domenica 20 maggio 2012

Annunci letti sulle bacheche delle parrocchie.


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Precipita l'aereo dei narcos con 3,5 milioni I pescatori rubano la valigia piena di soldi. - Guido Olimpio


L'aereo dei narcos con 3,5 milioni precipita: pescatori rubano i soldi

L'aereo volava a bassa quota per sfuggire ai radar, il pilota fa male i calcoli del carburante: il velivolo, a secco, precipita.

WASHINGTON – Forse dei poveri pescatori. Oppure degli abitanti di un villaggio. Qualcuno di loro si è impadronito di 3,5 milioni di dollari che erano su un piccolo aereo precipitato sette giorni fa in Ecuador. Un velivolo dei narcos messicani. Storia incredibile - degna di un romanzo – raccontata dal quotidianoUniversal.
LA COSTA - Siamo a Taiche, non lontano dalla cittadina di Pedernales, sulla costa ecuadoriana. Il velivolo, un Cessna T210 N, vola a bassa quota per sfuggire ai radar. Probabilmente ha come meta una pista semi-preparata ma il pilota ha fatto male i calcoli oppure ha avuto problemi durante il volo. Infatti, ha consumato tutto il carburante e neppure le scorte contenute in cinque fusti sono bastate. L’aereo, a secco, precipita.
I SOCCORSI - Quando le squadre di soccorso arrivano nella zona dell’impatto trovano tra i rottami i corpi di due cittadini messicani, tre cagnolini (anche questi senza vita), abiti, una copia di Playboy, santini e una valigia azzurra. La aprono: all’interno oltre un milione di dollari. Poi ricevute di versamenti in una banca di Sinaloa, la base del più importante cartello messicano.
LE INDAGINI - L'indagine si allarga. Si muove anche l’antidroga americana (Dea), sono svolti dei controlli incrociati. Gli investigatori accertano che, ovviamente, il Cessna non aveva un piano di volo. Inoltre i due messicani erano schedati. Per precedenti penali e soprattutto perché legati a organizzazioni criminali attive in Bassa California. Nulla di strano. Il velivolo è uno dei tanti che ogni giorno seguono la rotta Sud-Nord-Sud. Alcuni portano droga in Messico, altri tornano con il pagamento in contanti. Ma questo caso ha una coda intrigante.
I SOLDI - La Dea, insieme alle autorità locali, svela un “pezzo” di informazione che apre un piccolo giallo. Sull’aereo – sostengono gli americani - c’erano 5 milioni di dollari e non solo la valigia con il milione e mezzo. Forse destinati ad un laboratorio della coca scoperto due giorni dopo dalla polizia. E allora dove sono finiti i soldi? L’ipotesi è che gente del luogo, arrivata subito dopo l’incidente, si sia impossessata di buona parte dei dollari lasciando la valigia nella speranza di ingannare gli investigatori e magari anche i criminali. Chi li ha presi dovrà stare in guardia. È vero che per i cartelli della coca 3 milioni di dollari non sono una cifra elevata ma è difficile che dimentichino lo sgarbo. E magari con il tempo vorranno scoprire colui che ha avuto il coraggio di sfidarli.

Oltre al danno, la beffa!



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"Padania si sta staccando", bufera su post leghista: Venturi si dimette.


Roma - (Adnkronos/Ign) - La frase è comparsa sulla pagina Facebook di Stefano Venturi, leghista di Rovato, candidato alle amministrative. Dopo un po' il post è scomparso, ma ormai era troppo tardi: su Twitter era già scoppiata la rivolta. All'Adnkronos l'annuncio delle dimissioni. Dal Lago: "Chiediamo scusa, imbecilli ci sono anche tra noi..."
Roma, 20 mag. (Adnkronos/Ign) - Ironia shock dopo il terremoto in Emilia Romagna su Facebook. Stefano Venturi, leghista di Rovato, candidato alle amministrative, scrive: ''terremoto nel Nord Italia... Ci scusiamo per i disagi, ma la Padania si sta staccando. (La prossima volta faremo piu' piano...)'. Il post sulla sua pagina raccoglie in breve una gradissima quantita' di commenti negativi, per non dire di calorosi insulti. E il post scompare dalla pagina, dove pero' continuano ad accumularsi le critiche.
L'autocensura dell'esponente del Carroccio, che si presenta come ''operaio metalmeccanico, segretario della sezione rovatese della Lega Nord'', e' tardiva. Il social network, infatti, rimbalza il suo post di 'muro' in 'muro'. L'indignazione sale e i toni anche. Tra gli oltre 300 commenti: "Se ti stacchi dal pianeta fai un favore all'umanita'".
Il giovane esponente del Carroccio alla fine si è dimesso da segretario di sezione. Fabio Rolfi, segretario provinciale della Lega a Brescia, annuncia all'Adnkronos: ''Venturi ha rassegnato le dimissioni. E' giusta questa scelta che ho sollecitato, perche' gesti come questi non possono essere tollerati, sono contro il nostro codice etico''.
Manuela Dal Lago, uno dei triumviri della Lega, chiede scusa "per quanto accaduto". ''Il segretario Rolfi ha fatto benissimo a sollecitare le dimissioni di questo Venturi - dice il deputato all'Adnkronos -. Di imbecilli il mondo e' pieno, e purtroppo ce ne sono anche tra noi... Chiediamo scusa , la Lega si stringe attorno ai familiari delle vittime del terremoto in Emilia Romagna. Siamo profondamenti addolorati, abbiamo massimo rispetto per le popolazioni colpite dal sisma''.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Padania-si-sta-staccando-bufera-su-post-leghista-Venturi-si-dimette_313323185577.html

Terremoto scuote il Nord-Est. Almeno 4 morti, feriti e crolli.




Roma - (Ign) - Un forte sisma di grado 5.9 della scala Richter, ha colpito stanotte, alle 4.05, il Nord-Est. Due delle vittime sono operai che si trovavano in una fabbrica del ferrarese, a Sant'Agostino. Un'altra a Bondeno. Una donna morta d'infarto nel bolognese. Il sisma è stato per percepito in Emilia e nel Veneto. Scossa avvertita anche a Milano e in altre zone della Lombardia. Crolli in alcune fabbriche nel ferrarese. Nessun danno nella provincia di Bologna. Dopo la scossa dell 4.5 altre scosse di assetamento. In moto la macchina della protezione civile.


Roma, 20 Mag. (Ign) - Un forte sisma di grado 5.9 della scala Richter, ha colpito stanotte alle 4.05, il Nord-Est. Quattro al momento le vittime registrate. Due vittime sono operai che si trovavano in una fabbrica del ferrarese, a Sant'Agostino. Un altro Bondeno. Una donna morta d'infarto nel bolognese. Il sisma è stato per percepito in Emilia e nel Veneto. Scossa avvertita anche a Milano e in altre zone della Lombardia. Crolli in alcune fabbriche nel ferrarese. Nessun danno nella provincia di Bologna. Dopo la scossa dell 4.5 altre scosse di assestamento. In moto la macchina della protezione civile.
Proprio fonti della protezione civile hanno fatto sapere che si sta verificando il numero dei feriti, secondo la prima stima, assolutamente provvisoria, si tratta di una cinquantina di persone.


sabato 19 maggio 2012

“Mannino temeva di essere ucciso e diede il via alla trattativa Stato-mafia”. - Giuseppe Pipitone (art. del 18 u.s.)

calogero mannino_interna nuova


Al processo di Palermo contro Mori e Obinu ha deposto Riccardo Guazzelli, figlio del maresciallo dei carabinieri ucciso nel 1992: "Dopo l'omicidio Lima, l'esponente Dc disse a mio padre: 'Il prossimo potrei essere io'". In aula anche la giornalista del Fatto Sandra Amurri, testimone di uno sfogo dell'ex ministro sui pm che ormai avevano "capito tutto".

Già prima del marzo del 1992 Calogero Mannino temeva di essere assassinato da Cosa Nostra. Preoccupato per la sua vita, l’ex ministro della Democrazia Cristiana avrebbe confidato i suoi timori al maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, poi assassinato a Porto Empedocle il 4 aprile del 1992. A raccontarlo davanti la quarta sezione penale di Palermo è stato Riccardo Guazzelli, il figlio del maresciallo ucciso da Cosa nostra, che ha deposto come teste al processo contro il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato alla mafia per la mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995.
Il dibattimento si è incrociato negli ultimi mesi con l’inchiesta della procura palermitana sulla “trattativa” avviata tra pezzi delle istituzioni e Cosa nostra nel 1992. Proprio in questa chiave rientra la testimonianza di Guazzelli Junior, che nonostante qualche “buco” di memoria, alla fine ha confermato quanto raccontato ai magistrati già nel 1994. Tra suo padre e Mannino ci sarebbero stati tre incontri: due prima dell’omicidio Salvo Lima e uno dopo l’agguato in cui il 12 marzo 1992 fu assassinato l’allora europarlamentare democristiano.
VIDEO: LE TESTIMONIANZE DI GUAZZELLI E  AMURRI
“Ricordo che, prima che uccidessero Lima, mio padre mi raccontò che l’onorevole Mannino gli disse: o uccidono me o uccidono Lima. Mannino aveva detto a mio padre di avere ricevuto a casa una corona di fiori e temeva per la sua vita” ha detto Guazzelli, all’epoca appena ventenne. Il pm Nino Di Matteo però ha fatto notare che in quel periodo l’ex ministro democristiano non denunciò nessuna intimidazione ai magistrati. L’esponente della Dc avrebbe incontrato di nuovo il maresciallo Guazzelli dopo l’agguato di Mondello in cui fu assassinato Lima. “In quell’occasione disse a mio padre: ‘Il prossimo potrei essere io’” ha raccontato Guazzelli Junior. In realtà dopo Lima, Cosa Nostra assassinò proprio il maresciallo dei carabinieri, in un agguato mai del tutto chiarito. Il figlio di Guazzelli ha anche fatto cenno agli stretti rapporti che suo padre aveva con l’allora capo del RosAntonio Subranni. “Mio padre e Subranni rimasero in buoni rapporti anche quando mio padre venne trasferito alla polizia giudiziaria di Agrigento”.
Secondo gl’investigatori Guazzelli, oltre a raccogliere le paure di Mannino, avrebbe fatto anche da trait d’union tra il leader della Dc e Subranni. L’ipotesi è che l’omicidio mai del tutto chiarito del maresciallo sarebbe stato un segnale inviato da Cosa Nostra a Mannino. Secondo gl’inquirenti da quel momento Mannino si sarebbe attivato tramite Subranni per trovare un “contatto” diretto con Cosa Nostra e salvarsi quindi la vita: è l’input originario di quella che sarà la trattativa. Per questo motivo l’ex ministro della Dc è indagato dallo scorso febbraio per attentato a corpo politico dello Stato nell’inchiesta sul patto sotterraneo tra la mafia e lo Stato.
Sempre a proposito del coinvolgimento di Mannino nell’inchiesta sulla trattativa è stata sentita come teste in aula anche la giornalista del Fatto Quotidiano Sandra Amurri, testimone diretta di un clamoroso fuori onda dell’esponente democristiano, svelato sulle pagine di questo giornale due mesi fa. La Amurri ha raccontato di aver carpito un colloquio tra Mannino e l’europarlamentare del Pdl Giuseppe Gargani la mattina del 21 dicembre 2011 al bar Giolitti di Roma. “Vidi per caso Mannino che parlava con quest’altra persona che poi appresi essere Gargani. Era molto concitato, nervoso, ripeteva sempre le stesse parole: ‘Hai capito, questa volta ci fottono, questa volta ci incastrano. A Palermo hanno capito tutto. Perché quel cretino del figlio di Ciancimino ha raccontato tante cazzate, ma su di noi ha detto la verità. Glielo devi dire a Ciriaco de Mita, dobbiamo stare uniti e dare tutti la stessa versione, perché lui ora i magistrati lo sentiranno”. 
De Mita fu sentito dalla procura di Palermo nel gennaio scorso, ma in effetti già a dicembre i magistrati avevano deciso di interrogarlo nell’ambito dell’indagine sulla trattativa. Il pm Nino Di Matteo ha depositato la notifica con cui la procura aveva convocato De Mita il 19 dicembre 2011. Appena due giorni dopo la Amurri avrebbe assistito al clamoroso fuori onda in cui Mannino fa cenno proprio all’audizione dell’ex presidente del consiglio.  

È l´altra faccia della recessione: in attesa della Ue, il Paese scopre la solidarietà. - Postato da Costanza Dolce




ATENE - Il filetto di cernia con crema di zafferano (prezzo 28 euro) ordinato dalla coppia
irlandese del tavolo 27, quello con la vista migliore sul Partenone, può attendere ancora
qualche minuto. È mercoledì. E Vassilis Milios, lo chef del St. George Lycabettus, sta dando gli ultimi ritocchi al pranzo cui - sotto sotto - tiene di più di tutta la settimana. C´è da finire di
cucinare le verdure e dare un´ultima spolverata di sale a un arrosto semplice ma con un
profumo da far risuscitare i morti. «Voilà, pronto. Potete andare». Non verso i tavoli con tovaglie di Fiandra del ristorante - l´impero del bravissimo Vassilis - ma in direzione della scuola elementare di Kessariani. Dove una decina di persone senza casa, qualche immigrato e un po´ di famiglie messe in ginocchio da tre anni di crisi avranno, almeno oggi, un pranzo a cinque stelle.
La Ue, le banche, la politica (in Parlamento oggi ha giurato il governo tecnico che porterà il
paese alle elezioni) sono solo il volto più mediatico della tragedia ellenica. L´altra faccia della medaglia è un´Atene in ginocchio dove - in attesa degli aiuti della Ue - la parte migliore della Grecia ha iniziato a rimboccarsi le maniche e ad aiutarsi da sé. Il supercuoco del St. George non è un caso isolato. Alle mense per i poveri della capitale - spuntate come funghi dal 2009 - mandano i loro manicaretti tutti e 25 gli chef più conosciuti della capitale. A convincerli è stata Xenia Papastravou, laurea alla London School of Economics e anima di Boroumè, la Ong che in un anno - correndo dietro al cibo sprecato sotto il Partenone - è riuscita a mettere in tavola 5mila pasti al giorno per chi non ce la fa più. «Platone diceva che la comunità si costruisce quando la gente non è più autosufficiente», filosofeggia lei. E di gente che ha bisogno, ad Atene, ce n´è sempre di più. «Riceviamo 25 richieste di aiuto al giorno, persone normali che fino a sei mesi fa avevano lavoro e stipendio e che oggi non sanno cosa dare da mangiare ai figli». No problem. Ci pensano i volontari («18, ma ce ne sono 500 pronti ad aiutare») di Boroumè ("Si può"). Le panetterie della catena Venetis mettono il pane rimasto sugli scaffali, le pasticcerie Fresh le fette di torta avanzate in vetrina. Frutta e verdura arrivano dai supermercati, l´esercito è pronto a fornire gli avanzi delle sue mense. «È una catena di solidarietà che nasce dal basso - continua Xenia - una famiglia ebrea ci ha regalato 300 pasti in occasione di un Bar Mitzvah, la scuola privata di Barniza manda un bel po´ di cibo a quella di Menisia, dove per i tagli dei fondi pubblici non riescono a dare da mangiare ai bambini». 
Il problema è che alla Borsa della crisi della Grecia le quotazioni sono tutte in rialzo. Alla mensa di Pendeli, dove a dicembre si mettevano in tavola 150 pasti, oggi «si presentano ogni giorno 440 persone». Allo Zoografo si è passati da 70 a 430. La fila si è allungata anche davanti all´ambulatorio gratuito di Doctors of the world, nel cuore di Psiri, dove 40 medici volontari aiutano - gratis e senza chiedere documenti di identità - chiunque abbia bisogno. «Riusciamo a visitare 120 persone al giorno, ma fuori dal portone a volte ce ne sono 3-400 ad aspettare», racconta Christina Samartzi, uno dei responsabili del centro. Una volta erano tutti immigrati.
«Oggi almeno il 20% sono greci, pensionati cui hanno tagliato l´assegno previdenziale e
famiglie senza assicurazione sanitaria». «Mio marito ha perso il posto mentre ero incinta -
racconta Irini Papadopoulos, 28 anni, seduta in sala d´attesa con la figlia in braccio - oggi Sofia ha 40° di febbre e l´unico posto dove portarla è qui». L´austerity della Trojka ha obbligato Atene a dimezzare da 5,6 a 2,8 miliardi l´anno il budget per la sanità e la crisi, nel frattempo, ha ampliato il catalogo di patologie. «La depressione da crisi dilaga - assicura Samartzi - specie 1 / 2Superchef, medici e psicologi l´armata degli angeli anti-crisi "Gratis per chi non ce la fa" 
Fonte: Ettore Livini - la Repubblica - Venerdì 18 Maggio 2012 10:30 - 
Nel nostro ospedale nel quartiere di Perama dove la disoccupazione è all´80%». 
I nuovi angeli di Atene, però, hanno le ali larghe. Klimaka, un´altra Ong, ha aperto una linea
telefonica per combattere l´epidemia più drammatica del paese, quella dei suicidi. «Il clima
sociale è ormai patologico. Nel 2007 ricevevamo dieci telefonate in 24 ore, oggi 100», spiega Aris Violatzis, responsabile del progetto. Alla cornetta si alternano (gratuitamente) decine di psicologi per recuperare dal fondo del baratro di questa tragedia greca chi è tentato di dire "basta". Prima o poi, Merkel permettendo, darà una mano anche la Ue. Oggi a medicare le ferite ci pensa il cuore grande della Grecia. Quello, per fortuna, è gratis.



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