martedì 23 agosto 2011

Ufficio di collocamento Brambilla.


Con il ministro dieci tra i suoi fedelissimi beneficiati dai contratti pubblici

Non bastavano gli elicotteri. Non bastava l’Aci. Per amore della libertà il ministro del TurismoMichela Vittoria Brambilla ha piazzato nel suo dicastero gli uomini delle iniziative che da 3 anni porta avanti, con alterne fortune, per spingere l’ala movimentista del Pdl. Televisione, Giornale, Circoli, Promotori. Sempre di Libertà si tratta. Una decina di fedelissimi la segue in ogni avventura. E quasi tutti hanno trovato un posto pubblico.

Dalla fallimentare esperienza alla direzione della Tv della Libertà – nata e morta nell’arco di un anno e mezzo – viene ad esempio Giorgio Medail: una laurea in Architettura, direttore dei programmi in una televisione, la Telemilano degli anni ‘70, da cui nascerà Canale 5. E soprattutto il vanto di avere scoperto la giovanissima Brambilla e di averla portata sul piccolo schermo, con tanto di vestiti in pelle, nel lontano 1991, quando il futuro ministro è una giovane finalista di Miss Italia in cerca di gloria. Dai “misteri della notte” al ministero passano diversi anni, e ora Medail è dirigente della “struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia”, costituita con decreto della Presidenza del Consiglio del 30 settembre 2008. Incarico, questo, a cui alterna la conduzione di un programma radiofonico sui misteri d’Italia, ogni domenica su Rtl 102.5.

Ma Medail non è l’unico. Da decreto, infatti, la struttura può disporre della consulenza di “esperti”. Tra questi è possibile ritrovare la dottoressa Adele Cavalleri. Al pari di Medail, Cavalleri sa tutto di immagini, ma di turismo? Dopo 20 anni da direttore di produzione Mediaset, anche lei partecipa nel 2007 alla televisione fondata dalla rossa di Calolziocorte. Ora la ritroviamo come esperta di “rilancio dell’immagine” del nostro Paese, con un contratto da 35 mila euro. La stessa cifra percepita da Pierluigi Ronchetti, ex direttore dei programmi di Telemilano e per otto anni direttore di Sorrisi e Canzoni. Se non che, almeno, Ronchetti può vantare nel suo curriculum la passione per l’enogastronomia.
A completare la struttura poi, ci sono altri nomi sconosciuti ai cittadini. Per ritrovarli bisogna scorrere fino in fondo i titoli di coda delle trasmissioni della defunta tv della Libertà. Ad esempioValentina Zofrea e Loredana Maritato, un tempo segretarie di redazione del canale berlusconiano, e ora rispettivamente seconda e settima classificate nel concorso che il 5 luglio di quest’anno distribuisce 8 contratti a progetto per completare la struttura di rilancio dell’immagine del nostro Paese. Perché nel frattempo la struttura si è ingrandita, e in due anni e due decreti del presidente del Consiglio Berlusconi ha portato il tetto del personale da 10 a 15 unità. A Zofrea e Maritato vanno aggiunte Roberta Bottino e Nadia Baldi. Anche loro, dalla redazione della tv della libertà sono approdate al ministero del Turismo.

Ma non è finita. Per chiudere il cerchio bisogna aggiungere anche i nomi di Diletta Grella eNicola Fortugno. Leggendo i contatti sul sito e su facebook, i due sono a tutt’oggi i referenti di tutte le attività dei Promotori della libertà e da almeno un paio d’anni collaborano alle iniziative movimentiste di Michela Brambilla. Eppure, il nome della prima appare anche nella lista dei compensi elargiti da un altro dipartimento del ministero, quello per lo sviluppo e la competitività. Almeno fino ad agosto di quest’anno. Mentre il secondo, Fortugno, nello stesso periodo è sotto contratto sia con il ministero che con Promuovitalia, Spa a capitale pubblico che opera per conto del ministero stesso. Che cosa facciano non è certo. I documenti parlano di generica “collaborazione per la strategia di promozione, valorizzazione e comunicazione, anche a livello mediatico, dell’immagine Italia e della sua offerta complessiva”.

Altrettanto misconosciuto è il contributo dato da strutture e ministero al rilancio del Paese. Tra le iniziative, oltre al “sorriso dell’accoglienza”, il baffo tricolore che sfila sotto il famigerato logo Magica Italia, spunta ad esempio l’iniziativa di Turisti a quattro zampe (www.turistia4zampe.it) portale dedicato a facilitare il viaggiatore che vuole portare con sé il proprio animale domestico. Creatore del sito è Luca Moschini, con la sua Viamatica Srl di Piacenza. La passione del ministro per gli animali del resto è nota. Per questo ha creato un altro sito-campagna www.lacoscienzadeglianimali.it e fondato la Leida, www.leida.it, la Lega italiana per la difesa degli animali. Anche in questi casi la produzione è affidata a Viamatica, così come per il sito personale del ministro, il sito dei Circoli e quello dei Promotori della Libertà.

Ma chi è Luca Moschini? Alla fine del 2007, fonte il Giornale della Libertà della stessa Brambilla, Moschini è presidente regionale dei Circoli in Emilia Romagna. Nel 2008 viene candidato in Veneto dal Pdl. E trombato. Oggi, però, stando alle cronache delle iniziative nel nostro Paese fornite dall’Agenzia nazionale per il turismo (Enit), Moschini è anche consigliere del ministro (insieme ad Edoardo Colombo, animatore del blog iper-berlusconiano “Il giulivo”). O come si definisce lui sul suo profilo professionale in rete: Ict advisor at Ministry of tourism. Cioè: è a un tempo consigliere, fornitore del ministero e fornitore nei progetti personali – si spera pagati in proprio – della signorina Brambilla. I tre volano assieme a Shanghai, nel giugno di quest’anno, per presenziare all’inaugurazione, guarda caso, di un altro sito internet destinato ai turisti cinesi nel Belpaese:www.yidalinihao.com. Yidali Ni hao, letteralmente: Italia, ciao. Niente di particolarmente interessante: spiegazioni sullo shopping e una paginetta di testo per ogni regione. In più, la pregevole descrizione dell’Italia, terra prediletta del golf, sport tanto caro al ministro. Ma chi ha fatto il sito? Interrogando la rete il risultato è curioso: il dominio è intestato a Caterina Cittadino, capo del dipartimento per lo sviluppo del turismo. Ma nella registrazione, datata 14 aprile 2010, la signora Cittadino risponde ad un indirizzo (info@viamatica.it) intestato, ancora una volta, al signor Moschini.

di Fabio Amato e Luigi Franco

Il ministro Brambilla ci ha preso gusto. Nuova querela contro Travaglio.


La rossa di Calolziocorte non ha gradito l'editoriale del vice direttore del Fatto Quotidiano in cui si criticava la scelta di citare in giudizio il giornale servendosi dell'avvocatura dello Stato, cioè a spese dei cittadini. E così, si legge sul sito del Giornale, ha annunciato un'altra azione legale. La quarta contro il Fatto, di cui tre per lo stesso argomento.

Ci risiamo. Vietato nominare il ministro del TurismoMichela Vittoria Brambilla. Altrimenti lei se la prende e querela. Anzi, querela sulle querele. Non è un gioco di parole: il ministro – racconta infatti il Giornale – ha annunciato azione legale controMarco Travaglio per l’editoriale pubblicato domenica sul Fatto Quotidiano in cui raccontava le vicende legate alla citazione precedente.

E con questa siamo a tre. Anzi quattro, se si conta anche quella che ci è stata promessa (contro il Fatto e contro Repubblica) per avere osato riportare i giudizi poco lusinghieri espressi sul ministro da Bisignani. Ricapitolando: una citazione (en attandant) per le parole di Bisignani. Un’altra (500mila euro di richiesta) per avere parlato della gestione Aci, dei viaggi in elicottero e delle assunzioni al ministero del Turismo promossa personalmente dal ministro. Una terza, patrocinata dall’Avvocatura dello Stato– e quindi, vale la pena di ricordarlo, pagata dai cittadini – per difendere gli stessi consulenti, nel nome di una “danno d’immagine” alla Struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia. Cioè due querele sullo stesso tema.

Il “danno” sarebbe stato procurato denunciando un semplice fatto: i consulenti del ministero arrivano quasi tutti dalla Tv delle Libertà, rete televisiva creata dalla stessa Brambilla e fallita dopo appena un anno di attività quando era soffocata da 14,5 milioni di euro di debiti (pagati poi da Forza Italia). Alcuni di loro lavorano contemporaneamente per il ministero e per le strutture movimentiste della stessa Brambilla. Vero? Sì. Documentato? Altrettanto. Ma al ministro non è andata giù e ha promosso le due cause.

E qui cade la quarta citazione. Alla Brambilla infatti non è piaciuto l’editoriale del vice-direttore del Fatto pubblicato sull’edizione di domenica. Motivo? Non è vero, si spiega sul sito del Giornale, che il cittadino Brambilla si fa difendere a spese dei contribuenti, perché quella denuncia (la numero tre) è una causa del ministero. Non sua. Quindi, bolla impietoso il quotidiano di via Negri, quella di Travaglio è “l’ultima bufala”.

Vale la pena di ricostruire con un sillogismo piuttosto semplice l’intero circolo vizioso: Premessa A: il ministero del Turismo cita il Fatto Quotidiano. Premessa B: il ministro è Michela Vittoria Brambilla. Sintesi: chi ci ha fatto causa? Proprio lei, tanto che la querela era da tempo annunciata. Almeno da Natale, quando il ministro dettò alle agenzie tutta la sua rabbia e citò specificamente l’Avvocatura dello Stato.

L’obiezione possibile è altrettanto semplice: la struttura pubblica ha tutto il diritto di difendersi. E l’Avvocatura dello Stato è l’organo preposto. Vero, se non fosse che le critiche rivolte dal Fattoerano tutte per il ministro e per la sua gestione della struttura pubblica: il Fatto accusa la Brambilla di avere fatto un torto allo stesso ministero che conduce, mettendovi a capo le persone (lei in testa) responsabili di un fallimento da 14,5 milioni di euro. Il Fatto critica e contesta la legittimità di dare ruoli pubblici a persone impegnate – privatamente – nelle iniziative del ministro. E non accusa la struttura in quanto tale. Semmai la difende.



Anziché i piccoli Comuni, chiudete la buvette: costa uguale.


«Avevamo chiesto i tagli della politica: i tagli però, non i ragli». Dalla sua rubrica quotidiana su “La Stampa”, il 22 agosto Massimo Gramellini attacca la demenziale cancellazione dei piccoli Comuni, preziosi sportelli a disposizione del territorio, spesso l’ultimo presidio di democrazia partecipativa controllato direttamente dai cittadini-elettori senza l’ingombrante mediazione dei partiti e dei loro onnipresenti carrieristi. «Anziché dimezzare il numero e i benefit dei parlamentari, il governo crede di tenerci buoni segando a casaccio i piccoli Comuni», che per Gramellini rappresentano «il tessuto connettivo di un Paese che è composto di mille villaggi, il suo apparato cellulare, l’unica istituzione in cui l’italiano medio si riconosca».

Un provvedimento di tale portata – aggiunge l’opinionista, “spalla” di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” – avrebbe dovuto essere il frutto di un restauro Massimo Gramellinicomplessivo dell’architettura dello Stato, invece da noi le riforme vengono fatte così: una alla volta, a rate, come capita: «Penso ai poveri sindaci dei paesi del mio Piemonte, costretti a decrittare il proprio destino dalla lettura impervia di un decreto scritto di corsa e male». E per giunta nel deserto di Ferragosto, con i prefetti in ferie che non possono neanche dare delucidazioni. «Si è capito che i Comuni sotto i mille abitanti dovranno consorziarsi con quelli adiacenti per raggiungere la fatidica quota cinquemila, ma poi si scopre che non è esattamente così», visto che resteranno in piedi i mini-Comuni totalmente isolati, non confinanti con altre mini-entità con le quali accorparsi.

E’ il caos all’italiana, che in un momento di tagli drammatici, senza precedenti nella storia, non esita a sparare – a casaccio – sui piccoli centri di montagna, quelli che più di altri si rivelano indispensabili al territorio. Sarà che da noi «ogni regola ha cento eccezioni», come sempre, e magari «al Sud la mafia si appresta a sfruttare queste fusioni a freddo per mettere direttamente le mani sugli apparati pubblici». Bene, anzi male. «Volete sapere quale risparmio formidabile ci porterà la disarticolazione del sistema nervoso deiComuni? Sei milioni di euro», scrive Gramellini, «su una manovra di 50 miliardi». Ovvero: «Poco più di quanto ci costa ogni anno il ristorante della Camera: 5 milioni e mezzo. Proporrei uno scambio secco: ci teniamo i piccoliComuni e obblighiamo i deputati a iniziare uno sciopero della fame contro se stessi».

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Travaglio: date la caccia ai politici ladri, non ai No-Tav

Cambio al vertice di S&P, arriva Peterson Sostituisce il presidente Deven Sharma


Una sede di Standard&Poor

ROMA - Standard & Poor's, l'agenzia che ha recentemente tagliato il rating della tripla A agli Stati Uniti, sostituirà il presidente Deven Sharma con l'ad di Citibank Douglas Peterson. Sharma, annuncia una nota riportata dall'agenzia Bloomberg, lascerà alla fine dell'anno per "cogliere altre opportunità". Peterson assumerà la carica a partire dal 12 settembre, quando Sharma passerà a occuparsi, per i pochi mesi che lo separano dall'uscita definitiva, di revisione delle strategie. "S&P - dice nella nota McGraw-Hill, il gruppo che controlla l'agenzia di rating - continuerà a definire rating che siano comparabili, lungimiranti e trasparenti".

Il cambio al vertice avviene poco più di due settimane dopo la decisione del 5 agosto, quando con la clamorosa riduzione del rating sugli Stati Uniti da AAA ad AA+, l'agenzia ha provocato un terremoto sulle Borse e scatenato le proteste del governo americano, con tanto di inchiesta avviata dal Dipartimento di giustizia. Non è detto, tuttavia, che l'addio di Sharma e l'arrivo di Peterson siano legati al taglio del rating degli Usa o alle indagini in corso: secondo fonti dell'agenzia Bloomberg, infatti, Peterson era stato contattato da McGraw-Hill già lo scorso marzo e anche il Financial Times, che per primo ha anticipato la notizia, riferisce che non ci sarebbero collegamenti con l'attualità più stretta. Dietro le quinte, infatti, si consuma lo scontro tra gli azionisti di McGraw-Hill, che dal 5 agosto ha perso in Borsa l'11%, quasi il doppio rispetto al listino generale. Jana Partners e il fondo pensione degli insegnanti dell'Ontario, che insieme controllano il 5,2% del capitale, proprio ieri hanno presentato un piano per dividere il gruppo in quattro. Peterson, 53 anni, è in Citigroup da 26 anni e, tra il 2004 e il 2010, ha guidato la divisione giapponese della banca americana.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2011/08/23/visualizza_new.html_752828781.html

lunedì 22 agosto 2011

Il senso della Brambilla per la giustizia. Avvocatura dello Stato contro Il Fatto. - di Fabio Amato


Il ministro del Turismo chiede un milione e mezzo di euro di danni per un articolo sulla provenienza di alcuni suoi collaboratori dalla "Tv delle libertà". Vista la natura istituzionale "del danno" a difendere Michela la rossa sarà l'Avvocatura generale dello Stato.


Fedele al nomignolo di “cane da polpaccio” affibbiatole da Berlusconi in persona – “una che quando ti agguanta non ti molla finché non ha ottenuto ciò che voleva da te” – il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla si è avventato su questo giornale e ora chiede un milione di euro di risarcimento. La colpa? Avere leso il prestigio della Struttura per il rilancio dell’immagine dell’Italia, istituita presso il ministero del Turismo.

Se si somma il mezzo milione preteso a titolo personale dalla Brambilla con una prima citazione, il totale sale a un milione e mezzo. Senza contare che, vista la natura istituzionale del “danno”, per l’occasione la rossa di Calolziocorte si farà scudo dei servigi dell’Avvocatura generale dello Stato.

Oggetto delle rimostranze ministeriali è un articolo del 13 novembre scorso in cui – sotto il titolo di “Brambilla sistema” – si facevano i nomi di tutti i compagni di militanza politica/televisiva che hanno trovato lavoro nel dicastero della Brambilla. Vale la pena di riassumere brevemente:Giorgio Medail, Adele Cavalleri, Valentina Zofrea, Loredana Maritato, Roberta Bottino e Nadia Baldi vengono dalla fu “Tv della libertà”. Nicola Fortugno e Diletta Grella sono referenti deiPromotori della Libertà. Luca Moschini era vice di Brambilla in Confcommercio-giovani e responsabile regionale degli stessi Promotori. Tutti, alla data di pubblicazione lavoravano per il ministero a vario titolo. Dati veri, verificati e documentati.

E infatti l’Avvocatura dello Stato non contesta i fatti. Se la prende piuttosto con le singole parole dell’articolo, “capzioso” e “tutto orientato a gettare discredito in modo del tutto generico e gratuito sulla valenza e sulla concreta utilità e operatività della Struttura”. Nelle 37 pagine dell’atto si denunciano quindi l’uso di frasi come “imbarcati al Turismo”, “approdati al ministero” riferito ai collaboratori della Brambilla, come evidenza di una azione in malafede del cronista. Si contesta l’uso del termine “posto pubblico” come sottinteso di “posto fisso”. Si bolla come insinuante l’uso tra virgolette della parola “esperto”, riferito ai consulenti del ministro, perché le predette virgolette sminuirebbero il significato stesso del termine.

Si fa cioè continua interpretazione delle intenzioni degli autori, “chiarissime” agli occhi degli estensori del documento. Si accusa poi di non avere (deliberatamente) elencato per intero le attività della Struttura quando la stessa pagina sul sito del governo ne elenca (deliberatamente?) quattro in tutto.

Si spendono invece molte parole per difendere ogni singolo personaggio chiamato in causa nell’articolo. Come il giornalista Arturo Diaconale, di cui si racconta nel dettaglio la storia professionale. Peccato che il suo nome non compaia mai (e nemmeno sia sottinteso) nell’articolo. Al contrario, e questo era motivo di interesse principale, non si dà peso al fatto che la squadra di collaboratori scelta dal ministro venga in massima parte dalla Televisione della Libertà, fondata da Brambilla, rilevata da Forza Italia e immediatamente chiusa perché affogata da 14,5 milioni di debiti. Un’esperienza che per qualsiasi azienda è sinonimo di fallimento. Ma ciò che vale per il privato non vale necessariamente per il ministro Brambilla, che porta tutti con sé al ministero. Allo stesso modo non si dà rilevanza al fatto che i due referenti dei Promotori della libertà lavorino contemporaneamente al rilancio dell’immagine del Paese. E che almeno uno dei due, Nicola Fortugno, mentre compariva in rete come contatto per le iniziative movimentiste della stessa Brambilla, fosse sotto contratto sia con il ministero che con una sua controllata: Promuovitalia Spa. Anzi, quando se ne dà conto è solo per suggerire che l’articolo insinui abusi di potere compiuti dal ministro.

Qui la Brambilla sbaglia decisamente polpaccio, ma evita di farlo sapere. Se c’è qualcuno a cui fare appello, infatti, questo è la Corte dei Conti, che dopo la pubblicazione dell’articolo decise di aprire un’istruttoria per verificare se i contratti fossero una copertura di attività di partito.

Si dà al contrario molto peso a un errore (peraltro già rettificato) nel testo: un viaggio a Shanghaidel ministro insieme ai collaboratori Moschini e Colombo che non è mai avvenuto. Si dimentica di dire tuttavia che l’errore deriva dalla lettura delle cronache dell’Ente del turismo (Enit) che sul suo sito faceva ampio e dettagliato resoconto del viaggio e persino della platea che aveva accolto Brambilla e accompagnatori. Non risulta a oggi che il ministro abbia querelato l’Enit per l’errore, e nemmeno che abbia consigliato di cancellare la pagina, ancora oggi disponibile in Rete.




Aielli, dedicata una piazza allo zio fascista di Gianni Letta. - di Giancarlo Castelli



Alla fine, senza pompa magna e senza la presenza del prestigioso nipote Gianni, Aielli ha dedicato una delle sue piazze centrali a Guido Letta, prefetto in orbace e decorato dell’Aquila nazista. Le polemiche, seguite all’annuncio della cerimonia fissata per il 17 luglio scorso e poi rinviata, hanno sortito soltanto un effetto-sordina per cui il 20 agosto, alla presenza del sindaco di Aielli, Benedetto Di Censo, lista civica di centrodestra, del presidente della Provincia de L’Aquila, Antonio Del Corvo e del senatore Filippo Piccone (Pdl) hanno partecipato soltanto alcuni dipendenti comunali, richiamati in fretta e furia dal primo cittadino per fare numero.

Niente rinvio a settembre, insomma, come annunciato dal sindaco (ufficialmente per motivi legati a impegni del sottosegretario Letta). L’occasione presa al volo è stata la festa per l’Immacolata Concezione, cominciata a cavallo del weekend, all’interno della quale le autorità hanno compiuto un vero e proprio blitz dedicando piazza e busto al prefetto fascista al posto del vecchio nome dipiazza Risorgimento (alla faccia della retorica sui 150 anni).

Motivo di tanta solerzia? “Questioni di ordine pubblico dopo le proteste provenienti dall’estrema sinistra”: questa la motivazione ufficiale secondo quanto hanno riportato gli attivisti del “Popolo delle carriole”, i primi a denunciare l’avvenuta commemorazione. Un’“estrema sinistra”, in realtà l’Anpi locale e un gruppo di “indignados” di Aielli che aveva denunciato, con foto e documentazioni, il passato ingombrante dello zio fascista di Letta (in cui spicca il suo intervento presso il Duce a favore di Amerigo Dumini, il sicario che uccise Giacomo Matteotti). Nonché dello spreco di denaro pubblico visto che l’evento sarebbe costato 20mila euro provenienti dal fondo per la ricostruzione post-terremoto. La questione ha fatto molto arrabbiare i cittadini aquilani e la home page del Comune di Aielli è rimasta, fino a sera, molto intasata.

domenica 21 agosto 2011

300 euro e passa la paura. 82 Giorni all’Apocalisse: I Moderni Untori. Solitudine preventiva


300 euro e passa la paura.

Visto che parlare di crisi economica deprime e fa diventare sempre più apocalittici e sempre meno integrati, facciamo come nel Decameron: mentre attorno a noi c’è la pestilenza e i cadaveri si accumulano, dedichiamoci ad un argomento sempre interessante, il sesso. Eros come antidoto a Thanatos. Funziona da millenni.

Mi stavo giusto rileggendo i post (1 -2- 3) che, due anni, fa avevo dedicato alla diatriba sul sesso ludico accesa in rete da alcuni articoli di Paolo Barnard, primo fra tutti l’ormai mitico “Sono andato a puttane”. La visione di Barnard, la riassumo in un flash per comodità, invitandovi ugualmente ad approfondire sul link, auspicava un approccio più disinibito delle donne nei confronti del sesso, da viversi appunto come un gioco e non necessariamente come qualcosa di sentimentale. Tutto questo a costo zero, senza scambi di denaro come contropartita, perché secondo lui era proprio il denaro ad aver rovinato i rapporti uomo-donna. La famigerata mercificazione del sesso. Un inno, quello di Barnard, al sesso gratis, al libero scambio di secrezioni secondo il principio del baratto. Io do’ una cosa a te e tu dai una cosa a me. Come i mercatini argentini dei tempi della crisi del 2001 dove le signore cuocevano le torte e le scambiavano con benzina o detersivi.

Secondo i dettami del sesso gratis e a volontà come sui prati di Woodstock – altri tempi ormai morti e sepolti, però – la voglia di scopare per gioco e di per sé, senza impegno e amici come prima avvantaggerebbe perfino i cosiddetti Uomini Beta, quelli che di solito le donne scartano perché troppo impegnate a correre dietro agli odiati (dai Beta) Uomini Alfa, quelli ai quali basta uno schioccar di dita ed ai quali daresti non solo la topina ma anche un rene e tre litri di sangue subito. Resta da stabilire se il principio varrebbe anche al contrario, ovverosia se il vantaggio scatterebbe anche per le donne Beta rispetto alle Alfa. Barnard questo non ce l’ha ancora spiegato.

Certo, sarebbe bello il libero amore senza complicazioni e contropartite ma il mercato applicato alle pulsioni non è così facile da scardinare in un mondo dominato interamente dallo scambio in denaro. L’idea del sesso ludico no-cost è terribilmente utopistica se non la proiettiamo in un mondo futuro senza denaro e nemmeno il sentore di qualcosa come il mercato. Un’Arcadia, insomma. Senza contare che nei rapporti intimi c’è sempre il brivido dell’imprevisto sentimentale.

Immaginiamo di volere solo del sesso e nessuna complicazione sentimentale per i nostri buoni motivi.

Se ci dedichiamo al dai e vai in forma gratuita, la componente sentimentale è fuori controllo e c’è sempre il rischio collaterale costante di affezionarsi, innamorarsi, perdere del tutto la testa, prendersi un due di picche o subire un abbandono perché tu vorresti continuare ma lei o lui non ne vogliono più sapere, per non parlare della caduta nella routine e nella noia.

Se invece c’è di mezzo il denaro, la contropartita, l’incentivo nel rapporto sessuale, allora questo serve proprio ad annullare l’effetto collaterale. Sapendo a priori che quella persona viene con te perché la paghi, sai già che molto probabilmente sta fingendo, che dopo se ne andrà per la sua strada, che non ti ci devi attaccare. Però quello che chiedi lo dà e quindi anche il due di picche è scongiurato.

Per di più, la mercificazione sarà brutta e cattiva ma il sesso a pagamento permette di scopare a tanta gente che altrimenti potrebbe dedicarsi solo al faidate.

Il denaro fa scopare i vecchi, i brutti, i matti, i malati, perfino i deformi. In una società repressa e repressiva, dove sembra che ci sia un Valentino per ogni Valentina e che ci si incontri come nei film con una facilità spaventosa, la realtà è spietata. Una volta che tutti i Valentini sono accoppiati con tanti bei marmocchi attorno, che fai, ti metti a sfasciare famiglie? Senza contare che trovare un partner, cambiarlo, sperimentare semplicemente, richiede un enorme dispendio di tempo. Se si vuole solo fare un po’ di ginnastica, o ti infili in Badoo dove puoi pescare di tutto e arrivi proprio a grattare il barile, senza contare la componente di rischio oggettivo, oppure ti rivolgi ai professionisti.

E allora, rileggendo l’articolo di Barnard e i miei di risposta e infilando il tutto nel frullatore mentale dove da parecchio tempo si stanno accumulando alcune mie personalissime riflessioni, sono pronta a chiamare Tom Dickson, premere il pulsante, a pronunciare la parola magica: “Will it blend?” e lanciare la provocazione.

Siamo sicuri che un rapporto sessuale regolato dal denaro sia sempre e soltanto squallido e degradante? Perché, visto che la mercificazione vive e lotta con noi, non rivolgere il sistema a nostro vantaggio? Perché, non potendo evitare di essere violentati dal mercato, non sdraiarci e provare a trarne godimento?

Ed ecco il punto e mi rivolgo alle ragazze in ascolto. Non farebbe bene anche a noi andare a puttani e non trovarci niente di male?

Gli uomini se hanno voglia hanno un’offerta enorme a disposizione e i prezzi sono più che abbordabili, se non si pretende la supermodel con 50 euro da spendere. Poi magari cercano tutte le scuse: l’accudimento, la porta aperta, la donna all’ennesima potenza quando invece vogliono solo sesso ma questo fa parte dell’ipocrisia religiosa.

Noi donne invece, avendo le medesime esigenze degli uomini, siamo ancora discriminate. O meglio, la prostituzione maschile esiste ed è fiorente, ma è elitaria e costosa, oppure troppo esotica. Pare che i più gettonati tra gli escort made in Italy – ma ci sono pure gli albanesi da 30 euro per strada – non si slaccino nemmeno la patta per meno di 300 euro per una mezz’oretta e arrivino fino a 3000 euro per un weekend e che la facciano cadere un po’ dall’alto, del tipo: “La signora dev’essere comunque gradevole”.

Forse se aumentasse la domanda – ecco, maledetta legge di mercato che sei sempre tra i piedi, siamo di nuovo a parlare di economia e a deprimerci – scenderebbero anche i prezzi.

Chissà se è già previsto il “soddisfatte o rimborsate”?


82 Giorni all’Apocalisse: I Moderni Untori


- Gli uomini negano l’evidenza quando ciò che vedono non gli piace, o non lo capiscono.– dice Galbusera posando il bicchiere.- Naturalmente è un errore. Il guaio è che ci si affezionano. Specialmente se non hanno altro a cui attaccarsi-

Di tutta la compagnia delle bocce siamo rimasti in quattro, a chiacchierare sotto i tigli, al Circolo degli Anziani. Il resto è al mare o ai monti, alla faccia della crisi.

- Per esempio? – lo stuzzico, tanto per rompere i coglioni

- All’epoca della peste il popolo pensava che fosse una congiura degli untori, persone grame che volevano il male della povera gente. Il popolo preferisce attribuire i propri mali a una perversità umana contro cui possa fare le sue vendette, piuttosto che a una causa fuori dalla sua portata. Mentre Don Ferrante, che aveva studiato, era pressoché certo si trattasse di un influsso astrale. Se qualcuno gli avesse detto che era opera dello Yersinia Pestis, con l’aiuto dei ratti e delle pulci, lo avrebbero guardato male: non dica fesserie! lo avrebbero zittito. Il popolo anzi avrebbe sospettato che stesse sminuendo la cosa per salvare gli untori, dunque che stesse dalla loro parte, degli untori; Don Ferrante che lo facesse per ostentare d’essere più colto di lui. In ogni caso non gli avrebbero creduto.

- E quali sarebbero i moderni untori? – gli chiedo, per sentire se mi dirà ciò che sospetto.

- I trader. Tutto ciò che ha a che fare con la finanza. Si tende a scaricare sulla finanza tutto quel che sta capitando.

- Hai simpatie per i trader?

- No, penso che siano le pulci. Ma dubito fortemente che siano lo Yersinia Pestis.

- E quale sarebbe la causa prima dello sconquasso?

- Il mondo sta cambiando, Cindy si avvia a diventare la prima potenza economica del pianeta, una rivoluzione. Nel senso classico, di un pieno che prende il posto di un vuoto. La rivoluzione non è un pranzo di gala. Può piacerci o no, ma non cambia nulla.

- E la supremazia tecnologica dell’occidente?

- Ristretta alle applicazioni militari, non si sa fino a quando, poco utile al business in tempo di pace. Con le attuali regole vince chi produce beni di consumo di buona qualità al prezzo più basso. Si parla molto di deficit e di debito pubblico, ma si dimentica la Bilancia Commerciale, che è un parametro fondamentale per misurare lo stato di salute delle Economie Nazionali. È evidente che se io continuo a farti credito dopo un po’ tu sarai ai pieno di debiti fino alle orecchie e dovrai rivolgerti agli strozzini. Ma tutti capiscono che non sono gli strozzini la causa prima dei tuoi guai, se mai l’effetto finale.

- Qualcuno alla fine potrebbe essere tentato di rovesciare il tavolo.

- Potrebbe, ma dovrà pensarci bene. Questa volta non sarà l’Iraq, o l’Afghanistan, che pure non sono stati una passeggiata di salute. Sarà l’ultima ratio, ove il creditore non conceda scampo al debitore. Ma sono quasi certo che la Cina non si muoverà, almeno fino a quando non sarà ben certa delle sue forze. Dice Sun Tzu, ne l’Arte della Guerra: bisogna sapere quando è il momento di combattere e quando non lo è. I cinesi sono noti per la loro pazienza.

- E noi come ci collochiamo in questo quadro?

- Dalla parte dei debitori, tanto per non smentirci. Ma senza alcuna supremazia tecnologica.

- Cioè in una botte di ferro.

- Sì, coi chiodi dalla parte di dentro.


Solitudine preventiva


Come ho smesso di amare la bomba e iniziato a preoccuparmi.

C’era un freddo -c’è ancora adesso- hai presente come quando qualcuno entra in un posto e tu sei dentro già da un po’, ecco, senti che se lo porta dietro, questa cosa impalpabile. Perché mi ritrovo molte volte a cercare delle persone, ed è curioso il fatto che mi porta, nel momento in cui più vorrei parlare a qualcuno, a ritrovarmi ancora più solo, accompagnato da un insistente inesistente, i famosi Piccoli Fastidii Quotidiani, lo scendere a buttare i rifiuti e farci andar dietro le chiavi di casa, come ad accompagnare la balistica del gesto, il percorso. Li tenevo nella stessa mano (il verde melograno/ dai bei, etc.). Ci sono un mucchio di cose che danno fastidio, e questo è un dato. Forse proprio un mucchio no, ma dipende se le sparpagli in giro o le raccogli, quelli sono fatti che dipendono da come ti vuoi organizzare i fastidi. Alcuni lo fanno in macchina, per dire.

Rarissimo il freddo in quel posto; ne parlavano tutti come un evento strano ed eccezionale: in quel periodo dell’anno, oltretutto. A me invece dava solo fastidio. Una sera è stata tutto un rincorrersi, tutto di corsa, correre con una borsa pesante e perdere coincidenze, che avevi dormito fuori “Ho solo un minuto, devo fare presto”, però lo hai detto con un bel sorriso come se mi dicessi cosa vuoi farci, è così. La voce un po’ roca, bella. Neanche il tempo di dimenticarmi cosa avrei voluto dire, nemmeno quello.

Credevo almeno di aver la compagnia dei pini marittimi, che di sicuro male non mi fa. Avevi un neo simpatico, sulla nuca; l’ho visto la prima volta che ci siam conosciuti, dopo esserti tolta la sciarpa. Ci siam salutati fuori dal teatro Pereira, e sapevo di sicuro che non mi avresti chiamato e io non avrei potuto più parlare con te; dopo trecento metri di notte poi ho pensato: come uno si porta il freddo dentro, si porta anche il caldo.


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