sabato 7 gennaio 2012

Casa Patroni Griffi con vista sul Colosseo. Per 109 metri quadrati solo 177mila euro. - di Marco Lillo



Il titolare della Funzione pubblica ha sborsato una cifra ridicola perché fino al 2008 lo stabile era dell'Inps. Ora l'appartamento viene affittato a 3mila euro al mese.



La facciata del palazzo di via Monte Oppio


La prossima volta che in conferenza stampa sentirete Mario Monti chiedere sacrifici ai contribuenti italiani e pronunciare la parola equità, osservate il ministro (per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione, ndr) dal doppio cognome e dal doppio stipendio che gli siede accanto. Probabilmente abbasserà lo sguardo. Quel ministro si chiama Filippo Patroni Griffi e cumula, come molti suoi colleghi, da anni lo stipendio di presidente di sezione del Consiglio di Stato, in aspettativa e fuori ruolo, alla retribuzione per il lavoro che svolge davvero. Una legge fatta su misura per la casta dei magistrati amministrativi infatti gli permette di sommare allo stipendio da magistrato la retribuzione da ministro.

Per capire perché le parole equità e sacrificio stridono con la sua situazione reddituale e patrimoniale bisogna fare un giro al Colosseo dove si trovano la celeberrima casa di Claudio Scajola e quella meno nota di Filippo Patroni Griffi. I due palazzi guardano entrambi il Colosseo e distano poche decine di metri. Quello di Patroni Griffi è di costruzione più antica e guarda direttamente verso il Palatino e il Foro Romano, mentre a sinistra vede il Colosseo. Lo stabile di Scajola invece è più nuovo e tenuto bene e guarda l’anfiteatro frontalmente. Entrambi gli appartamenti sono al primo piano ma i prezzi pagati divergono. Patroni Griffi infatti ha pagato 1630 euro al metro quadrato nel 2008. Mentre Scajola ha pagato nel 2004 il doppio: 3050 euro al metro quadrato. Ovviamente stiamo parlando solo della somma tirata fuori dal ministro di Imperia al momento del rogito, senza includere gli assegni di Diego Anemone e Zampolini. Se infatti conteggiassimo il prezzo incassato dalle venditrici si arriverebbe a 8 mila e 500 euro al metro quadrato nel 2004, cinque volte di più di quanto pagato da Filippo Patroni Griffi nel 2008.



Ovviamente le due situazioni sono molto diverse. Patroni Griffi ha ottenuto questo prezzo incredibile grazie a cinque sentenze perché era inquilino di un ente pubblico mentre Scajola lo ha spuntato solo grazie all’intervento degli amici di Angelo Balducci. L’appartamento di Scajola è scontato contro legge mentre quello di Patroni Griffi, è stato consegnato a questo prezzo scandaloso al ministro dai magistrati, anche dai suoi colleghi del Consiglio di Stato. E da settembre al doppio stipendio Patroni Griffi potrà finalmente cumulare una terza entrata: il canone mensile della sua casa di via Monte Oppio.

Nello stabile dicono che alcuni appartamenti sono stati affittati a 3 mila-4 mila euro ai piani alti. L’inquilina dell’appartamento del ministro si limita a dire a il Fatto: “Ho affittato tramite un’agenzia immobiliare, il contratto è registrato e il canone è inferiore a 3 mila euro”. Il ministro invece si appella a ragioni di privacy. Una posizione legittima se non fosse che quell’appartamento fino al 2008 apparteneva al patrimonio pubblico e per mantenerlo nel bilancio dello Stato il ministroGiulio Tremonti era arrivato a promuovere addirittura un “decreto ad domum”, come lo ha definito Sergio Rizzo sul Corriere quando ha ricordato la storia. Una sentenza della Corte Costituzionale però ha annullato quella legge promossa dall’allora sottosegretario Teresa Armosino e il ministro Patroni Griffi e gli altri condomini, tra i quali il deputato Pdl Giuliano Cazzola, sono riusciti a comprare a prezzo scontato.

Il Fatto ha visionato le carte del catasto e della magistratura amministrativa scoprendo altri particolari. Per capire perché basta guardare la foto (vedi sopra): la facciata del palazzo e la vista che si può godere sporgendosi dalle finestre della casa popolare del ministro. Avete letto bene: popolare. Patroni Griffi, infatti, ha pagato la sua casa di 109 metri quadrati catastali al primo piano con quella vista mozzafiato 177 mila e 754 euro. Patroni Griffi nel gennaio nel 2008 ha pagato, come gli altri condomini, un prezzo fissato sulla base di vecchie stime e ulteriormente scontato del 40 per cento grazie allo sconto riservato agli inquilini che comprano in blocco. Il ministero dell’economia voleva vendere senza lo sconto, come era previsto per le case di pregio. Gli inquilini però hanno fatto ricorso per lo stato di degrado dell’immobile che effettivamente necessitava diinterventi di restauro. Così, grazie all’assistenza legale dell’avvocato Carlo Malinconico (ora diventato sottosegretario della presidenza) e grazie alle sentenze del Tar e del Consiglio di stato, sono riusciti a ottenere il riconoscimento di casa “non di pregio”.

Decisiva nella causa è stata la “verificazione” disposta dal Consiglio di Stato nel 2004 ed effettuata da due funzionari del ministero delle infrastrutture, Raniero Fabrizi e Filippo Di Giacomo. Entrambi figurano più volte nelle intercettazioni telefoniche del 2008 effettuate dai carabinieri del Ros nell’ambito delle indagini sulla cosiddetta “cricca” dei Grandi eventi gestiti dalla presidenza del consiglio anche se non sono mai stati indagati. Fabrizi per esempio è stato intercettato mentre presentava il figlio Fabio a un imprenditore che lavorava ai cantieri dei mondiali del nuoto, Antonio Di Nardo, il quale prometteva di far lavorare il giovane alla vendita dei suoi immobili in Sardegna. Mentre Angelo Balducci in una telefonata del 25 settembre 2008 incarica proprio Di Giacomo di chiamare il presidente del Tar Pasquale De Lise per rassicurarlo su una questione che era all’esame di Guido Bertolaso e che stava a cuore al magistrato. Questioni che nulla hanno a che fare con questa storia ma che comunque mostrano come a Roma tutti si conoscono in un certo ambiente.

La “verificazione” di Fabrizi e Di Giacomo comunque stabilisce che l’immobile “risulta ai limiti dell’abitabilità” anche per una serie di carenze nel sistema idrico e nel riscaldamento centralizzato e “richiede interventi di restauro e di risanamento”. Alla fine il Consiglio di Stato si convince che la casa non è di pregio anche perché è accatastato nella categoria A/4 quella appunto delle “abitazioni popolari”. Inoltre sarebbe a rischio sismico perché ci passa sotto la metropolitana. Effettivamente la casa di Patroni Griffi è considerata una stamberga dal Catasto. Il ministro paga le tasse per una casa al Colosseo di 4 stanze e 109 metri catastali su una rendita catastale di 850 euro annua. Patroni Griffi al Fatto replica: “L’appartamento è stato affittato con regolare contratto registrato a settembre 2011 a prezzi di mercato. Sono divenuto inquilino Inps nel 1986 perché, in quanto vincitore di un concorso pubblico e trasferito in altra regione, potevo farne richiesta. Ho pagato prima a equo canone e poi con canoni di mercato fissati dall’Ente uniformemente per tutti gli inquilini. Per quanto riguarda la vendita dell’appartamento il valore stabilito nel ’99 dall’ufficio tecnico erariale sulla base dei prezzi di mercato è stato abbattuto del 45%, come previsto dalla legge, per effetto dell’acquisto in blocco di 40 condomini, perché occupato e per le condizioni precarie dello stabile che era rimasto da anni senza manutenzione, effettuata poi dai condomini stessi a proprie spese”. E sul doppio stipendio aggiunge: “Sto aspettando e ho sollecitato questa risposta da parte degli uffici competenti affinché sia fatto un calcolo preciso del mio trattamento. Esistono infatti due possibili interpretazioni e a mio parere dovrà prevalere quella restrittiva che di fatto annulla il cumulo”. Vedremo.

Un Paese alla sbarra: il calendario delle indagini e dei processi del 2012. -



Corruzione alle stelle, partiti che fanno affari e intascano fondi illeciti, un'intera classe dirigente collusa con la criminalità. Nuovi clan, cospirazioni contro Csm e Consulta e, all'ombra del Caimano, le trame nere sulla Rai: da Minzolini alle truffe fiscali. Ecco le attività dei tribunali per l'anno nuovo.


Dovrebbe essere una vera e propria emergenza nazionale, uno dei primissimi punti dell’azione del nuovo governo Monti: la corruzione che strozza il Paese. E spesso lo fa dalla testa: politici, amministratori locali, manager. Quella che dovrebbe essere l’élite di una comunità ne diventa la zavorra più pesante. Materia da trattare nelle aule dei tribunali, fardello pesante che ingolfa la macchina della giustizia. Ovviamente non c’è solo Berlusconi. A processo quest’anno troveremo un pezzo della classe dirigente. L’Italia peggiore.

Logge nel mirino 

La P3: Verdini, Dell’Utri e la legge Anselmi
Si attende la decisione del Gip sulla richiesta di rinvio a giudizio emessa nei confronti di Marcello Dell’Utri, Denis Verdini e Flavio Carboni. L’accusa è di aver creato una nuova loggia, sotto il modello della vecchia P2, che riuscisse a inferire non solo negli affari dell’eolico, ma anche sulle decisioni di Consulta, Csm e Cassazione. I pm di Roma Capaldo e Sabelli hanno chiesto di mandare a processo altre 17 persone, contestando reati che vanno dalla violazione della legge Anselmi, all’associazione a delinquere, corruzione e abuso d’ufficio.

P4, tra appalti a palazzo Chigi, Papa e Bisignani Tra Roma e Napoli. 
Nella Capitale da una parte i magistrati stanno lavorando sull’appalto da 9 milioni di euro per l’informatizzazione degli uffici di Palazzo Chigi, i contratti tra la società Ilte e le Poste, i rapporti traLuigi Bisignani e l’ex dg della Rai Mauro Masi. Dall’altra si va invece verso la chiusura del filone che riguarda Michele Adinolfi accusato di rivelazione di segreto e favoreggiamento personale. Mentre si prospetta l’archiviazione per la vicenda Papa-Casale. L’accusa contestata al parlamentare Pdl è quella di aver “costretto o comunque indotto l’immobiliarista Vittorio Casale a conferirgli beni e utilità vari per un valore pari a migliaia di euro, prospettandogli in cambio una soluzione ai suoi problemi giudiziari”. A Napoli invece l’inchiesta è divisa in due canali. Processo con rito ordinario davanti alla prima sezione del tribunale per Papa (accusato di favoreggiamento, concussione e rivelazione di segreto d’ufficio). Bisignani, invece, ha patteggiato 1 anno e 7 mesi davanti al gip Maurizio Conte.

Il “sistema gelatinoso” dei Grandi Eventi 
L’inchiesta sui grandi eventi, iniziata dalla procura di Firenze e condotta dal Ros dei Carabinieri, ha sviluppato molti filoni d’indagine,trasferiti anche a Perugia e Roma, la maggior parte dei quali ormai chiusi, in alcuni casi già con delle condanne. L’indagine riguarda gli appalti che furono commissionati per organizzare il G8 a La Maddalena prima che l’evento fosse trasferito a L’Aquila.


a) A Perugia il patteggiamento di Toro, a giudizio Bertolaso & co. 
Da questo filone d’indagine è scaturita un’altra inchiesta che ha già visto la prima condanna: a luglio, l’ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, ha patteggiato 8 mesi di reclusione. È stato condannato per aver rivelato segreti d’ufficio a esponenti della “cricca”. Sempre a Perugia sono stati rinviati a giudizio l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci e l’imprenditore DiegoAnemone. Le imprese di Anemone, secondo le accuse della procura perugina, avrebbero ottenuto utili illeciti per circa 75 milioni di euro. La prima udienza del processo è fissata per il 23 aprile.

b) La Banca di Verdini e i finanziamenti occulti 
La procura di Firenze ha chiuso, ad ottobre, l’inchiesta sul credito cooperativo fiorentino. Tra i 55 indagati c’è l’ex presidente dell’istituto di credito Denis Verdini, coordinatore del Pdl, ilsenatore Marcello Dell’Utri,parte dei vertici della banca e della BTP, l’azienda di costruzioni all’epoca presieduta da Riccardo Fusi. L’inchiesta sulla banca è nata da quella relativa agli appalti per i Grandi eventi. I reati ipotizzati vanno dall’associazione a delinquere, alle appropriazioni indebite. Verdini è stato anche indagato per falso in bilancio e finanziamento illecito (come esponente politico): si sarebbe servito dell’istituto “per finanziare operazioni affaristiche del gruppoFusi-Bartolomei” all’ epoca alla guida dell’impresa edile BTP, “in relazione alla quale egli aveva talora anche interessi diretti e occulti”. La procura ha anche ipotizzato che 34 finanziamenti siano stati concessi senza che ci fossero le giuste credenziali. Fra i destinatari anche Dell’Utri.

c) A Roma il dibattimento sulla Scuola dei Marescialli 
Nella Capitali, dove è prevista la chiusura del primo grado entro l’anno, si sta svolgendo infine il processo, nato sempre dalle indagini fiorentine, sull’appalto per la ristrutturazione della Scuola dei Marescialli.

Milanese: ricatti e Bentley dell’ex braccio destro di Tremonti 
A Roma sono due le indagini che coinvolgono il braccio destro del ministro Tremonti. La prima sulle presunte irregolarità legate agli appalti della Sogei, la società generale di informatica controllata dal ministero dell’economia. La seconda indagine, invece, riguarda un giro di false fatturazioni che coinvolgono alcune società dell’imprenditore Tommaso Di Lernia. In questo caso l’accusa è di corruzione. Ma per Milanese un processo è già alle porte. Inizierà infatti il 21 febbraio il dibattimento dove è imputato per finanziamento illecito ai partiti per la compravendita di uno yacht nell’ambito dell’inchiesta su appalti Enav. Milanese è indagato anche a Napoli per corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e associazione per delinquere. Le indagini rappresentano lo sviluppo dell’inchiesta in cui è coinvolto anche Paolo Viscione in relazione alle attività della società assicurativa Eig. Secondo l’accusa, Milanese avrebbe ricevuto da Viscione e dalla società somme di denaro, ma anche orologi di valore, gioielli e auto come una Ferrari e una Bentley, viaggi e soggiorni all’estero.

“Why not”, il complotto ai danni di De Magistris 
Riprende l’11 gennaio la deposizione a Salerno di Luigi de Magistris, parte lesa del processo che vede alla sbarra i presunti responsabili del complotto ordito ai suoi danni per sottrargli le inchieste più scottanti, da “Why Not” a “Poseidone”, quando era pm a Catanzaro.

Le toghe sporche di Potenza contro i colleghi onesti 
L’indagine sulla “loggia delle toghe di Potenza” è stata chiusa il 12 dicembre. Prossima tappa: la richiesta di rinvioagiudizio.IpmdiCatanzaroGiuseppeBorrellie Simona Rossi ha individuato un gruppo occulto di magistratieinvestigatorichemettevaibastonitraleruote ai colleghi onesti – il pm Woodcock, il gip Iannuzzi – calunniandoli con l’ausilio di carabinieri e funzionari di polizia. Tra i 13 indagati anche il procuratore generale di Potenza Vincenzo Tufano, i suoi due vice Gateano Bonomi e Modestino Roca, la pm Claudia de Luca, l’ex capo della mobile di Potenza, Luisa Fasano, moglie del parlamentare del Pd Nicola Margiotta, e il tenente colonnello dei Carabinieri Pietro Gentili.

Scajola e la casa “scontatissima” con vista Colosseo 
A primavera inizierà il processo in primo grado (data ancora da decidere) per l’ex ministro Claudio Scajola in relazione alla vicenda della casa in via Del Fagutale di-fronte al Colosseo. Processo anche per Diego Anemone, l’imprenditore al centro dell’inchiesta sugli appalti del G8. L’accusa è di finanziamento illecito: l’imprenditore avrebbe pagato, tramite l’architetto Angelo Zampolini, parte (circa 1,1 milioni di euro su 1,7 milioni di euro) della somma versata nel luglio del 2004 per acquistare l’immobile e avrebbe poi eseguito lavori di ristrutturazione per 100 mila euro, finanziando così l’ex ministro.

Viale Mazzini, i prezzi gonfiati per i film e l’ipotesi evasione
Inchiesta ancora agli esordi (pm Barbara Sargenti) che mira a verificare la regolarità delle procedure seguite dal 2003 in poi nelle trattative sui diritti di trasmissione tv delle società Rai Cinema e Rai spa. Per l’accusa i film sarebberostativendutiallaRaiaprezzimaggioratiinmodo da evadere le imposte. L’indagine è di fatto un filone di quella su Mediaset e Mediatrade, per cui prima dell’estate sono stati depositati gli atti.

II “direttorissimo” e le spese pazze a carico nostro 
Inizierà l’8 marzo il processo per l’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini, accusato di peculato. Per il procuratore aggiunto Alberto Caperna il giornalista, in soli 15 mesi, precisamente da luglio del 2009 a dicembre del 2010, avrebbe speso, tra pranzi, cene e viaggi, (stranamente molti concentrati nei week-end o a ridosso dei finesettimana), oltre 68mila euro, sforando il limite consentito dalla Rai per migliaia di euro. Tutto denaro pubblico.

Mazzette à go go 

Finmeccanica e la corruzione internazionale
Valter Lavitola è indagato dalla procura di Napoli per corruzione internazionale: al centro dell’inchiesta la commessa di radar, elicotteri e cartografia venduta dalla Selex Sistemi Integrati, attraverso Lavitola, al governo panamense del presidente Martinelli. Lavitola, ancora latitante, ha annunciatodivolerrientrareinItaliaperfinegennaio.Nel frattempo la procura sta interrogando Mauro Velocci, l’imprenditore che, sempre attraverso Lavitola, intendeva vendere a Panama le sue carceri modulari. L’inchiesta è nella fase delle indagini preliminari.

Il traffico di rifiuti all’ombra del Pirellone 
Il 30 novembre è finito in carcere , su richiesta della procura di Brescia, il vice presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Franco Nicoli Cristiani, Pdl. I carabinierihannotrovatonelsuoappartamentole“bigbubble”, banconote da 500, per un totale di 100 mila euro: dalle intercettazioni sembra che fossero la metà di una tangente. Dimissionario, Nicoli deve rispondere di corruzione e traffico illecito di rifiuti insieme a un dirigente dell’Arpa (agenzia regionale per l’ambiente), Giuseppe Rotondaro, all’imprenditore bergamasco, Pierluca Locatelli e altre persone. Sui rifiuti tossici, finiti sotto il manto stradale della Bergamo-Brescia-Milano, continuano a indagare i pm bresciani, mentre sulla mazzetta che sarebbe servita per l’autorizzazione regionale ai lavori in un cava, l’indagine, per competenza, è passata a Milano. In questi giorni il tribunale del Riesame deve decidere sulla richiesta di scarcerazione degli indagati.

Lombardia, in provincia le tangenti in salsa leghista 
A Milano c’è un’altra inchiesta sulla corruzione, molto riservata. Nasce nella primavera scorsa con una storia di mazzette in provincia, a Cassano d’Adda. Finiscono in carcere il sindaco, Claudio Sala, ancora detenuto e l’architetto Michele Ugliola, ora libero. Il professionista è una vecchia conoscenza di tangentopoli e secondoSala è un architetto vicino alla Lega. Tanto che in uno degli interrogatori, l’ex sindaco dichiara: Ugliola mi ha portato “due o tre volte a parlare dall’assessore regionale all’Urbanistica, Boni (Davide Boni, attualmente presidente del Consiglio regionale, ndr)”.

L’ex ministro Fitto e i 500mila euro di Angelucci 
L’ex ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, è a processo per corruzione e finanziamento illecito del suo partito, la “Puglia prima di tutto”, a causa d’una presunta tangente da 500mila euro versata dal patron della sanità laziale – e dei quotidiani Libero e Il Riformista – Gianpaolo Angelucci, anch’egli rinviato a giudizio per corruzione. La somma rappresenterebbe, secondo i pm, una tangente finalizzata a ottenere un appalto da 198 milioni di euro per gestire alcune residenze sanitarie assistite.

Penati, la corruzione e il sostegno illecito al Pd
A Monza, da luglio, è indagato per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, Filippo Penati, Pd, ex capo della segreteria di Bersani ed ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo. L’inchiesta ruota attorno alle aree ex Falk e Marelli di Sesto San Giovanni, di cui Penati è stato sindaco. L’esponente del Pd e altri indagati avrebbero preso mazzette da due costruttori, diventati grandi accusatori: Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini. L’indagine riguarda anche l’acquisto da parte della Provincia di Milano, allora guidata da Penati, del 15% della Milano-Serravalle in mano all’imprenditore Marcellino Gavio, morto nel 2009 e i finanziamenti di Fare Metropoli, un’associazione di Penati.

Salerno, il sindaco galoppa verso la prescrizione 
Il 2012 potrebbe essere l’anno in cui finiranno in cavalleria i processi a carico di De Luca. Galoppano verso la prescrizione le vicende legate alla variante Mcm in favore dell’imprenditore Pdl Gianni Lettieri (candidato sindaco di Napoli, sconfitto da de Magistris) e alla trasformazione (fallita) dell’ex Ideal Standard in parco acquatico. Inizierà il 1 marzo un terzo processo, che vede imputato De Luca di peculato per l’incarico di ‘project manager’ del termovalorizzatore di Salerno ad un suo fedelissimo, firmato allora nella veste di commissario governativo dell’opera. Per il pm Roberto Penna, il nominato non aveva i titoli e la figura di project manager non poteva essere prevista dalla procedura. È già iniziato infine un processo che lo vede imputato per diffamazione ai danni del vicedirettore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che lo querelò per le affermazioni fatte durante una convention delPd:“Spero di incontrarlo di notte,da solo, al buio…”. Prossima udienza, il 31 gennaio.

Il “Campanile” e la Udeur-connection di Ceppaloni
Due i filoni delle inchieste sulle clientele del Campanile . Uno, avviato nel gennaio 2008 con l’arresto di Lady Mastella, è a dibattimento. Un altro, culminato con il divieto di dimora della signora Mastella nel novembre 2009, è in aula da pochi mesi. Nel primo processo, Clemente Mastella non è imputato: posizione stralciata per la questione delle intercettazioni a un parlamentare. Nel secondo, è stato rinviato a giudizio per alcuni episodi, ma assolto dall’accusa di associazione per delinquere: pende però un ricorso del pm Curcio.

Mastella, Zamparini e la “stecca” da 50 mila euro 
Il processo per corruzione nei confronti del presidente del Palermo, del leader dell’Udeur e della moglie, consigliere regionale della Campania, inizierà il 18aprile di fronte al Tribunale di Benevento: 14 gli imputati per vari reati. La presunta ‘mazzetta’ – un bonifico di 50.000 euro di Zamparini in favore della onlus presieduta da Lady Mastella – sarebbe servita, secondo il pm Antonio Clemente, a sbloccare l’apertura dell’ipermercato di Benevento ‘I Sanniti’, frenata da seri problemi di natura burocratica e urbanistica.

Tedesco e le nomine pilotate nelle Asl della Puglia
Il senatore Pd Alberto Tedesco è accusato dalla procura di Bari di associazione per delinquere, concussione, corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. La Cassazione, a dicembre, ha deciso per sì al suo arresto, riattivando la richiesta di autorizzazione al Parlamento, che già l’ha negata una volta. Ex assessore regionale per la Sanità, Tedesco è accusato d’aver fatto pressioni per le nomine di alcuni manager delle Asl, “in modo da costituire una rete che era in grado di controllare forniture e gare d’appalto che venivano illecitamente pilotate verso imprese facenti capo a imprenditori, collegati da interessi familiariedeconomiciconireferentipoliticiecheerano in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti elettorali da dirottare verso Tedesco”. I figli di Tedesco hanno operato a lungo nel settore delle protesi sanitarie. L’indagine è chiusa, si attende la decisione del Parlamento sull’arresto e la richiesta di rinvio giudizio.

Frisullo, Tarantini e le forniture nella sanità 
L’inchiesta sulla Sanità pugliese e sul “sistema Tarantini” hanno pesantemente coinvolto il centrosinistra e la giunta guidata da Nichi Vendola nella passata legislatura. Per Sandro Frisullo, Pd, all’epoca vicepresidente della giunta regionale, è stato chiesto il rinvio a giudizio.L’inchiestacontamoltiimputati,accusatiavario titolo di associazione per delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e millantato credito. Frisullo è accusato di aver ricevuto da Tarantini escort e denaro favorendo, in cambio, l’aggiudicazione di appalti, nella Asl di Lecce, tra il 2007 e il 2009.

Firenze: Ligresti e la speculazione Castello
Il processo sulla trasformazione urbanistica dell’area di Castello a Firenze di proprietà Fondiaria Sai è iniziato il 6 giugno. Con Salvatore Ligresti sono imputati per corruzione i due ex assessori del comune di Firenze, Gianni Biagi e Graziano Cioni, insieme con due dirigenti di Fondiaria e un architetto fiorentino. Secondo l’accusa l’ex assessore all’urbanistica Biagi e quello per la sicurezza Cionisi misero a disposizione di Ligresti favorendo i suoi interessi nell’ambito delle trattative sulla urbanizzazione dell’area di Castello. Il processo è a metà dell’istruttoria dibattimentale. Il calendario delle udienze è fissato fino alla fine di marzo.

Menarini, la truffa da 800 milioni sulle medicine
La procura di Firenze ha chiuso l’inchiesta sul colosso farmaceutico ipotizzando una truffa di 860 milioni ai danni del Ssn. Il patron del gruppo, Alberto Aleotti, è accusato di aver realizzato da oltre 30 anni un ingiustificato aumento dei prezzi dei farmaci. Con lui sono indagate 15 persone tra le quali ci sono anche i figli Lucia e Giovanni. I reati ipotizzati sono, a vario titolo quelli di truffa ai danni dello stato, riciclaggio, frode fiscaleecorruzione.Indagatopercorruzione,insieme a Alberto Aleotti, anche il senatore Pdl Cesare Cursi.

Genova, appalti del provveditorato e il bagno del prefetto
Due anni di appalti del provveditorato alle Opere Pubbliche di Genova sono l’oggetto di un’inchiesta della Procura e della Guardia di Finanza. Le accuse, a carico di tre funzionari (tra loro un presidente di municipio e un maager di una società della Regione) e di tre imprenditori,vannodall’abusod’ufficio,allaturbativad’asta fino alla corruzione. Le carte degli inquirenti ipotizzano che tra i potenziali contatti romani del gruppo ci fossero il senatore Bornacin e l’ex ministro Matteoli (non indagati). L’inchiesta è partita dalla realizzazione del bagno del Prefetto, dotato di idromassaggio, ma si è occupata anche dei lavori per gli uffici dell’ex Questore. Per il provveditorato c’è il rischio di un commissariamento.

B. senza cavilli

I 600 mila dollari per Mills e la battaglia per la prescrizione
Per scongiurare la prescrizione, udienze a raffica questo mese al processo Mills a carico di Silvio Berlusconi. L’ex premier è accusato di aver corrotto con 600 mila dollari il testimone David Mills che lo ha tolto “da un mare di guai” ai processi Gdf-Fininvest e All Iberian. In calendario 6 udienze tra il 16 e il 28 gennaio. In programma, tra l’altro, le dichiarazioni spontanee di Berlusconi. A bocce ferme, la sentenza di primo grado, e solo quella, sarà emessa prima che scatti la prescrizione, prevista tra febbraio e marzo. Comunque, l’ex premier può stare tranquillo.Grazie a una delle sue leggi ad personam, la ex Cirielli, non arriverà mai a giudizio definitivo.

Karima “Mubarak” e le cene eleganti di Arcore
Il 20 e il 27 gennaio si celebreranno le udienze rispettivamente dei processi a Berlusconi e a Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede per il caso Ruby-bunga bunga. Il processo a carico dell’ex premier è per concussione (rilasciate la “nipote di Mubarak”) e prostituzione minorile. Minetti, Mora e Fede, invece, devono rispondere di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. In questo processo si sono costituite parte civile Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil, tre delle ragazze che hanno partecipato alle “cene eleganti” e che dovranno testimoniare. Il 7 febbraio la Consulta discuterà sul conflitto di attribuzioni sollevato dalla Camera contro i giudici milanesi

Mediaset, i diritti tv e l’accusa di frode fiscale 
Al processo Mediaset, Silvio Berlusconi è imputato di frode fiscale per presunti costi gonfiati dalla sua azienda durante l’acquisto dei diritti televisivi .Secondol’accusa, con questa modalità sarebbero stati accantonati soldi in nero all’estero. Anche questo processo, come quello Mills, non vedrà una sentenza definitiva grazie alla legge ex Cirielli che ha ridotto da 15 a 7 anni e mezzo la prescrizione per la frode fiscale. Da una costola dell’inchiesta che ha portato al processo in corso, è nata quella su “Meditrade-Rti”. L’ipotesi è sempre il costo alterato dell’acquisto dei diritti televisivi. Berlusconi è stato prosciolto in fase di udienza preliminare (la procura farà ricorso in Cassazione) mentre sono stati rinviati a giudizio, tra gli altri, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri e il vicepresidente, Piersilvio Berlusconi.

L’intercettazione rubata Fassino-Consorte sul “Giornale”
Il 30 gennaio si saprà se Berlusconi sarà processato a Milanoperrivelazionedelsegretod’ufficioinrelazione alla pubblicazione sul Giornale di un’intercettazione, del 2005, ancora segreta, tra il segretario dei Ds, Piero Fassino e il presidente di Unipol, Giovanni Consorte: “Allora, abbiamo una banca?”. Era la stagione dei “furbetti del quartierino” e dei loro tentativi illeciti di scalare banche e il Corriere della Sera. Quell’intercettazione arrivò ad ad Arcore, il 24 dicembre del 2005, grazie al fratello Paolo Berlusconi (saràprocessatodal10gennaio), all’ex socio Fabrizio Favata (condannato con rito abbreviato) e a Roberto Raffaelli (ha patteggiato), ex amministratore delegato di Rcs, società di intercettazioni che lavorava per la procura.

Le escort, il reclutamento e l’utilizzatore finale
L’indagine aperta nel 2009 sul giro di prostituzione del quale Berlusconi, non indagato, era “l’utilizzatore finale” è stata chiusa dalla procura di Bari a settembre. A Tarantini viene imputata “un’attività, a seconda dei casi, di reclutamento, induzione e/o favoreggiamento alla prostituzione” e si attende la decisione sul suo rinvio a giudizio.

Lavitola, Gianpi e le bugie sul Cavaliere 
Nata a Napoli – dalle indagini dei pm Piscitelli, Woodcock e Curcio – l’inchiesta su Valter Lavitola è giunta a Bari per competenza territoriale. La procura di Bari, inizialmente contraria, ha dovuto chiedere l’arresto di Lavitola, nel frattempo latitante a Panama. Lavitola è accusato di aver indotto Tarantini a rendere dichiarazioni mendaci, dinanzi ai pm baresi che indagavano sulle escort, per tutelare Berlusconi. In origine, secondo l’impostazione della procura di Napoli, Lavitola era accusato – con Tarantini – di aver estorto a B. almeno 500mila euro. Il tribunale del Riesame di Napoli ha mutato il reato in induzione a rendere dichiarazioni mendaci, trasferendo il fascicolo a Bari, mentre, per la stessa vicenda, e con il reato di estorsione, s’indaga a Roma.

di Gianni Barbacetto, Michela Gargiulo, Vincenzo Iurillo, Marco Lillo, Antonella Mascali, Antonio Massari, Valeria Pacelli Ferruccio Sansa

venerdì 6 gennaio 2012

La vignetta di Vauro.


http://vauro.globalist.it/Detail_News_Display?ID=6005&typeb=0

Agli operai Fiat la tredicesima è di 270 euro. Al Senato c'è anche la sedicesima!



Insomma una casta nella casta.


Gli stenografi del Senato al massimo livello retributivo arrivano a sfiorare uno stipendio lordo di 290 mila euro. Solo 2mila meno di quanto lo Stato spagnolo dà a Juan Carlos di Borbone, 50 mila più di quanto, sempre al lordo, guadagna Giorgio Napolitano come presidente della Repubblica: 239.181 euro. Quasi il doppio degli stessi senatori.
Questi signori incassano non solo la tredicesima, la quattordicesima e la quindicesima, ma anche la sedicesima.
Il regolamento sul personale del Senato, all'articolo 17 comma 3, quest'ultima la chiama ‘indennità compensativa di produttività’ ma di fatto equivale a una mensilità aggiuntiva rispetto alle quindici di cui si compone lo stipendio dei dipendenti di entrambi i rami del Parlamento. Insomma, oltre alle classiche tredicesima e quattordicesima riscosse a dicembre e a giugno, i lavoratori di Camera e Senato incassano la quindicesima, una mensilità il cui importo viene spalmato nelle buste paga di aprile e settembre, e la sedicesima.

La busta paga di dicembre di un operaio Fiat, cassintegrato a rotazione, reparto verniciatura: 270 euro di tredicesima.
Una sola parola: vergogna.