mercoledì 30 gennaio 2013

Marcello Dell’Utri e il saccheggio dei Girolamini. - Tomaso Montanari


Marcello Dell'Utri
Marcello Dell’Utri è indagato a Napoli per concorso in peculato nel saccheggio della Biblioteca dei Girolamini. Il che vuol dire che la Procura suppone che il senatore non abbia semplicemente comprato dei libri rubati, ma abbia pianificato i furti insieme al direttore saccheggiatore dei Girolamini Marino Massimo De Caro (detenuto a Poggioreale, in parte reo confesso e oggi a processo). Il senatore Dell’Utri ha dichiarato all’Adnkronos che il suo coinvolgimento sarebbe invece «una bufala, una balla assoluta».
Vediamo dunque i nudi fatti. Marino Massimo De Caro è stato socio al 50 % di Marco Jacopo Dell’Utri (figlio del senatore) nella società Mitra Energy Consulting. Ed era, fino all’arresto, segretario organizzativo del Buongoverno, componente del Pdl il cui presidente onorario è Marcello Dell’Utri.
Nel 2010 un Giancarlo Galan allora Ministro dell’Agricoltura nomina De Caro suo consigliere per le bioenergie, su richiesta di Marcello Dell’Utri, ex capo di Galan a Publitalia. «Gli devo tutto, non potevo dirgli di no», dirà poi Galan. Quando, nel marzo 2011, Galan passa ai Beni culturali, Dell’Utri gli chiede di portarsi dietro il consigliere De Caro. E come dirgli di no?
Nel giugno del 2011 la Congregazione dell’Oratorio che governa la Biblioteca (che è di proprietà pubblica: una delle 46 biblioteche statali d’Italia), nomina De Caro direttore «ad onta di ogni regola, e grazie all’influenza politica correlata all’incarico fiduciario di consigliere dell’ex ministro per i Beni e le attività culturali Gianfranco Galan» (così l’ordinanza del Gip di Napoli).
Nel novembre del 2011, il ministro per i Beni culturali del governo Monti, Lorenzo Ornaghi, conferma De Caro nel ruolo di consigliere: e lo fa «per insistenti pressioni di un uomo politico», come mi dirà in seguito uno strettissimo collaboratore di Ornaghi al Mibac.
Il 25 febbraio 2012 De Caro comunica a Dell’Utri (allora momentaneamente espatriato in America Latina, in attesa del verdetto della Cassazione sui suoi rapporti con la mafia) che i senatori del Buongoverno hanno presentato un subemendamento per esentare dall’Imu gli edifici storici di proprietà della Chiesa. Il consigliere De Caro può anche riferire al senatore che il ministro Ornaghi «è contentissimo». Memorabile il commento di Dell’Utri che, con un piede nella latitanza, benedice l’operazione: «È cosa di giustizia, sottoscrivo». Si apprenderà poi che esattamente una settimana prima di quella conversazione un’ispezione ministeriale ai Girolamini era stata disposta, ma anche subito insabbiata.
Quando, nel marzo del 2012, scopro che De Caro sta saccheggiando la biblioteca e lo denuncio sul Fatto (30 marzo), il direttore-saccheggiatore reagisce con una serie di interviste a raffica al «Mattino» di Napoli, allora diretto dal figlio della sorella di Marcello Dell’Utri.
Quando, poco dopo, Francesco Caglioti (che, come me, insegna storia dell’arte alla Federico II di Napoli) scrive un appello che chiede l’allontanamento di De Caro dai Girolamini e dal Mibac, due senatori del Buongoverno di Dell’Utri (si chiamano Palmizio e Piscitelli) presentano un’interrogazione al ministro dell’Università per chiedere se io e il mio collega facciamo il nostro dovere, e se questo nostro impegno per i Girolamini «si riconduca allo svolgimento delle normali attività accademiche loro imposte dalla legge e se – soprattutto – non rischi di gettare discredito sulle istituzioni accademiche».
Nelle prime fasi dell’inchiesta, poi, De Caro riesce ad impedire la perquisizione di un appartamento romano (in Via Crispi) a lui collegato, sostenendo che, essendo utilizzato dal senatore Dell’Utri, sarebbe stato coperto dall’immunità parlamentare. E d’altra parte, nelle intercettazioni telefoniche della collaboratrice di Dell’Utri (Maria Grazia Cerone, anch’essa indagata) si legge: «Sinceramente la roba è tanta, la roba è tanta, eh… Tante scatole, perciò è impossibile portarle via».
Infine, lo stesso Dell’Utri ha restituito alla Procura di Napoli alcuni libri (tra i quali cimeli del valore di milioni di euro) dei Girolamini: dichiarando di non aver mai saputo che provenissero dalla biblioteca diretta dal suo braccio destro. Leggendo questi fatti ciascuno può farsi un’idea di quale sia la ‘balla assoluta’ e quale sia la verità. Una verità che speriamo diventi presto anche una verità processuale.

Regioni, in Lombardia indagati per peculato i capigruppo di Pd, Sel, Udc e Idv.


Regioni, in Lombardia indagati per peculato i capigruppo di Pd, Sel, Udc e Idv


Sotto accusa per le presunte "spese pazze" anche il consigliere dei Pensionati. Ma gli inviti a comparire in totale sono 29. Zamponi (Italia dei Valori): "E' un atto doveroso". Ambrosoli: "Non faremo sconti a nessuno".

I capigruppo di PdSel, IdvUdc e Pensionati del consiglio regionale della Lombardia sono indagati per peculato nell’inchiesta sulle presunte “spese pazze” effettuate coi rimborsi. Si tratta di Luca Gaffuri (Pd), Chiara Cremonesi (Sel), Stefano Zamponi (Idv), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), Gianmarco Quadrini (Udc). Sono 29 gli inviti a comparire che i finanzieri stanno notificando in queste ore ad altrettanti consiglieri dell’opposizione in Regione. L’inchiesta coinvolge anche 62 consiglieri della maggioranza, alcuni dei quali si sono recati in Procura nei giorni scorsi per cercare di chiarire la loro posizione.
“Quello della magistratura – sosteneva in mattinata il capogruppo dell’Italia dei Valori Zamponi – è un atto doveroso oltre che dovuto, quando si gestisce denaro pubblico bisogna essere pronti a fornire tutti i chiarimenti del caso. Sarebbe stato ingiusto si questi fossero stati chiesti solo alla maggioranza e non anche alla minoranza. Noi siamo stati disponibili, fin da subito a mostrare tutta la nostra documentazione contabile, prima alla stampa e poi alla magistratura”.
Stesso concetto espresso dal democratico Gaffuri. “È giusto – aveva spiegato ieri sera – che la magistratura approfondisca e verifichi i conti dei gruppi consiliari e quindi anche quelli dell’opposizione. Ribadiamo dunque la fiducia nel lavoro degli inquirenti e garantiamo la piena disponibilità a chiarire ogni aspetto della nostra attività e dei nostri bilanci. Teniamo a ribadire che nella nostra contabilità i rimborsi diretti ai consiglieri sono meno del due per cento del bilancio del gruppo. Il resto sono attività di funzionamento, di comunicazione e per il personale. Siamo certi di poter dimostrare di aver utilizzato le risorse a nostra disposizione per l’attività politico istituzionale: nella nostra documentazione non si troveranno spese per cartucce da caccia o per banchetti di nozze”.
Per contro il candidato del centrosinistra alla guida della Regione Umberto Ambrosoli aveva spiegato che i consiglieri che arriveranno a processo dovranno dimettersi. Da un lato, infatti, l’avvocato precisa che non farà sconti a nessuno, perché, ha spiegato, “nel momento in cui ci si trova di fronte a comportamenti illeciti, bisogna reagire senza nessuna differenza, quale ne sia il valore”; dall’altro, invece, Ambrosoli chiama in causa i distinguo del caso, invitando PdL e Lega, a “non sfregarsi le mani dicendo ‘mal comune, mezzo gaudio’”. “Sappiamo che c’è una differenza incredibile – ha spiegato Ambrosoli – tra le ipotesi al vaglio della magistratura per i partiti del centro sinistra e quelle di pranzi di nozze e cartucce per la caccia di PdL e Lega, ma io di questo non mi accontento. Io non mi fermo sulla differenza, seppur fortissima; io voglio prevenire, altrimenti continueremo ad arrivare dopo che i problemi si sono verificati. Se vogliamo cambiare, dobbiamo farlo partendo da questo punto di vista”.

Commissione d'inchiesta per il Monte dei Paschi di Siena.


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Nel 1995 viene privatizzato il Monte dei Paschi di Siena, chi comanda è la Fondazione MPS (55%) attraverso i rappresentanti del Comune, presenti con membri quasi tutti di area pd, che dal dopoguerra governa la città (8 nominati dal Comune, 5 dalla Provincia, uno da Regione, Unisi e Diocesi). La Fondazione vive solo di dividendi e le sue quote sono vendute nel tempo a vari personaggi come Caltagirone e Gnutti. Per remunerare gli azionisti MPS comincia a vendere le sue proprietà, tra cui le partecipazioni bancarie (San Paolo,Generali), intere banche come la Cassa di Risparmio di Prato e gli immobili (tenuta di Fontanafredda, palazzi Monte Mario a Roma) che remunerano i nuovi azionisti ma sono in realtà frutto del risparmio di secoli dei senesi. MPS viene spolpata. La sinistra ha compiuto la sua missione di consegnare una banca pubblica che funzionava dal 1500 alla Borsa e alla speculazione. Il valore di MPS prima della privatizzazione era di circa 20miliardi di euro, oggi ne vale meno di 2 e ogni giorno il suo titolo diminuisce.
Oggi 10.000 dipendenti rischiano il posto di lavoro. La giunta comunale Ceccuzzi è caduta. La Fondazione non ha più la maggioranza delle azioni (ha dovuto venderle) e si prospetta la nazionalizzazione e il licenziamento di forse 10.000 persone.
Storia di un saccheggio
- Banco Santander compra Antonveneta per 6, 6 miliardi di euro
- Banco Santander si accorge di aver fatto un pessimo affare, scorpora Interbanca da Antonveneta, valutata 1,6 miliardi, e cerca un compratore, il valore della banca reale è di circa 3 miliardi
- Monte dei Paschi compra Antoveneta per 10,3 miliardi pochi mesi dopo
- MPS si accolla anche il passivo di Antoveneta per 7,9 miliardi
- MPS valeva all’epoca 9 miliardi e compra Antoveneta che ha metà dei suoi sportelli (1.000 contro 2.000) per una cifra, 10,3 miliardi, superiore allo stesso valore di MPS
- MPS non ha 10,3 miliardi, quindi si indebita, il titolo crolla
- Per questa operazione il presidente di MPS Mussari (ex presidente anche della Fondazione MPS) viene premiato con la presidenza dell’ABI senza che nessun partito o organo di vigilanza si opponga
- La procura della Repubblica di Siena apre un’inchiesta sull’enorme minusvalenza dell’operazione Antonveneta. Pari circa a circa 14 miliardi di euro, 28.000 miliardi delle vecchie lire, una finanziaria, uno scandalo che rischia di far impallidire la Parmalat
- La Fondazione MPS, azionista di maggioranza di MPS, indica all'assemblea dei soci della banca la nomina di Alessandro Profumo alla carica di presidente. Profumo ex ad di Unicredit èrinviato a giudizio al tribunale di Milano con l'accusa di frode fiscale
- Profumo punta subito sulla riduzione del personale pari a 4.300 senza avviare una causa come MPS contro i responsabili del disastro
- La Fondazione deve vendere parte della sua proprietà azionaria di MPS e passa dal 55% al 35%
- Per evitare il fallimento di MPS Monti eroga un prestito di 3,9 miliardi, cifra equivalente alla Imu sulla prima casa
- Grillo parla di "buco" di 14 miliardi all'assemblea degli azionisti del 25 gennaio 2013, il buco a cui si riferisce era la sottrazione di valore attraverso le operazioni legate ad Antonveneta
- Lunedì 28 gennaio 2013 i pm che indagano sull'affare Antonveneta scoprono bonifici internazionali per 17 miliardi
- Subito dopo emergono somme rilevanti che sarebbero rientrate in Italia con lo Scudo Fiscale voluto dal Pdl e approvato grazie all'assenza in aula di molti deputati del pdmenoelle
Di fronte a questo colossale furto ai danni degli italiani, il cui conteggio finale non è forse ancora concluso, chiedo:
- la verifica dei patrimoni dei segretari del pd e di tutti i nominati nella fondazione MPS dal comune di Siena, della Provincia di Siena, della Regione Toscana dal 1995
- la pubblicazione dei nomi di tutti coloro che hanno goduto dello Scudo Fiscale con l'ammontare degli importi rientrati in Italia
- le dimissioni immediate di Bersani da segretario del pd
Il M5S chiederà l'istituzione di una commissione d'inchiesta su MPS al suo ingresso in Parlamento.

MPS fa impallidire non solo Parmalat, ma anche il fallimento del Banco Ambrosiano, dietro a questo colossale saccheggio, come avvenne allora, ci può essere di tutto. Craxi, in confronto, rubava le caramelle ai bambini.

A CAGLIARI – Produzione di auto ad aria compressa.


LA MINI VETTURA AD ARIA COMPRESSA SI CHIAMA AIRPOD
Costerà 7000 euro, raggiungerà la velocità massima di 80 km all’ora Non avrà volante ma un joystick che consentirà di parcheggiarla in verticale.«Metti l’ aria nel serbatoio dell’ auto». Sarà probabilmente una frase del genere che ci sentiremo dire dalla metà del 2013, data in cui sarà commercializzata la : la AirPod prodotta dalla Motor Development International (Mdi) in partnership con Tata Motors, super leggera ed alimentata ad aria appunto; 7 Kw per una velocità massima di 80 km/h e presentata ieri nell’area portuale di Cagliari. Costerà 7000 euro e il primo modello ad arrivare sarà una city car, seguito poi da una gamma infinita di modelli, dalla berlina da famiglia alla vetturetta per 14enni al bus, passando per il veicolo commerciale, il trattore e il container. Non manca nulla, perfino un motore da attaccare a casa ad una presa di corrente per usarlo come generatore in caso di emergenza.

martedì 29 gennaio 2013

I giorni della merla.



I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31). Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell'anno (anche se alcune leggende e tradizioni ne specificano come variante gli ultimi 2 giorni di gennaio e il primo di febbraio).

Secondo una leggenda una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da Gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere.
Come in tutte le leggende si nasconde un fondo di verità, anche in questa versione possiamo trovarne un po', infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente con il passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31. Sempre secondo la leggenda, se i giorni della Merla sono freddi, la primavera sarà bella, se sono caldi la primavera arriverà in ritardo."


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Il posto fisso.




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Lo scandalo MPS e le domande che non vengono poste. Come mai? - Sergio Di Cori Modigliani



Potrebbe (e a mio avviso dovrebbe) essere “la mamma di tutte le immondizie italiane”.

Parliamo qui, ancora, della vicenda relativa  a Monte dei Paschi di Siena.


Stanno già facendo tutto per annacquare la vicenda, camuffarla, nasconderla, occultarla e infine insabbiarla.


Tireranno fuori le notizie più strane, in questi rimanenti giorni di campagna elettorale, per distrarre l’attenzione e fare in modo che l’opinione pubblica non si interroghi e che la gente non pretenda di voler sapere.


Dipende da noi tutti agitare le acque in modo tale da inondare il territorio mediatico (quantomeno sul web) di una valanga di domande alle quali è nostro diritto esigere delle risposte immediate e pertinenti.


Senz’altro avremmo saputo qualcosa da Corradino Mineo su rai news 24. Non è più possibile: è candidato capolista per il PD in Sicilia.Qualcosa di davvero intelligente (perché l’uomo lo è senz’altro e molto, oltre ad essere molto pertinente essendo uno dei più grossi esperti italiani dei meandri del potere del nostro sistema bancario) avremmo potuto sapere leggendo sul Corriere della sera gli entusiasmanti editoriali finanziari di Massimo Muchetti ma non sarà possibile perché è candidato capolista a Milano nelle fila del PD.


Avremmo (forse) potuto sapere qualcosa da altri 25, ma sono tutti candidati. Quindi staranno tutti zitti.


E’ per questo li hanno candidati(?)


Ed è per questo che sulla stampa mainstream non leggeremo e non sapremo nulla.Basterebbe fare le domande giuste.


Perché nel campo specifico della professione giornalistica, ciò che conta per davvero consiste nella “qualità delle domande che si pongono”. E’ soltanto questa la differenza tra un bravo giornalista che onora la professione e i nostri impiegati della cupola mediatica.Sono le domande, quelle che contano.Domande che inchiodano, che obbligano a delle risposte che non possono essere evase.Ecco le tre domande che andrebbero poste all’on. Silvio Berlusconi, presidente del PDL.


1) “Ci risulta, come confermato dagli atti ufficiali, che la società di intermediazione finanziaria statunitense Goldman Sachs abbia affidato al giornalista Gianni Letta, ai tempi deputato eletto nelle sue liste, la mansione di gestire, sovrintendere e chiudere la compravendita tra Monte dei Paschi di Siena e Banca Antonveneta. Come mai, non essendo l’on. Gianni Letta né un esperto di sistemi bancari, né un esperto in tecnica bancaria, né un banchiere, né ufficialmente parte in causa, è stato scelto per tale delicato lavoro che presuppone una corposa e specifica competenza tecnica?”


2). “Ci risulta, come provato da atti ufficiali, che, strada facendo, sia stata accorpata anche la società di intermediazione finanziaria statunitense J. P. Morgan, attraverso, pare, la partecipazione attiva e personale del direttore responsabile marketing per le operazioni europee, Mr. Monti jr. Come mai? Perché sarebbero state scelte queste due società straniere essendo l’Italia piena di eccellenti società di intermediazione finanziaria ad alti livelli sia di merito che di competenza tecnica garantita?”


3) “Come mai, essendo il Monte dei Paschi di Siena una banca di interesse nazionale, considerata “strategica” all’interno del mondo finanziario-economico italiano, l’on. Gianni Letta, venendo meno ai suoi obblighi di Legge, non ha riferito, punto per punto, l’intero percorso operativo al presidente della Consob, alla ABI (Associazione Bancaria Italiana) a Bankitalia, al Ministero del Tesoro, e –essendo coinvolte società non italiane in un ambito di rilevanza strategica- anche al Ministero della Difesa?”.


In seguito alla dichiarazione pubblica, rilasciata sabato 26 gennaio da Pier Luigi Bersani, che ha detto: “Se c’è qualcuno che osa sostenere che il PD c’entra in un qualunque modo in questa vicenda, ebbene, noi lo sbraniamo vivo” bisognerebbe porre le seguenti domande al Presidente del PD, on Rosy Bindi e quindi mettersi nelle condizioni di essere sbranato vivo:


1) “Sulla base di atti provati e già in possesso sia delle autorità finanziarie che della magistratura che sta indagando sulle dubbie operazioni finanziarie del Monte dei Paschi di Siena, risulterebbero le seguenti emissioni di bonifico bancario a favore del partito da lei presieduto: da parte di Giuseppe Mussari, presidente della banca, versamento di 246.000 euro; da parte del vice-presidente della banca Monte dei Paschi di Siena, Ernesto Rabizzi 125.000 euro. Da parte del presidente della società denominata “Monte dei Paschi di Siena Capital Service” la cifra di 176.063 euro destinata –nello specifico- alla federazione del Partito Democratico di Siena. Da parte di Riccardo Margheriti, presidente di “Monte dei Paschi di Siena Banca Verde” la cifra di 132.890 euro con la specifica destinazione per investimenti nel settore della green economy a fronte dei quali non esiste nessuna fattura emessa. Infine, da parte di Alessandro Piazzi, consigliere della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la cifra di 161.400 euro. Le domanda sono le seguenti: come mai sono stati versati questi soldi al PD? A quale titolo? A fronte di quali specifiche mansioni? Come mai risultano inviate ma non sono state immesse in bilancio? Come mai risultano incassate ma non sono state immesse nel bilancio del PD?”.


2) “Risulta agli atti che il presidente del Monte dei Paschi di Siena abbia provveduto a far avere al gruppo politico DS nell’arco di dieci anni, dal 1999 al 2009, la cifra complessiva di 682.000 euro. Come mai? In base a quale mansione specifica? Come mai non risulta iscritta in bilancio né in uscita presso la banca né in entrata presso il gruppo DS –tuttora esistente nonostante sia estinto- Tale gruppo estinto è confluito nel partito da lei presieduto, lei che cosa ha da dire al riguardo? Risulta, inoltre, che il presidente della fondazione bancaria abbia “personalmente” versato la cifra di 703.000 euro alla federazione del PD di Siena. A quale titolo? Come mai non sono stati conteggiati”.


Queste sono le domande (parliamo qui davvero di quisquilie e di robbetta) che andrebbero poste.


Non si tratta soltanto di curiosità.


Queste sono le attività di una banca nazionale strategica che è posseduta al 39,6% da una fondazione che è stata identificata e definita da atti parlamentari ufficiali come “ente benefico” e di conseguenza gode del diritto di non subire alcuna forma di tassazione.


Da cui se ne ricava la seguente situazione: l’Italia è una nazione –“ ed è ufficiale”- nella quale le banche possono non pagare le tasse se fanno beneficenza; tale beneficenza si manifesta nell’inviare dei bonifici bancari alle federazioni dei partiti direttamente da parte del management direttivo che considera tale pratica come norma consuetudinaria. Poiché non sono sottoposti ad alcun controllo, ritengono di non dover risponderne alla cittadinanza.


Con l’aggiunta della consueta pantomima elettorale mediatica, costruita per i gonzi, a firma del re degli imbonitori, il nostro Berluska, il quale –immagino- dinanzi al panico dei suoi amici e soci in affari (dal PD all’Udc, passando per tutti, nessuno escluso) deve averli tranquillizzati sostenendo il suo emblematico “ghe pensi mì”. E così, tira fuori una idiota gaffe da operetta a proposito del fascismo, con la cupola mediatica complice che si butta appresso riempiendo i giornali di opinioni, discussioni, distinguo, chiarimenti. Di tutto.


La mia serena opinione è che per tutti i grossi pescecani partitici, oggi, ciò che conta, è sviare l’attenzione dall’affaire Monte dei Paschi di Siena, “la mamma di tutte le immonde schifezze italiane”. Qualunque cosa purchè se ne parli sempre di meno. Qualunque diversivo, gossip, menzogna, fantasia. Va bene tutto. Basta che la gente non cominci a pretendere la verità su ciò che, ora dopo ora, comincia a delinearsi sempre di più come la autentica cassaforte del club dei club: il tavolo italiano dove la massoneria reazionaria, il vaticano, i partiti italiani e i colossi finanziari anglo-statunitensi, si sono sempre incontrati per decidere chi governa, come governa, chi deve contare, chi non lo deve. E soprattutto a chi è necessario dare soldi e quanti e quando e dove.


Perché, per loro, ciò che conta, in questa campagna elettorale è soltanto questo: il profitto netto che i partiti-azienda sono in grado di assicurarsi grazie al voto di chi crede in loro.Questa è la realtà dei fatti, oggi.


Questa è la stessa banca che, nell’arco del solo 2012,  ha provveduto a negare crediti a circa 15.000 piccole imprese nel territorio della regione Toscana e in Emilia Romagna, le quali sono andate in liquidazione e sono fallite.


Una banca che ha prodotto dissesto e disoccupazione, in nome della beneficenza.Abbiamo il diritto di esigere e pretendere il default immediato di questa classe politica indecente, perché se non vanno in default loro, ci andiamo noi.


Ultima domanda a tutti: “Come mai un ente benefico rifiuta il credito alle imprese che danno lavoro e occupazione ma regala dei soldi a un partito?”.


Il titolo di MPS va al rialzo e la borsa gongola.Si sono fatti i loro conti.Non sarebbe splendido, il 26 febbraio, poter dire: ”Signori, avevate fatto i conti senza l’oste”


Noi, siamo l’oste.


Non dimentichiamolo.Buona settimana a tutti.


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