Non chiamatela Papi girl, altrimenti querela. Ma ora tocca a Emanuela Romano difendersi nelle sedi giudiziarie. L’accusa: false attestazioni a pubblico ufficiale, nell’ambito di un’inchiesta sulla sua elezione al Corecom Campania. Il capo d’imputazione è incartato in un avviso di conclusione delle indagini firmato dal pm di Napoli Giancarlo Novelli, del pool dei reati contro la pubblica amministrazione. Una fastidiosa gatta da pelare per la cofondatrice del comitato ‘Silvio ci manchi’, che accoglieva con striscioni e scene di giubilo le frequenti puntate di B. a Napoli prima e dopo le elezioni del 2008. La Romano è poi diventata famosa l’anno successivo per gli scatti che la ritraevano insieme a Francesca Pascale e a Virna Bello scendere da un aereo del premier, a Olbia, per essere ospite nella residenza sarda del Cavaliere a Villa Certosa. Negli anni successivi la Pascale è diventata consigliere provinciale di Napoli, la Romano assessore a Castellammare di Stabia e poi componente del Corecom, la Bello ha fatto parte per un po’ della giunta di Torre del Greco.
La Procura di Napoli ha indagato la Romano perché quando ha presentato la candidatura al Corecom autocertificò di non trovarsi in nessuna delle condizioni di incompatibilità previste dalla legge regionale. Peccato però che la Romano, al momento di firmare la domanda, fosse assessore alle Politiche Sociali del Comune di Castellammare di Stabia. Una carica che la legge prevede espressamente come condizione di incompatibilità. La Romano si è poi dimessa dalla giunta stabiese. Ma secondo la Procura le dimissioni sarebbero avvenute “fuori tempo massimo”, solo dopo la nomina nel Corecom, avvenuta il 13 gennaio scorso in consiglio regionale.
Oltre alla Romano, per lo stesso reato risulta indagato anche un altro componente del comitato che vigila sulle comunicazioni e sulla composizione delle graduatorie per l’erogazione dei contributi alle emittenti televisive regionale, Andrea Palumbo. Anche lui, sostiene il pm, sarebbe incompatibile perché ha svolto il ruolo di consulente di direzione aziendale, marketing e sviluppo del gruppo di televisioni locali Tele A, Tele A+ e Tv Capital.
L’inchiesta è nata in seguito all’esposto di Remigio Del Grosso, segretario nazionale della Lega consumatori delle Acli, uno dei 386 presentatori di domanda al Corecom, non eletto. Va detto che l’insediamento del Corecom ha attraversato numerose vicissitudini. Una sentenza del Tar, proposta da 8 dei 9 componenti del vecchio organismo, aveva congelato le nomine, compresa quella della Romano. Ma il Consiglio di Stato ha concesso la sospensiva, insediando di nuovo gli eletti del 13 gennaio. Il 4 novembre dovrebbe uscire la sentenza nel merito.
Prima di diventare assessora e poi componente del Corecom, la Romano, laureata in psicologia con master in Publitalia, nel 2006 partecipò nella lista di Forza Italia alle elezioni della municipalità San Lorenzo Vicaria. In un primo momento risultò eletta. Ma nel ricalcolo delle preferenze dovette lasciare lo scranno a Nunzia Stolder, la figlia del boss Raffaele. Nel 2009 per la Romano stava per spalancarsi la grande occasione: aveva partecipato insieme ad altre giovani e belle ragazze come lei, alcune provenienti dal mondo dello spettacolo, al corso di formazione politica che doveva essere il preludio della candidatura all’Europarlamento nelle fila del Pdl. Ma gli strali di Veronica Lario sul “ciarpame senza pudore” fecero piazza pulita delle “euro veline”, tutte depennate all’ultimo minuto, con l’eccezione di Barbara Matera. Il padre della Romano non la prese bene. Si cosparse di benzina e minacciò di darsi fuoco sotto Palazzo Grazioli. La chance è arrivata solo l’anno dopo, con la candidatura alle elezioni regionali. Ma non è andata bene: ultima su 31 candidati Pdl, con 3669 preferenze. Poche settimane dopo, la Romano è stata ‘ripescata’ nella giunta stabiese guidata dall’ex pm Luigi Bobbio.
La Procura di Napoli ha indagato la Romano perché quando ha presentato la candidatura al Corecom autocertificò di non trovarsi in nessuna delle condizioni di incompatibilità previste dalla legge regionale. Peccato però che la Romano, al momento di firmare la domanda, fosse assessore alle Politiche Sociali del Comune di Castellammare di Stabia. Una carica che la legge prevede espressamente come condizione di incompatibilità. La Romano si è poi dimessa dalla giunta stabiese. Ma secondo la Procura le dimissioni sarebbero avvenute “fuori tempo massimo”, solo dopo la nomina nel Corecom, avvenuta il 13 gennaio scorso in consiglio regionale.
Oltre alla Romano, per lo stesso reato risulta indagato anche un altro componente del comitato che vigila sulle comunicazioni e sulla composizione delle graduatorie per l’erogazione dei contributi alle emittenti televisive regionale, Andrea Palumbo. Anche lui, sostiene il pm, sarebbe incompatibile perché ha svolto il ruolo di consulente di direzione aziendale, marketing e sviluppo del gruppo di televisioni locali Tele A, Tele A+ e Tv Capital.
L’inchiesta è nata in seguito all’esposto di Remigio Del Grosso, segretario nazionale della Lega consumatori delle Acli, uno dei 386 presentatori di domanda al Corecom, non eletto. Va detto che l’insediamento del Corecom ha attraversato numerose vicissitudini. Una sentenza del Tar, proposta da 8 dei 9 componenti del vecchio organismo, aveva congelato le nomine, compresa quella della Romano. Ma il Consiglio di Stato ha concesso la sospensiva, insediando di nuovo gli eletti del 13 gennaio. Il 4 novembre dovrebbe uscire la sentenza nel merito.
Prima di diventare assessora e poi componente del Corecom, la Romano, laureata in psicologia con master in Publitalia, nel 2006 partecipò nella lista di Forza Italia alle elezioni della municipalità San Lorenzo Vicaria. In un primo momento risultò eletta. Ma nel ricalcolo delle preferenze dovette lasciare lo scranno a Nunzia Stolder, la figlia del boss Raffaele. Nel 2009 per la Romano stava per spalancarsi la grande occasione: aveva partecipato insieme ad altre giovani e belle ragazze come lei, alcune provenienti dal mondo dello spettacolo, al corso di formazione politica che doveva essere il preludio della candidatura all’Europarlamento nelle fila del Pdl. Ma gli strali di Veronica Lario sul “ciarpame senza pudore” fecero piazza pulita delle “euro veline”, tutte depennate all’ultimo minuto, con l’eccezione di Barbara Matera. Il padre della Romano non la prese bene. Si cosparse di benzina e minacciò di darsi fuoco sotto Palazzo Grazioli. La chance è arrivata solo l’anno dopo, con la candidatura alle elezioni regionali. Ma non è andata bene: ultima su 31 candidati Pdl, con 3669 preferenze. Poche settimane dopo, la Romano è stata ‘ripescata’ nella giunta stabiese guidata dall’ex pm Luigi Bobbio.