mercoledì 8 agosto 2012

Olimpiadi, la Cina fa il pieno di medaglie. Ecco come allenano i bambini.



Disumano!

Nell'orto aveva 970 piante di cannabis: nonnina di 80 anni nei guai.

foto archivio

ROMA - Al posto di pomodori e fagiolini nell'orto aveva 970 piante di cannabis, una delle più grandi piantagioni mai scoperte in Liguria. Per colpa di quest'orto una donna di 80 anni di Casanova Lerrone, nell'entroterra di Alassio, è finita nei guai: denunciata dai carabinieri perché in un terreno di sua proprietà hanno scoperto una distesa di piante di cannabis, per un peso complessivo di oltre 1.200 chili. 

A gestire la coltivazione delle piante erano la figlia della donna e il convivente, che sono stati arrestati: i due avevano anche studiato un sistema per preservare e migliorare la qualità delle piante. Divise per tipologia di semenza, venivano innaffiate con un sofisticato impianto, e protette dagli attacchi con concimi e antiparassitari. Per far crescere le piante più piccole, invece, i due avevano costruito una serra. Ad aiutare i carabinieri di Villanova d'Albenga nella scoperta e nella perquisizione della piantagione un elicottero e i cani antidroga del Nucleo carabinieri cinofili.


http://www.ilmessaggero.it/societa/nolimits/cannabis_liguria_marijuana/notizie/213035.shtml

Evasione fiscale, burocrazia e giustizia L'Italia maglia nera in Europa e non solo.


Evasione fiscale, burocrazia e giustizia L'Italia maglia nera in Europa e non solo

I dati in uno studio realizzato da Confcommercio. Sotto osservazione il rapporto tra impresa privata e sistema giudiziario. Noi ultimi per la qualità complessiva delle infrastrutture.

ROMA - Le tangenti, il rapporto falsato tra impresa e giustizia, il labirinto della burocrazia. Poi la qualità dei servizi, sempre più bassa. L'Italia risulta ultima per efficienza del sistema giudiziario tra i Paesi dell'Unione Europea. E le cose non vanno meglio nel confronto con nazioni extra Ue. E' quanto emerge dal rapporto sulle determinanti dell'economia sommersa realizzato dall'Ufficio studi di Confcommercio, in base alle elaborazioni di dati del World Economic Forum e della Banca Mondiale. Nella ricerca dei fattori che sono alla base dell'evasione fiscale, l'associazione ha messo a punto un indicatore composito, in cui rientrano i diversi aspetti del rapporto impresa-giustizia. 

Tangenti. Sono stati considerati, infatti, la presenza di un quadro normativo di riferimento efficiente, la diffusione di pagamenti irregolari e tangenti, i tempi di attesa della giustizia nella soluzione dei problemi legati all'attività economica, la complessità delle pratiche burocratiche legate alla giustizia. Nel confronto tra l'Italia e gli altri Paesi sono stati presi a riferimento gli Stati che presentano evidenze statistiche attendibili su questi fenomeni. Si tratta di Paesi che fanno parte dell'eurozona, dell'Unione europea e di Paesi fuori dai confini del Vecchio continente, come Usa, Canada, Giappone, Australia e Messico. E il risultato è negativo: per le tangenti l'Italia è al terzultimo posto superata, nel 2011, solo da Grecia e Slovacchia.

Infrastrutture. Secondo lo studio "nel confronto con altri Paesi europei ed extra europei la qualità-quantità dell'output pubblico in Italia è tra i peggiori, ricoprendo il terzultimo posto nella graduatoria dei 26 Paesi presi in considerazione". In particolare, l'Italia è in ultima posizione per qualità complessiva delle infrastrutture e in quartultima per qualità ed efficienza delle istituzioni. Inoltre, per l'adempimento degli obblighi fiscali in Italia occorre un numero di ore quasi cinque volte superiore a quello del Lussemburgo.

Efficienza del sistema giudiziario. Secondo l'analisi della Confcommercio, l'Italia mostra il più basso livello di efficienza del sistema giudiziario tra i Paesi considerati, situazione che non ha registrato negli anni grandi cambiamenti. Nella graduatoria 2010, l'Italia occupa l'ultimo posto preceduta da Grecia, Slovacchia, Slovenia e Messico, segnalando un peggioramento di una posizione rispetto al 2000. E le valutazioni espresse nell'indagine del World Economic Forum sull'idoneità del nostro sistema a risolvere le controversie in maniera rapida ed efficiente sono decisamente negative.

Sentenze, istruzione e sanità.
 Inoltre, negli ultimi dieci anni, il tempo di attesa per una sentenza di fallimento o di insolvenza è praticamente raddoppiato: si è passati da uno a quasi due anni, comunque quasi cinque volte i tempi dell'Irlanda e il doppio del Regno Unito. Nel campo dell'istruzione, a una percezione abbastanza positiva della qualità della scuola primaria, fa riscontro una minore performance del sistema educativo superiore, anche a causa della scarsa diffusione del web all'interno delle scuole. Solo sul versante della sanità si registra un risultato positivo.

Giglio marino o Pancratium maritimum.

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Il Giglio marino, o Pancratium maritimum, è una pianta bulbosa della famiglia delle Amaryllidaceae che cresce spontaneamente sui litorali sabbiosi. Presenta foglie lineari piane e i fiori, che sbocciano in estate, sono bianchi e profumati, disposti ad ombrello lungo l’apice del peduncolo. Il fiore ha una doppia corolla con forma di ombrello. Il Giglio marino vive in riva al mare, dove cresce sulla sabbia delle dune litoranee.
Lo troviamo in abbondanza lungo le coste tirreniche e ioniche, comprese le Isole e sulle coste della Riviera Ligure.
La pianta raggiunge un’altezza di 50-60 centimetri, presenta foglie di colore verde glauco, rivolte a spirale. I fiori sono grandi ed ermafroditi, i petali sono contenuti in un tubo fiorale stretto e di colore verde. All’estremità superiore,s i formano un imbuto con 6 lacinie bianche bordellate di verde.
L’impollinazione avviene tramite gli insetti, mentre i frutti sono delle capsule grandi pochi centimetri che contengono i semi neri. I semi galleggiano in acqua, con questo si spiega la grande diffusione anche via mare. Contengono inoltre la licorina, sostanza velenosa.
Il Giglio di mare può anche essere coltivato. Il terreno deve possedere sufficiente sostanza organica ed essere molto ben drenato. Il bulbo viene impiantato in autunno o a inizio della primavera, con la testa rivolta verso l’alto e ricoperto con non più di 6/8 centimetri di terra.

http://guide.supereva.it/botanica/interventi/2010/02/il-giglio-di-mare-sui-litorali-sabbiosi

Feltri: “Fuori le telefonate del Colle”. E difende Ingroia e Di Pietro.


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Commento del direttore editoriale del Giornale: "Napolitano fa di tutto nel voler nascondere le conversazioni. Se non c'è niente di peccaminoso vale la pena di renderle pubbliche". Sul leader Idv: "Stavolta ha ragione". E sul pm di Palermo: "Promosso e rimosso: lontano dagli occhi, lontano dai glutei".

“Una domanda va posta al capo dello Stato. Per quale motivo non tira fuori le conversazioni telefoniche tra il Quirinale e Mancino e non ne consente la pubblicazione? Se non contengono nulla di peccaminoso, vale la pena di renderle pubbliche, e festa finita”. A scriverlo è Vittorio Feltri in un commento che parte dalla prima pagina del Giornale dal titolo “E ora fuori le telefonate del Colle”. Il ragionamento del direttore editoriale del Giornale è questo: perché, se non c’è niente da nascondere, Giorgio Napolitano fa di tutto “nel voler nascondere a ogni costo, anche quello del ridicolo, i dialoghi tra il suo (defunto) consulente legale, Loris D’Ambrosio, e Mancino”? L’articolo di Feltri ricostruisce l’intera vicenda della presunta trattativa Stato-mafia alla quale, precisa, lui non crede. Feltri supera i dubbi sulla trattativa e supera anche le controversie sul fatto che i pm di Palermo potessero o no intercettare le telefonate tra il presidente della Repubblica e l’ex ministro dell’Interno. Tuttavia Feltri segnala che “il capo dello Stato, indignato, ricorre contro la Procura. Sostiene che l’istituzione va tutelata. Occorre riservatezza. Giusto. Tuteliamola. Ma perché in analoga circostanza l’istituzione Palazzo Chigi fu, invece, sfregiata?”. 
Il direttore del Giornale arriva a difendere perfino il sostituto procuratore Antonio Ingroia (“Promosso e rimosso: destinazione Guatemala. Lontano dagli occhi, lontano dai glutei”) e il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro, reo (per sinistra e destra) di aver attaccato Napolitano: “A Tonino si possono rimproverare tante cose, non questa”. Perché anche chi, dalle file del centrodestra, ha polemizzato dicendo che Di Pietro avrebbe potuto piuttosto agire “contro di lui (Napolitano, ndr) e non soltanto contro il povero Bettino che viceversa ha pagato per tutti, mentre il Pci fu salvato da Mani Pulite”.
“E’ molto antipatico – prosegue Feltri – che Napolitano sia tanto seccato per le intercettazioni (non distrutte) che lo riguardano, e indifferente per quelle relative a Berlusconi, servite ad esporre questi alla berlina. Poco elegante e per nulla corretto sotto il profilo etico-istituzionale”. “Pazienza – conclude il commento – Bisogna abituarsi a tutto, anche all’ostracismo inflitto a Di Pietro, colpevole di aver detto – in ritardo – la verità. Chi tocca il Quirinale non muore, ma è condannato all’isolamento. La sinistra non perdona”. 

Trattativa, Procura Palermo dà parere negativo a stralcio posizione di Mancino.


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Secondo il pm Nino Di Matteo c'è “strettissimo collegamento probatorio” tra le vicende contestate all’ex ministro e quelle contestate agli altri indagati. Sulla istanza dei legali l’ultima parola spetta al gup che il 29 ottobre deciderà la questione durante la celebrazione dell’udienza preliminare.

La procura di Palermo ha espresso parere negativo sulla richiesta dei legali dell’ex ministro dell’Interno ed ex presidente del Senato Nicola Mancino di stralciare la sua posizione da quella degli altri indagati nel procedimento sulla trattativa Stato-mafia. Per i difensori di Mancino, indagato per falsa testimonianza, non ci sarebbe connessione sostanziale tra la sua posizione e quella degli altri 11, tra boss, politici ed esponenti dell’Arma, accusati di violenza o minaccia a Corpo politico dello Stato. 
Non la pensa così il pm Nino Di Matteo (su cui il pg della Cassazione ha avviato un’azione disciplinare) che motiva il suo no allo stralcio con lo “strettissimo collegamento probatorio” tra le vicende contestate all’ex ministro e quelle contestate agli altri indagati. Tanto che una separazione comporterebbe un’inutile duplicazione delle acquisizioni probatorie. Sulla istanza dei legali, però, l’ultima parola spetta al gup Piergiorgio Morosini che il 29 ottobre deciderà la questione durante la celebrazione dell’udienza preliminare. 

Grill...



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