giovedì 24 novembre 2011

Via Genovese Barcellona P. G. (ME) Prima e dopo l'alluvione.

Rimborsi, benefit e sconti col fisco Il Bengodi dei partiti.



Ogni anno costano 217 milioni. I tagli del 30 per cento? Diventati del 3 per cento. E poi l'indennità, diarie, trasporti quasi gratis e perfino i parrucchieri. Però a loro non basta mai.


E= mc al quadrato. Per una formuletta di tre lettere Einstein ha guadagnato il Nobel. Chissà che premio conquisterebbe uno scienziato capace di calcolare i rimborsi elettorali dei partiti italiani. Alla faccia della trasparenza. Ma quanto paghiamo ogni anno ai partiti? Nel 2011 circa 180 milioni (172 milioni per Camera, Senato, Europee e regionali cui vanno aggiunti amministrazioni a statuto speciale e referendum). Contando le voci accessorie si tocca quota 217, 5 milioni (senza contare esenzioni fiscali e sanatorie che vedremo). Un calcolo improbo (guarda l’infografica). Primo, i finanziamenti sono divisi in cinque fondi, uno per ogni elezione (Camera, Senato, Europee, Regionali e referendum). Secondo, la somma va divisa per anni e per consultazioni elettorali. Per dire, nel 2010 i partiti hanno preso i rimborsi per le politiche del 2006. Ma nel frattempo si erano svolte anche quelle del 2008. Gli uffici della Camera spiegano: “In alcuni anni i rimborsi si sommano”.

Per non parlar di mazzette. E la riduzione promessa del 30%? Quasi nulla: nel 2008 i rimborsi, sommando Camera e Senato (+ 10 % rispetto al 2011), Europee (+ 2 %) e regionali (-15 %) arrivano a 177 milioni. I tagli sarebbero del 3%. Ma in quell’anno si sovrapposero i rimborsi di due elezioni politiche, aggiungendo altri 37 milioni, per un totale di oltre 250. La politica è vorace. Qualche maligno, vedendo quanto entra nelle casse dei partiti dalle mazzette, sostiene che potrebbe bastare (ogni anno la corruzione ci costa 60 miliardi, quanto gli interessi sul debito). Ma oltre ai finanziamenti illeciti ci sono quelli legali. Qui forse i partiti contano sulla memoria corta degli italiani che nel referendum del 1993 avevano votato con il 90, 3 % contro il finanziamento pubblico. Ma è bastato cambiare il nome e i soldi sono rimasti. Anzi, sono aumentati a dismisura. Oggi si chiamano “rimborsi elettorali”.

I risultati sono paradossali, anche senza contare casi come quello ricordato da Sergio Rizzo eGian Antonio Stella del partito che alle Europee del 2004 spese 16. 435 euro e ne ricavò un rimborso di 3 milioni. Dal 1998 al 2008 i “rimborsi” ai partiti sono aumentati del 1110 %. Dal 1976 al 2006 gli italiani hanno sborsato ai partiti oltre 3 miliardi. Meglio non fare confronti: ogni francese paga 1, 25 euro l’anno, gli spagnoli arrivano a 2, 58, mentre noi italiani sfioriamo quota 3, 62 (contando i contributi ai giornali). Per carità di patria bisognerebbe tacere degli Stati Uniti, dove i cittadini pagano mezzo euro e una volta ogni 4 anni (per le Presidenziali).

Non basta: in sedici anni lo Stato ha pagato 600 milioni di euro (37 milioni l’anno) per i cosiddetti giornali organi di partito. Decine di testate, alcune storiche come l’Unità, altre figlie di partiti nemici di Roma Ladrona, come la Padania il Foglio della famiglia Berlusconi e di Denis Verdini. Ma si ricorda anche dei contributi al Campanile nuovo dell’Udeur di Clemente Mastella. Giornali con una buona diffusione, ma anche testate mai viste in edicola. Fin qui le voci (faticosamente) quantificabili.

Ci sono state altre entrate sparse in mille leggi e leggine. Prima c’era stata la storia del 4 per mille infilato nella dichiarazione dei redditi. Ma è stata eliminata. Anche perché aveva portato una miseria. Poi ecco una norma mimetizzata nel testo unico sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche: prevede un’esenzione fiscale del 19% sulle donazioni. In pratica su 100 euro di donazione 19 li mette lo Stato.

Questioni di famiglia. Con esiti sconcertanti, come ricordato da Rizzo e Stella: “Le aziende diFrancesco Gaetano Caltagirone e della sua cerchia familiare hanno donato tra il 2008 e il 2010 all’Udc di Pier Ferdinando Casini, marito di Azzurra Caltagirone, 2 milioni e 700. 000 euro in 27 assegni da 100.000 euro”. Perché tante complicazioni? “Le donazioni ai partiti, fino a un tetto di 103. 000 euro, hanno appunto uno sconto fiscale del 19 per cento. Avessero fatto un assegno unico, con quel tetto, le aziende Caltagirone avrebbero potuto risparmiare 19. 000 euro. Facendone 27 ne hanno risparmiati 19. 000 per ciascuno. Risultato finale: uno sconto di 513. 000”. Niente di illegale, la colpa non è di Caltagirone. Ma se invece che al partito del genero avesse regalato la somma, per dire, a un’associazione per bambini malati avrebbe avuto sgravi fiscali 51 volte inferiori.

Così ai 220 milioni di euro ne vanno aggiunti altri. Impossibile dire quanti. Dovrebbero bastare. E invece no, perché poi a questo bisogna aggiungere stipendi e benefit di tanti esponenti di partito che sono parlamentari o consiglieri regionali. Un elenco che per gli inquilini di Montecitorio è lungo come un rosario: l’indennità mensile, dopo le ultime riduzioni, è pari a 5. 246, 97 euro netti (5. 007, 36 per chi svolge altri lavori). La diaria, riconosciuta a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma è di 3. 503, 11 euro. Il rimborso per spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori vale 3. 690 euro.

Pure i gettoni. Per i trasporti ogni deputato usufruisce di tessere per la libera circolazione (in Italia) autostradale, ferroviaria, marittima e aerea. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso trimestrale (da 3. 323, 70 a 3. 995, 10 euro). Il Parlamento non fornisce cellulari, ma ogni deputato dispone di 3098, 74 euro l’anno per le spese telefoniche. Ecco poi l’assegno di fine mandato e il vitalizio che a ogni legislatura si promette di eliminare. Infine parrucchieri (uno ogni 52 parlamentari), bar e ristoranti che costano come il dopolavoro ferroviario. Per non dire delle auto blu. Infine le sanatorie per l’affissione abusiva di manifesti elettorali. Un classico. Così un writer che scarabocchia un muro di Roma si becca 500 euro di multa. Mentre un partito che imbratta mezza Italia si vota la sanatoria che liquida le multe con mille euro.

mercoledì 23 novembre 2011

Il precariato, la grande vergogna che fa comodo ai tanti.



Sappiamo tutti che per ottenere un qualsiasi posto di lavoro bisogna avere, al giorno d'oggi, un "santo in paradiso". 
Il santo in paradiso è il politico che, se vuole essere eletto o rieletto, offre, in cambio dei voti, posti di lavoro; 
se poi questi posti di lavoro sono "precari " e, quindi, "a scadenza naturale", restano perennemente a sua disposizione.
Ogni candidato ne ha un pacchetto nel suo carnet e può utilizzarli a suo piacimento ogni qualvolta gli necessitano i "voti di scambio".
Il precariato è l'arma a doppio taglio che i politici hanno voluto ed ottenuto, grazie ai sindacati "compiacenti", per raccattare "voti di scambio" ed assicurarsi, perennemente, un posto in politica.
Ogni qualvolta che c'è una tornata elettorale il politico elargisce la sua magnanimità concedendo posti di lavoro a tempo determinato, assicurandosene, però, il riutilizzo alla scadenza naturale del mandato.




....E PARLAVANO DI PONTE SULLO STRETTO QUEI CRIMINALI....





"Non è più possibile assistere senza far nulla a quest’ennesima strage degli innocenti dovuta all’irresponsabilità di coloro che si arricchiscono sulla pelle della gente. L’Italia continua a franare e i cittadini a morire anche per colpa di persone senza scrupoli che hanno costruito illegalmente ed abusivamente per anni in zone ad alto rischio.Chiediamo al ministro dell’Ambiente di intervenire e di rimediare all’enorme danno provocato dal precedente esecutivo che ha tagliato drasticamente i fondi contro il dissesto idrogeologico. Queste risorse vanno immediatamente ripristinate e occorre approntare urgentemente un piano organico per mettere in sicurezza il territorio nazionale. Piuttosto che pensare di buttare il denaro in grandi opere come il ponte sullo Stretto, si utilizzino i fondi per prevenire queste tragedie"


Leoluca Orlando


https://www.facebook.com/pages/LEOLUCA-ORLANDO/94820010572

Scuola, l’ultima eredità della gestione Gelmini. Finanziamento incostituzionale alle private. - di Augusto Pozzoli




Al comma 14 dell’art.5 della legge di stabilità 2012 l'ex governo ha previsto uno stanziamento per le scuole non statali di 242 milioni che vanno ad integrare i 278,9 del disegno di previsione del Bilancio. L'articolo si basa su una legge già abrogata dalla Consulta.

Sul tema scuola il nuovo governo Monti si troverà subito una brutta gatta da pelare. Una disinvolta eredità del precedente governo che al comma 14 dell’art.5 della legge di stabilità 2012 aveva previsto uno stanziamento per le scuole non statali di 242 milioni che vanno ad integrare i 278,9 del disegno di previsione del Bilancio.

L’intervento tuttavia si basa su una norma chiaramente incostituzionale perché si appoggia all’articolo 1, comma 635, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che la Corte Costituzionale (con la sentenza n.50 del 2008) aveva abrogato. Osserva Osvaldo Roman, esperto di giurisdizione scolastica del Pd: “La circostanza era stata fatta rilevare dall’Ufficio Studi del Senato e segnalata dallo stesso relatore di maggioranza senatore Guido Possa, ma inspiegabilmente non si è voluto modificare il testo iniziale. Come potrà ora il governo in carica dare attuazione ad una norma esplicitamente incostituzionale?”.

Una vera e propria spada di damocle che è destinata a sollevare gravissimi problemi sia sul piano generale delle scuole non statali. Un governo ricco di tante personalità cattoliche che si trova a dover rispondere alle pressioni delle scuole paritarie che sono per lo più religiose e non ha a disposizione risorse legittimamente messe in campo.

Ma in particolare a farne le spese sarà il settore della scuola dell’infanzia che, come è noto, vede i comuni impiegare ingenti risorse per fronteggiare le inadempienze della scuola statale. Come sarà possibile senza questi stanziamenti sostenere le scuole dell’infanzia comunali (in questo senso appunto non statali) e tutte le altre private religiose che suppliscono alla carenza di strutture statali? Il governo Monti si trova ore di fronte a un dilemma insidioso: o trova un rimedio legittimo per rimediare alla disinvoltura dei predecessori, oppure continua a muoversi utilizzando strumenti incostituzionali.

Un criterio quest’ultimo che andrebbe a cozzare con l’impegno di legittimità assunto da Mario Monti al momento del suo insediamento che caratterizza una importante svolta di governo.

Padre Zanotelli, in missione contro la guerra: “In Italia ogni ora spesi 3 milioni per armi”. - di Antonella Beccaria



Da Bologna parte anche la campagna a difesa dell'acqua pubblica e del risultato del referendum: centinaia di giovani ad applaudirlo e pronti a sostenerlo nelle sue prossime battaglie.


Le spese militari in Italia in vent’anni sono quasi raddoppiate: dai 14 miliardi e 464 milioni di euro del 1990 ai 27 miliardi e 914 milioni del 2010. Il dato proviene dall’International Peace Research Institute di Stoccolma (Sipri) ed è stato utilizzato da padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano d’origine trentina, per lanciare una petizione contro un ulteriore incremento di fondi destinati a finanziare interventi armati all’estero e il rinnovo del parco armamenti tricolore.

Oggi a Bologna ospite del Centro studi Donati per parlare di accoglienza e del rapporto che lega il nord e il sud del mondo, Zanotelli si è sempre occupato di migranti, poveri, sfrattati e rifugiati. Non solo in Africa, dove ha vissuto per anni e anni, ma anche nel nostro paese, dove da tempo si batte per l’acqua pubblica e contro le spese militari.

Ed è infatti proprio questo è il tema della sua petizione “Manovra e armi: il male oscuro”, che nel giro di qualche settimana è stata promossa via Facebook, attraverso siti d’ispirazione sociale e antimilitaristi (in primis IlDialogo.org, ma anche Altracitta.orgWelfare ItaliaAssistenti sociali senza frontiere), e ha registrato due risultati. Il primo che è in oltre 15 mila e 500 hanno apposto la loro firma avallando la richiesta del religioso di tagliare le spese militari. Il secondo invece è che le previsioni più pessimistiche sulla quantità di denaro che se ne va in armi è stato confermato via che la legge di stabilità per il 2012 e per il 2013 veniva elaborata. “Ma questo tutto i media si scordano di raccontarlo”, spiega Zanotelli a margine dell’incontro bolognese.

Ogni ora spesi 3 milioni, 76 ogni giorno”. È con questa affermazione, calcolatrice alla mano, che padre Zanotelli inizia la sua campagna di sensibilizzazione. E aggiunge: “In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa [...]. Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50 mila euro al minuto”.

Per trovarne conferma basta vedere cosa tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre era previsto nella legge di stabilità che passava per le Camere in cerca di approvazione. Ed ecco che le cifre hanno registrato un doppio andamento. Da un lato alcune spese che afferiscono al ministero della Difesa sono state tagliate del 18,2% per quanto riguarda i cosiddetti fondi “per l’esercizio”,300 milioni di euro che in parte vengono recuperati da costi per il carburante, per i pezzi di ricambio, per la manutenzione del parco macchine e per l’addestramento del personale.

Confermati invece gli investimenti da completare entro la fine di quest’anno per un valore complessivo di 3 miliardi e 455 milioni di euro, 266 in più rispetto all’anno scorso. Questo denaro – ha dichiarato l’ex ministro Ignazio La Russa prima di lasciare il suo incarico – va in progetti che coinvolgono la Nato e che prevedono l’acquisto di caccia Eurofighter Typhoon, Tornado e F35 Joint Strike Fighter, di elicotteri Nh90 e di sommergibili U-212.

Le Ong: “La solidarietà invece è annullata”. In contemporanea alla conferma delle notizie sulle spese militari, sono insorte le organizzazioni non governative italiane, che con le leggi di stabilità e di bilancio si vedrebbero tagliare il 51% dei finanziamenti a loro destinati dal ministero degli Affari Esteri. “Per i fondi della cooperazione allo sviluppo (legge 49/87) gestiti dal Mae”, ha scritto in una nota l’associazione Ong Italiane, “s i passa dal minimo storico del 2011, pari a 179 milioni di euro, a un nuovo record negativo con soli 86 milioni di euro”.

Una cifra, questa, che solo due anni fa, nel 2009, copriva gli interventi umanitari da svolgere soltanto in due Paesi, l’Etiopia e l’Afghanistan. E a proposito di spese militare, aggiungono gli operatori delle Ong, “si continuano a stanziare 180 milioni di euro per il trattato Italia-Libia e si dispone lo stanziamento di 750 milioni di operazioni militari all’estero. Si conferma l’investimento di 375 milioni l’anno (fino al 2022) per la costruzione delle fregate italo-francesi Freem e di altri 70 milioni fino al 2023 per la partecipazione al consorzio europeo di aeronautica militare”.

In arrivo anche velivoli senza pilota da destinare a Foggia. A fronte di tutto questo, il presidente dell’associazione Ong italiane Francesco Petrelli ha parlato di “tagli [che] non sono affatto lineari ma selettivi e [che] colpiscono in modo abnorme e ingiustificato la cooperazione internazionale ”. E a questo si aggiunge quanto raccontato di recente dal giornalista Antonio Mazzeo che, per la Rete italiana per il disarmo, ha fornito un ulteriore tassello: l’acquisto di “due velivoli senza pilota Uav Predator per il bombardamento teleguidato contro obiettivi terrestri. A darne notizia non è il ministro della difesa italiano, come ci si aspetterebbe, ma il dipartimento della difesa Usa”.

Inoltre, aggiunge ancora il giornalista, “il contratto, per un valore di 15 milioni di dollari, è stato sottoscritto dall’aeronautica militare italiana e prevede pure la fornitura di tre radar Lynx Block 30 e un motore di ricambio”. I velivoli, una volta consegnati, andranno al ventottesimo gruppo “Le Streghe” di Amendola, in provincia di Foggia, “destinata a divenire entro un paio d’anni”, prosegue Mazzeo, “la prima base italiana per i nuovi cacciabombardieri Lockheed Martin F35 (Joint Strike Fighter) che nelle intenzioni del ministero della Difesa sostituiranno prima gli Am-X e poi i Tornado”.

Don Paolo Farinella: “Se anche i cappellani militari ci si mettono a sostenere le spese militari”. Don Paolo Farinella, parroco genovese di confine, aveva fatto da controcanto a Zanotelli già qualche settimana fa, quando aveva commentato la notizia di fare di Giovanni XXIII, il “papa buono” dell’enciclica “Pacem in terris”, nel patrono dell’esercito. Per lui si trattava senza mezzi termini di “una bestemmia, un insulto alla decenza che un prete non dovrebbe nemmeno pensare”.

E a ruota si era scagliato contro monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare e direttore della rivista dell’ordinariato “Bonus Miles Christi”. L’ecclesiastico aveva dichiarato “amarezza e disagio [per] chi invoca lo scioglimento degli eserciti e l’obiezione contro le spese militari”. Si era aggiunto poi anche con don Vincenzo Caiazzo, sacerdote della portaerei Garibaldi, secondo il quale “i valori militari vanno a braccetto con i valori cristiani”.

“Di fronte a questo rinnegamento del Vangelo viene solo voglia di dire ‘Povero Cristo’”, ha commentato Farinella. “Costoro dovrebbero essere le ‘guide’, dovrebbero insegnare a ‘discernere’ la violenza dalla non-violenza, la pace dalla guerra. Invece sono l’autorità nella Chiesa che si annettono Cristo a loro uso e consumo, lo militarizzano, lo circondano di armi e di morte”.

“Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte?”, ha scritto ancora Zanotelli nella sua petizione. “Come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro). È un autunno drammatico questo, carico di gravi domande”.

Allucinante!