martedì 23 ottobre 2012

Sallusti, la Cassazione: «Spiccata capacità a delinquere».



Il giornalista furioso insulta il magistrato: i giudici ne risponderanno.
ROMA - Nei confronti di Alessandro Sallusti la Cassazione motiva la condanna al carcere per la sua «spiccata capacità a delinquere», dimostrata da tanti precedenti e dalla «gravita» della «campagna intimidatoria» e «diffamatoria» condotta nei confronti del giudice Giuseppe Cocilovo quando nel 2007 dirigeva 'Libero'. «La Cassazione ne risponderà», è la replica del giornalista. Intanto il ddl diffamazione passa all'esame del Senato.

Le motivazioni. 
Nella sentenza 41249, la Suprema Corte spiega perché, lo scorso 26 settembre, ha confermato la condanna a 14 mesi per diffamazione e omesso controllo a carico di Sallusti per due articoli - uno firmato 'Dreyfus' - pubblicati il 17 febbraio 2007. «Gli atti processuali - scrive la Cassazione - danno un quadro di forti tinte negative sulle modalità della plurima condotta trasgressiva» di Sallusti ai danni non solo di Cocilovo ma anche dei genitori adottivi e di una minorenne «sbattuti in prima pagina».

«Non esiste il diritto di mentire». 
«In ordinamento e in una società, che vivono e si sviluppano grazie al confronto delle idee, non può avere alcun riconoscimento l'invocato diritto di mentire, al fine di esercitare la libertà di opinione», sottolinea la Cassazione replicando alla tesi difensiva di Sallusti. «L'affermato intreccio del dovere del giornalista di informare e del diritto del cittadino di essere informato merita rilevanza e tutela costituzionale se ha come base e come finalità la verità e la sua diffusione. Se manca questa base di lancio, se non c'è verità, ma calcolata e calibrata sua alterazione, finalizzata a disinformare e a creare inesistenti responsabilità e ad infliggere fantasiose condanne agli avversari, il richiamo a nobili e intangibili principi di libertà è intrinsecamente offensivo per la collettività e storicamente derisorio, beffardo per coloro che, in difesa della libertà di opinione, hanno sacrificato la propria vita». La sentenza si compone di 26 pagine.

«Illecita strategia intimidatrice».
 «Forma, sostanza, modalità, tecnica di informazione impiegati ed esibiti dal quotidiano, in persona del direttore Sallusti, dimostrano l'assenza di un leale confronto di idee e di una lecita critica» alla legge sull'interruzione di gravidanza, scrive poi la Cassazione, aggiungendo che i due articoli incriminati «dimostrano invece la presenza (nell'ambito di un lecito quadro di dissenso per la disciplina legislativa dell'aborto) di una illecita strategia di intimidatrice intolleranza, di discredito sociale, di sanzione morale diretta contro un magistrato». Sallusti, per i Supremi giudici, ha attribuito al giudice tutelare Cocilovo «un inesistente ruolo di protagonista nella procedura dell'aborto, rappresentata come cerimonia sacrificale di una vita umana, in nome della legge». A Cocilovo, inoltre, Sallusti ha attribuito «una funzione e una immagine di crudele e disumano giustiziere, meritevole di essere posto nella gogna mediatica con la qualifica di assassino». Per la Cassazione Sallusti ha pubblicato in maniera «deliberata» la notizia falsa e diffamatoria.

La «mancata concessione delle attenuanti generiche» a favore di Alessandro Sallusti, per la «dimostrata gravità» dei fatti da lui commessi, è «già sufficiente a configurare un'ipotesi eccezionale, legittimante l'inflizione della pena detentiva», sottolinea infine la Cassazione.

La replica di Sallusti. 
«Non si può giocare con la vita delle persone, il presidente della Cassazione dovrà risponderne anche a mio figlio», replica Alessandro Sallusti, reagendo con parole durissime alle motivazioni della sentenza di condanna. «Non si può dare del delinquente - conclude - a un giornalista che non ha mai subito altre condanne». Il direttore del Giornale si lascia andare anche a qualche insulto nei confronti di Aldo Grassi, presidente della quinta sezione della Corte di Cassazione. «Il mio non è uno sfogo - spiega - ma un giudizio sereno che sarà oggetto di un mio editoriale che sarà pubblicato domani. Mi auguro che questo giudice venga cacciato dalla magistratura. Non si può giocare con la vita delle persone». «Non c'è nessuna reiterazione del reato, c'è solo un articolo, neanche scritto da me, che a ben guardare non è neanche diffamatorio perché non si cita nessuno e si parla per assurdo».

Scajola, l'uomo delle armi. - Gianluca Di Feo




L'indagine sulle forniture Finmeccanica in Brasile (nella quale l'ex ministro è indagato) alza il velo sull'incredibile giro d'affari che ha creato dal 2008: aerei per un miliardo, navi per 461 milioni e mezzi terrestri per 404 milioni.

Tutti guardano al cielo, ai voli del supercaccia F-35 ma il programma più costoso della Difesa italiana è un altro: si chiama Forza Nec e si prevede che farà spendere ai cittadini ben 22 miliardi di euro nei prossimi venti anni. 

Un progetto che vuole forgiare il "soldato del futuro", rendendolo pedina di una rete satellitare integrata, ma che permette di finanziare un po' di tutto: dentro il concetto di Nec ossia network enabled capability si sono infilati fucili d'assalto e software, mezzi blindati e apparati spaziali. 

Con due caratteristiche: i contratti fanno tutti capo a Selex, l'azienda elettronica di Finmeccanica, e a pagare non è la Difesa ma il Ministero dello Sviluppo Economico.

L'indagine napoletana che coinvolge Claudio Scajola apre un faro sull'importanza che questo dicastero ha assunto nelle commesse militari. E' lo Sviluppo Economico a decidere e finanziare i programmi più rilevanti, che si tratti proprio dell'F-35 o dell'altro supercaccia Eurofighter Typhoon, delle autoblindo Freccia o delle fregate Fremm, finite adesso al centro dell'inchiesta per le trattative con il Brasile. 

Ogni anno circa un terzo dei fondi per nuovi armamenti arrivano dalle casse dallo Sviluppo Economico e servono per sovvenzionare prototipi o l'acquisto di strumenti bellici, secondo l'antica teoria che vede la ricerca militare come propulsore della crescita economica. In Italia però questa equazione si è trasformata in una pioggia di denaro per Finmeccanica, e secondariamente per Fincantieri sulla parte navale, senza gare di appalto né possibilità di verifica sui costi reali delle forniture. 

Gli importi sborsati sono sempre consistenti. Nel 2005 il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo a disposizione 1490 milioni per armamenti, un miliardo per ciascuno dei due anni successivi. Poi nel 2008, con l'arrivo di Scajola, c'è il boom: ben 2037 milioni. In quest'annata ricca, il dicastero ha finanziato aerei per un miliardo, navi per 461 milioni e mezzi terrestri per 404 milioni. Singolare notare come nemmeno un euro è andato ai piani di ricerca. Nel 2009 c'è una lieve riduzione con il totale di 1906 milioni.


Ma il record viene toccato nel 2010, l'ultimo bilancio impostato da Scajola prima delle dimissioni per la casa con vista sul Colosseo pagata dal giro di Anemone «a sua insaputa»: il suo ministero investe 2 miliardi e 267 milioni in programmi bellici. 

Il salto maggiore riguarda proprio le fregate Fremm, quelle oggetto delle indagini napoletane, che ricevono altri 330 milioni, portando lo stanziamento annuale a 510 milioni. Queste navi da guerra di ultima generazione, concepite assieme alla Francia, stanno da sempre a cuore a Scajola: la produzione di scafi, radar e cannoni è infatti concentrata in Liguria, la terra dove si radica il suo potere elettorale.

Alcuni di questi investimenti sono stati più graditi dai manager di Finmeccanica che non dai generali. Ad esempio quando è nato il programma per l'aereo d'addestramento Aermacchi M346, inizialmente progettato insieme ai russi sulla scia dell'intesa Berlusconi-Putin, l'Aeronautica non sentiva la necessità di un nuovo velivolo scuola. 

Ma l'intera operazione è stato finanziata dal ministero dello Sviluppo Economico, che sta pagando anche per i 14 jet destinati alla nostra aviazione. Per carità, si tratta di un ottimo mezzo, il più avanzato della sua categoria, che però stenta a imporsi sui mercati internazionali. E quindi finora ha pesato soprattutto sui contribuenti. 

Anche la galassia di satelliti spia Cosmo-Skymed, che ha reso l'Italia una potenza dell'intelligence spaziale, è stata messa in orbita grazie ai fondi dello Sviluppo Economico, che si è fatto carico della fetta più consistente dei 1137 milioni usati per costruire i primi quattro occhi elettronici. 

Lo stesso dicastero dovrebbe contribuire con quasi 400 milioni alla realizzazione di due nuovi satelliti spia. Soldi, pure in questo caso, assegnati per trattativa diretta: senza gare, senza vigilanza sulle spese e senza un reale dibattito parlamentare per capire se in tempi di crisi il nostro Paese abbia bisogno di un simile arsenale stellare.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/scajola-luomo-delle-armi/2193462/8

Io ce lo vedrei bene nelle patrie galere.
- Responsabile dei fatti di Genova durante il G8;
- levò la scorta a Marco Biagi suo consulente, che poi fu ucciso;
- si fece istituire un volo giornaliero Alitalia Albenga-Roma;
- dice di non sapere di essere possessore di una casa pagata da altri.
E se non è da patrie galere è da ricovero coatto in strutture per cerebrolesi....

Cetta.

Altra chicca famiglia Scajola risalente al 2009:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/scajola-dinasty/2116358

Morti dell’Aquila, uccisi dalla burocrazia. A ‘Presa di posizione’ l’analisi di Peter Gomez



C’è un’intercettazione che riassume bene quello che è accaduto a L’Aquila una settimana prima del sisma del 2009. Su ordine di Guido Bertoloso, ex numero uno del Dipartimento della Protezione civile, si riuniscono gli esperti componenti della Commissione Grandi Rischi con il chiaro scopo di tranquillizzare la popolazione ed evitare il panico. E’ per ragioni squisitamente politiche che viene organizzata questa operazione mediatica o meglio una grande sceneggiata, così come l’ha definita un testimone durante il processo. Ma ora quegli stessi tecnici, al contrario di quello che scrive la maggior parte della stampa, non sono stati condannati per non aver saputo prevedere il terremoto, ma per aver svolto con negligenza il proprio compito. Gli imputati – secondo l’accusa – erano tecnici, ma non hanno svolto il proprio dovere. Esattamente come in queste ore stanno facendo alcuni giornalisti che non possono ignorare i fatti, rischiano così di svolgere con negligenza il proprio compito. A ‘Presa di posizione’, l’analisi di Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it (riprese e montaggio Paolo DimalioSamuele Orini e Lorenzo Galeazzi, elaborazione grafica Pierpaolo Balani)

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/23/morti-dellaquila-uccisi-dalla-burocrazia-presa-posizione-lanalisi-peter-gomez/208371/

Anonymous viola il sito della Polizia, 3500 documenti finiscono in Rete


Anonymous viola il sito della Polizia, 3500 documenti finiscono in Rete


Il gruppo di hacker, come riportato dall'Espresso, è riuscito ad entrare nei server della Polizia di Stato, scaricando e diffondendo 1,3 giga di dati. Dentro c'è di tutto: dalle buste paga ai numeri di telefono di alcune squadre, dal monitoraggio della galassia no tav ai codici di comunicazione. Un leak in piena regola.


“Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro. Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura; file riguardanti i Notav e i dissidenti; varie circolari ma anche numerose mail, alcune delle quali dimostrano la vostra disonestà (ad esempio una comunicazione in cui vi viene spiegato come appropriarvi dell’arma sequestrata ad un uomo straniero senza incorrere nel reato di ricettazione). Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta. Is there any problem, Officer?”.
Si apre con questo messaggio la schermata del blog di Anonymous Italia con cui si annuncia una azione contro il sito della polizia di Stato. L’intrusione, anticipata dal sito dell’Espresso, ha portato a violare, e mettere in rete, circa 3500 documenti, 1,3 gigabyte di dati, ora “tranquillamente” consultabili dal sito del gruppo hacker. Dentro si può trovare veramente di tutto. Dai moduli pre-stampati per gli stipendi fino alle liste di agenti, i numeri di telefono (cellulari) dei componenti di alcune squadre, persino le mail personali degli agenti alle loro mogli o fidanzate. Insomma, un leak in piena regola. I cui elementi più significativi riguardano la sfera No-Tav, i suoi attivisti e il loro monitoraggio. Come nella relazione inviata dalla Questura di Torino al ministero dell’Interno in cui si descrivono le varie entità politiche dell’area. Sigle, ma anche nomi dei leader e informazioni su di essi. Come Luca Abbà, l’attivista precipitato da un traliccio dell’alta tensione nello scorso febbraio. Proprio la dinamica della caduta figura in una relazione di un dirigente di polizia presente sul posto.
Senza contare i materiali sugli agenti sotto copertura. Uno in particolare, riporta l’Espresso, si intitola “agente provocatore”. E sembra essere l’esame, scritto da un giurista, della posizione giuridica degli infiltrati delle forze dell’ordine qualora prendano parte attiva in azioni illecite. E poi disposizioni sulle comunicazioni, comunicati di protesta dei sindacati interni, dettagli su visite dell’Interpol: il mondo della polizia aperto e reso pubblico. 

Lo spot del ministero sulla scuola pubblica? Girato in una privata.



Polemiche in rete per il nuovo spot del ministero dell’Istruzione sulla scuola pubblica: “E’ uno scandalo”, “Siete degli ipocriti”, sentenzia il popolo di Internet. Perché? Perché la location scelta dal Miur è una scuola privata. E neanche italiana. E’ la “Deutsche Schule Mailand”, la scuola tedesca di Milano. Un bel modo per “portare a scuola i tuoi sogni”, come recita lo slogan. “Cerchiamo con tutte le forze di cambiare ciò che non va”, dice la voce del testimonial Roberto Vecchioni. Forse la prima cosa da fare sarebbe cambiare spot.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/23/spot-ministero-sulla-scuola-pubblica-girato-privata/208373/

Inchiesta Finmeccanica, indagato anche Scajola.



Arrestato Pozzessere accusato di corruzione internazionale nella fornitura di elicotteri e armi.

NAPOLI - L'ex ministro Claudio Scajola risulta indagato nel filone dell'inchiesta della procura di Napoli sulle forniture Finmeccanica in Brasile. A quanto si è appreso, i pm ipotizzano il reato di corruzione internazionale in riferimento ad un suo presunto tentativo di mediazione nell'affare. E' indagato anche il suo portavoce Nicolucci.

"Ho appreso adesso di questo avviso di garanzia, ribadisco che nell'ambito delle competenze di ministro dello sviluppo economico ho girato il mondo sempre nel rispetto delle leggi e delle regole e ho sempre svolto questi compiti alla luce del sole e in incontri ufficiali. Non ho mai avuto incontri privati. Sono sereno e non capisco cosa ci sia dietro ma da adesso sono a disposizione dei magistrati, se volessero sentirmi sull'argomento". Lo afferma a Tgcom 24 l'ex ministro Claudio Scajola indagato nel filone dell'inchiesta della procura di Napoli sulle forniture Finmeccanica in Brasile. "Mi pare strambo che in questo momento un'attività di ministro di cui sono orgoglioso possa essere vista come qualcosa di losco. Non ammetto alcuna speculazione vergognosa. Non ho alcun portavoce che si chiama Nicolucci, conosco un deputato, ma non ho mai avuto un portavoce con questo nome", conclude.

ARRESTATO PAOLO POZZESSERE - Il dirigente di Finmeccanica Paolo Pozzessere è stato arrestato con l'accusa di corruzione internazionale nell'ambito dell'inchiesta su forniture all'estero da parte del gruppo condotta dalla Procura di Napoli. L'arresto è stato eseguito dai carabinieri del Noe e dalla Digos di Napoli. Perquisizioni a Napoli. L' inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco, è condotta dai pm Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock, riguarda, in particolare, forniture di elicotteri e armamenti allo Stato di Panama.

INCHIESTA SU FORNITURE SOCIETA' GRUPPO A PANAMA  - Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale di Finmeccanica, è attualmente senior advisor della società per i rapporti con la Russia. L' inchiesta riguarda, in particolare, le forniture effettuate da tre società del gruppo Finmeccanica AgustaWestland, Selex, e Telespazio, al governo di Panama, nell' ambito di accordi stipulati con lo Stato italiano.
Dall' indagine è emerso che la società panamense Agafia sa, destinataria contrattualmente di corrispettivi di intermediazione per il ruolo di agente svolto nell'interesse delle società fornitrici, era "di fatto e occultamente" riconducibile a uomo politico panamense e interposta nelle forniture attraverso l'attività di Valter Lavitola in precedenza nominato consulente del gruppo Finmeccanica.
Le indagini riguardano anche una fornitura per un ingentissimo importo di navi fregate al Brasile. Nell'ambito di questo filone sono in corso perquisizioni presso l'abitazione di Paolo Graziano, presidente degli industriali napoletani, e presso la sede locale di Confindustria. Graziano, a quanto si è appreso, sarebbe indagato nella sua qualità di amministratore delegato della società Magnaghi.

lunedì 22 ottobre 2012

Corruzione, danni enormi per l'Italia. Il Paese ai livelli di Macedonia e Ghana.



Roma - (Adnkronos) - Presentato il 'libro bianco' del governo sul fenomeno, che riduce dal 25% al 40% il tasso di crescita delle imprese. La percezione dei cittadini colloca il nostro Paese al 69° posto della classifica mondiale. Monti: "Lotta è priorità dell'esecutivo". Ddl anticorruzione, sì del Senato. Severino: ''Noi governo di onesti''.

Roma, 22 ott. - (Adnkronos) - Non solo i costi, enormi, della corruzione, che fanno perdere competitività al Paese: 60miliardi di euro all'anno quelli diretti, calcolati dalla Corte dei Conti. Una riduzione dei tassi di crescita delle imprese, che va dal 25 al 40%. Ancora: le classifiche che, per la corruzione percepita, collocano l'Italia accanto a Ghana e Macedonia, e gli indici di percezione da parte dei cittadini, vicini al massimo per la politica. Numeri drammatici, solo in parte bilanciati dalle statistiche giudiziarie, che, riferite alla parte emersa del fenomeno, segnano invece un andamento discendente. E' il quadro tracciato, in 400 pagine, dal 'Rapporto della Commissione per lo studio e l'elaborazione di misure per la prevenzione della corruzione', redatto dal gruppo di lavoro, coordinato da Roberto Garofoli, che fa capo al ministero della Pubblica amministrazione, e presentato oggi a Palazzo Chigi.

Obiettivo, oltre a fornire una fotografia del fenomeno, indicare possibili soluzioni, attraverso un'idea di fondo: la ''diffusivita' e sistematicita''' della corruzione, rendono insufficiente il contrasto repressivo, e dunque necessaria ''l'elaborazione e l'implementazione di una politica di contrasto di tipo integrato e coordinato'' che si avvalga soprattutto di misure di prevenzione. Dunque il Rapporto elenca regole di trasparenza e integrita' della pubblica amministrazione, e una serie di interventi specifici nei settori della sanita', degli appalti pubblici, del governo del territorio, dei controlli.
Una sorta di 'fase due', che prende l'avvio dall'approvazione del ddl anticorruzione, che dovrebbe avere il via libera definitivo alla Camera nelle prossime settimane. Nel testo, infatti, sono confluite in gran parte le proposte contenute nel Rapporto. Si tratta pertanto dell'''approdo di una prima decisiva fase e una buona base per l'avvio di una seconda fase''.
Le statistiche giudiziarie riportate ''riguardano la sola parte emersa del fenomeno, presentando un carattere oggettivo, oltre che dettagliato e disaggregato per settori'', e consentono di ricostruire una ''dinamica discendente non solo per quel che attiene ai numeri dei delitti di corruzione e concussione consumati (dai 311 casi del 2009 ai 223 del 2010), ma anche a quelli riguardanti le persone denunciate (dalle 1821 del 2009 alle 1226 del 2010) e i soggetti condannati per i medesimi reati in via definitiva (dai 341 del 2007 ai 295 del 2008)''
Quanto alla percezione del fenomeno, il 'Corruption Perception Index' (Cpi), in base alle rilevazioni di 'Transparency International', collocano l'Italia al 69° posto (a pari merito con il Ghana e la Macedonia), con un progressivo aggravamento della corruzione percepita negli ultimi anni. ''Nell'ultima rilevazione dell'indice Cpi (che si sviluppa su una scala da 1 a 10, dove 10 individua l'assenza di corruzione), pubblicata il 1° dicembre 2011, all'esito della valutazione di 182 Paesi, l'Italia si e' attestata a 3.9 contro il 6.9 della media Ocse''.
C'e' poi il 'Global corruption barometer' che misura la percezione del fenomeno corruttivo da parte dei cittadini con riferimento a specifiche istituzioni. Per il biennio 2010/2011 in Italia il primato spetta alla corruzione politica, seguita da quella del settore privato e della pubblica amministrazione.
Le stime dei costi della corruzione, spiega il Rapporto, sono inferiori al reale ammontare: al costo annuo euro valutato dalla Corte dei conti vanno aggiunti i costi quelli ''indiretti''. Scrive il rapporto: ''si pensi ai costi connessi ai ritardi nella definizione delle pratiche amministrative, al cattivo funzionamento degli apparati pubblici e dei meccanismi previsti a presidio degli interessi collettivi ovvero, per citare taluni settori maggiormente esposti al rischio corruzione, alla inadeguatezza se non inutilita' delle opere pubbliche, dei servizi pubblici e delle forniture pubbliche realizzati, al mancato o insufficiente controllo pubblico sull'attivita' di trasformazione del territorio, alla non oculata allocazione delle gia' scarse risorse pubbliche''.
Dunque ''un aumento dei costi strisciante e un rialzo straordinario che colpisce i costi delle grandi opere, calcolato intorno al 40%''.
Secondo un recente studio della Banca Mondiale, inoltre, ''le imprese costrette a fronteggiare una pubblica amministrazione corrotta e che devono pagare tangenti crescono in media quasi del 25% di meno di imprese che non fronteggiano tale problema''. Aspetto ancora piu' preoccupante e' che ad essere piu' fortemente colpite sono le piccole e medie imprese e le imprese piu' giovani: ''tra le aziende costrette a subire fenomeni di corruzione, quelle piccole hanno un tasso di crescita delle vendite di piu' del 40% inferiore rispetto a quelle grandi''.