mercoledì 31 agosto 2011

Porgere l’altro portafoglio. - di Piergiorgio Odifreddi


Il 9 agosto, in seguito all’annunciata manovra fiscale del governo, avevo suggerito nel post Cavaliere, ci consenta alcune misure più incisive ed eque per affrontare la crisi economica, una delle quali era “chiudere i rubinetti delle miliardarie elargizioni annuali al Vaticano, alla Chiesa e agli enti religiosi”. Aggiungendo, però, che “non una di queste misure verrà proposta, e meno che mai attuata”.

Fortunatamente, mi sbagliavo. Il 19 agosto, nel post Evasione fiscale: da che pulpito, ritornavo sull’argomento, stimolato da una presa di posizione di Massimo Gramellini, che su La Stampa aveva ripetuto la stessa richiesta. Nel frattempo, anche i radicali e l’Uaar hanno da parte loro avanzato proposte concrete di tassazione dei beni e delle attività commerciali ecclesiastiche.

L’Espresso, nel numero in edicola questa settimana, ha addirittura dedicato la copertina a quella che, coloritamente ma correttamente, chiama La Santa Evasione. Finalmente, dunque, una solitaria battaglia di nicchia ha ricevuto l’attenzione mediatica che si merita, e ha costretto “la grande meretrice” dantesca, e i suoi “protettori” politici, al contrattacco.

Ieri e oggi Avvenire ha dedicato articoli alla questione. Sostanzialmente, argomentando che la Chiesa già paga tutte le tasse dovute per legge, e non è dunque tecnicamente un evasore. Essi fingono ovviamente di non capire che il problema sono invece, da un lato, le leggi che garantiscono principesche esenzioni. E, dall’altro lato, quelle che forniscono principesche elargizioni.

Avvenire tira in ballo anche me, per la citazione su L’Espresso di quello che viene definito un mio “misterioso libro, nel quale accuso la Chiesa di evasione”. In realtà, il “misterioso libro” non è altro che il ben noto Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), che tante volte il cardinal Ravasi e altri collaboratori del giornale dei vescovi hanno attaccato e criticato: evidentemente, senza mai preoccuparsi di leggerlo.

E la “sconcertante assenza totale di fonti che i lettori possano controllare” è invece il seguente elenco, che non ho problemi a ripubblicare, a beneficio del cardinale e dei lettori. Ricordando che si tratta di cifre vecchie di qualche anno, perchè tratte dal Secondo rapporto sulla laicità pubblicato da Critica liberale nel gennaio-febbraio 2006, e dal rapporto Enti ecclesiastici: le cifre dell’evasione fiscale dell’Ares (Agenzia di Ricerca Economica e Sociale) del 7 settembre 2006.

Dunque, al miliardo di euro dell’8 per mille dei contribuenti, che molti credono ingenuamente essere l’unica elargizione statale alla Chiesa, va aggiunta ogni anno una cifra dello stesso ordine di grandezza sborsata dal solo Stato (senza contare regioni, province e comuni) nei modi più disparati.

Nel 2004, ad esempio, sono stati elargiti 478 milioni di euro per gli stipendi degli insegnanti di religione, 258 milioni per i finanziamenti alle scuole cattoliche, 44 milioni per le cinque università cattoliche, 25 milioni per la fornitura dei servizi idrici alla Città del Vaticano, 20 milioni per l’Università Campus Biomedico dell’Opus Dei, 19 milioni per l’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione, 18 milioni per i buoni scuola degli studenti delle scuole cattoliche, 9 milioni per il fondo di sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e dei loro familiari, 9 milioni per la ristrutturazione di edifici religiosi, 8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari, 7 milioni per il fondo di previdenza del clero, 5 milioni per l’Ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, 2 milioni e mezzo per il finanziamento degli oratori, 2 milioni per la costruzione di edifici di culto, e così via.

Aggiungendo a tutto ciò una buona fetta del miliardo e mezzo di finanziamenti pubblici alla sanità, molta della quale è gestita da istituzioni cattoliche, si arriva facilmente a una cifra complessiva annua di almeno tre miliardi di euro. Ma non è finita, perchè a queste riuscite uscite vanno naturalmente aggiunte le mancate entrate per lo Stato dovute a esenzioni fiscali di ogni genere alla Chiesa, valutabili attorno ad altri sei miliardi di euro.

Gli enti ecclesiastici sono infatti circa 59.000 e posseggono circa 90.000 immobili, adibiti agli scopi più vari: parrocchie, oratori, conventi, seminari, case generalizie, missioni, scuole, collegi, istituti, case di cura, ospedali, ospizi, e così sia. Il loro valore ammonta ad almeno 30 miliardi di euro, ma essi sono esenti dalle imposte sui fabbricati, sui terreni, sul reddito delle persone giuridiche, sulle compravendite e sul valore aggiunto (Iva).

Come se non bastasse, alle esenzioni fiscali statali si aggiungono anche quelle comunali: ad esempio dall’Ici, “Imposta Comunale sugli Immobili”, in quanto gli enti ecclesiastici si autocertificano come “non commerciali”. La Legge n. 248 del 2006, approvata sotto il governo Prodi, garantisce infatti l’esenzione dall’Ici agli enti “non esclusivamente commerciali”.

In tal modo i comuni italiani perdono un gettito valutato intorno ai 2 miliardi e 250 milioni di euro annui. La Santa Sede possiede infatti un enorme patrimonio immobiliare anche fuori della Città del Vaticano, in parte specificato dal Trattato del 1929: dal palazzo del Sant’uffizio a Piazza San Pietro a quello di Propaganda Fide a Piazza di Spagna, dall’Università Gregoriana al Collegio Lombardo, dalla Basilica di San Francesco ad Assisi a quella di Sant’Antonio a Padova, da Villa Barberini a Castelgandolfo all’area di Santa Maria di Galeria che ospita la Radio Vaticana, e che da sola è più estesa del territorio dell’intero Stato (44 ettari).

Ma questi non sono che i gioielli della corona di una multinazionale che nel 2003 disponeva nella sola Italia di 504 seminari e 8.779 scuole, suddivise in 6.228 materne, 1.280 elementari, 1.136 secondarie e 135 universitarie o parauniversitarie. Oltre a 6.105 centri di assistenza, suddivisi in 1.853 case di cura, 1.669 centri di “difesa della vita e della famiglia”, 729 orfanotrofi, 534 consultori familiari, 399 nidi d’infanzia, 136 ambulatori e dispensari e 111 ospedali, più 674 di altro genere.

Come ho detto, i dati sono vecchi di qualche anno, perchè il mio libro è del 2007. Ma sappiamo tutti che i privilegi della Chiesa sono addirittura aumentati sotto il governo Berlusconi, grazie alla mediazione diretta di letterali “gentiluomini di Sua Santità” di provata fede, e altrettanto provata immoralità: ad esempio, Gianni Letta e Angelo Balducci, rispettivamente Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Presidente Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Altro che “dare a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”! Qui si tratta, semplicemente, di smettere di togliere al popolo per dare al Papa!

http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2011/08/28/porgere-laltro-portafoglio/


capolavoro canzone dei negrita vietata da radio ed mtv (inedito helldorado) videoclip




martedì 30 agosto 2011

Si rompe qualcosa? Chiedi 100 mila euro di danni! - di Jacopo Fo


Se hai vissuto in Italia negli ultimi decenni hai diritto per legge a un indennizzo.

In questo periodo così duro per l’Italia, ogni tanto ho bisogno di tirarmi su di morale. Per assaporare un po’ di ottimismo mi metto a immaginare la faccia che faranno quando dovranno pagarci fino all’ultimo euro.
Mi piace l’idea. E faccio anche progetti su come spenderli.
Un godimento.

Da tempo diciamo che l’Italia è vittima di una Casta. Una vera e propria organizzazione a delinquere, un sistema di corruttele. Prima o poi riusciremo a eleggere un Parlamento di onesti che sancirà la nascita di una vera Seconda Repubblica, e nella nuova Costituzione si additerà il sistema della Casta come un autentico golpe. E il Parlamento voterà l’abolizione della prescrizione dei reati proprio perché la Casta ha manipolato il sistema giudiziario incrementando lungaggini e prescrizioni per farla franca. E quindi potremo riaprire tutti i processi. E soprattutto chiedere i danni. Sarà la nostra Norimberga. E quando chiederemo i danni non ci occuperemo solo dei politici corrotti, collusi o comunque omertosi. Potremo prenderci degli sfizi anche con molti imprenditori furbastri e truffaldini.

Ad esempio, il documentario Obsolescenza programmata – Il motore segreto della nostra società di consumo racconta una storia incredibile che però pare proprio vera. Quella di un ingegnere che scopre che la sua stampante non ha smesso di funzionare perché qualche cosa si è usurato. No! La sua stampante si è suicidata. Si è uccisa da sola ubbidendo a un comando nascosto. Un odioso microchip che ha l’ordine di bloccare tutto quando si arriva a un certo numero di copie. Questo ingegnere scopre che su Internet è disponibile un software che permette al tuo computer di azzerare il contatore delle copie, quindi mettere fuori gioco il microchip killer e ottenere che la stampante ricominci a funzionare perfettamente.


E’ profondamente illegale che alcune imprese ti vendano una stampante suicida fingendo che sia la migliore stampante del mondo. E’ un reato! Ed è anche un effetto collaterale dello strapotere di una Casta asservita a logiche predatorie. Quindi conserva gli scontrini… se sarai in grado di dimostrare di aver posseduto una stampante suicida potrai far causa alla ditta produttrice e ottenere ilrisarcimento del danno. E pare che non sia solo questione di stampanti. Da almeno 60 anni ci vendono lampadine e collant costruiti apposta per potersi rompere alla svelta.

Mi trastullo immaginando una grande causa collettiva contro la Coalizione dell’Obsolescenza Programmata. Presso il Tribunale Internazionale contro i crimini di guerra. Sì, perché questa è guerra. Il Parlamento dell’Unione Europea prima o poi dovrà sancirlo. Una guerra segreta contro i consumatori. Probabilmente mi devono pagare i danni anche per il motorino che ho comprato quando avevo 14 anni! Brutti carognoni! E niente prescrizione. La Nuova Costituzione dovrà stabilire che si è responsabili di quel che si produce fino al giorno del Giudizio Universale. E lì sì che Dio gli fa male veramente: i furbastri non potranno ascoltare il canto degli angeli. Mai!

Comunque, cari lestofanti, sono disposto a trattare. Se ci date centomila euro a testa subito la chiudiamo qui.



Attenzione, ladri in manovra. By ilsimplicissimus


La Lega ha vinto, Berlusconi ha vinto, le tasse non ci saranno. Dal momento che la manovra non esiste, che è solo una specie di spot elettorale aggiustabile a piacere o meglio a spiacere a seconda delle circostanze, tutte queste affermazioni sono interpretazioni del nulla, lecite divagazioni su un governo ormai illecito nella sua sostanza.

Un nulla però maligno nel quale è praticamente certo che non si faranno le cose promesse, cioè i tagli alla politica e la lotta all’evasione, mentre si faranno quelle escluse, ovvero l’aumento dell’Iva per la gioia di tutti noi, l’appesantimento della tassazione attraverso imposizioni indirette che colpiscono i poveri e il taglio dei servizi e del welfare, come già appare chiarissimo dallo scippo degli anni di università o di servizio militare dalle pensioni. Praticamente un furto senza destrezza, una rapina a mano armata da un consenso strappato con le illusioni e i media.

Naturalmente tutto questo non serve né a far quadrare i conti nell’immediato e tanto meno nel medio termine, anzi serve solo a peggiorare ancora la situazione, e’ solo l’ennesimo rinvio di cui il Cavaliere ha bisogno per rimanere in sella, l’ultimo rinvio dopo 18 anni di parole. Ma serve però a rendere chiara l’essenza dell’oligarchia italiana assolutamente incapace di fuoriuscire dall’ambito dei suoi interessi immediati e delle sue clientele, come dimostra la scomparsa del contributo di solidarietà oltre i 90 mila euro che del resto si traduceva in uno sforzo minimo. Un guscio vuoto, mangiato dai vermi della crisi.

La cosa impressionante è che non c’è nemmeno il tentativo di far finta che non si vogliono proteggere ricchi e privilegiati: lo scenario dietro la farsa berlusconiana si è ormai consunto e sono visibili funi e tavole prima nascoste dalle quinte, un’armamentario teatrale desolante e francamente repugnante con in più le sensazioni olfattive lasciate dal gruppo dirigente leghista, un ensemble di mentecatti in disfacimento, che in questo caso ha fatto la figura che merita e rende finalmente giustizia al loro valore.

Berlusconi canta vittoria, ma ogni giorno che passa progredisce il cammino che dalla perplessità porta al disprezzo e sfocia nell’odio, quando ci si accorge che in fondo non c’è alcun altro sentimento e atteggiamento possibile perché l’opera di governo è al di sotto di ogni giudizio o plausibilità. Non merita nemmeno il disprezzo: meglio i finti russi che fregano al bilionaire lo champagne, che questi ladri di vita e i loro brindisi del dopo manovra.

http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2011/08/30/attenzione-ladri-in-manovra/#comment-3388


Quando i ricchi vogliono essere tassati. - di Benedetta Argenteri



MILANO- La crisi. I conti in rosso. E un senso di responsabilità. Così un gruppo di una cinquantina di tedeschi si fa avanti, chiede al governo di Angela Markel di alzare le tasse solo a loro. «Nessuno di noi è ricco quanto Warren Buffet o Liliane Bettencourt. Siamo professionisti, avvocati, insegnanti. Abbiamo ereditato la nostra fortuna e non abbiamo bisogno di tutto questo denaro per vivere», spiega Dieter Lehmkuhl fondatore del movimento, al quotidiano inglese Guardian. Insomma l'idea è quella di aiutare e Lehmkuhl è convinto che con questo sforzo si potrebbero aiutare i conti pubblici e «fermare il divario tra ricchi e poveri».

IL CASO TEDESCO- Insomma una sorta di contributo solidale che, secondo le stime del gruppo «ricchi per una tassa di proprietà», potrebbe portare nella casse della Germania 100 miliardi di euro. E solo pagando il 5 per cento in più per due anni. Al momento i tedeschi più abbienti pagano al massimo il 42 per cento di imposte. E lo slogan sembra «si può fare di più». O almeno per chi ha di più. «Alla Merkel diciamo di fermare i tagli che colpiscono le classi più povere. Andiamo a prendere il denaro dove c'è». E quindi nelle tasche dei ricchi, cioè chi guadagna più di 500 mila euro.

IN EUROPA- Ma quello tedesco non è l'unico caso. Subito dopo Warren Buffet che nei giorni del declassamento Usa aveva proposto più tasse per i super ricchi, anche Liliane Bettencourt, la donna più facoltosa di Francia, si è detta favorevole a questa ipotesi. E con lei altri 15 miliardari. Tutti pronti a fare la loro parte per salvare la Francia e uscire dalla crisi. Per questo hanno spedito una lettera a Nicolas Sarkozy in cui chiedono, appunto, di pagare di più. Il presidente francese non è stato a guardare. E sta pensando di introdurre un «contributo speciale» del 3 per cento per chi guadagna più di mezzo milione di euro per un paio di anni. Un'iniziativa che ha sollevato diverse critiche. Anche tra lo stesso Ump. «Dovrebbero dare di più». Un po' come stanno pensando i socialisti in Spagna. L'idea, se il candidato Alfredo Pérez Rublacaba vincesse le elezioni di novembre, è quella di reintrodurre una tassa sugli asset per tre anni. Così da dare nuova linfa alle casse iberiche. D'altronde, dicono, la crisi c'è e qualcosa bisogna fare.

http://www.corriere.it/economia/11_agosto_30/imprenditori-tasse-germania_f9e1e5a0-d2e3-11e0-874f-4dd2e67056a6.shtml#.TlzxGY_gLow.facebook

Mafie in Liguria… a insaputa di Scajola. By ilsimplicissimus


Scajola dopo più di un anno continua ad essere inconsapevole: encefalogramma etico piatto. Non che da un rubagalline di scuola democristiana ci si possa attendere un risveglio alla consapevolezza o da un berlusconiano una briciola di verità. Ma insomma questo coma profondo del non sapevo sta attingendo alla comicità stralunata di Buster Keaton.

Anche adesso che è finalmente indagato per quella casa che l’imprenditore Anemone gli aveva comprato per due terzi, versando persino una consistente caparra. Ad insaputa dell’ex ministro ovviamente, troppo occupato per sapere che qualcuno gli compra casa, come del resto erano stati fatti a sua insaputa alcuni lavori di ristrutturazione ed erano giunti, sempre misteriosamente, molti regali tra cui persino un frullatore da 100 euro. Si anche adesso, rimane inconsapevole, forse vivo solo grazie alla sturmentazione del potere: “Attendo con la stessa serenità e la medesima riservatezza che hanno sinora contraddistinto il mio comportamento, che i magistrati romani portino a termine il loro lavoro, nella convinzione che verrà certamente chiarita la mia estraneità ai fatti.”

Questo dichiara l’ex ministro Ma come può essere estraneo a fatti che riguardano soltanto lui e che peraltro sono stati accertati? Possibile che quest’uomo non sappia inventarsi qualcosa di meno ridicolo, che non sappia uscire dal rito delle frasi rituali anche quando suonano come una barzelletta? Possibile che non si renda conto che le sue assurde dichiarazioni sono offensive per l’intelligenza e il buon gusto, anche se dubito che Scajola abbia mai frequentato queste due caratteristiche umane?

Tuttavia, per quanto la figura di Scajola sia modesta e mediocre, la “riservatezza” di cui parla è comica nella forma, ma indegna nella sostanza perché serve a coprire cricche e giri opachi, evidentemente così vicini al cuore del potere che vale la pena anche di passare per cretini. Per Anemone lo sappiamo: la protezione civile di Bertolaso & C e per li rami personaggi dei servizi segreti, dell’informazione, delle forze dell’ordine, compresa la Guardia di Finanza.

Ma forse c’è di più, forse Scajola deve saper dimostrare a qualcun altro che lui è uno di quelli che “parlen not”. La vicenda verminosa del porto di Imperia, in cui l’ex ministro è implicato come capo di un’associazione a delinquere che coinvolge persino il procuratore capo della città con un’accusa di corruzione, rende inquietanti i contorni di questa impudente riservatezza. Già perché le perquisizioni svolte nei mesi scorsi presso gli uffici del porto sono state effettuate dall’antimafia e ci sono magistrati come Anna Canepa, coordinatrice dell’antimafia per Lombardia e Liguria, che mettono direttamente in relazione le colate di cemento al porto con l’assalto della criminalità organizzata nel Ponente Ligure, tanto che si è arrivati a dover sciogliere il consiglio comunale di Bordighera.

Ora mi chiedo quali migliori garanzie di “discrezione” può offrire uno che non vede non sente e non parla, nemmeno se gli comprano casa? Ominicchio sì, ma d’onoricchio.

http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2011/08/30/mafie-in-liguria-a-insaputa-di-scajola/#comment-3376

Quanto guadagnano i calciatori italiani (e quanto rischiano di pagare con il contributo di solidarietà). - di Marco Bellinazzo


Quanto guadagnano i calciatori italiani (e quanto rischiano di pagare con il contributo di solidarietà). Nella foto il capitano della Roma, Francesco Totti (Ansa)

Cliccando nelle varie figurine dei calciatori troverete il valore degli stipendi netti di alcuni tra i principali protagonisti del calcio italiano. Assieme al calcolo di quanto gli stessi rischiano di pagare per i prossimi tre anni come contributo di solidarietà. Si tratta di una elaborazione del Sole 24 Ore sugli stipendi di alcuni big del calcio (non è e non vuole essere una classifica esaustiva).
Guarda il grafico con gli stipendi dei big del calcio
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La manovra di Ferragosto
ha introdotto un prelievo straordinario sui redditi sopra i 90mila euro (5%) e sopra i 150mila (10%). Chi guadagna tanto deve versare per tre anni questo surplus al Fisco. Per il primo anno il contributo è pieno (primo valore). Dal secondo anno si può dedurre una parte dell'imposta: per cui il contributo effettivo suddiviso su tre anni diminuisce (secondo valore). Per i redditi sopra i 500mila euro – cioè a tutte le star del calcio - converrà scegliere l'aliquota secca del 48% che, non è deducibile, ma garantisce un risparmio (terzo valore).

Per i calciatori la questione si è andata complicando in queste settimane in considerazione del fatto che la maggior parte dei contratti, soprattutto quelli dei big, sono fatti al netto. Nel senso che le imposte se le accolla la società. Ora, è vero che la società è obbligata a svolgere il suo ruolo di sostituto d'imposta e quindi ben potrebbe trattenere sullo stipendio, oltre all'aliquota ordinaria, anche il contributo di solidarietà. Ma i club temono che successivamente, nei casi in cui il contratto faccia esplicito riferimento a un compenso netto da garantire comunque al calciatore, potrebbero essere portate in tribunale: sarebbe difficile a quel punto evitare una condanna alla restituzione di quanto trattenuto.

All'intera serie A il contributo di solidarietà, così com'è stato pensato, e salve le correzioni che saranno apportate in Parlamento con gli emendamenti, potrebbe costare fino a 100 milioni di euro nel prossimo triennio. La Figc ha proprosto di mettere a disposizione delle società per eventuali contenziosi un fondo di garanzia. Alle società non basta. Come non basta il fatto che il nuovo contratto collettivo rispetto a quello scaduto un anno e mezzo fa preveda che la retribuzione possa essere espressa solo al lordo. Per i club deve essere inserita un'ulteriore clausola per precisare che i contributi straordinari siano «esclusivamente a carico dei calciatori». Addio al netto, dunque, e ingaggi lordizzati. Come per tutti gli altri lavoratori.