Questa, mi mancava...........
Montenegro Connection
di Leo Sisti
di Leo Sisti
Arriva in tribunale l'inchiesta sui rapporti tra la malavita organizzata e Milo Djukanovic, l'amico di Berlusconi a Podgorica.
Milo DjukanovicDopo anni di lunghe indagini arriva all'esame del Tribunale l'inchiesta della Procura di Bari sulla "Montenegro connection", un colossale traffico di tabacco che sfiora i vertici dell'ex paese jugoslavo, alleati con le mafie di Campania e Puglia, camorra e Sacra Corona Unita. Mercoledì 3 giugno davanti al giudice Rosa Calia Di Pinto comincia l'udienza preliminare di un caso giudiziario riassunto nelle seguenti cifre: un miliardo di sigarette, pari a 100 mila casse, o mille tonnellate, venivano trasportate ogni mese a bordo di motoscafi super veloci dai porti del Montenegro, al di là dell'Adriatico, sulle coste pugliesi tra Bari e Brindisi. Agli ordini dei capi della criminalità organizzata i carichi venivano poi distribuiti ai consumatori nei mercati illegali del contrabbando. I profitti venivano in seguito trasferiti nei forzieri di numerose banche svizzere, tra Lugano e il Canton Ticino. Sono una montagna, più di un miliardo di dollari, riciclati da broker elvetici per conto dei boss italiani, come risulta dagli atti del processo "Operazione Montecristo" iniziato ad aprile a Bellinzona come costola della "Montenegro connection" e prossimo alla conclusione, prevista per fine giugno.Per dodici mesi i reporter del network americano di ICIJ (International Consortium of Investigative Journalists), emanazione del Center for Public Integrity di Washington, hanno scavato in mezzo a migliaia di pagine di ordini di custodia cautelare, interrogatori, intercettazioni e rogatorie internazionali, ora tutto depositato per giudici e avvocati dai pm Giuseppe Scelsi ed Eugenia Pontassuglia. Da oggi il risultato delle loro ricerche è nel sito www.publicintegrity.org, che pubblica documenti finora inediti.Sono 14 le persone per le quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio e per le quali il giudice Calia Di Pinto dovrà valutare se ci sono sufficienti prove per mandarle alla sbarra. Milo Djukanovic, rieletto primo ministro del Montenegro dopo le elezioni del marzo 2009, e principale indiziato, è stato salvato dall'immunità diplomatica. Accusato di associazione mafiosa legata al contrabbando di sigarette per fatti che vanno dal '94 al 2002, è ora fuori dal procedimento (nella "Richiesta di rinvio a giudizio" il suo nome è coperto da "omissis"). Ma, anche se lontano, sarà ugualmente presente. Tante sono le contestazioni a lui mosse dal pm Scelsi, per più di dieci anni a caccia di carte che, dalla Svizzera a Cipro, dall'Olanda, agli Stati Uniti, potessero mettere a nudo il suo ruolo. Djukanovic, stando alle accuse, avrebbe "promosso, diretto, costituito e preso parte ad un'associazione di stampo camorristico-mafioso". Un rapporto di 409 pagine della Dia di Bari esprime pesanti giudizi:
Milo Djukanovic era perfettamente consapevole sia di quanto accadeva in Montenegro, sia delle successive ripercussioni che si verificavano ai danni dello Stato italiano e degli altri Stati dell?Europa comunitaria. Era consapevole in quanto coinvolto e direttamente interessato. Egli stesso aveva avuto modo di rendersi conto delle ingentissime somme di denaro, in valuta pregiata, che produceva l'indotto del contrabbando di tabacchi gestito dalla criminalità organizzata italiana. L'avidità "dell'arricchimento" lo ha reso talmente spregiudicato da integrarsi nell'associazione al punto di garantire, soprattutto attraverso l'apparato di sicurezza dello Stato, la protezione di quei latitanti ricercati dalle autorità italiane in dispregio alle più elementari norme di diritto. Sempre nel rapporto della Dia si legge: Il Montenegro, per dieci anni, è stata la vera Tortuga dell'Adriatico: paradiso dei traffici illeciti; impunità garantita ai malavitosi; località costiere come Bar e Cattaro (porti montenegrini, ndr) utilizzate come basi logistiche; flottiglie di scafi; la scorta garantita dalle autorità alle merci illecitamente trafficate; una vicenda allucinante; una vicenda d'altri tempi. Nel periodo in esame la Tortuga è stata "governata" da Milo Djukanovic
(02 giugno 2009)
Milo DjukanovicDopo anni di lunghe indagini arriva all'esame del Tribunale l'inchiesta della Procura di Bari sulla "Montenegro connection", un colossale traffico di tabacco che sfiora i vertici dell'ex paese jugoslavo, alleati con le mafie di Campania e Puglia, camorra e Sacra Corona Unita. Mercoledì 3 giugno davanti al giudice Rosa Calia Di Pinto comincia l'udienza preliminare di un caso giudiziario riassunto nelle seguenti cifre: un miliardo di sigarette, pari a 100 mila casse, o mille tonnellate, venivano trasportate ogni mese a bordo di motoscafi super veloci dai porti del Montenegro, al di là dell'Adriatico, sulle coste pugliesi tra Bari e Brindisi. Agli ordini dei capi della criminalità organizzata i carichi venivano poi distribuiti ai consumatori nei mercati illegali del contrabbando. I profitti venivano in seguito trasferiti nei forzieri di numerose banche svizzere, tra Lugano e il Canton Ticino. Sono una montagna, più di un miliardo di dollari, riciclati da broker elvetici per conto dei boss italiani, come risulta dagli atti del processo "Operazione Montecristo" iniziato ad aprile a Bellinzona come costola della "Montenegro connection" e prossimo alla conclusione, prevista per fine giugno.Per dodici mesi i reporter del network americano di ICIJ (International Consortium of Investigative Journalists), emanazione del Center for Public Integrity di Washington, hanno scavato in mezzo a migliaia di pagine di ordini di custodia cautelare, interrogatori, intercettazioni e rogatorie internazionali, ora tutto depositato per giudici e avvocati dai pm Giuseppe Scelsi ed Eugenia Pontassuglia. Da oggi il risultato delle loro ricerche è nel sito www.publicintegrity.org, che pubblica documenti finora inediti.Sono 14 le persone per le quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio e per le quali il giudice Calia Di Pinto dovrà valutare se ci sono sufficienti prove per mandarle alla sbarra. Milo Djukanovic, rieletto primo ministro del Montenegro dopo le elezioni del marzo 2009, e principale indiziato, è stato salvato dall'immunità diplomatica. Accusato di associazione mafiosa legata al contrabbando di sigarette per fatti che vanno dal '94 al 2002, è ora fuori dal procedimento (nella "Richiesta di rinvio a giudizio" il suo nome è coperto da "omissis"). Ma, anche se lontano, sarà ugualmente presente. Tante sono le contestazioni a lui mosse dal pm Scelsi, per più di dieci anni a caccia di carte che, dalla Svizzera a Cipro, dall'Olanda, agli Stati Uniti, potessero mettere a nudo il suo ruolo. Djukanovic, stando alle accuse, avrebbe "promosso, diretto, costituito e preso parte ad un'associazione di stampo camorristico-mafioso". Un rapporto di 409 pagine della Dia di Bari esprime pesanti giudizi:
Milo Djukanovic era perfettamente consapevole sia di quanto accadeva in Montenegro, sia delle successive ripercussioni che si verificavano ai danni dello Stato italiano e degli altri Stati dell?Europa comunitaria. Era consapevole in quanto coinvolto e direttamente interessato. Egli stesso aveva avuto modo di rendersi conto delle ingentissime somme di denaro, in valuta pregiata, che produceva l'indotto del contrabbando di tabacchi gestito dalla criminalità organizzata italiana. L'avidità "dell'arricchimento" lo ha reso talmente spregiudicato da integrarsi nell'associazione al punto di garantire, soprattutto attraverso l'apparato di sicurezza dello Stato, la protezione di quei latitanti ricercati dalle autorità italiane in dispregio alle più elementari norme di diritto. Sempre nel rapporto della Dia si legge: Il Montenegro, per dieci anni, è stata la vera Tortuga dell'Adriatico: paradiso dei traffici illeciti; impunità garantita ai malavitosi; località costiere come Bar e Cattaro (porti montenegrini, ndr) utilizzate come basi logistiche; flottiglie di scafi; la scorta garantita dalle autorità alle merci illecitamente trafficate; una vicenda allucinante; una vicenda d'altri tempi. Nel periodo in esame la Tortuga è stata "governata" da Milo Djukanovic
(02 giugno 2009)
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