martedì 20 settembre 2011

Così Berlusconi raccomandò a Finmeccanica il “comitato d’affari” di Gianpi Tarantini. di Mario Portanova




Non solo "fatti privati". Pierfrancesco Guarguaglini, numero uno del 
colosso pubblico, racconta una telefonata del presidente del consiglio:
 "Mi chiese di far entrare Intini in Sel Proc". Dalle intercettazioni
 emergono altre pressioni, come contropartita della "fornitura" di escort.
 La Procura di Bari apre il filone sulla corruzione.

Pierfrancesco Guarguaglini
Si dava da fare, il presidente del consiglio, per ricompensare il fornitore di escort Gianpaolo Tarantini. Oltre a quello che emerge dagli atti depositati nei giorni scorsi, arriva la tetimonianza diretta di Pierfrancesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, il gigante pubblico a cui l’imprenditore barese si dimostrava particolarmente interessato, insieme ai soci del suo “comitato d’affari” – come lo definisco i pm di Bari – Enrico Intini e Roberto De Santis. Intervistato da Il Messaggero, Guarguaglini racconta che Silvio Berlusconi gli telefonò per chiedergli esplicitamente di far entrare Intini nella Sel Proc, una società di Finmenccanica.

“Saranno state le 18 e 30 del del 15 dicembre 2008”, ricorda il top manager, “ero alla casa dell’Aviatore a una riunione dell’Aeronautica. Mi chiama Berlusconi e mi chiede se potevo far entrare una società del gruppo Intini nella Sel Proc srl”. Guarguaglini racconta di aver risposto “no di getto”, perché l’azienda era al 100 per cento di proprietà di Finmeccanica e dunque non c’era spazio per “un imprenditore esterno”.

E’ un’ulteriore conferma dello scambio che sta alla base del rapporto fra Tarantini e Berlusconi. I festini di Arcore e di palazzo Grazioli non sono soltanto “fatti privati” del premier. L’imprenditore della sanità pugliese investe decine di migliaia di euro per reclutare ragazze giovani, bellissime e disponibili e inviarle alle residenze del premier. Contestualmente, oltre a coltivare l’ambizione di un seggio al Parlamento europeo, chiede esplicitamente a Berlusconi di essere introdotto presso Finmeccanica e la Protezione civile. E Berlusconi si dà da fare per accontentarlo.

“Com’è andato l’incontro con Bertolaso?”, chiede il presidente del consiglio a Tarantini il 16 novembre 2008, neanche due mesi dopo la prima cena (e dopo cena) organizzata da quest’ultimo a palazzo Grazioli. “Molto bene”, risponde l’interlocutore. Il faccia a faccia con il numero uno della Protezione civile è stato officiato dallo stesso Berlusconi, come dimostrano altre telefonate agli atti dell’inchiesta di Bari e come ha recentemente confermato Guido Bertolaso stesso in una lettera al Corriere della Sera: “Ho già dichiarato da tempo di aver incontrato il signor Tarantini, su richiesta del presidente che me lo ha passato al telefono. È venuto nel mio ufficio accompagnato dal signor Intini”.

Passa qualche settimana e Berlusconi, dopo aver parlato ancora della questione Bertolaso, rassicura Tarantini anche sul fronte Finmeccanica: “Ho fissato un appuntamento per martedì con Guarguaglini per quella cosa…”. E Tarantini: “Benissimo!”. Dall’inchiesta di Bari al momento non emergono affari davvero conclusi dal “comitato” di Tarantini, grazie ai buoni uffici dell’”utilizzatore finale” delle escort, ma i buoni uffici ci sono stati. Va anche ricordato che il giro di escort tra i due comincia nell’autunno del 2008, ma già nel giugno del 2009 Tarantini emerge come indagato nell’inchiesta di Bari, e naturalmente intorno a lui si fa terra bruciata.

Chiuso il filone escort, la Procura di Bari apre ora il fronte della corruzione. Una quindicina di appalti di Protezione civile e Finmeccanica a cui puntava Tarantini – compreso un gasdotto tra Italia e Albania che faceva capo alla Sel Proc – sono finiti in un’inchiesta stralcio che al momento avrebbe cinque indagati. Messi insieme valgono circa 50 milioni di euro. I pm Eurgenia Pontassuglia e Ciro Angelillis ipotizzano l’associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e alla corruzione.


L’altro Gianpaolo e il festino finito male. di Ferruccio Sansa







Tra i testimoni di Silvio Berlusconi spunta Gianpaolo Traversi,

condannato in primo grado nel 2002 per violenza a carico di una


minorenne e poi assolto in Cassazione.

Chissà se Silvio Berlusconi lo sapeva: tra i suoi testimoni a difesa nel processo Ruby, per prostituzione minorile, è stato indicato Gianpaolo Traversi, condannato in primo grado nel 2002 per violenza a carico di una minorenne (poi assolto in Cassazione).
Per i legali del premier rischia di essere uno scivolone: per testimoniare quanto fossero caste le feste di Arcore hanno chiamato quello che i magistrati di Milano indicarono come protagonista di un fatto di cronaca che scosse la “Milano bene”, svelando festini a base di sesso, coca e minorenni: al centro della vicenda Maja, modella slovena quindicenne, che dopo aver assunto droga era stata convinta a partecipare a un’orgia.

Traversi è stato inserito dai legali di Berlusconi nella lista dei 28 testimoni della difesa: si va dalle onorevoli Licia Ronzulli e Daniela Santanchè, a Nicole Minetti, passando per il giornalista Carlo Rossella. Pochi si erano soffermati su quel nome: Traversi, amico del Cavaliere e frequentatore delle sue feste, nonostante la grande differenza di età. Secondo Lele Mora sarebbe stato Traversi ad accompagnare Ruby alle feste: “L’ho conosciuta ad Arcore nel 2009. Ruby arrivò con due ragazzi, uno di cognome Traversi”. Il giovane imprenditore nega: “Non ho mai conosciuto Ruby”.

Ma Traversi è anche uno dei protagonisti delle intercettazioni del premier, un uomo di 75 anni che si intrattiene con giovani che potrebbero essere suoi figli, parlando di donne in termini tali da costringere i pm a omissare gli atti. Colloqui dai toni quasi comici, in cui il premier, evidentemente confondendo sulla rubrica telefonica i due Gianpaolo, entrambi ospiti delle sue feste, chiama Tarantini credendolo Traversi. “Ho avuto un po’ di guasti, ho dovuto cambiare telefono – dice Berlusconi – perché come al solito me l’avevano messo sotto controllo… ogni tanto succede… ce ne siamo accorti allora ho cambiato… il numero”.

I contatti tra il Cavaliere e Traversi (che non è indagato a Bari) devono essere stati frequenti. Come appare dalle chiacchierate Berlusconi -Tarantini: “Al Bagaglino, di ragazze ce ne sono credo sei, otto. Porterei un po’ delle mie. E quindi facciamo una cena per ventiquattro. E abbiamo fino a ventiquattro possibilità. Però non andrei sulla Arcuri. E non andrei nemmeno sulle altre perché è una cosa da gente nuova. L’altro giorno sono arrivato a mezzanotte da Parigi, ho telefonato a quel Gianpaolo Traversi e gli ho detto. “Senti, io sto un po’ carico perché…”. Il resoconto della conversazione con Traversi prosegue, ma la Procura di Bari decide di coprirlo di omissis.
Ancora: Tarantini e Peter Faraone si lamentano dell’organizzazione delle serate: “La prossima volta che lui lo fa a Milano io mi faccio invitare… poi quel c…. di Traversi che secondo me è un c…. che non ha capito niente, perché gli porta sempre queste cazzo di modelle alte due metri che a lui (Berlusconi, ndr) gli fanno cagare”. Telefonate dai toni boccacceschi, ma utili alle indagini. I due Gianpi, confusi dal Premier, alla fine si incontrano. Tarantini racconta al telefono: “C’era un ragazzo che si chiama come me, Gianpaolo di Milano, che fa l’immobiliare, uno grosso… tu immagina che ha lo studio di 700 metri quadri in via Montenapoleone”.

Sì, perché Traversi è agente immobiliare. Si occupa di case dai prezzi a sei zeri per esempio in Dubai, una delle destinazioni delle ragazze frequentatrici di Arcore. Ma quando Traversi sarà sentito come testimone della difesa, per dimostrare che le feste di Arcore erano a base di Coca Cola Light, forse i magistrati gli chiederanno dello scandalo di cui fu protagonista nove anni fa. Dalla testimonianza di Maja, modella slovena di 15 anni, emergeva il ritratto in nero della Milano da bere. Giovani a bordo di Porsche che aspettavano le ragazze all’uscita delle agenzie per modelle. Maja finisce la sua avventura in ospedale, raccontando di essere stata violentata da un americano. Ma gli uomini della Squadra Mobile non sono convinti. E lei alla fine racconta.

Prima l’arrivo a Milano con il sogno di fare la modella, con le porte delle agenzie che si aprono davanti alla sua bellezza statuaria. Maja presto, però, finisce su quella Porsche grigia che stava sempre parcheggiata sotto l’agenzia. Il primo passo è l’invito a cena, poi la discoteca e quindi la cocaina. E infine la violenza sessuale di gruppo. Maja non si era opposta, ma era minore e poi, come spiegò il pm Ghezzi, gli accusati abusarono “delle sue condizioni di inferiorità psicologica”: era poco più che bambina, non conosceva l’ambiente, la lingua. Ed era imbottita di cocaina, fatta sniffare, secondo il pm, per “limitare” la capacità di intendere e di volere della minorenne. Il giudice Claudio Castelli condannò a dieci anni il presunto capo del gruppo (scappato in Brasile) e a tre anni il suo amico (anche lui, ricordano le cronache, scappato e poi arrestato in Sud America con 2 chili di coca). Due anni e otto mesi a Traversi. Ma la famiglia ricorda: “In Cassazione è stato assolto”.


Fare il magnaccia per B. è un lavoro schifoso!






Gente senz’anima che traffica dalla mattina alla sera per trovare prostitute. E a volte faticano non poco per convincerle a fare sesso. Un vero inferno.

Esisteva un’organizzazione che in cambio di favori e appalti si dedicava  instancabilmente a reperire donne per gli appetiti suini di vari satrapi.
Immagina di essere un essere umano con il senso etico di una scarpa da tennis di uno che non si cambia mai i calzini… E ti trovi lì con l’Ape Regina che ti tempesta di telefonate perché servono altre donne per la prossima serata col presidente… E poi bisogna procurare i cantanti (arriva una bravissima che canta anche in Vaticano)… deve venire George Clooney e magari anche Fabrizio del Noce così le ragazze si convincono che conviene dare retta ai fratelli Tarantini (gioia, amore e gran…).

Sì, perché è vero che le donne son tutte put…, ma non ce ne sono mai abbastanza se il presidente ne consuma venti per volta e devono essere bellissime, giovanissime, sottili ma formose, fidatissime, educate e capaci di ridere per qualunque cavolata. E ‘ste put… sono piene di problemi… E quella non può venire perché ha già comprato il biglietto aereo per Bari (non ti preoccupare, te li ridò io i soldi) e quell’altra che si è fidanzata e ha detto “basta stronzate” (ma dopo lunghe insistenze si vende un’ultima volta) e poi ci sono i biglietti aerei e le camere d’albergo da prenotare, le auto da concordare con lo staff del presidente, e tutte le ragazze che ti chiedono se deve pagare il presidente, poi, o se paghi tu… E non capiscono, non sarebbe neanche difficile capire, ma non tutte le put… sono intelligenti: io ti pago mille euro ma se poi lui ti dà dei soldi allora i miei mille euro me li restituisci… Che poi, sceme o no, i soldi mica te li restituiscono (e lo ammettono nella deposizione rilasciata ai giudici, cioè lo sanno che hanno fregato Tarantini)… E poi c’è quella che vuole sapereprima se resterà a dormire a Palazzo Grazioli oppure in albergo… Ma chettenefrega! Come puoi pretendere che io sappia in che direzione si rizza al presidente, porca paletta! Sei pagata? Non rompere! Ma mica glielo puoi dire in faccia che è una cretina che fa domande idiote…

E già, perché te le devi coltivare le put…, invitarle alle feste, offrir loro la cocaina… Quindi ti devi sbattere pure per trovare la cocaina… Che ce n’è sempre ovunque, eccetto quando la devi comprare tu…
E poi devi pure fare il gentile con tutte ‘ste donne, che mentre va avanti tutto il bordello vogliono sentirsi pure dire che sono belle, bellissime, e le devi chiamare amore e dir loro cose gentili tipo: “Ti voglio bene, un bene immenso” e le devi ringraziare dopo che le hai strapagate e le ha pagate pure il presidente, che ha dato loro anche dei graziosi regalini, oltre alla cena fantastica e al delizioso gelato finale.
E hanno conosciuto pure George Clooney e Fabrizio del Noce e ascoltato la stessa cantante che ascolta il Papa tedesco. Ma cosa vogliono di più!?!

Gente… Una vita da inferno, altre che lussi del jet set…
Vivere alla corte di Berlusconi fa vomitare.
Se sei un essere umano.
La conclusione è che c’è un non umano al vertice dell’Italia Repubblicana. Intorno a lui scarti di produzione del processo di creazione di una razza umana decente.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/19/fare-il-magnaccia-per-b-e-un-lavoro-schifoso/158438/

Asili comunali.








Vogliamo parlarne?
Per poter iscrivere il proprio figlioletto in un asilo comunale bisogna partecipare ad una graduatoria. Chi ha meno ha più diritto di chi può permettersi un asilo a pagamento.
Ma come si spiega, allora, che chi possiede un Hummer, nuovo fiammante di zecca, rientri in graduatoria e chi non possiede che gli occhi per piangere, no?
Quante volte vi è capitato di vedere SUV posteggiati davanti gli asili da mamme vestite all'ultima moda, cariche di gioielli?
Siamo alle solite, chi evade e lavora in nero ottiene tutto, chi possiede un misero reddito, ma dichiarato, non ottiene nulla.

Siamo in un paese in cui va avanti chi è più furbo, chi ruba, chi ride delle disgrazie altrui, chi non ha rispetto di niente e di nessuno.
D'altronde, il pesce puzza dalla testa, siamo governati da un essere spregevole che ha creato un impero economico dal nulla, come se fosse possibile farlo onestamente......
Siamo in un paese in cui gli asini volano, le marmotte incartano la cioccolata ed i politici pettinano i giaguari...

Ma la colpa, si sa, è della magistratura e della stampa comunista.




Standard & Poor’s declassa l’Italia. Ma per B. è solo colpa della stampa.







Crescita debole e governo troppo fragile, queste le motivazioni del declassamento del deficit del nostro paese. La notizia è arrivata questa notte poco dopo l'una. Fonti del ministero del Tesor però minimizzano: lo avevamo mesos in conto
Il rating italiano viene tagliato e Silvio Berlusconi ha subito la soluzione in tasca: “E’ tutta colpa della stampa italiana”. Inizia così la mattinata che segue la decisione dell’agenzia americana di declassare il nostro paese. Inizia con una nota di palazzo Chigi nella quale si legge come il governo ha sempre ottenuto la fiducia dal Parlamento, dimostrando così la solidità della propria maggioranza”. Per questo “le valutazioni di Standard & Poor’s sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche”. E quindi “vale la pena di ricordare che l’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.

La scure di Standard and Poor’s così si abbatte sull’Italia. Mentre tutti gli occhi erano infatti puntati su Moody’s – che giorni fa ha rinviato la sua decisione sul nostro paese – S&P ha deciso a sorpresa di tagliare il rating sulla capacità dello Stato di far fronte all’elevatissimo debito pubblico. Motivo: una crescita economica sempre più debole e una situazione di incertezza politica che ostacola la ripresa. Incertezza che – secondo gli analisti di S&P – rende molto difficile raggiungere gli obiettivi fissati nel programma di austerity.

In particolare il rating di lungo termine viene abbassato da A+ ad A, ma con outlook negativo. Ciò significa che in futuro il rating potrà ulteriormente essere tagliato. Anche perchè le previsioni per il debito sono decisamente peggiorate: il picco – spiegano gli analisti dell’agenzia – è atteso più in là nel tempo e raggiungerà un livello ancor più elevato del previsto. Nel rapporto di Standard and Poor’s non si usano mezzi termini: “La fragilità della coalizione di governo in Italia – si legge – limita la capacità di risposta dello Stato” nell’affrontare una crisi economica e finanziaria che sta colpendo il nostro Paese come altri dell’Eurozona.

E i vari tentativi che hanno caratterizzato la messa a punto da parte del governo Berlusconi della manovra ‘lacrime e sanguè da 60 miliardi di euro lasciano intravedere come non sarà per nulla facile attuare in maniera efficace il programma di consolidamento di bilancio. Anche perché – evidenzia Standard and Poor’s – le autorità italiane appaiono “riluttanti” nell’affrontare quelle che vengono considerate le “questioni chiave” della crisi economica italiana: dagli ostacoli strutturali che da sempre rallentano la crescita al basso tasso di partecipazione al lavoro, alla eccessiva rigidità sia del mercato del lavoro sia di quello dei servizi. Il dito viene puntato non solo sul governo e sulle lotte intestine alla coalizione di maggioranza, ma anche sulle divisioni all’interno del Parlamento “che – sottolinea S&P – continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne”. Di qui l’outlook, con la possibilità di abbassare ulteriormente il rating dell’Italia nelle settimane a venire.

Tutto questo, però, non sembra preoccupare il governo. Fonti del Tesoro, infatti, fanno sapere che la decisione di S&P era prevista. Mentre il presidente del Consiglio chiude (momentaneamente) la partita sostenendo che “L’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.



lunedì 19 settembre 2011

Tarantini: "Che fortuna questo terremoto"


L'imprenditore gioisce di fronte alla tragedia. La scossa avrebbe sbloccato i progetti con Finmeccanica



FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
Nella sua corsa sfrenata agli appalti, forte del sostegno di un premier che gli vuole bene (e ora sappiamo il perché), Gianpi Tarantini a un certo punto s’imbatte nel terremoto dell’Aquila. Ecco la sua reazione al telefono: «Una fortuna». La dice talmente grossa che persino il suo interlocutore, Domenico Lunanuova, un dirigente di Finmeccanica che s’è messo a tappetino da quando ha capito quale Grande Protettore il Gianpi ha alle spalle, reagisce: «È una conquista che sono riuscito a fare io senza l’aiuto di nessuno, no? Ma per culo, per culo tra virgolette, perché là è successo il terremoto e hanno bisogno di questa cosa».

Accadeva il 6 maggio 2009. La terra ancora tremava in Abruzzo e l’emergenza stava facendo sbloccare un progetto di Finmeccanica, tra gli altri, a cui il Comitato d’affari pugliese teneva moltissimo: la modernizzazione di Isoradio. Peccato che le cose fossero un po’ più complicate di quanto pensassero Tarantini e i suoi. Ma poi, di colpo, è arrivato il sisma. E si sono allentati i cordoni della borsa. Per qualche settimana le notizie sugli appalti si accavallano tumultuose come le colonne dei soccorsi. Il gruppo dei pugliesi viene informato da Rino Metrangolo: l’intero progetto Isoradio è sbloccato. A quel punto il gruppo si fa sotto freneticamente. Tarantini si fa aiutare dal Cavaliere perché l’amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, incontri l’imprenditore suo socio Enrico Intini. Ma è un errore, appunto, perché la Protezione Civile intende dare il suo placet solo per l’Abruzzo. Questo è il colloquio di quel giorno tra Tarantini e l’ingegner Lunanuova.

Tarantini: «Abbiamo fatto una figura di merda».
Lunanuova: «La cosa più importante era che in questo momento non facevano la gara. Quindi noi andavamo ad assegnazione diretta».
Tarantini: «Sì, ma al di là di questo... sulle modalità delle attività, a me non me ne frega niente, riguarda Guarguaglini... Però oggi abbiamo fatto una figura di merda perché siamo andati (riferendosi all’incontro dello stesso giorno tra Intini e Guarguaglini, ndr) convinti a dire: "Vedi che le attività sono pronte". E quello ha detto: "Ragazzi, se sono pronte, così come io ho detto una cosa... sono a voi"».
Lunanuova: «Io conto domani sera alle cinque... ascolta... di farmi firmare solo Isoradio, perché io sto facendo il diavolo a quattro e forse riesco... non so se ci riesco eh, ma forse sì: solo Isoradio, primo; e secondo, me lo faccio firmare secondo un criterio di non gara europea... vediamoci martedì sera».

Lunanuova è però preoccupatissimo di una lavata di capo da parte di Guarguaglini. «A quel livello... andare a raccontare cose che non sono vere... mo’ che cazzo succede? Io, mo’, a questo (all’amministratore delegato, ndr), se mi chiama, perché mo’ mi ha già chiamato e mi ha fatto mandare una relazione, che cosa gli dico? Mica posso pigliare per il culo.... quello è l’amministratore delegato di Finmeccanica, mica è una persona qualsiasi».

Ma a Tarantini dei patemi di Lunanuova non interessa granché. E nemmeno dei terremotati. Quello che gli preme è capire quali mosse deve fare per accaparrarsi l’affare. Tarantini: «Mannaggia la miseria... Diciamo una cosa... Diciamo che siamo pure fortunati sui tempi perché in linea di massima quello (il coordinatore della Protezione Civile, ndr) domani dovrebbe firmare, no?». E Lunanuova: «Per culo, tra virgolette, perché là è successo il terremoto e hanno bisogno di questa cosa».

Quale sia la «cosa», Tarantini non lo sa nemmeno. L’ingegner Lunanuova glielo deve spiegare per l’ennesima volta: «A ‘sto punto abbiamo la necessità immediata di iniziare i lavori a valle dell’ok di domani, perché a luglio... anzi, a giugno questi impianti devono essere già installati. A giugno, eh!». Tarantini: «Una ventina?». Lunanuova: «Sono una quarantina... Domani, tra l’altro, approfittando della mia attivazione, Leonetti, che è amministratore delegato di Sel Proc (altra società Finmeccanica a cui il gruppo Tarantini faceva la corte, ndr) sta andando lì e dice: “Oh signori, ma volete sbrigarvi a firmare tutto il resto? Vedete qua come sono stati bravi questi di Isoradio?”. Qui ognuno ovviamente si è mosso per cercare di portare a casa il proprio pane».

Per la cronaca, il contratto tra Finmeccanica e la Protezione Civile valeva cento milioni di euro, cinquanta «secretati» e cinquanta no, appunto per Isoradio. Ma l’affare non andò mai in porto.


Tremonti super giurista del partito degli evasori. di ALBERTO STATERA



Il ministro Tremonti, considerato l’intellettuale alfabetizzato nell’armata Brancaleone dei governi Berlusconi e addirittura un "genio" dal premier almeno finché sono stati in buona, rivendica spesso con fierezza di essere un ottimo giurista e non un economista. E in effetti i suoi talenti di economista sono sempre apparsi alquanto modesti nei lunghi anni da superministro dell’Economia. Ma purtroppo, dopo le ultime performance delle manovre a ripetizione e mettendo in fila le prestazioni del decennio precedente, anche gli attributi vantati di grande talento giuridico sembrano vacillare. Basta ripercorrere l’inaudito pasticcio del condono tombale Iva del 2002, un sarcofago nel quale sono rimasti impigliati una sessantina di miliardi di euro che gli evasori avrebbero dovuto pagare, più o meno il valore della plurimanovra che ha fatto sanguinare il cuore di Berlusconi e che già non basta più ad esorcizzare il default dell’Italia. 
La storia, per farla breve, è andata così: nel 2002 Tremonti vara il condono tombale Iva per gli anni dal 1998, cui aderiscono 939 mila evasori, che pagano l’1 per cento dell’imposta evasa. Lo Stato incassa 3 miliardi, il che significa l’ammissione di un’evasione di 60 miliardi l’anno per cinque anni, per un totale di 300 miliardi. Ma nel 2008 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea boccia il ministro dell’Economia, perché il suo condono è illegittimo, ha pregiudicato seriamente il corretto funzionamento del sistema comune dell’Iva, ha danneggiato il mercato comune e ha favorito i contribuenti colpevoli di frode fiscale. E boccia così anche il Tremonti giurista. Tutto resta allora congelato. Sono passati sette anni, ma il bello viene adesso. Qualche settimana fa la Corte Costituzionale ha stabilito che di fronte a un reato i termini di accertamento raddoppiano da 4 a 8 anni e Fisco e Guardia di Finanza hanno l’obbligo di denunciare chi aderì al condono se c’è reato, che scatta automaticamente oltre 77 mila euro di Iva evasa.
Così si compie l’incredibile pasticcio giuridico innescato dal ministrogiurista, che nell’attuale temperie potrebbe rivelarsi benefico se, come sembra, sarà necessario fare cassa con un’ulteriore manovra. Ma il governo non ci pensa neanche ad alienarsi buona parte di quei 900 mila evasori che presto saranno chiamati alle urne, costringendoli a pagare ancora. Per cui ha bocciato senza colpo ferire un emendamento del Pd che obbligava l’Agenzia delle Entrate ad avviare le procedure per recuperare le somme perse prima della scadenza del termine il 31 dicembre prossimo, ammettendo la rateizzazione dei pagamenti fino a 10 anni. Il governo ha preferito allungare di un anno il termine dell’accertamento, con una norma che presumibilmente sarà giudicata incostituzionale. "Un escamotage — ha commentato il vicepresidente dei senatori Pd Luigi Zanda — che serve a salvare capra (il governo) e cavoli (gli evasori), rinunciando a una straordinaria occasione per far cassa una volta tanto sugli evasori conclamati e non su lavoratori, pensionati e consumatori". Così il ministrogiurista e il premier dal cuore sanguinante salvano per l’ennesima volta il loro blocco sociale di riferimento. Quello degli evasori che, secondo il conto del procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, devono a Equitalia 450 miliardi, un po’ più di sette manovre lacrime e sangue. Ma nessuno ha intenzione di chiedergli indietro quei soldi. Tanto ci sono sempre i lavoratori dipendenti e i pensionati da spennare.



http://www.repubblica.it/supplementi/af/2011/09/19/primopiano/004gardens.html