venerdì 1 aprile 2011

La moglie di Bossi, Manuela Marrone, in pensione a 39 anni: ma la Lega non era contro le baby pensioni ?

Lega ladrona: la baby pensione della moglie di Bossi
Manuela Marrone riceve un vitalizio dall’età di 39 anni. Alla faccia degli sprechi

Dario Ferri

Ne parla Mario Giordano nel suo libro Sanguisughe, lo riporta Luca Telese sul Fatto Quotidiano: Manuela Marrone, la moglie di Umberto Bossi, è una baby pensionata. Una di quelle contro cui la Lega, sempre critica con gli sprechi di Roma, si è scagliata di più. Scrive Telese:

La moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, riceve un trattamento previdenziale dal lontano 1992, da quando, cioè, alla tenera età di 39 anni, decideva di ritirarsi dall’insegnamen – to. Liberissima di farlo, ovviamente, dal punto di vista legale: un po’ me – no da quello dell’opportunità politica, se è vero che suo marito tuona un giorno sì e l’altro pure contro i parassiti di Roma.

E si sarebbe tentati quasi di non crederci, a questa storia, a questo ennesimo simbolo di incoerenza tra vizi privati e pubbliche virtù, se a raccontarcela non fosse un giornalista a cui tutto si può rimproverare ma non certo l’ostilità preconcetta alla Lega Nord e al suo leader.

EPPURE, nello scrivere il suo ultimo libro inchiesta (“Sanguisughe”, Mondadori, 18 euro, in uscita martedì prossimo), Mario Giordano deve essersi fatto una discreta collezione di nemici, se è vero che l’indice dei nomi di questo libro contiene personaggi noti e ignoti, di destra e di sinistra, gran commis e piccoli furbi, una vera e propria pletora di persone che a un certo punto della loro vita, anche se molto giovani, hanno deciso di vivere alle spalle della collettività e di chi lavora, approfittando dei tanti spifferi legislativi che il Palazzo ha generosamente concesso in questi anni.

Il libro di Giordano (sottotitolo: le pensioni d’oro che ci prosciugano le tasse) però ha un attacco folgorante: La riproduzione dell’estratto conto di una pensione di 78 centesimi. Una incredibile “busta paga” autentica che nasce così: “Pensione lorda 402,12 euro, trattenute Irpef 106,64 euro, saldo Irpef 272.47, addizionale regionale 23.00, arrotondamento 0.78. Totale: 0.78”. Scrive Giordano: “Quando uno Stato si accanisce su una pensione minima di 402 euro (che è già una miseria) e la riduce a 0.78 centesimi (che è appunto un insulto) mentre lascia inalterati i supervitalizi dei parlamentari, il loro insindacabile diritto al cumulo, o gli assegni regalati a qualche burocrate d’oro, ebbene, noi non possiamo far finta di niente”.

Allora, forse, si può leggere questo libro saltando da un assurdo all’altro . Dalla “pensione centesimale” a quella della signora Marrone in Bossi, che è – in Italia – non un caso isolato, ma una delle 495.000 persone, come racconta il direttore dell’agenzia NewsMediaset, “che ricevono da anni la pensione senza avere i capelli grigi e senza avere compiuto i sessant’anni di età”. Nel 1992, quando la Marrone aveva 39 anni, Bossi attaccava “la palude romana” e chiedeva di cambiare. “Come no? – chiosa Giordano – Il cambiamento, certo. E intanto la baby pensione, però”.

Poi Telese approfondisce il caso Marrone: seconda moglie di Bossi, siciliana d’appartenenza attraverso il nonno Calogero “che arrivò a Varese come impiegato dell’anagrafe e finì deportato nei lager nazisti, dopo aver aiutato molti ebrei a scappare” custodì Bossi nella convalescenza dopo l’ictus e favorì l’ascesa del figlio Renzo. “Fra le attività che ha seguito con più passione – annota Giordano – la scuola elementare Bosina, da lei medesima fondata nel 1998, ‘la scuola della tua terra ’, che educa i bambini attraverso la scoperta delle radici culturali, anche con racconti popolari, leggende, fiabe, filastrocche legate alle tradizioni locali. E sarà un caso che nelle pieghe della Finanziaria 2010, fra tanti tagli e sacrifici, sono stati trovati i soldi per dare un bel finanziamento, (800 mila euro) proprio alla Bosina?”.

Tutto sembrerebbe fuorché un caso. La signora Bossi, d’altronde, ha molto tempo libero perché riceve un vitalizio regolarmente. “Aveva diritto a prendere i suoi 766,37 euro al 12 di ogni mese, ha diritto a percepire l’assegno, che in effetti incassa regolarmente da 18 anni, da quando suo figlio Renzo, il Trota, andava in triciclo, anziché andare in carrozza al consiglio regionale” (Già, perché se tra pensione, parlamento e Regione, se non ci fosse lo Stato assistenzialista, il reddito di casa Bossi passerebbe da quasi trecentomila euro a zero).

da GIORNALETTISMO.COM

http://www.vip.it/moglie-bossi-manuela-marrone-in-pensione-a-39-anni/



Il governo del mandare a fare.


Corrono voci, registrate addirittura dal volantino edito a spese della famiglia Berlusconi, incautamente definito un giornale, di inquietudini dentro la maggioranza marionettee addirittura di richieste (segrete) di dimissioni contro il ministro Ignazio LaSbrocca, che ha la tendenza crscente a farla troppo spesso fuori dal vasino e mandare a fare. Non osate. Nel teatro delle marionette mosse dal Caro Puparo, tra nani, sciantose, bambole gonfiabili, azzeccarbugli, guardie (poche), ladri (innocenti fino alla Cassazione), figuranti, principessine da camionisti, finte rosse, avvocati da commedia di DeFilippo,vecchi bofonchioni e maschere carnevalesche come Calderoli quando ride, la figura del “diavolo dei burattini” che sembra sprizzare zolfo ogni volta che si muove, è indispensabile. Giù le mani da Ignazio “Quattro Caccia” La Russa.



giovedì 31 marzo 2011

Napolitano convoca i capigruppo

Dopo gli scontri verbali e le risse alla Camera un giro di consultazioni per riaffermare le regole del confronto

Giorgio Napolitano (LaPresse)
Giorgio Napolitano (LaPresse)
MILANO - Ha chiesto più volte, nei mesi scorsi, un clima politico più sereno per affrontare le riforme. Ha predicato, inutilmente, di abbassare i toni. E adesso dopo due giorni di risse, insulti e paralisi parlamentare, il capo dello Stato decide di intervenire per cercare di calmare almeno le acque. Il messaggio è quello di «rimuovere tensioni, anche istituzionali, che finirebbero per alimentare nell'opinione pubblica e specialmente tra i giovani motivi di disorientamento e sfiducia che è indispensabile scongiurare». Quanto è successo alla Camera mercoledì e giovedì per Napolitano è ovviamente inaccettabile. Per questo ha convocato i capigruppo di Camera e Senato per una serie di consultazioni cominciate giovedì nel pomeriggio e che si dovrebbero concludere venerdì mattina.

GLI INCONTRI - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha cominciato il suo giro di ricognizione con i capigruppo del Popolo della Libertà Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. Poi l'incontro con Gianpiero D'Alia e Pier Ferdinando Casini (Udc) quindi Anna Finocchiaro e Dario Franceschini (Pd). I fatti di questi giorni con la questione ancora aperta che riguarda il comportamento di La Russa (di cui si deve occupare la Giunta per il regolamento che dovrà stabilire se elevare o meno sanzioni) sono ovviamente parte dei colloqui. Ma in generale Napolitano vuole insistere sul richiamo alla piena funzionalità del Parlamento, di un confronto anche serrato ma sempre con il rispetto delle regole. Gestacci, urla e insulti non devono essere parte dell'immagine che il Parlamento offre al Paese.

http://www.corriere.it/politica/11_marzo_31/napolitano-capigruppo_40cb2960-5bc8-11e0-84a3-c33181ebdcc4.shtml


Lampedusa - Tunisini in corteo puliscono le strade e ringraziano gli isolani.




Che teneri!

Montecitorio, insultata la deputata disabile



Ancora tensione in aula durante il dibattito sul processo breve. La deputata Pd Ileana Argentin ha preso la parola per denunciare che un deputato del Pdl - Osvaldo Napoli - ha intimato al suo assistente di non applaudire durante le sedute. Subito dopo un deputato della Lega, Massimo Polledri, le ha rivolto epiteti offensivi ed è stato costretto dal presidente Fini a chiederle scusa. "Ricordo all'aula che io non posso muovere le mani, ma se non posso applaudire con le mie, lo faccio con le mani di chiunque". Lo sfogo è stato accolto da un applauso bipartisan di tutta l'assemblea.

ESCAMOTAGE FRANCESE - di Fabrizio Gatti.


Il 90% dei clandestini a Lampedusa vuole raggiungere i parenti in Francia. Ma ecco come Parigi li ha fregati con la scusa dell'assistenza sanitaria

Fabrizio Gatti
Fabrizio Gatti sa cos'è un Cpt. Nel settembre 2005 è riuscito ad infiltrarsi in uno sbarco di profughi e ad entrare nel centro di Lampedusa, zona vietata agli occhi indiscreti dei cittadini e dei giornalisti. Oggi che l'isola è al collasso, con migliaia di tunisini sbarcati che sognano Parigi, abbiamo chiesto a lui di analizzare la situazione.

Cos'è cambiato dal tuo viaggio dentro al Cpt di Lampedusa ad oggi?

Quello che sta accadendo in questi giorni è qualcosa di completamente diverso perché allora avevamo a che fare con un flusso migratorio molto legato anche ai tentativi di entrare in Europa e alle chiamate per posti di lavoro in Italia e non solo in Italia. Adesso, invece, c'è un'uscita in massa di Tunisini che stanno sfruttando l'assenza di controlli lungo le coste dovuto alla caduta del regime di Ben Ali. Quindi i paragoni sono un po' difficili, anche perché allora il centro era considerato di "permanenza temporaneo", un Cpt. Adesso sono stati chiamati i Cie (centri di identificazione e espulsione). Il Cpt era un centro chiuso. Era impossibile entrarvi, tant'è vero che ho dovuto fare questa inchiesta sotto copertura con un nome finto e con un'identità finta. In questo periodo, in queste condizioni, il centro è completamente aperto al punto che è possibile entrarvi ed è possibile uscirne. Allora erano lunghi i periodi di attesa, ma credo che da questo punto di vista non sia diversa la situazione per le persone che sono arrivate: si attende che qualcosa succeda perché lo scopo del viaggio ovviamente non è Lampedusa ma è il continente europeo. Può essere l'Italia, per la maggior parte in questi giorni è la Francia e quindi si aspetta che qualcosa accada.

I tunisini arrivati a Lampedusa sono scontenti. Erano convinti di trovare "l'America", invece quasi quasi vorrebbero tornare indietro.

L'emigrazione è sempre accompagnata da miti. Lo stesso accadeva per gli italiani, tant'è vero che esiste e veniva usato anche fino a qualche anno fa l'espressione "ha trovato l'America" perché l'America era qualcosa che era tutto lustrini e successo. In realtà poi la vita degli italiani emigrati in America dalla fine dell''800 in poi è stata per la maggior parte delle persone una vita durissima. Questa è una caratteristica dei flussi migratori, per cui ci si muove richiamati dalla possibilità di trovare lavoro, da una possibilità di cambiare vita, dalla possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita per sé stessi, per le persone più vicine, per i figli, i genitori, la famiglia. E' chiaro che poi lo scontro con la realtà può essere diverso da quello che uno si aspetta, può anche essere che uno si aspetti una realtà dura. Del resto non abbiamo a che fare con degli provveduti che pensano di arrivare al Luna Park, ma sono persone che sanno di affrontare un viaggio e un futuro difficili. E' chiaro anche che la risposta dipende da in quale fase del viaggio viene posta la domanda, se la domanda viene posta nel momento in cui le persone sono ammassate da 6 giorni in condizioni estreme sotto la pioggia, in condizioni anche di scarso igiene, è chiaro che la risposta può essere negativa. Se si pone la stessa domanda ai tunisini che nel frattempo in queste ore sono arrivati sani e salvi a Parigi che era la meta del loro viaggio, magari potremmo avere quelle risposte più ottimistiche. Sicuramente dobbiamo chiederci le ragioni di queste partenze e se era possibile un percorso alternativo. In molti casi credo che per buona parte delle persone che sono arrivate a Lampedusa in queste settimane, forse la risposta è che sicuramente ci poteva essere un'alternativa a questo tipo di viaggio.

A quale alternativa ti riferisci?

L'alternativa è il viaggio regolare. Da interviste che ho fatto e che tra l'altro sono storie che usciranno su L'Espresso di venerdì, buona parte di queste persone, dei tunisini, direi un buon 90%, sono persone che hanno familiari in Francia. In qualche caso si tratta dei genitori o del padre, oppure del fratello, oppure del cugino. In Tunisia c'è una situazione di crisi dovuta alla caduta del regime. Alcune di queste persone lavoravano in Libia, e dalla Libia sono dovute scappare. Ebbene i familiari francesi hanno invitato queste persone a un periodo di attesa di tempi migliori o di ricerca di lavoro in Francia. Alcune di queste persone hanno provato a chiedere un visto per una visita familiare in Francia. Ma i consolati francesi concedono i visti ai cittadini tunisini e anche ai cittadini di altri paesi al di fuori dell'Unione Europea, soltanto dimostrando di avere un reddito molto alto e la possibilità di pagarsi l'assistenza sanitaria da soli etc. Gli stessi criteri che usa l'Italia per selezionare la concessione dei visti. Di fronte all'impossibilità di avere un visto regolare, le persone sono ricorse a questo viaggio irregolare, anche molto pericoloso per entrare in Europa. Ciò è dimostrato dal fatto che la gran parte di queste persone, una volta arrivate in Italia, scappano, escono e proseguono il viaggio verso la Francia. E' un dato che tra l'altro è ben conosciuto dal Ministero dell'Interno italiano, tant'è vero che ha trasferito queste persone in centri aperti, consigliando di chiedere asilo in Italia. Oppure facendo firmare richieste di asilo in Italia, in questo modo queste persone venivano trasferite in centri aperti e da qui potevano proseguire il viaggio. Ebbene se ci fosse da parte dei paesi europei, una maggiore attenzione alle esigenze familiari dei propri cittadini, perché spesso si tratta di cittadini, per quanto riguarda la Francia, tunisini ma che vivono in Francia da 20, 30 anni, una maggiore attenzione, avrebbe evitato la situazione che vediamo a Lampedusa. Non solo, c'è un altro aspetto, anche se crescono in Francia, ma questo accade anche in Italia, i figli una volta divenuti maggiorenni, per poter risiedere nel paese, devono avere lavoro. Per cui per un immigrato o per una famiglia di immigrati anche se sono in regola con i documenti, la possibilità di avere un figlio in casa senza lavoro, o con lavoro non regolare perché magari è saltuario o magari con uno studente fuori corso universitario fino a 30 anni, è impossibile perché dopo i 18 anni un figlio o la figlia non sono più sotto la tutela dei genitori e devono dimostrare di avere i requisiti. Come vedete questa norma può anche spingere persone a essere espulse, magari senza parlare la lingua di origine perché sono nate in Francia o in Italia e sono sempre cresciute qua. La conseguenza di questa sorta di fortezza Europa che è stata costruita, è lo sbarco a Lampedusa.



Leghista insulta deputata disabile.



Continua il diario impietoso delle sedute alla Camera. Dopo i "Vaffa", i giornali lanciati e le parole grosse proferite ai quattro angoli dell'emiciclo, arrivano anche gli insulti tributati alla deputata disabile del Pd, Ileana Argentin. All'origine dell'increscioso incidente, il rimprovero che Osvaldo Napoli del Pdl ha rivolto all'assistente dell'Argentin, reo - a suo dire - di aver applaudito il discorso di Italo Bocchino. Quando l'esponente del Pd cerca di prendere la parola per denunciare l'accaduto, un insulto pesante si leva dagli scranni della Lega: "Fate stare zitta quell'handiccapata!". "Io non ho mai strumentalizzato la mia situazione - chiarisce la deputata disabile - ma non potendo applaudire con le mie mani, lo faccio con le mani del mio assistente".

L'applauso proibito - Non c'è limite al peggio: la situazione nell'emiciclo di Montecitorio diventa sempre più insostenibile e contribuisce a diffondere un'immagine desolante della politica nazionale. Dopo le varie intemperanze registrate negli ultimi giorni, a incassare epiteti disdicevoli è stata oggi la deputata disabile del Pd Ileana Argentin. Questi i fatti: l'onorevole Bocchino ha da poco finito di pronunciare il suo discorso all'assemblea, quando l'Argentin, che ha evidentemente apprezzato i contenuti esposti dall'avversario politico, chiede al suo assistente di applaudire. Tanto quanto basta a far infuriare il pidiellino Osvaldo Napoli, che raggiunge la postazione dell'Argentin per puntare l'indice contro il suo assistente a cui dice: "Tu non ti devi permettere di battere le mani".

Onorevole barbarie - Una prepotenza che la deputata non è disposta ad accettare, tanto che chiede al presidente della Camera di prendere la parola. Ma proprio mentre sta per denunciare l'accaduto, un coro di disapprovazione si alza dai banchi della maggioranza. Tra il vociare fitto, si distingue l'insulto di un esponente della Lega , Massimo Polledri, che arriva a dire: "Fate stare zitta quell'handiccapata!". Il presidente della Camera tenta di sedare gli animi e invita il leghista a rimediare al grave scivolone, ma l'Argentin riesce finalmente a prendere parola. "Io non desidero le scuse di nessuno - precisa - Credo che lei mi conosca abbastanza per sapere che non strumentalizzo mai queste cose, ma se io desidero applaudire un mio avversario lo faccio come credo e quando credo e se non lo posso fare con le mie mani - spiega ancora l'esponente del Pd - lo faccio con le mani di chiunque".