giovedì 22 settembre 2011

Berlusconi a Napolitano: “Non lascio Se vogliono mi sfiduci il Parlamento”







Il Cavaliere non molla. Lo ha ribadito in un'ora di vertice al colle. Mentre
 sul caso Milanese la Lega spegne l'incendio. Bossi: "Io voto per non far 
cadere il governo". Tradotto: niente manette al parlamentare del Pdl.

Io non faccio passi indietro. Ho una maggioranza e chi mi vuole sfiduciare se ne assuma la responsabilità in Parlamento. E se non dovessi avere più i numeri si va alle elezioni. E’ un Silvio Berlusconi determinatissimo quello che si presenta davanti a Giorgio Napolitano pronto a rispedire al mittente qualsiasi soluzione alternativa che preveda un suo passo indietro e l’addio da palazzo Chigi. Sente di poterselo permettere, raccontano i retroscena, dopo avere parlato ancora una volta con il Senatùr. Con Bossi il premier avrebbe tirato le somme: il governo va avanti, non fino alla fine della legislatura, ma almeno a gennaio. Intanto Berlusconi porterà avanti la sua operazione verità: parlare direttamente con gli elettori per cercare di risalire la china.

Tanto basta per ringalluzzire il premier e superare un confronto teso come quello con il Capo dello Stato, in cui il Cavaliere avrebbe ribadito ancora una volta la volontà a finire la legislatura mettendo mano, già nel Consiglio dei ministri di domani, a quelle misure per la crescita auspicate dal Colle. Napolitano non ha nascosto la sua preoccupazione di fronte alla situazione economica e alla difficoltà, vista la fragilità dell’esecutivo, di far fronte ad un eventuale peggioramento dell’economia italiana. Il capo dello Stato insomma ha messo in chiaro che l’esecutivo può andare avanti solo se garantisce di avere i numeri. Poco prima era toccato a Bossi  spegnere le polemiche sulla tenuta dell’esecutivo. Argomento: il voto per l’arresto di Milanese, il parlamentare del Pdl che proprio ieri si è autosospeso dal partito. “Io voto per non far cadere il governo”. Questa la fine di una giornata di melina e di attesa in vista del verdetto di questa mattina alla Camera. In serata poi, le parole di Bossi prima e la fermezza del premier chiudono i giochi di chi, come Bersani, auspicava che il cavaliere andasse da Napolitano per rimettere il mandato.

Da un lato così Berlusconi resta ostinato sul ponte di comando, dall’altro l’ennesimo possibile sgambetto all’esecutivo rappresentato dal caso Milanese sembra disinnescato: in casa Lega si vota no. O almeno così vuole la versione ufficiale del Senatùr. Versione che dovrebbe, in ipotesi, mettere una pezza allo scivolosissimo voto segreto che potrebbe favorire gli indecisi. Nel frattempo, c’è spazio per il senatùr per confermare che vertice pomeridiano con Silvio Berlusconi è “andato bene”.

Ma la risposta (reale) la dà ancora una volta l’agenzia Standard & Poor’s, che ieri sera ha tagliato il rating di sette banche. Tra queste Banca Intesa e Mediobanca, non certo piccoli istituti. Notizia non confortante che inchioda il quadro economico dopo l’ennesimo tracollo di Piazza Affari e l’aumento dello spread che ha sfiorato di nuovo il tetto dei 400 punti.

E non è finita. Perché mentre il Tesoro conferma il pareggio di bilancio entro il 2013 (cosa peraltro smentita ieri da S&P), Moody’s ha declassato il rating della Fiat. Tutte questioni, quelle economiche, di cui si è discusso al Quirinale. Il Presidente della Repubblica  ha ribadito la propria preoccupazione per la situazione economica del nostro Paese. Ma Napolitano ha ribadito anche la necessità di varare misure che siano il più possibile condivise tra le forze politiche in Parlamento e che siano frutto di “consultazioni ampie”, coinvolgendo anche le parti sociali. Quella “coesione”, più volte sollecitata dal Quirinale, che può consentire al Paese di affrontare e superare la crisi.

Sul tavolo del vertice anche la nomina del nuovo governatore di Bankitalia visto che Mario Draghida novembre siederà sulla poltrona di presidente della Banca centrale europea. Il Cavaliere ha fatto il nome di Fabrizio Saccomanni la cui nomina a palazzo Koch compie una nuova accelerazione. La procedura è di fatto avviata. E sarà ora il Consiglio Superiore di Bankitalia, che dovrebbe riunirsi il 28 settembre in seduta straordinaria, trasformando il carattere della riunione ordinaria già convocata, a esprimere il suo parere. Quindi il Cdm potrà deliberare a favore di quello che, salvo improbabili colpi di scena, sarà il nuovo Governatore della Banca d’Italia. L’obiettivo è quello di arrivare in tempi rapidi al decreto di nomina da parte del Presidente della Repubblica. La scelta è orientata a dare un segnale di affidabilità e di tempestività. Due fattori che hanno consentito a Saccomanni, con una accelerazione che si è concretizzata nelle ultime settimane, di superare l’altro candidato forte, l’attuale direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. Il banchiere romano avrà il compito di assicurare continuità con il mandato di Draghi e di garantire l’autonomia alla banca centrale. Continuità e autonomia che, nel pieno della crisi del debito dell’Area Euro e con l’Italia sorvegliato speciale, vengono considerate fondamentali dalle autorità internazionali e dai mercati. La scelta di Saccomanni, è stata considerata da subito la migliore opzione possibile anche in Europa e al Quirinale. E ora, con il via libera del Governo, può concretizzarsi.


Milan Channel, 35 dipendenti in cassa integrazione, pagherà 10mila euro la Polanco per leggere email.






Chi non sarebbe contento di guadagnare 2.500 euro alla settimana? E se poi il lavoro in realtà non è proprio quello che potremmo definire un «lavoro dei comuni mortali»? Insomma, tira aria di festeggiamenti a casa di Marysthell Polanco. La showgirl è stata assunta per leggere le mail durante una trasmissione calcistica. Alla redazione di Milan Channel la notizia dell’arrivo della nuova «collega» non è piaciuta per niente. Per chi avesse un vuoto di memoria circa il passato della Polanco, ve lo rinfreschiamo noi. La 31enne è diventata «famosa» per essere una delle ragazze dell’Olgettina, infatti è stata ricompresa nella lista delle 30 ragazze portate da Gianpaolo Tarantini a casa del premier. La redazione del canale telematico ha ribattuto dicendo che la Polanco non è nè una giornalista nè un’opinionista, ma gli spetta un contratto della durata di 9 mesi, con precisione dal primo settembre 2011 fino al 30 giugno del prossimo anno, che le farà incassare in totale la somma di 100 mila euro. Una cifra considerevole, vista la grave crisi economica che ha colpito il canale. E i dati lo dimostrano, da giugno 2010, 35 dipendenti, per lo più quelli tecnici, sono in cassa integrazione, con tagli dello stipendio che si aggirano fino al 35%. E per gennaio si attende la mobilità, così molti potrebbero rimanere a casa. Tuttavia il Milan si è giustificato dicendo di non aver nulla a che fare con questo genere di decisioni e la prova sta nel fatto che dall’anno scorso ha ceduto i diritti alla Infront. Perciò la Polanco avrebbe firmato il contratto con questa società. Chissà quale «santo in paradiso» avrà la Polanco? Qualche idea?


http://vergognarsi.it/2011/09/22/milan-channel-35-dipendenti-in-cassa-integrazione-paghera-10mila-euro-la-polanco-per-leggere-email/

Belgio senza governo da 400 giorni, ma il PIL cresce del 2,4%



(Teleborsa) - Roma, 19 lug - Tra due giorni in Belgio sarà festa nazionale ma quest'anno i festeggiamenti saranno in tono minore visto che continuano senza esito le consultazioni per la formazione del governo. Sono ormai quattrocento giorni o meglio 14 mesi che il Paese risulta senza esecutivo: un vero e proprio record.

Fiamminghi e valloni non riescono a trovare un accordo, con i primi incentrati su un maggiore controllo della politica fiscale e i secondi desiderosi di una maggiore protezione e più soldi per la regione attorno alla capitale, Bruxelles.

Il Paese però continua a crescere economicamente, con il Pil in aumento del 2,4% mentre aumenta anche la preoccupazione per il debito pubblico, diventato il terzo più elevato dell’Ue raggiungendo il 100% del prodotto interno lordo.

Getta la spugna anche il socialista Elio di Rupo, ultimo mediatore nominato dal Re, che aveva presentato un piano per un risanamento rigoroso delle finanze pubbliche da 22 miliardi di euro entro il 2015, per evitare di finire sotto la lente delle agenzie di rating, che ultimamente stanno tenendo sotto scacco molti paesi della zona euro.

Intanto il Re Alberto II ha deciso di non concedere favori nobiliari per il secondo anno consecutivo, a denuncia dell'insoddisfazione per la situazione politica del Paese. Niente visconti e baronesse, dunque, contrariamente a una tradizione secolare.



http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?code=633&dt=2011-07-19&src=TLB

L’Islanda si libera del Fondo monetario internazionale.





L'Islanda è fuori dal Fondo monetario internazionale.
La Nazione-isola del Nord Europa si sta riprendendo dalla crisi economica indotta dal monetarismo usuraio internazionale e lo sta facendo in modo del tutto opposto a quello che viene generalmente propagandato come inevitabile. Niente salvataggi da parte di Bce, Fmi o Banca Mondiale, niente cessione della propria sovranità a nazioni straniere, ma piuttosto un percorso di riappropriazione dei diritti e della partecipazione, e un coinvolgimento dell’opinione pubblica nazionale tra le più alte d’Occidente.
Anzi, dopo circa tre anni di aut aut rigettati dal popolo islandese attraverso un referendum e una Assemblea Costituente, il Fondo Monetario Internazionale e l’Islanda hanno preso strade diverse.
In tempi di presunti salvataggi nazionali portati avanti con ricette neoliberiste, di annullamenti di sovranità monetarie nazionali e di politiche di tagli violenti alle strutture amministrative, sociali ed economiche dei singoli Stati, lo stato islandese ha deciso di proseguire fermamente nella strada intrapresa oltre un anno fa, attraverso un imponente consenso dell’opinione pubblica nazionale, generalmente formata ed informata su temi così delicati e importanti.
Come riportato da diversi servizi della tv pubblica islandese Ruv, l’Fmi, portato a termine la sua sesta revisione dell’economia nazionale islandese a Washington, non proseguirà con altri “rapporti” o “consigli” pertinenti l’isola dell’Atlantico. L’Fmi conclude quindi le operazioni in Islanda, e la lascia.
Il Primo Ministro islandese Johanna Siguroardottir ha annunciato la partenza dei funzionari in una conferenza stampa nella cittadina di Iono nei giorni scorsi, aggiungendo che la ricostruzione economica islandese è sulla retta via, con miglioramenti in corso e risultati ottenuti prima del previsto. Ha inoltre detto che la ricostruzione islandese dopo il collasso bancario del 2008 “è andata oltre ogni aspettativa” ...
Il ministro delle Finanze Steingrimur J. Sigfusson ha preso parte alla conferenza sostenendo che la stabilità finanziaria islandese sarebbe nuovamente solida.
Il ministro dell’Economia e del Commercio Arni Pall Arnason ha ricordato come molte persone fossero preoccupate e avverse alla cosiddetta cooperazione tra Fmi e Islanda, proprio per il timore che il loro “benessere” – altro elemento di vanto e di efficienza - sarebbe stato tagliato duramente e che sarebbero state prese misure drastiche, basate sui diktat classici utilizzati dal Fondo Monetario nei suoi interventi in Europa, Estremo Oriente e in Sudamerica.
L’arrivo del FMI in Islanda fu accolto in maniera estremamente fredda da gran parte della popolazione, convinta che il Fmi avrebbe affogato la nazione in uno stato di permanente debito, come ormai troppi paesi hanno già sperimentato in passato. La partenza dei funzionari del Fmi è stata quindi vista con soddisfazione da gran parte dei cittadini.
L’Islanda ha seguito un particolare percorso per questo sganciamento dal sistema monetario occidentale. Anche chiedendo un aiuto alla Russia (4 miliardi di euro) nel 2008. E di fatto duplicando quanto a suo tempo operato sia dalla stessa Russia (caduta nel baratro monetarista ai tempi di Eltsin) che dall’Argentina, la cui economia - fermato il debito pubblico sotto la presidenza Kirchner - è tornata a volare a tassi del’’8% annuo.

 

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=10290

mercoledì 21 settembre 2011

Estorsione Berlusconi,pm Napoli: memoria premier "inattendibile"







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NAPOLI (Reuters) - La memoria presentata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai pm di Napoli che indagano su una presunta estorsione ai suoi danni risulta "lacunosa" e "inattendibile".
E' quanto si legge nell'istanza di dieci pagine - ottenuta da Reuters - presentata stamani al gip Amelia Primavera, e per conoscenza al Tribunale dei Riesame, dai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
A proposito della memoria, i pm rilevano che "appare fortemente dubitabile che la stessa possa in linea di principio costituire fonte di prova".
Il documento, dicono, risulta "ampiamente lacunoso e comunque nel complesso decisamente inattendibile".
"Per esempio - prosegue l'istanza - l'onorevole Berlusconi sembra ricordare perfettamente che tutte le somme destinate a (Gianpaolo) Tarantini siano state erogate e consegnate a Roma ma stranamente non ricorda né l'importo complessivo delle dazioni stesse né gli importi delle singole tranche erogate, né menziona poi tutte le altre utilità da lui stesso destinate sempre a Tarantini".
Tarantini e la moglie Angela Devenuto - entrambi finiti agli arresti - e il faccendiere ed ex giornalista Valter Lavitola - attualmente all'estero - sono accusati dai magistrati partenopei di aver estorto a Berlusconi circa 750mila euro per aiutarlo a mettere a tacere la vicende delle prostitute che avrebbero frequentato le sue case.
PROCURA NAPOLI CONTRO TRASFERIMENTO INDAGINE
Nell'istanza depositata oggi, la procura di Napoli chiede la revoca della decisione del gip Amelia Primavera sulla competenza territoriale dell'inchiesta, che secondo il giudice spetta a Roma, mentre è stata rinviata a venerdì l'udienza del Riesame, chiamato a decidere sulla competenza e sulla revoca o modifica della custodia cautelare per Tarantini e Lavitola.
La procura di Napoli - che ha già inviato copia degli atti dell'inchiesta a Roma - ha motivato la propria richiesta di revoca col fatto che il gip non era in possesso di tutti gli elementi emersi dall'istruttoria dei pm napoletani, che fanno ritenere agli inquirenti di aver competenza territoriale.
Secondo i magistrati, non è chiaro in quale città sia avvenuta la prima dazione di denaro da parte di Berlusconi ai tre e pertanto, essendo stata la procura partenopea la prima ad iscrivere il reato, l'inchiesta spetta a Napoli.
Ieri il gip si è dichiarato incompetente ad esprimersi sulla revoca o sulla modifica della custodia cautelare nei confronti di Tarantini, ritenendo che l'inchiesta debba essere spostata a Roma, città in cui si sarebbe consumato il reato.
Oggi, secondo quanto riferito dal legale di Tarantini, i pm davanti al Riesame - che ha tempo fino al 26 settembre per decidere - hanno espresso parere favorevole alla modifica della custodia cautelare "in virtù del fatto che Tarantini ha reso piena confessione".
(Via Redazione General News Roma +3906 85224380, fax +3906 8540860, Reutersitaly@thomsonreuters.com) -- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia


Niccolò Ghedini ai pm: “Berlusconi? Ha solidarietà per chiunque abbia un processo”





Il legale del presidente del Consiglio sembra essere ritornato all'epoca in cui definì il suo assistito "utilizzatore finale" delle escort portate da Tarantini. Parabola discendente di un mastino da difesa. 




“Berlusconi ha una solidarietà istintiva per riflesso condizionato verso tutti coloro che vengono toccati da vicende giudiziarie”. “Non ho ottenuto nessuno dei risultati che mi prefiggevo”. “Il presidente ha una straordinaria capacita di comprensione delle debolezze umane, io non ce l’ho”. Sono solo alcuni estratti delle 57 pagine della deposizione del 13 settembre scorso ai pm di Napoli, quella in cuiNiccolò Ghedini ha ricostruito la vicenda dei 500mila euro donati dal Cavaliere all’imprenditore barese, ma lo ha fatto quasi smarcandosi dall’atteggiamento di Berlusconi. Il Niccolò Ghedini del “mavalà”, colui che rispondeva in contropiede agli accusatori del premier, non c’è più. In scena è tornata la versione soft, quasi dimessa del principale difensore di Berlusconi. Quello che, con un’espressione tecnicamente infelice, definiva “utilizzatore finale” il suo assistito che trascorreva le notti con le ragazze di Tarantini a Palazzo Grazioli. Nel caso del presunto ricatto di Tarantini Lavitola contro il Cavaliere, lo ha ripetuto più volte ai pm: aveva sconsigliato al presidente di continuare ad avere rapporti con un personaggio come Tarantini, specie dopo il caos scaturito dalla vicenda escort.

Lui stesso ha rifiutato di difenderlo, non accettando in tal maniera la richiesta di Berlusconi, che poi gli aveva chiesto di segnalargli un legale all’altezza. E ai magistrati che gli chiedevano spiegazioni sulla testardaggine del premier a frequentare Gianpi, Ghedini ha spiegato: “Ma veda, il Presidente Berlusconi era graniticamente convinto che tutta la costruzione accusatoria fosse totalmente infondata, non fosse vero niente la storia della droga e che Tarantini era una persona assolutamente impeccabile, che era un bravo imprenditore e che lui non aveva mai visto niente di illecito e che al massimo era venula una o due ragazze e quindi [...] era un imprenditore che è stato travolto da una vicenda giudiziaria in cui non c’entra nulla, è stata amplificata perche l’hanno collegata a me e, quindi, è uno a cui bisogna dare una mano perché ingiustamente perseguitato”. I pm lo incalzavano e lui, quasi dando ragione agli inquirenti, ha quasi ammesso: “Sì, d’accordo, no, faccio l’avvocato penalista da non pochissimi anni, posso aver espresso giudizi non collimanti con i suoi, sia su Tarantini, sia su Lavitola, non ho ottenuto nessuno dei risultati che mi prefiggevo”. Il motivo di questo fallimento? Per Ghedini è lapalissiano. Berlusconi è diverso da lui, il presidente è “un uomo che ha una straordinaria capacita di comprensione delle debolezze umane, questa è una cosa che devo dire io non ho, ma fa parte di un certo tipo di bontà d’animo, per cui io ricordo di avergli portato le intercettazioni di commenti su lui fatti da gente di una entourage anni fa. Io avrei strangolato queste persone che erano delle persone magnificate da lui, e lui dice: ma si, ma cosa vuoi? Momenti di debolezza, poi quello che conta e il rapporto personale e tutti possiamo sbagliare”.
Per avvalorare la tesi della bontà d’animo di Berlusconi, Ghedini ha fatto anche un esempio, ricordando un fatto recente. “Quando Giuliano Ferrara scrive: ma com’è possibile che le persone a lui vicine non riescano a fargli – inc.-, io vorrei bastonarlo a Giuliano Ferrara, con grande affetto, perche non è possibile, non è possibile perché lui ha un metro di giudizio diverso”. Evidentemente, il metro di giudizio diverso del premier ha portato quest’ultimo a continuare ad avere rapporti anche con un personaggio come Walter Lavitola, che a Ghedini non sta per nulla simpatico perché ha minacciato di picchiarlo. E anche per spiegare i motivi della reciproca ostilità con l’ex direttore de L’Avanti, il parlamentare Pdl non ha fatto di certo un favore a Berlusconi, visto che ha confessato di esser stato lui, insieme a Gianni Letta, ad aver impedito la candidatura alle elezioni politiche del 2008 di Lavitola in una posizione tale da poter essere letto con una certa facilità. Insomma, se non ci fosse stato lui, il suo “capo” avrebbe messo in un listino bloccato il faccendiere.“Sia io che il dottor Letta – questi in maniera ancor più vivace di me – avevamo sconsigliato il presidente Berlusconi di non frequentare questo signor Lavitola – ha detto Ghedini ai pm – , che sarà una persona simpaticissima, piacevolissima, ma che non ci entusiasmava per ciò che veniva prospettato”.

Berlusconi ascoltò i suoi consiglieri (all’epoca ancora lo faceva) e spiegò i motivi della mancata candidatura al diretto interessato lo venne a sapere, “andò in ufficio dal presidente e, parlando con Marinella (Brambilla, segretaria del premier, ndr), fece delle minacce di tipo fisico. Io posso mai frequentare uno come Lavitola che mi viene a fare minacce di tipo fisico? Mi sono limitato a esprimere un parere, e adesso dice di volermi bastonare fisicamente”. E per confermare il suo senso di antipatia per Lavitola (che tra l’altro Ghedini indica come colui che trovò lavoro a Tarantini), ha aggiunto: “Se lo domandate a Marinella se lo ricorda perfettamente questo episodio”. Coinvolgendo, di fatto, anche la segretaria di Berlusconi nella vicenda. Un tempo, Ghedini avrebbe difeso con i denti Berlusconi; ora invece sembra andare in scena la versione “sdentata” del mastino che fu. 

Berlusconi atteso al Quirinale. Nel pomeriggio incontrerà Napolitano.


In mattinata vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli, e domani pomeriggio ne è previsto un altro. I cronisti di Montecitorio riferiscono anche di una lunga conversazione tra il ministro dell'Interno Roberto Maroni e Pierluigi Bersani.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconiincontrerà il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano alle 17.30. Lo riferiscono fonti parlamentari della maggioranza: il premier avrebbe deciso di recarsi spontaneamente al Colle per fare il punto della situazione e spiegare cosa intende fare il governo, per rilanciare la crescita e lo sviluppo. Proprio ieri il Presidente della Repubblica aveva chiesto di accelerare su un pacchetto di misure per promuovere la crescita, manifestando la sua preoccupazione in una serie di incontri con alcuni esponenti della maggioranza. In due colloqui separati, prima con il ministro dell’InternoRoberto Maroni, poi con i capigruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri. Gli incontri con gli esponenti della maggioranza erano stati fissati da tempo per affrontare temi specifici: la sicurezza con Maroni e la giustizia con i capigruppo. Ma la complessità dell’attuale situazione politica, si spiega in ambienti parlamentari, ha portato la discussione anche sulla crisi finanziaria e sulla tenuta dell’attuale maggioranza.

Le consultazioni informali tra Napolitano e i leader politici erano iniziate nei giorni precedenti. Il Capo dello Stato aveva fatto il punto sulla situazione politica con Pier Ferdinando Casini. Il leader dell’Udc ha invitato il premier a dimettersi: “Berlusconi è una parte del problema e anche una parte della soluzione”. Ci sarebbero stati anche contatti con il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che oggi chiede al Presidente del Consiglio “di lasciare prima del voto di domani alla Camera”.

Ma la paura che serpeggia nelle file della maggioranza è che, al di là dei voti su Milanese e Romano, la batosta per il governo possa arrivare con la sentenza Mills attesa tra novembre e dicembre dopo il taglio dei testimoni. In mattinata a Palazzo Grazioli, c’è stato un vertice di maggioranza tra Berlusconi, Umberto Bossi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,Gianni Letta e il segretario del Pdl Angelino Alfano, che si è trattenuto a Palazzo Grazioli. All’incontro erano presenti anche i presidenti della Regione Veneto Luca Zaia e del PiemonteRoberto Cota. Gli esponenti della Lega si sono poi riuniti negli uffici del gruppo a Montecitorio, senza Bossi e Maroni. Da segnalare, nel frenetico giro di contatti di queste ore, anche la lunga conversazione tra il ministro dell’Interno e il leader Pd Bersani.

Domani alle 14, ci sarà invece un altro vertice di maggioranza. Lo conferma Silvano Moffa che vi parteciperà come capogruppo di Popolo e Territorio a Montecitorio. La riunione è stata convocata per discutere dei provvedimenti anticrisi da adottare dopo il declassamento di Standard & Poor’s. All’incontro con Berlusconi, sarà presente l’intera maggioranza, rappresentata dal segretario del Pdl Alfano e da una delegazione della Lega.