06/2_giugno.html




Lo sgambetto alle rinnovabili - Antonio Cianciullo



Nella manovra economica è spuntato un taglio che non aggiunge nulla al bilancio dello Stato e toglie ossigeno alla spinta verso le rinnovabili e verso la green economy. Via i certificati verdi. Via lo strumento nato per garantire una quota fissa di energia pulita nel pacchetto delle aziende che vendono energia. Via un puntello per arrivare al traguardo del 20 20 20, cioè al rispetto degli obiettivi fissati dall’Unione europea per ridurre le emissioni serra, aumentare l’efficienza, far crescere la competitività del vecchio continente. Tutto senza nemmeno un piatto di lenticchie in cambio: lo Stato non assume oneri diretti nella vicenda dei certificati verdi.
Lo spiega bene Francesco Ferrante, che dal Senato ha lanciato l’allarme: «L’articolo 45, questo il passaggio trappola contenuto nella manovra finanziaria, destabilizza tutto il settore delle fonti rinnovabili, e inconcepibilmente, senza che ci sia alcun effetto per le entrate dello Stato, visto che il meccanismo dei certificati verdi prevede che siano le aziende del settore energetico a produrre una quota minima da fonti rinnovabili e a muovere così i progetti da biomasse e biogas, eolici, geotermici, idroelettrici. Uno sgambetto che colpisce le rinnovabili proprio nel momento in cui avevano raggiunto un quarto del totale dell’elettricità prodotta in Italia».
Niente risparmi (a parte un alleggerimento delle bollette pagato però con una perdita pesante in termini occupazionali e con l’abbandono di un settore strategico) e un futuro più difficile visto che con questo provvedimento la strada per raggiungere gli obiettivi energetici al 2020 è più che mai in salita. Anev, Anab, Aper, Federpern, Fiper, Greenpeace, Ises, Legambiente e Kyoto club hanno protestato parlando di decine di migliaia di posti di lavoro in pericolo nel settore delle rinnovabili.

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Scritto martedì, 1 giugno 2010 alle 14:41 nella categoria Clima,Energia, rinnovabili. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.

http://cianciullo.blogautore.repubblica.it/2010/06/01/lo-sgambetto-alle-rinnovabili/


Berlusconi: ''Mi sento moralmente autorizzato ad evadere le tasse''



Il premier in una conferenza stampa del 17 febbraio 2004



Berlusconi-Giannini, scontro a Ballarò



Il premier chiama in diretta per contestare quanto detto poco prima dal vicedirettore di Repubblica a proposito dell'evasione fiscale, ma attacca senza aspettare la replica. Giannini stava criticando la politica del governo contro la lotta all'evasione affermando che lo stesso Berlusconi aveva detto, ai tempi del governo Prodi, che "evadere in Italia e' inevitabile"







martedì 1 giugno 2010

L'assalto di Israele alla Freedom Flotilla



Sono state condotte al porto di Ashdod, la "Mavi Marmaris", la nave turca attaccata questa mattina, con a bordo più di 500 attivisti. Secondo la tv Al-Arabiya, un'ottantina di pacifisti che si sarebbero rifiutati di fornire le proprie generalità sarebbero stati arrestati e portati in carcere dalle autorità israeliane, mentre il resto potrebbe essere espulso nelle prossime ore. In porto sono state scortate anche le altre cinque imbarcazioni, oltre l'ammiraglia assaltata dai soldati israeliani sulla quale sono morti dieci pacifisti e feriti almeno 26. Ma le notizie sono ancora frammentarie. Condanne per quanto accaduto arrivano da tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti che si dicono "sconcertati". L'attacco più duro arriva però dal primo ministro turco Erdogan che haparlato apertamente di "terrorismo di Stato". Prevista per le prossime ore la riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Dieci morti, 26 feriti - Almeno 10 passeggeri (in precedenza si era detto 19) della flotta internazionale di attivisti pro-palestinesi "Freedom Flotilla" che si dirigeva verso Gaza sono rimasti uccisi durante l'assalto di un commando israeliano. Secondo le prime informazioni date dalla tv israeleana 10 nell'attacco, avvenuto alle 2 della notte scorsa, sono rimaste ferite almeno 26 persone, tutti cili pacifisti, soccorse e portate negli ospedali israelianai con gli elicotteri e con imbarcazioni della marina. Tra i feriti anche dieci soldati israeliani, due dei quali in modo grave. Ferito anche lo sceicco Read Salah, leader del Movimento islamico israeliano che si trovava tra i passeggeri della flottiglia, non sarebbe tra le vittime ma sarebbe stato ferito e non sarebbe in pericolo di vita. Per il momento non ci sono ulteriori informazioni perché l'area del porto di Ashdod è stata dichiarata zona zona militare e nessuno può accedervi. Nulla sia sa neanche dei 5 italiani, tra cui una giornalista torinese, che facevano parte della "Flottilla".
La dinamica dei fatti non è ancora chiara. Fonti dell'esercito israeliano hanno detto che gli attivisti hanno provato a linciare i soldati non appena sono scesi dagli elicotteri per mezzo di funi. I militari sarebbero stati costretti ad aprire il fuoco dopo essere stati attaccati con coltelli, bastoni e proiettili sparati da due pistole sottratte ai soldati. Le autorità hanno diffuso delle immagini a sostegno di questa versione dei fatti, e anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in visita in Canada, ha espresso il pieno appoggio all'esercito, ribadendo che i soldati hanno il diritto di difendersi.
Gli attivisti: siamo stati attaccati - Totalmente diversa la versione degli attivisti, che accusano di essere stati attaccati dai soldati, saliti a bordo delle navi sparando. Le navi del convoglio, tre delle quali battevano bandiera turca, sono state portate nel porto israeliano di Ashdod. La polizia israeliana ha arrestato 16 attivisti che si sono rifiutati di fornire la loro identità, mentre gli altri saranno espulsi da Israele. A bordo del convoglio c'erano anche cinque italiani, tra cui una giornalista di Torino, Angela Lano, 47 anni, direttrice di Infopal, agenzia specializzata in Medio Oriente.
Netanyhau torna in Israele - L'assalto ha provocato una grave crisi internazionale, costringendo il premier israeliano Netanyahu a interrompere la sua visita in Nord America e ad annullare l'incontro con il presidente Usa Barack Obama a Washington in programma domani, per fare immediatamente rientro in patria. I due hanno avuto un colloquio telefonico, e secondo quanto riporta un comunicato della Casa Bianca, Obama ha chiesto di conoscere la verità sui fatti "il prima possibile". Israele ha intanto elevato il livello di allerta sul fronte nord (con il Libano) e su quello sud (con la Striscia di Gaza). Ma a ribollire è pure il fronte interno degli arabo-israeliani: un leader radicale di questi, lo sceicco Saleh, dirigente del Movimento Islamico in Galilea, partecipava alla spedizione e risulta essere stato ferito. Fatto questo che potrebbe esacerbare gli animi e far salire la tensione fra gli arabi di Israele.
La flottiglia partita da Cipro - La flottiglia, organizzata da diverse Ong internazionali per portare aiuti umanitari nella striscia di Gaza, sfidando l'embargo imposto quattro anni fa da Israele, era partita domenica pomeriggio da Cipro. A bordo delle sei navi con circa 700 attivisti, secondo gli organizzatori, ci sono anche deputati di vari Paesi europei. Tutti insieme trasportavano 10mila tonnellate di aiuti, tra cui 100 case prefabbricate e attrezzature mediche. In Israele intanto forze armate e la polizia sono state poste in stato di massima allerta.
Ferito anche il capitano - L'azione - ripetutamente minacciata da Israele nel caso in cui gli attivisti avessero cercato di forzare il blocco imposto attorno alla Striscia fin dall'avvento al potere degli islamico radicali di Hamas, nel 2007 - è avvenuta di notte in acque internazionali, a qualche decina di miglia dalla costa. Lo scontro a fuoco è avvenuto dopo che tre unità della marina israeliana hanno intercettato e attaccato una imbarcazione turca della "Freedom Flotilla". Tra i feriti, alcuni dei quali sono già stati trasferiti in ospedale, ci sarebbe il capitano della nave assaltata.
A bordo anche un bimbo di 6 mesi - C'è anche un bimbo di appena sei mesi, oltre a circa 800 altre persone, a bordo della nave turca "Mavi Marmaris" intercettata con altri cinque natanti dalla Marina israeliana. Lo ha dichiarato Veisel Basar, membro del consiglio di amministrazione della Fondazione umanitaria turca "Diritti Umani e Libertà " (Ihh), parlando con l'agenzia Anadolu. Dopo che i natanti sono stati intercettati, ha detto ancora Basar, è stata subito istituita una unità di crisi per seguire la situazione. "Prima dell'assalto in mare, gli israeliani hanno interrotto le comunicazioni con le navi. Ma da una fonte a bordo della nave abbiamo ricevuto un video sugli incidenti. Nelle immagini si vedono i militari israeliani che salgono a bordo da imbarcazioni o calandosi da elicotteri. Si vedono anche i feriti riuniti nella parte centrale del ponte della nave. Non abbiamo informazioni certe".
Ministro israeliano "rammaricato" - Il ministro israeliano per il Commercio e l'Industria, Binyamin Ben-Eliezer ha espresso il proprio "rammarico per tutte le vittime" dell'assalto della marina alla flotta di attivisti pro-palestinesi diretti a Gaza. "Le immagini non sono certo piacevoli. Posso solo esprimere rammarico per tutte le vittime" ha detto il ministro alla radio dell'esercito.
Rischio di nuovi scontri - In Siria, intanto, otto gruppi palestinesi con base a Damasco hanno chiesto agli stati arabi e musulmani di dare supporto alla "Flotilla" ed hanno avvertito Israele di evitare "ogni sciocchezza per ostacolare le navi". "Ciò potrebbe creare nuove tensioni e imprevedibili reazioni", hanno fatto sapere i gruppi palestinesi, tra cui Hamas e Jihad islamica.
Italiani a bordo, da questa notte nessuna notizia - Ci sono anche alcuni italiani, almeno cinque, fra gli attivisti della flottiglia. Lo riferisce la Farnesina interpellata sulla vicenda. Le fonti del ministero degli Esteri italiano riferiscono anche che non risultano italiani coinvolti nella sparatoria che ha provocato morti e feriti. L'ambasciata italiana in Israele ha comunque inviato alcuni funzionari ad Haifa, dove la flottiglia verrà scortata dalle forze israeliane, per verificare la situazione sul posto. Da questa notte però non si hanno notizie degli attivisti italiani. Il silenzio sarebbe infatti calato sulla loro sorte perché gli israeliani avrebbero sequestrato i telefoni cellulari.
"Gli israeliani ci stanno intercettando" - C'è anche una giornalista di Torino tra i cinque italiani che si trovavano a bordo di una delle navi del convoglio umanitario, diretto a Gaza. Angela Lano, 47 anni, era a bordo della "8000 - Freedom for prisoners. Freedom for Gaza" insieme ad alcuni colleghi. "Di lei - dicono adesso alla Infopal, l'agenzia di stampa on line di cui è direttore - non abbiamo notizie. L'ultima telefonata ci è giunta alle 2 della notte scorsa: diceva 'gli israeliani ci stanno intercettando'. Poi, il nulla".
Nei giorni scorsi le minacce di Israele - Per arrivare nell'enclave palestinese, le sei navi dovevano superare il blocco israeliano. "Abbiamo la ferma intenzione di arrivare a Gaza malgrado le intimidazioni e le minacce di violenza che abbiamo ricevuto", aveva detto domenica uno degli organizzatori della "Freedom Flotilla". Alcune navi della flottiglia battono bandiera turca e una Ong turca sarebbe uno dei principali organizzatori dell'intera operazione di invio di aiuti a Gaza sotto assedio. Israele, la quale nega che a Gaza sia in atto una crisi umanitaria, aveva ripetutamente avvertito che avrebbe impedito alla flottiglia di arrivare nella Striscia ma si era offerto di far pervenire a destinazione gli aiuti, dopo ispezione, tramite un valico terrestre. Per Israele, perciò, l'intera operazione è una "provocazione" studiata con l'intento di diffamare la sua immagine agli occhi del mondo.
Il convoglio umanitario - La flotta di attivisti pro-palestinesi è formata da sei navi, tre traghetti e tre cargo. A bordo ci sono complessivamente circa 650 persone di vari paesi, in buona parte sono turchi, ma anche europei, e materiali da costruzione, medicinali e generi di prima necessità. Lo riferiscono i siti della Bbc e di giornali turchi e internazionali. Tre navi sono fornite dalla Ong turca legata al governo Insani Yardim Vakfi (Ihh, Fondazione per l'aiuto umanitario). Fra queste c'è l'ammiraglia della flotta, il traghetto "Mavi Marmaris", con 600 persone a bordo, dove è avvenuta la strage. Altre tre navi sono fornite dalla Ong internazionale Free Gaza Movement, network con sede a Nicosia, a Cipro, che raccoglie gruppi in Grecia, Germania, Irlanda e Scozia. Due di queste unità sono greche, il traghetto "Sfendoni" e il cargo "Libertà del Mediterraneo". A organizzare la spedizione hanno contribuito anche gruppi greci e svedesi e l'Organizzazione malese "Perdana per la pace globale". Le navi erano salpate domenica dalla Repubblica turca di Cipro e sarebbero dovute arrivare oggi a Gaza. A bordo c'erano fra gli altri la premio Nobel per la pace irlandese Mairead Corrigan-Maguire e il giallista svedese Henning Mankell.
31 maggio 2010







Discarica inquinante, indagato il sindaco di Palermo



Palermo, 31-05-2010

Disastro doloso, inquinamento del sottosuolo, gestione abusiva di discarica, abbandono di rifiuti speciali, truffa: questi alcuni dei reati ipotizzati nei confronti del sindaco di Palermo Diego Cammarata al quale è stato notificato stamattina un avviso di garanzia in relazione alla discarica di Bellolampo e alla gestione della municipalizzata Amia, adesso commissariata, che si occupa della gestione dei rifiuti in città.


Nelle scorse settimane la procura aveva svolto una serie di accertamenti che avevano portato a scoprire la presenza di un liquido estremamente velenoso, il percolato, e le sue infiltrazioni nel sottosuolo. In particolare erano state scoperte tracce di sofiti, nitrati e metalli pesanti nelle acque di alcuni pozzi della zona. Tutti segni che suggeriscono l'esistenza dell'infiltrazione dalla discarica di Bellolampo, che sorge su una collina sopra la città.


La municipalizzata, commissariata, al lavoro per ridurre i danni
"Dal 24 al 30 maggio il prelievo di percolato nella discarica di Bellolampo è passato da duemila a tremila tonnellate e, grazie all'affidamento del servizio a più ditte di smaltimento, la raccolta salirà fino a quasi quattro mila tonnellate a settimana", hanno speigato i commissari straordinari dell'Ania, Sebastiano Sorbello e Paolo Lupi.


Asciugare il lago
L'Amia sostiene di essere "impegnata in una massiccia azione di prelievo del liquido stagnante in superficie, con la prioritaria finalità di prosciugare il 'lago' che costituisce il più immediato pericolo per l'ambiente. Ciò consentirà anche di abbassare il livello dell'accumulo di liquido nella quarta vasca, di procedere alla chiusura della falla apertasi nei mesi scorsi in una parete e di completare le opere di messa in sicurezza dell'area di sversamento".


Interviene la Protezione civile
E' stata inoltre ripristinata l'attività di pretrattamento dei rifiuti, con il potenziamento dell'impianto da 400 a 600 tonnellate al giorno di capacità, con la sistemazione dei due impianti esistenti, con il noleggio di un terzo tritovagliatore che sarà consegnato a giorni e con l'acquisto, grazie ad un finanziamento della Protezione civile per circa cinquecentomila euro di un nuovo impianto. L'insieme di questi interventi ha "adeguato la capacità di pretrattamento alla quantità di rifiuti, circa millecinquecento tonnellate, conferita quotidianamente in discarica, e ha anche consentito - affermano i commissari straordinari - di smaltire i cumuli di rifiuti da trattare, la cui giacenza nel piazzale aveva reso necessaria l'ordinanza del premier Silvio Berlusconi".


http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=141495



L'orchestrina del Titanic - Marco Travaglio