venerdì 24 febbraio 2012

Addio a tutti i reati più piccoli saranno archiviati senza processo. - di Liana Milella



La Camera sta per modificare il codice di procedura penale per dire basta ai procedimenti contro i "mini crimini". Così i "fatti di particolare tenuità" come microfurti, liti e ingiurie non saranno più perseguiti: ma la modifica non riguarderà recidivi e delitti gravi.


ROMA - Piccoli reati addio. Archiviati dal giudice senza arrivare al processo. Niente più primo, secondo, terzo grado. Un decreto per dire che non hanno né il peso né il valore per meritare ore di dibattimento. Proprio perché sono piccoli e occasionali reati. Perché hanno un valore economico modesto. Perché possono essere "perdonati". Alla Camera stanno per approvare un nuovo articolo del codice di procedura penale, il 530bis, il "proscioglimento per particolare tenuità del fatto". Il relatore, il pd Lanfranco Tenaglia, fa l'esempio del furto della mela: "Se la rubo in un supermercato è un furto, ma il danno per il proprietario è tenue. Ma se la rubo alla vecchietta che ne ha comprate tre, quel fatto non sarà tenue". La Lega lo ha già battezzato legge "svuota-processi" dopo quella svuota-carceri. Ribatte la pd Donatella Ferranti: "È un articolo rivoluzionario, una pietra miliare sulla via della depenalizzazione". Basta leggere il testo: "Il giudice pronuncia sentenza di proscioglimento quando, per le modalità della condotta, la sua occasionalità e l'esiguità delle sue conseguenze dannose o pericolose, il fatto è di particolare tenuità". Chi commette reati di frequente è fuori. Fuori rapine, omicidi, sequestri, violenze sessuali. Il giudice archivia e avvisa la parte offesa che può utilizzare il decreto per rivalersi in sede civile.

Furto al supermercato
Di un capo di biancheria, reggiseno, slip, maglietta intima. Forzando e sganciando la placchetta anti-taccheggio. Il ladro viene scoperto e fermato. Il suo, codice alla mano, è un furto aggravato con violenza sulle cose, a stare agli articoli 624 e 625 del codice penale la persona rischia da uno a sei anni. Ma il giudice prende in mano il caso, valuta innanzitutto l'esiguo valore dell'oggetto portato via, poi si documenta e soppesa la personalità e la storia del soggetto che ha commesso il furto. Scopre che si tratta della prima volta. Il suo non è un reato abituale. Decide di archiviare per la "tenuità del fatto".

Assegni trafugati
Un commerciante in difficoltà economiche e strozzato dagli usurai incassa un assegno di cento euro senza andare troppo per il sottile. Lo riutilizza pagando un fornitore. Purtroppo l'assegno arriva da un furto e il commerciante rischia, come ricettatore e in base all'articolo 648 del codice penale, da due a otto anni di reclusione. Ma se davanti al giudice riesce a dimostrare la sua buona fede, rivela le sue difficoltà, documenta che nella sua vita professionale non è mai incorso in un simile incidente, potrà evitare il processo e ottenere un'archiviazione.

I beni pubblici
Telefonate private di due dipendenti da un ministero di Roma. Nel quale è in corso un'inchiesta proprio per evitare questi abusi. Il primo chiama una volta New York perché suo figlio, che vive lì, è gravemente malato. Il secondo telefona ogni giorno, e a lungo, alla fidanzata che vive a Milano. Il codice, all'articolo 314, punisce il peculato dai tre ai dieci anni. La prima persona potrà fruire di un'archiviazione perché il suo è un "piccolo" reato, una sola chiamata e per ragioni gravi. Il secondo andrà incontro al suo processo perché abusa quotidianamente e di nascosto di un bene pubblico.

Lite di condominio 
In un appartamento vive una coppia di coniugi. In quello accanto un gruppo di studenti che spesso invitano gli amici e si divertono fino a notte fonda. Un giorno, dopo l'ennesima nottata, scoppia una lite furibonda in cui volano parole grosse e si arriva alle mani. I vicini si allarmano e chiamano la polizia. Scatta una denuncia per minaccia e violenza privata contro i coniugi. Il 612 prevede il carcere fino a un anno e la procedibilità d'ufficio. Passa qualche giorno e i ragazzi chiedono scusa. Il fatto è isolato, occasionale, non ha precedenti. Il giudice archivia pure questo "piccolo" reato.

Armi dimenticate
Un fucile vecchio, ma funzionante, scoperto in soffitta dalla polizia durante un controllo. Ma il proprietario della casa dice di non saperne niente, poi si ricorda che quel fucile era di suo padre, che aveva un regolare porto d'armi e aveva fatto regolare denuncia. Alla sua morte il figlio non si è più ricordato del fucile chiuso in un baule. La sua è detenzione illegale d'armi punibile da uno a otto anni in base alla legge 895 del 1967 poi modificata da quella del 1974, la 497. Rischia l'arresto in flagranza. Ma se dimostrerà la buona fede e proverà d'aver davvero "dimenticato" il fucile lasciandolo inutilizzato, potrà ottenere un'archiviazione.

Guida in stato di ebbrezza
Un giovane manager va a cena a casa di amici che abitano poco lontano da lui. Tre isolati in tutto. Usa l'auto perché sa che rientrerà tardi. Durante la serata beve un paio di bicchieri di vino e un paio di whisky. Al ritorno, quando sta per arrivare sotto casa, viene fermato da una volante che lo sottopone alla prova del palloncino. Che risulta positiva. In base al codice della strada rischia il sequestro dell'auto, la revoca della patente, il processo. Ma se non ha infranto il codice della strada né provocato incidenti e se il fatto è isolato può usufruire dell'archiviazione.

La diffamazione
Il giornalista scrive un articolo su un personaggio pubblico riportando nel suo pezzo una citazione dal pezzo di un suo collega che contiene una ricostruzione, peraltro non smentita, ma giudicata falsa e diffamatoria solo quando essa viene riportata, per citazione, in questo articolo. L'articolo 595 del codice penale sulla diffamazione infligge una pena da sei mesi a tre anni. Ma se il giornalista può dimostrare che riteneva la fonte attendibile, che non aveva un intento persecutorio nei confronti del destinatario dell'articolo, che il suo curriculum professionale è immacolato, il giudice può archiviare la sua posizione.

Ingiuria aggravata
Due colleghi, di fronte ad altri dello stesso ufficio, litigano per il possesso di una scrivania. S'insultano malamente ("Sei un cornuto..." dice uno all'altro, "tua moglie è una grande p..." risponde l'altro), arrivano alle mani, parte un cazzotto che colpisce a un occhio uno dei due. È un caso classico di ingiuria aggravata, punita dal 594 del codice penale con una pena fino a un anno di carcere. Ma se, di fronte ad altri testimoni che possono provare l'autenticità del fatto, i due si riappacificano veramente, il giudice può valutare l'opportunità di un'archiviazione.

Sempre in Italia...



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Cose tutte italiane...



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Il governo: "La Chiesa pagherà l'Ici" I Salesiani: "Tassa ingiusta e non equa".



Il governo: "La Chiesa pagherà l'Ici" I Salesiani: "Tassa ingiusta e non equa"

Riunione a palazzo Chigi. La norma è stata introdotta nel dl liberalizzazioni sotto forma di emendamento. Non ci sarà nessuna sanatoria. "Grazie agli introiti si potranno abbassare le tasse".


ROMA - Come annunciato il governo ha messo mano all'Imu (ex Ici) per gli immobili della Chiesa destinati ad attività commerciali. Il consiglio dei ministri ha infatti approvato un emendamento al decreto attualmente all'esame del Senato che dovrebbe sciogliere il nodo della procedura di infrazione dell'unione europea contro l'italia per il trattamento fiscale di favore sulle proprietà ecclesiastiche. "Il maggior gettito sarà destino alla riduzione delle tasse" spiega il governo. 

L'emendamento prevede che siano sottoposti a tassazione tutti gli immobili all'interno dei quali si svolgano attività commerciali, capovolgendo il meccanismo di esenzione in vigore finora. Sarebbero però escluse dall'imu le attività no profit. Il beneficio quindi non dovrebbe riguardare la sola presenza di una Chiesa all'interno di una clinica o di una struttura di accoglienza. Se il provvedimento sarà approvato nella formulazione proposta dal governo non ci saranno sanatorie per i contenziosi già in atto e non saranno interrotte eventuali attività di accertamento già in corso. Infine, gli adeguamenti catastali partiranno dal gennaio 2013. Secondo stime non ufficiali dell' Agenzia delle Entrate, si tratterebbe di un potenziale introito di due miliardi di euro all'anno.

I malumori del Pdl. 
Di altro avviso Massimo Corsaro, vice presidente del gruppo Pdl alla Camera: "Sarebbe davvero curioso se il governo, come si apprende da note di agenzia, presentasse a tal proposito un emendamento al decreto sulle liberalizzazioni. Non più tardi di 24 ore fa infatti è stato il capo dello stato a stigmatizzare l'inserimento, nella fase di conversione dei decreti legge, di temi non inizialmente previsti nel testo. Quel monito deve valere per tutti, salvo che, visto il tema, il primo ministro non esibisca una bolla di dispensa dal richiamo di Napolitano". Ma dal Pdl si alzano altre voci critche: "Il governo dica se asili nido e scuole parificate devono pagare la nuova Imu o no. E' urgente un intervento chiarificatore sull'emendamento presentato adesso dal governo al decreto liberalizzazioni" dice Maurizio Lupi (Pdl) vice presidente della Camera.

Il no dei salesiani. 
"Per quanto riguarda l'eventuale applicazione dell'ici alle scuole paritarie, i salesiani d'italia ribadiscono che questa non sarebbe giusta nè equa" si legge in una nota l'ordine fondato da Don Bosco che gestisce 140 scuole. Il provvedimento, sostengono, sarebbe in contrasto con le leggi che prevedono che le scuole non statali "hanno i medesimi doveri e diritti delle scuole statali, poichè svolgono un servizio pubblico e concorrono ai medesimi fini". Quindi, "non possono essere considerate 'commerciali' quelle attività che erogano un servizio che ha rilievo pubblico, è destinato all'assolvimento del diritto-dovere all'istruzione e formazione, tende ad assicurare fondamentali diritti di cittadinanza, come il diritto allo studio e il diritto all'istruzione e formazione professionale".

Golden share. 
Sull'altro fronte le norme arriva la golden share a difesa di settori strategici contro tentativi di acquisizione da parte di soggetti esterni all'unione euroea. La novità è contentuta in un emendamento che il governo si appresterebbe a presentare al dl liberalizzazioni. La bozza della proposta di modifica riguarda i casi di "minaccia effettiva di grave pregiudizio per gli interessi nazionali della sicurezza nazionale" e prevede "poteri speciali" anche l'opposizione all'acquisto se "l'acquirente è un soggetto esterno all'unione europea" e arriva a "detenere un livello di partecipazione al capitale con diritto di voto in grado di compromettere gli interessi di sicurezza nazionale". Per l'individuazione dei settori di strategicità nazionale l'emendamento rimanda a uno o più decreti della presidenza del consiglio su proposta per ambito di competenza dai ministeri della difesa, degli interni, dell'economia.

Le altre norme. 
Tra i provvedimenti all'esame c'è anche il potenziamento dell'accertamento ed altre disposizioni urgenti di natura finanziaria e societaria. All'ordine del giorno anche l'esame preliminare del disegno di legge per le nuove modalità di elezione dei consigli provinciali e il regolamento che modifica le disposizioni in materia di stato civile relativamente alla disciplina sul cognome.



http://www.repubblica.it/politica/2012/02/24/news/consiglio_semplificazione-30447641/?ref=HREA-1

Governo, pubblicata l’attività dei 100 giorni “Tutti devono concorrere al rilancio del Paese”.



Reso pubblico un rendiconto dell'operato dell'esecutivo Monti dei primi tre mesi di lavoro. Dal Salva Italia al Cresci Italia. Con alcuni dati, tra cui quello relativo ai tagli apportati alla Presidenza del Consiglio: rispetto all'anno precedente i voli di Stato sono stati ridotti del 92%, con un risparmio di 23,5 milioni di euro.

“Tutte le componenti della società devono partecipare allo sforzo per la salvezza e il rilancio dell’Italia”. Si apre così il rapporto sui primi 100 giorni dell’attività di Governo dell’esecutivo guidato da Mario Monti pubblicato sul sito dell’esecutivo. Un resoconto dettagliato dei provvedimenti adottati, dal Salva Italia al Cresci Italia, con indicati i punti più rilevanti. “Con queste basi si è dato il via al corposo pacchetto di misure urgenti per assicurare la stabilità finanziaria, la crescita e l’equità”, si spiega. “Il compito di questo governo è quello di far uscire il Paese dalla zona d’ombra in cui era stato confinato, di porre fine all’emergenza e, soprattutto, di gettare le basi per una rinascita economica e sociale”, si sottolinea ancora, “per questo il primo provvedimento adottato dal governo il 4 dicembre 2011 segue due direttrici: quella del rigore e delle riforme strutturali, e quella della prime misure per la crescita”. L’insieme degli interventi, si ricorda, “ammonta a circa 20 miliardi di euro strutturali per il triennio 2012-2014 con una forte componente permanente di risparmi conseguiti. La correzione lorda è di oltre 30 miliardi in quanto sono previsti interventi di spesa a favore della crescita, del sistema produttivo e del lavoro per oltre 10 miliardi. All’interno del pacchetto è inclusa la correzione dei saldi pari a 4 miliardi previsti quale clausola di salvaguardia nella manovra di agosto 2011″.

Tagli alla presidenza del Consiglio. C’è anche un capitolo dedicato ai tagli della presidenza del Consiglio nel rapporto sui primi 100 giorni dell’attivita’ di Monti. In tre mesi, palazzo Chigi ha risparmiato oltre 43 milioni di euro. “Sono state conseguite diverse riduzioni dei costi”, si spiega, “-4 milioni di euro per i dipendenti nelle strutture generali stabili (blocco del turnover, congelamento dei contratti, pensionamenti); -12,2 milioni di euro per gli uffici di diretta collaborazione relativi al presidente, ai ministri senza portafoglio e ai sottosegretari presso la presidenza del Consiglio. In questi uffici si registra una riduzione di 241 unità in termini di personale addetto; -2,3 milioni di euro per le strutture di missione, con una riduzione di 51 unità di personale; -750mila euro per esperti e consulenti, il cui numero complessivo è diminuito di 99 unita”‘. Ancora, “per quanto riguarda i trasporti aerei di Stato, c’è stata una contrazione significativa dei voli pari al 92%, con un risparmio complessivo di 23,5 milioni. Infine, nel servizio automezzi il risparmio ammonta a circa 270mila euro, su base annua”.

Unione Europea. “L’obiettivo del governo è di contribuire sempre di più a determinare gli orientamenti politici ed economici dell’Unione Europea, non limitandosi a recepirli in modo passivo”, si legge nel rapporto. “Il governo vuole, in ultima analisi, determinare sempre di più questi orientamenti e giocare il ruolo che naturalmente spetta a un grande paese fondatore dell’Unione e a una delle piu’ grandi economie dell’eurozona”, si insiste.  ”E’ su questa linea di indirizzo che va inquadrata la lettera per la crescita, promossa dal governo il 20 febbraio e che ha coinvolto altri 11 partner dell’Unione Europea”, ricorda l’esecutivo.

Marco Travaglio: il codice etico della Rai - puntata 14 - Servizio Pubblico



http://www.serviziopubblico.it

giovedì 23 febbraio 2012

Stipendi manager PA, piu' pagato Manganelli.

Stipendi manager PA, piu' pagato Manganelli


Alla Camera un primo elenco dei supermanager che guadagnano piu' di 294 mila euro l'anno.


Il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi ha consegnato alla Camera un primo elenco dei manager della P.a. che guadagnano piu' di 294 mila euro. In base a questa prima ricognizione, lo stipendio piu' alto e' quello del capo della polizia Antonio Manganelli, di 621.253,75 euro. La lista consegnata oggi alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera dal ministro Filippo Patroni Griffi non è completa, dal momento che mancano gli eventuali stipendi cumulati dai manager pubblici che ricoprono diversi incarichi.
Inoltre, se è vero che ciascun ministero (incluso Palazzo Chigi) ha consegnato i dati di sua competenza, mancano ancora quelli di alcuni enti pubblici. Il capo della Polizia Antonio Manganelli, dunque, è primo in 'classifica' per lo stipendio più alto, ma non è detto sia il più 'ricco' tra i dirigenti dello Stato, dal momento che alcuni colleghi potrebbero superarlo sommando le retribuzioni ricevute per i diversi incarichi. Ad ogni modo, tutti i nomi nella lista consegnata dal governo al Parlamento, andranno incontro alle riduzioni di stipendio previste dal decreto attualmente all'esame delle Camere, che fissa un tetto retributivo a 294 mila euro. Restano esclusi i dirigenti degli organi costituzionali (Quirinale, Parlamento, Corte costituzionale) e quelli degli enti locali.
STIPENDIO GABRIELLI 364 MILA EURO  - E' di 364.196 euro lo stipendio del capo Dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli. Lo comunica la presidenza del Consiglio, che segnala inoltre che "tra il personale dei ruoli con incarico di struttura" di palazzo Chigi "nessun dipendente supera il tetto del primo presidente della Corte di Cassazione". Dunque, il taglio previsto dal decreto all'esame del Parlamento, per portare gli stipendi al di sotto di 294 mila euro, si applicherà eventualmente soltanto al capo della Protezione civile.
AUTHORITY, PER PRESIDENTI REDDITO 'TOP' 474 MILA EURO  - La retribuzione dei presidenti delle Authority e', al massimo, di 475.643 euro. E' quanto emerge dall'elenco delle retribuzioni nella pubblica amministrazione superiori a 294.000 euro. Gli oltre 475 mila euro sono appannaggio del presidente dell'Antitrust, Giovanni Pitruzella, di Energia e Gas, Pier Paolo Borboni, e di Agcom, Corrado Calabro'. Nel caso di Pitruzzella, pero', e' da segnalare che il presidente e' entrato in carica solo a fine novembre e che lo stipendio 2012 e' stato ridotto a 304 mila euro. Pitruzzella quindi andrebbe inserito tra i presidenti di authority con reddito più basso, come il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che ha una retribuzione di 387.000 euro. Ancora inferiori gli stipendi di Avcp, Privacy e Covip, che sono sotto quota 294 mila euro. All'Antitrust, inoltre, nel 2012 scatterà una riduzione delle retribuzioni per tutti i componenti. Stesso discorso andrà applicato al segretario generale dell'Agcom e a una quota dei componenti di quella autorità per il 2012, dato che hanno già deciso l'applicazione di una riduzione. E' da notare, peraltro, che il direttore generale della Consob, Antonio Rosati, distanzia con 395 mila euro (più gratifica annuale) anche il presidente Vegas. Per quanto riguarda i componenti e i dipendenti delle diverse autorità, i loro stipendi 2011 sono in una fascia compresa tra i 300 e i 400mila euro circa. Per il 2011 (ma nel 2012 scatteranno le riduzioni) al livello più alto (396.379 euro) si trovano i componenti dell'Antitrust (Antonio Pilati, Piero Barucci, Carla Rabitti Bedogni e Salvatore Rebecchini), di Energia e Gas (Valeria Termini, Luigi Carbone, Rocco Colicchio, Alberto Biancardi) e dell'Agcom (Nicola D'Angelo, Sebastiano Sortino, Enzo Savarese, Stefano Mannoni, Antonio Martusciello, Michele Lauria, Roberto Napoli e l'ex Gianluigi Magri). Un poco più in basso nella classifica dei componenti delle Authority ci sono quelli della Consob (Vittorio Conti, Michele Pezzinga, Paolo Troiano e Luca Enriques) con retribuzioni 2011 a quota 322 mila euro. Da citare, infine, il segretario generale della Consob Gaetano Caputi con una retribuzione di 280.000 euro (ma va aggiunta una gratifica annuale), e i dipendenti dell'Agcom Roberto Viola (325.203,28 euro più contributo di solidarietà) e Antonio Perrucci (292.858,18 euro più incarico da altra pubblica amministrazione, più contributo di solidarietà). Secondo quanto pubblicato anche sui rispettivi siti Internet, Antitrust e Agcom hanno già provveduto ad uniformare per il 2012 gli stipendi dei loro dirigenti al tetto introdotto dal governo Monti. E hanno abbassato le retribuzioni alla cifra percepita dal primo presidente della Corte di Cassazione. L'adeguamento è dunque a 304 mila euro, la cifra inizialmente indicata dal governo (solo successivamente è stato indicato il nuovo trattamento economico del primo presidente della Suprema Corte, che è di 294 mila euro). Per quanto riguarda l'Antitrust, dunque, sia il presidente Giovanni Petruzzella, sia i componenti del collegio Piero Barucci, Carla Rabitti Bedogni e Salvatore Rebecchini percepiscono a partire dal primo gennaio 2012 uno stipendio di 304.951,95 euro. Identica cifra per i vertici dell'Agcom: il presidente Corrado Calabrò e Nicola D'Angelo, Michele Lauria, Stefano Mannoni, Antonio Martusciello, Roberto Napoli, Sebastiano Sortino
DA ISTAT A INPS DIFFERENZE SOSTENUTE REDDITI MANAGER  - Il direttore generale dell'Inps ha uno stipendio più alto di quello del presidente dello stesso ente. E' quanto emerge dai dati comunicati oggi alla Camera, secondo i quali Antonio Mastrapasqua per il suo incarico di presidente dell'Ente previdenziale ha una retribuzione di 216.711,67 euro. E' di 300mila euro, invece, la retribuzione del presidente dell'Istat Enrico Giovannini. Mauro Nori e Massimo Pianese, che presso l'Inps hanno la qualifica di direttore generale, hanno uno stipendio rispettivamente di 377.214,86 euro e 322.841,14 euro. Inoltre, presso l'ente previdenziale hanno uno stipendio al di sopra di quello del primo presidente della Corte di Cassazione i dirigenti: Giuliano Quattrone (333.416,97 euro), Maria Grazia Sampietro (314.371,92 euro), Giuseppe Baldino (306.548,79 euro), Daniela Becchini (296.208,91 euro). Quanto agli altri enti pubblici, l'Aran, l'Agea, l'Inail, l'Agenas, l'Isfol, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l'Istituto nazionale di Ricerca metrologica, la Stazione zoologica Anton Dohrn, il Consorzio per l'area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, il Parco Appennino, comunicano tutti che i loro dipendenti hanno stipendi inferiori al tetto di 294 mila euro.
PATRONI GRIFFI: MANCA DATO CUMULI STIPENDI, MA LO AVREMO  - "Abbiamo chiesto alle amministrazioni di appartenenza" di fornirci l'elenco degli emolumenti degli alti dirigenti "che sforano" il tetto massimo, individuato dal Governo nello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, di circa 294 mila euro. Ma le informazioni ricevute sono al momento incomplete, perché non tutti gli enti hanno inviato i dati richiesti. Lo spiega il ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, lasciando le commissione Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, dopo aver consegnato la lista dei redditi dei 'super-manager' di Stato. Nell'elenco, spiega Patroni Griffi, "mancano i cumuli", e cioé gli eventuali stipendi aggiuntivi che i 'super-manager' percepiscono dallo Stato per altri incarichi. "E non ci sono neanche i benefit - aggiunge - perché noi abbiamo chiesto la retribuzione da contratto". Soprattutto quelli relativi ai cumuli "sono dati - sottolinea Patroni Griffi - che come ministero continueremo a raccogliere, per poter applicare il tetto retributivo" quando il decreto entrerà in vigore. Ad ogni modo, spiega, l'articolo 3 del decreto della presidenza del Consiglio che introduce il tetto agli stipendi dei manager, "prevede che ciascuno dei dirigenti pubblici presenti una dichiarazione annuale all'amministrazione di appartenenza indicando l'esistenza di altri incarichi assunti. Informazioni, queste, che saranno pubbliche". Patroni Griffi racconta di aver voluto consegnare al Parlamento i primi dati disponibili, seppur incompleti: "Era meglio cominciare, in tre giorni non avrei potuto avere di più". E aggiunge di essere pronto a integrare quei dati, se le commissioni lo chiederanno. Intanto, il ministero andrà avanti nel suo 'censimento'. Quanto alla Camera, le commissioni Affari costituzionali e Lavoro formuleranno il parere sullo schema di decreto del governo il prossimo 29 febbraio. L'intenzione dell'esecutivo è che, non appena acquisiti i pareri parlamentari, il tetto agli stipendi sia immediatamente operativo.
FINI PUBBLICA I SUOI, 201MILA EURO IN 2010  - Sono on-line le dichiarazioni dei redditi dal 2008 al 2011 del presidente della Camera Gianfranco Fini. Fini ha aderito alla possibilità, data a tutti i deputati, di pubblicare il proprio stato patrimoniale accanto alla biografia, sul sito della Camera. E da stamattina sono dunque visibili anche sul Web le dichiarazioni depositate ogni anno dal presidente agli uffici di Montecitorio. Per il 2010 Fini ha dichiarato un imponibile di 201.115 euro, su cui gravano 79.649 euro di imposta lorda.