lunedì 29 novembre 2010

Quei miliardi al vento


A Report la grande truffa dell'importazione dell'energia verde. Le garanzie fornite dai venditori esteri non danno sicurezza sulla provenienza

È un meccanismo complicato, ma si può riassumere così: comprare un certificato verde costa a un’azienda italiana molto di più che importare dall’estero energia dichiarata pulita, anche se non c’è alcuna vera garanzia che sia davvero tale, come ammette il sottosegretario Stefano Saglia. Conseguenza per il contribuente italiano: lo Stato si è impegnato a comprare tutti i certificati verdi invenduti, per garantire un sostegno al nascente business dell’energia pulita. E questo (come spiega Milena Gabanelli nella puntata di Report in onda stasera su Raitre) nel 2009 è costato alle casse pubbliche un miliardo di euro. Che pagano tutti gli italiani in bolletta.
C’è fame di energie rinnovabili in Italia. Nella puntata di
Report in onda stasera su Rai3, Giovanni Buttitta, direttore delle relazioni esterne di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, conta e riconta le richieste per allacciare i nuovi impianti: “Un numero molto alto: 120 mila megawatt”. Il doppio del fabbisogno annuale dell’Italia. Perché spuntano panelli fotovoltaici ovunque e pale eoliche giganti sostituiscono alberi in montagna e coprono la terra rossa in riva al mare?

L’inchiesta di Alberto Nerazzini racconta il vero business che si nasconde dietro le richieste ambientaliste dell’Europa: entro il 2020 l’Italia deve abbattere le emissioni di anidride carbonica e consumare il 17 per cento dell’energia da fonti rinnovabili. I cittadini, in gran parte a loro insaputa, contribuiscono a una rivoluzione verde pagando in bolletta 3,2 miliardi di euro l’anno. Nerazzini si occupa anche di Green Power, società di Enel appena sbarcata in Borsa. L’azienda non si affida solo al boom dell’economia verde, ma anche al regime fiscale degli Stati Uniti: oltre 60 società di proprietà di Green Power hanno sede a Wilmington, nel Delaware, Stati Uniti. Come mai? L’amministratore delegato, Francesco Starace, spiega a Report senza imbarazzo: “Perché lì, in America, noi abbiamo una società che si chiama Enel North America, residente nel Delaware, che all’interno degli Usa ha un regime fiscale positivo. È un modo per generare meno tasse”. Commenta Nerazzini: “Tutto legittimo. E sappiamo quanto sia difficile restare competitivi sul mercato internazionale. Ma visto che Enel è ancora una società controllata dal Ministero del Tesoro, che ne possiede più del 30 per cento, uno si domanda quale sia la percentuale di tasse che Enel sta evitando di scaricare sul fisco italiano”.

L’altro punto su cui si concentra
Report è il traffico di energia rinnovabile importata dall’estero dai produttori di energia sporca (gas, petrolio) che sono tenuti a ripulirsi, comprando “certificati verdi” da chi produce usando fonti rinnovabili (un complicato sistema per trasferire soldi da chi inquina a chi è più “verde”). Il 31,6 per cento di tutta l’energia elettrica consumata in Italia proviene da fonti rinnovabili, cioè da centrali idroelettriche, biomasse, geotermia, eolico e solare. Questo dato è lo stesso che è comunicato ai consumatori: compare nella tabella del mix energetico che da maggio scorso le aziende fornitrici di elettricità, come l’Enel, devono pubblicare sui loro siti e sulle bollette. Un dato che sembra descrivere un’Italia sulla buona strada nel raggiungimento dell’obiettivo concordato con l’Europa per il 2020. Peccato però che la quantità di energia (32mila gigawatt) importata che il Gse (Gestore Servizi Energetici) considera verde possa essere computato dall’Italia come energia da fonte rinnovabile per il raggiungimento degli obiettivi europei del 2020. “Le garanzie d’origine non sono sufficienti per il conteggio del target italiano”, ammette Gerardo Montanino, direttore operativo di Gse.

La direttiva europea che stabilisce gli obiettivi del 2020 prevede infatti che uno Paese possa conteggiare l’energia verde importata solo se c’è uno specifico accordo con il Paese esportatore. Questi accordi per il momento non ci sono e quindi l’energia verde di cui parla il Gse, ai fini degli obiettivi del 2020, conta zero. E questo per i prossimi sei anni, visto che secondo il Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili, stilato dal ministero dello Sviluppo economico, i primi giga verdi d’importazione saranno computabili come consumati in Italia solo nel 2016: dei 9mila Gwh previsti, 6mila arriveranno dal Montenegro. Sempre che venga realizzato un cavo di interconnessione attraverso l’Adriatico. Insomma per gli obiettivi del 2020 le garanzie d’origine non contano nulla. E ora sembra avere dubbi sulla loro reale utilità anche il sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico Stefano Saglia, che a
Report dice: “Importiamo energia ed è quasi tutta con certificato di garanzia da fonte rinnovabile, ma invece non lo è”. Perché, quindi ci si affida tanto all’estero? Come sempre è questione di soldi.

Di Luigi Franco
e Carlo Tecce


Da
il Fatto quotidiano del 28 novembre 2010



"Berlusconi debole, vanesio e inetto. E' il portavoce di Putin in Europa"


On-line le prime informazioni dai documenti diffusi da Julien Assange ai giornali americani e europei. Molte le informazioni sensibili sui rapporti tra Usa e Stati esteri

Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto all’inizio di quest’anno alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali “investimenti personali” dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi. E’ quanto si legge in un documento riservato anticipato dal sito Wikileaks e pubblicato dal settimanale tedesco Der Spiegel che ha pubblicato, insieme a New York Times, Guardian, Le Monde e El Paìs le anticipazioni di Wikileaks. Il premier italiano e l’omologo russo sono al centro di alcuni dei 3.012 rapporti diplomatici inviati dalle sedi diplomatiche italiane verso gli Usa. Altri riguardano i contatti tra Franco Frattini e il segretario alla difesaRobert Gates (leggi la nostra sintesi).

Il New York Times riporta altre notizie sui rapporti tra Putin e Berlusconi. Parlano dei “regali sontuosi”, dei vantaggiosi contratti energetici e di un “misterioso” intermediario russo-italiano. I diplomatici scrivono che Berlusconi “sembra sempre più il portavoce di Putin” in Europa e che mentre Putin può godere di una supremazia su tutte le figure pubbliche in Russia, Berlusconi è ostacolato da ingestibile burocrazia che spesso ignora i suoi editti.

Una cosa che li accomuna è lo stile autoritario e machista, che permette a Putin di relazionarsi perfettamente con il premier italiano. Questo rapporto provoca negli statunitensi una profonda diffidenza, scrive il quotidiano spagnolo
El Paìs. Ma di Berlusconi sia il giornale madrileno sia il settimanale tedesco, nella sua copertina uscita in anticipo, mettono in evidenza “le feste selvagge”. E’ “irresponsabile, vanesio e inefficace, come un leader europeo moderno”, dice Elizabeth Dibble, agente diplomatico americano a Roma di Berlusconi. Un altro rapporto dalla Capitale segnala la debolezza “fisica e polica” di un leader la cui “inclinazione per le feste notturne e frequenti significa che non si riposa abbastanza”. Lo riporta il Guardian.

Queste e altre critiche degli Usa a importanti leader mondiali sono quindi i contenuti dei 260 mila documenti diplomatici resi pubblici dal sito di Julian Assange, un sito a cui molte persone non riescono ad accedere. “Siamo sotto attacco”, dicono i gestori su
Twitter.

Nella copertina del settimanale tedesco compare la grossa scritta, ’Enthullt’ (Rivelato), e il sottotitolo: “Come l’America vede il mondo, il rapporto segreto del Dipartimento di Stato americano” e 12 foto di personaggi illustri. Tra questi, solo per citarne alcuni, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, con la didascalia “questo è Hitler”, il colonnello Muammar Gheddafi (“procaci biondine come infermiere”), il presidente afghano Karzai (“spinto dalla paranoia”), il presidente francese Nicolas Sarkozy (’imperatore senza vestiti’) e ultimo in fondo a destra, il premier italiano.

Il giornale
Mail on Sunday scrive che il presidente sudafricano accusò il presidente Usa George Bush di essere razzista perché, ai tempi dell’invasione dell’Iraq, ignorò le richieste dell’Onu percheKofi Annan era di colore. Secondo il Sunday Times invece ci sarebbero rivelazioni esplosive per le relazioni di Usa e Gran Bretagna con opinioni negative date da Washinghton sui governi di Blair, Brown e dello stesso Cameron. Una ’gelata’ si attende anche per i rapporti di Usa e Russia.
Secondo il
Kommersant infatti ci sarebbero palesi critiche degli Usa ai leader russi nonché le registrazioni di colloqui tra diplomatici americani e russi. Non dovrebbe invece esserci nulla di compromettente per i rapporti tra Usa e Israele. Il premier Benjamin Netanyahu ha fatto oggi sapere di essere stato contattato dal governo Usa in merito ai file Wikileaks da cui non dovrebbero emergere elementi di polemica.

I giornali che hanno avuto le esclusive

The New York Times
The Guardian
Der Spiegel
Le Monde

El Paìs

domenica 28 novembre 2010

Documenti segreti made in Italy.

Il governo teme la pubblicazione dei documenti top secret di Wikileaks, Frattini parla di «elementi molto preoccupanti» e di danni all’«immagine dell’Italia», Berlusconi definisce «criminale ciò che i media fanno». Eppure fu il Sismi di Nicolò Pollari, agli ordini di Berlusconi, a schedare e a tentare di «disarticolare con mezzi traumatici» i giornalisti e i magistrati che venivano considerati oppositori del governo. Aspettando la sentenza d’appello, il 15 dicembre, del processo Abu Omar.

Quello che il nostro recente passato ci ha insegnato, è che spesso i servizi segreti italiani, per determinati periodi, sono stati al servizio di una persona sola, o di una ristretta oligarchia, e quello che è emerso dai documenti “top secret” sono le attenzioni dell’intelligence per i soggetti scomodi, per gli oppositori.

Tempi lontanissimi? Nemmeno per sogno. Volevano farci credere, per esempio, che Mani pulite fu un complotto ordito dalla Cia e Di Pietro un burattino nelle mani dei servizi segreti, mentre i fatti e i documenti dimostrano il contrario, cioè che i servizi segreti, in quell’occasione, intervennero non per appoggiare i magistrati di Milano, ma per screditarli. In una relazione datata 6 marzo 1996, il Copaco denunciò che il Sisde, per mano della cosiddetta «fonte Achille», durante l’inchiesta Mani pulite, mise in atto manovre volte ad acquisire «informazioni riservate su atti giudiziari», «esercitare un controllo illegittimo sui singoli magistrati e sulla loro vita» e «costruire dossier che servivano a delegittimarli». Un anno prima, nel luglio ’95, gli agenti di Polizia scoprirono «una serie cospicua di schede informative, idonee a gettare sospetti infamanti e a demolire l’immagine del dr. Di Pietro» e del pool di Milano.

La storia si ripete più volte, ma probabilmente la vicenda più vergognosa è stato portata alla luce dagli agenti della Digos il 5 luglio 2006, in via Nazionale 230 a Roma, nell’ambito delle indagini sul sequestro dell’imam egiziano Abu Omar, e vede nuovamente coinvolto il Sismi – non suoi settori deviati, ma il Sismi «in quanto tale», come stabilirà nel 2007 il Csm – e ha per protagonisti Nicolò Pollari (nella foto) ePio Pompa. Pollari, tuttora docente di Diritto Tributario all’Università di Reggio Calabria e alla LUM di Bari, fu scelto da Berlusconi come capo dei servizi segreti nel 2001 e rimase in carica fino al 2006. È stato salvato dal segreto di Stato nel primo grado del processo Abu Omar, ma il 28 ottobre scorso il sostituto procuratore di Milano Piero De Petris ha chiesto 12 anni di reclusione per lui e 10 per l’ex responsabile del controspionaggio Marco Mancini (imputato anche di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di notizie di cui è vietata la divulgazione, per lo scandalo dei dossier Telecom ma difeso ancora una volta dal segreto di Stato), ricordando che «questo sequestro ha ferito in modo grave la coscienza della comunità internazionale».

Il braccio operativo dell’ex capo del Sismi era un certo Pio Pompa. Devoto a Silvio Berlusconi («Sarò, se Lei vorrà, anche il Suo uomo fedele e leale […]. Desidero, dunque, averLa come riferimento e esempio ponendomi subito al lavoro», scrisse in una lettera il funzionario al premier) più che Chauvin a Napoleone, Pio Pompa, in primo grado, fu condannato a tre anni per favoreggiamento nel rapimento dell’imam. Ora, si attende la sentenza d’appello, prevista per il 15 dicembre.

Ma torniamo a quel 5 luglio. Quello che gli agenti della Digos si trovano davanti è un enorme archivio, gestito da Pio Pompa, di appunti e dossier di varia natura che riguardano magistrati, giornalisti, politici e imprenditori, che negli anni sono stati vessati e calunniati da più organi di informazione e di governo. Un elenco scritto a mano indicava chiaramente le modalità con cui «dissuadere», «ridimensionare» e «neutralizzare» i nemici veri o presunti di Forza Italia. Con licenza di utilizzo di «misure traumatiche». Un progetto che in buona parte è stato messo in atto – L’elenco è lunghissimo, mi limito a ricordare, tra i magistrati, Ingroia e Natoli, estromessi dal pool antimafia di Palermo; Caselli, allontanato dalla Procura europea e dalla Procura antimafia; Colombo e la Bocassini, perseguitati da continui provvedimenti disciplinari da parte del ministero della Giustizia e calunniati dagli house organ di governo – e che sembra essere stato scritto dagli squadristi durante il periodo fascista, ma porta la data del 24 agosto 2001. Sempre nella sede di via Nazionale vengono scovate le ricevute che, nero su bianco, documentano le retribuzioni corrisposte all’allora vicedirettore di
Libero Renato Farina per pubblicare bufale a supporto delle “tesi” del Sismi (e del governo).

Il pm Sergio Sottani, nei mesi scorsi, ha contestato ai vertici dei servizi segreti vari illeciti, tra cui il reato di peculato e il possesso ingiustificato di documenti di spionaggio, ma nuovamente il governo Berlusconi ha coperto i funzionari del Sismi con il segreto di Stato, rifiutandosi di comunicare alla Procura il nome del responsabile che ha ordinato a Pompa di affittare un ufficio di 14 stanze in via Nazionale a Roma.

Cosa riveleranno i dossier di Wikileaks? Lo scopriremo, stando alle promesse del creatore del sito Julian Assange, tra qualche ora. Forse, come ha affermato il ministro Frattini, «Le relazioni e l’amicizia tra Italia e Stati Uniti hanno un tale spessore che nessuna rivelazione potrà scalfirle». Ma forse non dovremmo preoccuparci delle relazioni fra il nostro Paese e gli Stati esteri. Dei giornalisti e dei magistrati con la schiena dritta, invece, dovremmo preoccuparci eccome.


Wikileaks: ecco le prime indiscrezioni.



I responsabili del sito: "Siamo sotto attacco". Nel dossier informazioni anche sui rapporti tra Italia e Russia e sui "party selvaggi" del premier. Per Obama l'Europa non conta molto. Frattini: "Sarà l'11 settembre della diplomazia.


Leggi anche:
Der Spiegel: "Feste selvagge" per Berlusconi
Leggi l'intervista al fondatore di Wikileaks
Assange perde pezzi, concorrenza in arrivo per WikiLeaks

(in fondo all'articolo tutti i video sulle rivelazioni di Wikileaks)

Trema la diplomazia Usa. Oggi, domenica 28 novembre, dovrebbero essere pubblicati su WikiLeaksgli attesi documenti riservati del dipartimento di stato americano. Secondo il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che dice di non conoscere il contenuto delle rivelazioni, la pubblicazione dei file sarà "l'11 settembre della diplomazia mondiale" perché "faranno saltare tutti i rapporti di fiducia tra gli Stati".

Wikileaks sotto attacco - Il sito di Wikileaks è sotto attacco informatico. Lo annunciano i responsabili via Twitter. "Stiamo subendo un DDoS (distributed denial of service, letteralmente negazione del servizio)", si legge nel messaggio stringato. Il sito per circa un'ora è stato effettivamente irraggiungibile. Poco prima, il fondatore del sito Julian Assange era intervenuto alla terza conferenza annuale di giornalisti investigativi arabi (Arij), ad Amman in Giordania spiegando che "il materiale che stiamo per pubblicare copre essenzialmente tutte le maggiori questioni mondiali". Il Guardian ha comunque annunciato, attraverso l'account twitter del caporedattore investigativo, che pubblicherà i documenti in proprio possesso, qualunque sarà lo stato del sito di Wikileaks questa sera.

Prime indiscrezioni - A Basilea sarebbero già usciti alcuni numeri di Der Spiegel, il settimanale tedesco cha ha avuto un accesso prioritario ai files di Wikileaks (clicca qui per le immagini). La copertina e un articolo (parte 1 e parte 2) sono stati scannerizzati e messi online su Twitter dal giornalista Symor Jenkins e ripresi dal sito francofono Owni.

Sull'Italia - Nell'articolo dello Spiegel si parla soprattutto dei rapporti tra Germania e Stati Uniti, ma sulla copertina del settimanale tedesco appare un'immagine di Silvio Berlusconi con sotto la scritta "Party selvaggi". Secondo alcuni articoli di stampa le notizie riguardanti il nostro Paese ruoterebbero attorno ai rapporti di Berlusconi con Putin e Gheddafi.

La copertina di Der Spiegel - Il settimanale tedesco pubblica sulla prima pagina diverse fototessere con i volti dei principali politici mondiali con sotto un breve commento tra parentesi, ipoteticamente come vengono considerati dall'amministrazione Usa. Oltre al commento sulle feste del premier, per esempio, sotto l'immagine di Karzai si legge "mosso dalla paranoia", sotto Gheddafi, "biondine prosperose come infermiere", sotto Sarkozy "imperatore senza vestiti", Putin "Maschio alpha", Medviedev "Pallido, indeciso", Angela Merkel "evita il rischio, raramente creativa".Secondo quanto rilancia un sito francese, inoltre, dai documenti emergerebbe che vi sia "una spia di Washington all'interno del governo tedesco, un membro del partito liberale".

Per Obama l'Europa non conta - Nella versione on-line del settimanale si sostiene che Barack Obama non terrebbe in grande considerazione l'Europa e che per l'amministrazione Usa la priorità sarebbe il rapporto con la Cina, considerata l'unico interlocutore all'altezza della superpotenza. Sempre secondo il settimanale tedesco i rapporti tra Obama e la Merkel non sarebbero idilliaci (mentre quelli tra Bush e la cancelliera erano migliori). Nell'amministrazione Usa la Merkel sarebbe sopranominata Teflon, per la sua capacità di farsi scivolare adosso le cose.

Anticipazioni dalla stampa inglese - Il giornale Mail on Sunday scrive che il presidente sudafricano Nelson Mandela accusò il presidente Usa George Bush di essere razzista perché, ai tempi dell'invasione dell'Iraq, ignorò le richieste dell'Onu perche Kofi Annan era di colore. Secondo il Sunday Times invece ci sarebbero rivelazioni esplosive per le relazioni di Usa e Gran Bretagna con opinioni negative date da Washinghton sui governi di Blair, Brown e dello stesso Cameron. Una 'gelata' si attende anche per i rapporti di Usa e Russia. Secondo il Kommersantinfatti ci sarebbero palesi critiche degli Usa ai leader russi nonché le registrazioni di colloqui tra diplomatici americani e russi. Non dovrebbe invece esserci nulla di compromettente per i rapporti tra Usa e Israele. Il premier Benjamin Netanyahu ha fatto sapere di essere stato contattato dal governo Usa in merito ai file Wikileaks da cui non dovrebbero emergere elementi di polemica.

Washington: "Un pericolo" - Dura la risposta dell'amministrazione americana. "La pubblicazione dei documenti - ha detto l'avvocato del Dipartimento di Stato Usa - metterà a rischio numerose vite di innocenti" così come metterà a repentaglio iniziative militari e cooperazioni tra paesi per far fronte a problemi come il terrorismo e le pandemie". "Spero che coloro che sono responsabili di questo - ha aggiunto l'avvocato - pensino a queste vite che stanno mettendo in pericolo e mettano un freno a queste pubblicazioni".

Le anticipazioni di Der Spiegel - Der Spiegel nella serata di sabato 27 aveva pubblicato sul proprio sito Internet, solo per un breve periodo, un articolo dal titolo "Domande e Risposte", in cui dava alcune informazioni sui nuovi documenti riservati raccolti dal sito WikiLeaks e anticipati ad alcuni organi di stampa internazionali, tra i quali lo stesso Spiegel. Secondo il sito"Netzpolitik", la pubblicazione dell'articolo è stata frutto di un errore del sistema di gestione dei contenuti del settimanale. L'articolo è stato subito tolto dal sito, ma Netzpolitik pubblica un link al testo dello Spiegel, che era stato ripreso da un blog prima che venisse cancellato.

Cosa bisogna aspettarsi - Solo il 5% dei documenti che Wikileaks si appresta a pubblicare riguarderebbero l'Europa mentre la gran parte si riferirebbero a Medio Oriente e Asia.
Solo 4.330 sono così "esplosivi", avrebbe scritto lo Spiegel nell'articolo, che sono stati classificati "Noform", cioè off-limits a qualsiasi governo straniero. Come già riferito da alcuni organi si stampa internazionali, inoltre, poco più della metà dei documenti non ha alcuna restrizione, il 40,5% è classificato "confidenziale" e solo il 6% è "segreto", mentre non c'è alcun documento "top secret".
Ogni documento, oltre al testo del messaggio, indica la data, l'autore, il destinatario e il livello di segretezza. I documenti, scritti dai diplomatici, dagli ambasciatori, dai consoli oppure dai dipendenti delle ambasciate, forniscono per ciascun Paese valutazioni sulle situazioni politiche e informazioni di background. In alcuni casi, secondo l'articolo, tracciano anche profili psicologici di singoli politici. Gran parte dei documenti è successiva al 2004, uno risale al 1966 e 9.005 sono stati inviati nei primi due mesi di quest'anno. Lo Spiegel non pubblicherà in Rete tutta la documentazione, ma solo alcuni estratti.

Da dove vengono i documenti - Secondo l'articolo dello Spiegel la documentazione contiene oltre ottomila "direttive" del ministero degli Esteri Usa alle sedi diplomatiche in tutto il mondo. I documenti, spiega l'articolo, provengono dalla rete 'SIPRNet' (Secret Internet Protocol Router Network), cioè un sistema di reti di computer interconnessi tra loro utilizzato dai ministeri degli Esteri e della Difesa Usa per trasmettere informazioni riservate, incluse quelle classificate 'segrete'. Nel complesso, 2,5 milioni di dipendenti e funzionari hanno accesso ai documenti che vengono trasmessi attraverso la rete 'SIPRNet'.



Wikileaks - Assange

ALLE 22,30 DI STASERA WIKILEAKS FARÀ TREMARE MEZZO MONDO, IN PRIMIS BERLUSCONI - 1- DALLA CORRISPONDENZA DELL’AMBASCIATA DI ROMA E IL GOVERNO DI WASHINGTON POTREBBE SPUNTARE UN RAPPORTO SEGRETO CHE AGLI USA SAREBBE ARRIVATO DA AMBIENTI GEORGIANI, DOVE SI IPOTIZZA UN INTERESSE ECONOMICO PERSONALE (NEL SENSO DI AZIONARIO) SIA DI PUTIN CHE DI BERLUSCONI NEL GASDOTTO RUSSO SOUTHSTREAM DA CUI L’ITALIA SI RIFORNISCE CON L’IMPEGNO ATTIVO DI ENEL, ENI E FINMECCANICA - 2- CI SONO ALTRE DUE VICENDE ITALIANE. LA PRIMA SEMBRA RIGUARDARE UN MISTERIOSO VIAGGIO IN MONTENEGRO DI DUE PARLAMENTARI PDL CON UN FERMO ALLA FRONTIERA E IL SEQUESTRO DI UNA VALIGETTA. IL SECONDO: IL SEQUESTRO SUL TRENO PER CHIASSO DI OLTRE 100 MILIARDI DI DOLLARI IN BUONI DEL TESORO AMERICANI DEGLI ANNI ’30

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1- QUI SALTA BERLUSCONI (ALTRO CHE CASETTA A MONTECARLO)
Fosca Bincher (Franco Bechis) per Libero

WIKILEAKS-ASSANGE

La verità sarà scoperta solo questa sera dopo le 22, quando Wikileaks metterà in rete i dossier riservati della diplomazia americana che stanno facendo tremare mezzo mondo.

WIKILEAKS-MANNING, ANALISTA PENTAGONO CHE HA CONSEGNATOI I CODICI DI ACCESSO AD ASSANGE

Non sono molti i documenti che riguardano l'Europa (il 5% del totale), e ancora meno quelli sull'Italia: qualche centinaio di mail e rapporti riservati in gran parte datati all'epoca del governo guidato da Romano Prodi, mentre quelli che agitano l'esecutivo attuale sono relativi solo al 2008 e a parte del 2009.

Non c'è nulla dunque - come ipotizzava ieri la Stampa - che possa riguardare il caso Ruby Rubacuori, esploso nel 2010. Come d'altra parte è da escludere che nei rapporti diplomatici si faccia riferimento ai gossip o alle vicende private del presidente del Consiglio, che poco influenzano i rapporti fra gli Stati e che vengono prese in considerazione solo se utili alla analisi sulla stabilità del governo.

BERLUSCONI E PUTIN

Non dovrebbero esserci nemmeno documenti particolari sulla crisi fra Berlusconi e Fini, anche perché gli episodi più importanti sono esplosi in data successiva a quella del trafugamento della documentazione dalla rete diplomatica americana.

Bisogna tenere presente che i rapporti dell'ambasciata di Roma debbono essere ritenuti di qualche rilevanza per la segreteria di Stato per essere classificati e archiviati nella banca dati centralizzata della segreteria di Stato.

Detto questo, secondo le prime indiscrezioni circolate sono soprattutto due i dossier diplomatici che riguardano l'attuale premier. Il primo è relativo ai suoi rapporti con il primo ministro russo Vladimir Putin, il secondo quelli con il leader libico Mohammar Gheddafi.

Nessuno dei due è una vera e propria sorpresa, perché in un caso e nell'altro la diplomazia americana ha espresso anche pubblicamente la propria preoccupazione e su singole vicende anche la propria contrarietà. Sui rapporti con Putin la documentazione riguarda due vicende principali: il ruolo avuto da Berlusconi all'epoca della guerra con la Georgia e il caso Southstream, il gasdotto russo da cui l'Italia si rifornisce con l'impegno attivo di Enel, Eni e Finmeccanica.

BERLUSCONI ERDOGAN PUTINBANNER NONLEGGERLO GHEDDAFI BERLUSCONI BACIO

Wikileaks si infila dunque fra le lenzuola del lettone di Berlusconi e Putin. Ma il succo del disappunto americano su questa vicenda è ben noto. Tanto che l'attuale ambasciatore a Roma, David H. Thorne, andando al di là del protocollo appena insediato non l'aveva certo mandata a dire. E in un'intervista aveva affermato: «Anche se Usa e Italia cooperano strettamente su numerosi temi, ci sono, comunque, alcune posizioni della politica estera italiana che continuano a preoccuparci ».

CARAVAN PETROLIO CONFLITTO GEORGIA

Quanto a Southstream aveva aggiunto: «Ci preoccupa la dipendenza energetica non solo dell'Italia, ma di tutta l'Europa». Fra la corrispondenza dell'ambasciata di Roma e la segreteria di Stato potrebbe spuntare anche un rapporto segreto e non verificato che agli Usa sarebbe arrivato proprio da ambienti georgiani, dove si ipotizza un interesse economico personale (nel senso di azionario) nel gasdotto sia di Putin che di Berlusconi.
Ma il documento avrebbe la forma di un brogliaccio.

JULIAN ASSANGE FONDATORE DI WIKILEAKS

Ci sono altre due vicende italiane di questi ultimi due anni oggetto della corrispondenza riservata fra le strutture diplomatiche Usa. La prima sembra riguardare un misterioso viaggio in Montenegro di due parlamentari PdL con un fermo alla frontiera e il sequestro di una valigetta. Del secondo episodio ha riferito anche Libero nelle sue cronache: si tratta del sequestro sul treno per Chiasso di oltre 100 miliardi di dollari in buoni del tesoro americani degli anni '30.

Ufficialmente quei titoli di Stato sono stati ritenuti falsi, ma inquietò che fra i due portatori figurasse un giapponese nipote dell'ex vicedirettore generale della Banca centrale nipponica. Un caso in cui sicuramente è stata coinvolta la diplomazia americana, e che potrebbe creare qualche imbarazzo: se quei titoli fossero stati veri per la legge italiana bisognava applicare una sanzione di molti miliardi di euro, che da sola valeva 4 volte le risorse sullo sviluppo inserite nell'attuale finanziaria.

BERLUSCONI NON ASCOLTA PIU GHEDDAFI

2- WIKILEAKS, RISCHIO "IMBARAZZO DIPLOMATICO PLANETARIO"
Repubblica.it

L'amministrazione Obama esclude qualsiasi negoziato con il sito fondato da Julian Assange "sulla diffusione di materiale riservato ottenuto in maniera illegale". Ieri sera per errore, il sito del settimanale tedesco Der Spiegel ha pubblicato un articolo, poi scomparso dalla rete, in cui si dice che il materiale verrà diffuso stasera alle 22.30 e che si tratta di 251.287 "cablogrammi diplomatici" inviati al dipartimento di Stato a Washington dalle ambasciate, dai consolati e dalle rappresentanze diplomatiche americane in tutto il mondo, oltre a 8.000 "direttive" del ministero degli Esteri Usa alle sedi diplomatiche in tutto il mondo. Tra la mole di documenti in possesso di Wikileaks, sarebbero tuttavia solo 4.330 i documenti "esplosivi".

3- PERPLESSITÀ SU BERLUSCONI E LE SUE RELAZIONI CON GHEDDAFI E PUTIN - "OBAMA ABBRONZATO". L'AMERICA SI ARRABBIÒ
Maurizio Molinari per La Stampa

GUERRA GEORGIA 20PUTIN BERLUSCONI

Per comprendere la genesi dell'operazione di «diplomazia preventiva» con cui Washington sta tentando di disinnescare l'impatto delle rivelazioni di Wikileaks bisogna partire dal metodo con cui ambasciate, consolati e Dipartimento di Stato comunicano fra loro. Si tratta di telegrammi su singole notizie, documenti di analisi su fatti avvenuti e previsioni sull'immediato futuro che richiedono agli estensori di mettere nero su bianco tutte le informazioni a loro disposizione, non solo quelle pubbliche e politicamente corrette ma anche indiscrezioni raccolte da informatori, gossip di vario genere, dettagli sulla vita privata dei personaggi più noti, veleni politici, battute gergali e quant'altro possa consentire a chi legge di farsi un'idea chiara su cosa sta avvenendo.

GUERRA GEORGIA 05

L'errore più serio che un diplomatico può compiere è astenersi dall'includere un dettaglio che, nel breve o lungo termine, potrebbe rivelarsi decisivo. Il fine è di far confluire più informazioni possibili a Washington, dove sono poi gli alti funzionari a elaborarle per trarre conclusioni che finiscono sul tavolo del Segretario di Stato e, a volte, del Presidente.

SILVIO BERLUSCONI DORMIENTE

Di conseguenza, leggendo tali documenti, si può trovare di tutto. Sono uno specchio della vita pubblica nei singoli Paesi, con il vantaggio di essere confezionati con il contributo di fonti di notevole rilievo, che adoperano ogni sorta di espressioni. Per tutelare tali fonti il governo americano le secreta ma WikiLeaks è riuscita ad avere i testi originali. Di qui le preoccupazioni dilaganti, testimoniate dalle anticipazioni di alcuni funzionari britannici sugli «insulti ai francesi spesso presenti nelle comunicazioni con gli americani».

Nel caso dell'Italia i documenti potrebbero contenere i commenti negativi alle frasi di Silvio Berlusconi - in almeno due occasioni - sull'«abbronzatura» di Barack Obama e della moglie Michelle. Quando il premier ricorse a tale terminologia, in Via Veneto fecero un sobbalzo, il Dipartimento di Stato ne venne subito informato e vi furono ulteriori scambi di comunicazioni.

PUTIN E BERLUSCONI

La Casa Bianca decise però di non far trapelare la vivace irritazione per non incrinare i rapporti con un alleato molto importante su più scacchieri, dal Libano all'Afghanistan. È sufficiente varcare la soglia del Dipartimento di Stato per rendersi conto che la vicenda ha lasciato il segno, al punto che alcuni diplomatici si spingono fino a descrivere il premier italiano come «ad alto rischio», perché «chi vi si avvicina non ha idea di cosa può avvenire, delle conseguenze politiche possibili».

Il rischio è che Wikileaks metta a nudo la contraddizione fra la scelta pragmatica del quieto vivere con Berlusconi e le perplessità che circolano nell'Amministrazione sui rapporti di Roma. Anche a causa dei legami italiani con più nazioni difficili: dall'apertura delle banche agli investimenti di Gheddafi alla moltiplicazione degli scambi commerciali con Teheran fino al flirt energetico con la Turchia.

MASTROGIACOMO

Ma forse il capitolo che può riservare più sorprese è quello del legame personale fra Berlusconi e Putin. Non è un mistero che Washington da tempo cerca di capire cosa vi sia alla base dell'intesa personale fra i due e, in occasioni conviviali a Roma come Washington, è frequente imbattersi in funzionari che ipotizzano interessi personali di Berlusconi negli accordi energetici.

WIKILEAKS-ASSANGE

Argomenti off-limits, di cui nessun diplomatico americano parlerà mai ufficialmente, ma nelle note diplomatiche se ne discute. Come nel 2007, in occasione del rapimento del giornalista Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan, con una tempesta nelle relazioni fra l'Amministrazione Bush e il governo Prodi che vide i rispettivi ministri degli Esteri, Condi Rice e Massimo D'Alema, protagonisti di una cena all'«Aquarelle» di Washington che, anziché risolvere gli equivoci sulla trattativa italiana con i capi dei taleban, finì per moltiplicarli.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-20607.htm