30 miliardi e Amen.
Si è discusso a lungo di tutta questa faccenda sui giornali italiani, in particolare per alimentare la solita bagarre politica necessaria a nascondere sotto il gigantesco tappeto le molte responsabilità e le molte cointeressenze nelle scalate bancarie. Non si è parlato quasi per niente invece di alcuni cruciali passaggi della carriera di Gian Piero Fiorani alle cui origini c’è la sua naturale predisposizione agli ambienti cattolici e della Dc. Ancora prima di entrare in banca il giovane lodigiano scriveva su Il cittadino di Lodi e su L’Avvenire ed è proprio grazie alla frequentazione di Antonio Fazio che viene introdotto nelle alte sfere dell’episcopato. Nel 2000, poco dopo essere diventato amministratore delegato della Bpl, entra in contatto con il cardinale Ruini, presidente della Cei, (la conferenza episcopale italiana, cioe’ il parlamento del vaticano) con il quale mette a punto una serie di progetti per la ristrutturazione e la costruzione di parrocchie. Per analogia si potrebbe paragonare il ruolo di Fiorani e della Banca di Lodi a quello che ebbero Roberto Calvi e l’Ambrosiano anche se in proporzioni minori e fortunatamente con un epilogo meno drammatico. Entrambi però sono stati banchieri spericolati che si sono fatti strada nel mondo della finanza anche per il giusto altolocato contatto con la finanza vaticana. Della reale entità del rapporto di Fiorani con il Vaticano si conosce appena un accenno, quello che il banchiere stesso rivela ai magistrati di Milano che lo interrogano il 10 luglio 2007.E’ Fiorani a introdurre l’argomento e lo fa con una lamentela: “Io ho perso ogni tipo di credibilità, di referenza con la Chiesa – spiega al pm Fusco – Mi dispiace dirglielo, l’ho persa completamene… (…) L’ho contestato al Cardinale Re, che ho rivisto, l’ho contestato ad altri personaggi perché ho detto: ‘Voi siete un’associazione che è la peggiore che c’è al mondo, no un conto è la fede, un conto è la Chiesa’ (…) ‘Voi vedete uno che vi dà i soldi, come io vi ho sempre dato i soldi in contanti, contabile che ho, ma andava tutto bene. Dall’altra parte quando una persona poi è in disgrazia, non fate neanche una chiamata a sua moglie per sapere se sta bene o male’. Io l’ho apertamente detto. Sa cosa mi hanno risposto? Che la chiesa è fatta di uomini e gli uomini sbagliano”.Lo sfogo prosegue con una confessione e una pseudo minaccia di vendetta: “… io contesterò nelle sedi opportune… perché io i primi soldi neri li ho dati al Cardinale Castillo Lara, quando ho comprato la Cassa Lombarda. Che mi ha chiesto di dargli 30 miliardi delle vecchie lire possibilmente su conto estero, non sul conto del Vaticano. Io allora beh, tranquillo, con Mazza dico: ‘Allora, mi dia il conto del Vaticano che bonifichiamo la somma’, ‘No, bonifichiamo Bsi (Banca Svizzera Italiana) Lugano, mi dice’.Alle domande del pm Fiorani chiarisce tutto l’antefatto. Una quota della Cassa Lombarda, il 30%, è di proprietà dell’Aspa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) di cui dal 1989 è presidente il cardinale venezuelano Rosario Josè Castillo Lara. Il quale, secondo la ricostruzione del banchiere, avrebbe chiesto di far transitare il denaro tramite conti esteri per farlo poi depositare in un conto presso la Bsi di Lugano. La quota del Vaticano fu infatti prima intestata ad una società della Banca Svizzera poi girata alla famiglia Trabaldo Togna proprietaria della Cassa Lombarda che poi avrebbe venduto alla Lodi.La ragione di questo giro è presto detta: “Noi abbiamo dichiarato un valore troppo basso – gli dice il cardinale – paghiamo troppe plusvalenze, allora facciamo un’operazione estero su estero”. E Mazza, al tempo patron di Bdl, siamo nel 1995, ordina al suo giovane pupillo di eseguire: “Va beh, vai là, fallo”.Così Fiorani trasferisce con un bonifico bancario i 30 miliardi delle vecchie lire su questo conto svizzero e aggiunge al magistrato: “Ci sono tre conti del Vaticano (alla Bsi di Lugano ndr.) che erano su penso, non esagero, dai due ai tre miliardi di Euro.!”.Inutile dire che non è stato possibile effettuare alcun accertamento sulle dichiarazioni di Fiorani che riguardano la finanza Vaticana come in nessuno dei casi che in passato hanno coinvolto i vertici porporati. Intoccabili, ingiudicabili, improcessabili, qualsiasi sia il crimine o l’ingiustizia da loro commessa.Eccone un dettagliato elenco, a valutare siano almeno i cristiani.
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/11812/114/1/2/
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