martedì 29 marzo 2011

Nucleare, Rubbia a Veronesi: ''Si faccia un giro a Fukushima''.



L'Aquila - (Adnkronos/Ign) - L’invito delPremio Nobel per la Fisica al presidente dell'Agenzia per la Sicurezza nucleare: ''Giappone riapre il problema della sicurezza: la catastrofe avrà conseguenze enormi che vanno studiate''

L'Aquila, 29 mar. (Adnkronos/Ign) - La tragedia del Giappone riapre ''i dubbi sulla sicurezza del nucleare'' e forse avverte che ''siamo partiti con il piede sbagliato perché se c'è un Paese che poteva garantire l'avanzata di un nucleare sicuro, fatto bene, bene organizzato, questo era proprio il Giappone''. Parla ilpremio Nobel per la Fisica, Carlo Rubbia, in occasione dell'inaugurazione dell'esperimento Icarus da lui progettato, nei laboratori nazionali del Gran Sasso dell'Infn, all'Aquila.

Il premio Nobel per la Fisica sottolinea più volte che l'incidente nucleare alla centrale giapponese, provocato dal terremoto e dallo tsunami dell'11 marzo scorso ''è una cosa rilevante che avrà conseguenze profonde''.

Detto questo, lo scienziato coglie l’occasione per lanciare un invito al presidente dell'Agenzia per la Sicurezza nucleare, Umberto Veronesi. Gli ''suggerirei di andare a fare una visita di persona in Giappone, nella centrale di Fukushima perché credo sia importante che la gente capisca ciò che sta accadendo, e quello che sta succedendo avrà delle conseguenze enormi, gravi, che vanno studiate. E credo che il modo migliore sia rendersi conto direttamente di come stanno andando le cose”. Perché “quello che noi riceviamo come informazione dal Giappone è poco chiaro e incompleto, controllato dai mass media” mentre ''serve capire cosa sia realmente successo''.



Mappa della radioattività in Italia.



Da quando è arrivata la nube radioattiva alcune persone si sono attrezzate e hanno misurato il livello di radioattività.

Sarebbe utile creare una rete di rilevazione in tutta Italia e fornire i dati attraverso il blog. Chi è interessato lo indichi in un commento o invii una segnalazione.

"Vi ricordo che le RADIAZIONI NUCLEARI e la NUBE RADIOATTIVA è ancora sull'Italia.

Stamani abbiamo registrato su Reggio Emilia e Appennino Reggiano (Passo del Cerreto Laghi)dei picchi di radioattivita'di 0,215 mR/h su Reggio e 0,218 mR/h a Cerreto.

Quindi con un aumento notevole rispetto a giorni fa.

Per i soliti curiosi,ricordo che i controlli sono stati fatti con apparecchiature professionali. LA STAMPA,LE TELEVISIONI,E I MEDIA IN GENERE VI STANNO NASCCONDENDO LA VERITA'SUL NUCLEARE,facendo passare queste notizie per pochi secondi e piccoli articoli sui giornali,riempendo invece le prime pagine dei giornali dei soliti sbarchi degli immigrati,il solito caso della mignotta Ruby,e delle povere ragazze morte Yara e Sara.

Pertanto Signori,svegliatevi! LE RADIAZIONI NON SI VEDONO,NON SI SENTONO,MA VI FANNO AMMALARE!".

Diego Palmanova

Ps: Le "Facce da nucleare" dell'opposizione che si sono assentate alla votazione per l'accorpamento del referendum con le elezioni amministrative sono: Capano, Cimadoro, Ciriello, D'Antona, Farina, Fassino, Fedi, Gozi, Madia, Mastromauro, Porcino, Samperi.
- Scarica il volantino delle "Facce da nucleare" e diffondilo
- Partecipa a "Spegni il nucleare" con il referendum su FB.



Le tendopoli che non piacciono a nessuno.







Individuate 13 località in cui trasferire i migranti provenienti da Lampedusa. Ma gli abitanti sono contrari

L’emergenza profughi a Lampedusa non si placa. Al momento, come riferiscono i dati ufficiali della Regione Sicilia, sono ben 6.200 i migranti sull’isola . Il Governo nazionale, dopo le vibranti proteste degli isolani, prova a correre ai ripari. Rischiando di innestare ulteriori malcontenti. Da mercoledì sei navi svuoteranno Lampedusa dalle migliaia di migranti ancora presenti sull’isola.


Un solo problema: dove sistemarli? Senza neanche interpellare le amministrazioni locali, l’esecutivo ha già deciso. Il Ministero della Difesa ha indicato 13 siti di demanio militare che serviranno ad accogliere gli esuli provenienti da Lampedusa. Così le tendopoli piovono letteralmente dall’alto. Tra queste c’è quella di Kinisia, ex scalo militare a pochi chilometri da Birgi, l’aeroporto di Trapani chiuso al traffico civile da otto giorni e utilizzato come avamposto per i cacciabombardieri italiani e stranieri.

“Siamo gli unici in Italia a subire questo sopruso. Già la chiusura dell’aeroporto di Birgi è stata come uno tsunami" dichiara il presidente della provincia di Trapani Mimmo Turano, paragonando addirittura la situazione della sua provincia alle recenti tragedie giapponesi. “ La sospensione dei voli civili dell’aeroporto Vincenzo Florio – continua Turano - ha scardinato la programmazione concertata con Ryanair. Da oggi esigiamo la riapertura parziale, ci sono 24 tratte pronte a riaprire”. Non è il solo a pensarla così. Fino ad ora infatti nessuno dei territori scelti ha dato la propria disponibilità ad accogliere i migranti. Alcuni siti non sono neanche idonei. Non lo sono ad esempio le quattro località siciliane scelti: Torretta, in provincia di Palermo,Caltanissetta (dove si allestirebbe un CIE, Centro Identificazione ed Espulsione), e appunto Trapani e Marsala.

E sui migranti , gestiti come fossero regali inopportuni e indesiderati, si scatena quindi la ressa, che rischia di degenerare in rissa: tienili tu, no tu, mandiamoli in Padania, diamoli alla Francia che ha voluto la guerra, rivolgiamoci all’Europa.

A Trapani poi si raggiunge il paradosso; basta leggere le stare a sentire Mimmo Turano: “sconti a nessuno, noi non stiamo col governo regionale e neanche col nazionale. Ci facciano riaprire l’aeroporto e spostino la tendopoli altrove, poi ce la caviamo noi.”

di Andrea Turco

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=93



A ROMA, A ROMA! Lombardo e la giunta protestano domani davanti Palazzo Chigi.



Il Governatore siciliano non invitato al Consiglio dei Ministri, dove si discuterà dell'emergenza Lampedusa. Domani riunione all'aperto con tutti gli assessori per protestare contro l'esecutivo. Gianfranco Miccichè critico: "Il Presidente sta facendo un po' di terrorismo".

Raffaele LombardoStamattina Raffaele Lombardo aveva annunciato a tutti che domani si sarebbe seduto al tavolo del Governo nazionale, per discutere dei provvedimenti da adottare in relazione alla grave situazione di Lampedusa. Un invito, quello al presidente siciliano, legittimo e obbligatorio, perchè, come sottolineava lui stesso, "è sancito dallo Statuto Autonomo regionale". La legge in effetti è chara: quando a Roma si discute di affari siciliani deve per forza essere presente il Governatore regionale in carica. Logico quindi che Lombardo si aspettasse di sedere domattina tra Berlusconi eMaroni, tra Romano ed Alfano.

Ed invece quella che doveva essere la sua sedia, alla fine rimarrà vuota. L'esecutivo infatti non ha ritenuto opportuno convocare anche il presidente della Regione Sicilia nonostante domani al tavolo del Governo si discuterà anche, e forse soprattutto, della situazione di Lampedusa.

Ma Lombardo non ci sta. Domattina sarà a Roma, seguito a ruota da tutti gli assessori della sua quarta ed ultima giunta. Il governo regionale si recherà quindi davanti Palazzo Chigi e li si riunirà sulla pubblica piazza negli stessi momenti in cui si terrà il Consiglio dei Ministri. "Avevamo chiesto - afferma una nota della Regione - alcuni provvedimenti per alleviare lo stato di crisi umanitaria ed economica che la Sicilia, e Lampedusa per prima, sta subendo dall'ondata migratoria proveniente dal nord - Africa".

Ad appoggiare il singolare metodo di protesta della Giunta Lombardo è subito intervenuto Giampiero D'Alia, presidente del gruppo Udc al Senato. "E' grave - ha dichiarato il coordinatore siciliano del partito di Casini - che l'esecutivo nazionale non abbia invitato Lombardo a partecipare al Consiglio dei Ministri in cui si dovrenno prendere delle importanti decisioni sull'emergenza immigrazione. Speriamo che il governo nazionale recuperi lucidità prima di trasformare l'intero paese in una grande tendopoli".
Gianfranco Miccichè
Di segno nettamente opposto le dichiarazioni di Gianfranco Miccichè. Ieri, sul suo blog, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio aveva sparato bordate colossali contro i clandestini (leggi l'articolo). Oggi si è espresso invece su Lombardo. "Il presidente della Regione - ha dichiarato il leader di Forza del Sud - sta facendo un po' di terrorismo. Spero in buona fede ma mi sembra difficile".

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=95



Risveglio da "Il Padrino" per gli studenti Cavallo morto in Viale delle Scienze.


Da questa notte la carcassa dell'animale è abbandonata proprio davanti l'entrata dell'Università


Traumatico ingresso, stamattina, per gli studenti dell’università diPalermo. In via Basile, poco sotto l’ingresso dell’entrata centrale di viale delle scienze, staziona da più di 12 ore, ormai, la carcassa di un cavallo morto.

Tutto è avvenuto ieri notte: sono circa le 22 e 50, quando viaErnesto Basile si trasforma, in un ippodromo per la solita – ormai capita quasi ogni week end - corsa clandestina di cavalli. Lo scenario è sempre quello: una trentina di scooter circondano i 2 cavalli, con tanto di carretti, in gara; le urla e gli schiamazzi attirano l’attenzione degli abitanti della zona.

Ma alla fermata del semaforo l’incidente: il primo cavallo evita l’auto che aspetta il verde, il secondo invece la centra in pieno e stramazza al suolo. È il caos: il gruppo che fa parte della corsa, composto da almeno una cinquantina di facce giovani, blocca il traffico in entrambe le corsie; poi tutti provano inutilmente a fare rialzare l’equino, poco più di un pony; quindi lo trascinano sul marciapiede e lì crudelmente lo lasciano. Il “fantino” invece viene caricato ancora ferito su un’auto e portato via.

La polizia arriva tardi e c’è il tempo per il liberi - tutti. I poliziotti si limitano a stazionare davanti la carogna e non allontanano i curiosi.


Stamattina il caso passa nelle mani dei carabinieri. I resti dell’animale però sono rimasti ancora lì, ad attirare l’attenzione dei passanti. La decomposizione incombe e la carcassa comincia a puzzare.

Sembrerebbe un caso limite, ma non è neanche la prima volta che avviene un incidente simile. Nella stessa zona addirittura: l’anno scorso un caso analogo aveva attirato l’ attenzione delle forze dell’ordine, e il 23 febbraio, come si legge anche sul sito della questura di Palermo, un blitz della polizia aveva bloccato l’ennesima corsa, risparmiando forse la vita a qualche cavallo.

Di Andrea Turco

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=86


Si suicida operaio sospeso dal lavoro.



Si è lanciato dalla tromba delle scale, nel palazzo dove ha sede la ditta. La magistratura ha aperto un'inchiesta.

Un operaio di un'impresa di pulizia di 50 anni, A. L., che lavorava per la Pubbliservizi, una società che gestisce la pulizia di scuole e giardini per conto della Provincia di Catania, si è suicidato lanciandosi dalla tromba delle scale dove ha sede la ditta. Soccorso dal personale del 118 l'uomo è stato trasportato all'ospedale Cannizzaro, ma è deceduto durante il percorso.

Al dipendente e ad altri due colleghi era stato notificato un provvedimento disciplinare, una lettera di contestazione, vale a dire una sospensione cautelativa, da parte dell'azienda, nell'ambito di accertamenti relativi al furto di un automezzo, forse un camion, avvenuto nei giorni scorsi. La sua posizione all’interno della faccenda era comunque ritenuta marginale. Resta da capire il motivo del provvedimento data la posizione dell’operaio.

L’operaio, che è iscritto alla Filcams Cgil, il sindacato di categoria, in passato aveva lavorato per la Cesame, l'industria catanese che produceva sanitari. Ma dopo il fallimento dell’azienda, era stato posto in mobilità e successivamente assegnato alla Pubbliservizi.

“La tragedia si sarebbe potuta evitare” afferma il segretario della Filcams, Salvatore Leonardi, “se si fosse rivolto a noi avremmo potuto risolvere il problema” continua il sindacalista che dice di sentirsi profondamente amareggiato per l’accaduto.

La magistratura intanto ha aperto un’inchiesta.

di Piera Farinella

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=89



Sant'Ambrogio - G. Giusti.


Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco
per que' pochi scherzucci di dozzina,
e mi gabella per anti–tedesco
perché metto le birbe alla berlina,
o senta il caso avvenuto di fresco,
a me che, girellando una mattina,
capito in Sant'Ambrogio di Milano,
in quello vecchio, là, fuori di mano.

M'era compagno il figlio giovinetto
d'un di que' capi un po' pericolosi,
di quel tal Sandro, autor d'un romanzetto
ove si tratta di promessi sposi...
Che fa il nesci, Eccellenza? o non l'ha letto?
Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi,
in tutt'altre faccende affaccendato,
a questa roba è morto e sotterrato.

Entro, e ti trovo un pieno di soldati,
di que' soldati settentrionali,
come sarebbe Boemi e Croati,
messi qui nella vigna a far da pali:
difatto, se ne stavano impalati,
come sogliono in faccia a' Generali,
co' baffi di capecchio e con que' musi,
davanti a Dio diritti come fusi.

Mi tenni indietro; ché piovuto in mezzo
di quella maramaglia, io non lo nego
d'aver provato un senso di ribrezzo,
che lei non prova in grazia dell'impiego.
Sentiva un'afa, un alito di lezzo:
scusi, Eccellenza, mi parean di sego
in quella bella casa del Signore
fin le candele dell'altar maggiore.

Ma in quella che s'appresta il sacerdote
a consacrar la mistica vivanda,
di sùbita dolcezza mi percuote
su, di verso l'altare, un suon di banda.
Dalle trombe di guerra uscìan le note
come di voce che si raccomanda,
d'una gente che gema in duri stenti
e de' perduti beni si rammenti.

Era un coro del Verdi; il coro a Dio
là de' Lombardi miseri assetati;
quello: O Signore, dal tetto natio,
che tanti petti ha scossi e inebriati.
Qui cominciai a non esser più io
e, come se que' cosi doventati
fossero gente della nostra gente,
entrai nel branco involontariamente.

Che vuol ella, Eccellenza, il pezzo è bello,
poi nostro, e poi suonato come va;
e coll'arte di mezzo, e col cervello
dato all'arte, l'ubbie si buttan là.
Ma cessato che fu, dentro, bel bello
io ritornava a star come la sa:
quand'eccoti, per farmi un altro tiro,
da quelle bocche che parean di ghiro

un cantico tedesco lento lento
per l'âer sacro a Dio mosse le penne.
Era preghiera, e mi parea lamento,
d'un suono grave flebile solenne,
tal che sempre nell'anima lo sento:
e mi stupisco che in quelle cotenne,
in que' fantocci esotici di legno,
potesse l'armonia fino a quel segno.

Sentìa nell'inno la dolcezza amara
de' canti uditi da fanciullo; il core
che da voce domestica gl'impara,
ce li ripete i giorni del dolore:
un pensier mesto della madre cara,
un desiderio di pace e di amore,
uno sgomento di lontano esilio,
che mi faceva andare in visibilio.

E quando tacque, mi lasciò pensoso
di pensieri più forti e più soavi.
«Costor», dicea tra me, «Re pauroso
degl'italici moti e degli slavi,
strappa a' lor tetti, e qua senza riposo
schiavi gli spinge per tenerci schiavi;
gli spinge di Croazia e di Boemme,
come mandre a svernar nelle maremme.

A dura vita, a dura disciplina,
muti, derisi, solitari stanno,
strumenti ciechi d'occhiuta rapina,
che lor non tocca e che forse non sanno:
e quest'odio, che mai non avvicina
il popolo lombardo all'alemanno,
giova a chi regna dividendo, e teme
popoli avversi affratellati insieme.

Povera gente! lontana da' suoi,
in un paese qui che le vuol male,
chi sa che in fondo all'anima po' poi
non mandi a quel paese il principale!
Gioco che l'hanno in tasca come noi».
Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale,
colla su' brava mazza di nocciolo,
duro e piantato lì come un piolo.