Se si votasse oggi, almeno stando a quanto rivela un sondaggio commissionato dal quotidiano La Stampa - raccoglierebbe il 3 per cento dei consensi, come Sinistra e Libertà di Nichi Vendola. Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo,piaccia o no, è qualcosa con cui la politica italiana – e la sinistra in particolare – dovrà fare i conti nei prossimi anni. E lo sanno bene gli elettori dell’Emilia Romagna e, soprattutto, i piemontesi. Un possibile exploit, con margini di crescita indefinibili, che ancora una volta dimostra quanto paghino idee chiare e non negoziabili: lo insegna da una vita la storia della Lega, è tendenza ormai consolidata per l’Idv. Insomma, l’esatto contrario del Pd.
Davide Bono e Fabrizio Biolè da tre mesi siedono da extraterrestri in consiglio regionale a Torino. Davide, medico, 30 anni, è il capogruppo. È stato il primo a non stupirsi dei 90 mila voti che lo hanno catapultato a Palazzo Lascaris e non si sorprende del sondaggio: “Abbiamo una visione e sappiamo di avere un consenso alle spalle – racconta – il Movimento sta crescendo anche al di fuori della rete, perchè le nostre tematiche – energia, sostenibilità, trasparenza – sono di respiro mondiale. E’ il momento caldo per battere”. Per il futuro prossimo le idee sono chiare: “Presenteremo un candidato sindaco a Torino e, soprattutto, contiamo di entrare in Parlamento nel 2013. Il 4 per cento è una soglia raggiungibile, i risultati di Piemonte ed Emilia-Romagna lo confermano”.
Ma come sono stati questi primi mesi da “politico”? Davide risponde divertito: “È un lavoro duro – dichiara – per riuscire ad incidere nelle istituzioni e ottenere risultati bisogna imparare il mestiere. Ci stiamo provando”. Un obiettivo raggiunto, i due grillini – che trattengono per sé 2.500 euro al mese destinando il resto delle indennità al Movimento che a sua volta finanzia iniziative e progetti – se lo appuntano al bavero: “Il Piemonte ha dimezzato il Tfr per i consiglieri – dichiara Bono – Fino a ieri chiunque non fosse rieletto riceveva un indennizzo di 100 mila euro. Il taglio è passato come emendamento della maggioranza alla Finanziaria, ma i primi a proporlo siamo stati noi. Il meccanismo è sempre lo stesso, rigettare tutto quello che viene dalle opposizioni salvo poi ripresentarlo se conviene”.
L’omologo emiliano di Davide Bono si chiama Giovanni Favia, ha 29 anni ed è un fiume in piena: “Quando siamo arrivati in Regione – racconta – abbiamo scatenato un tifone, proponendo da subito l’abolizione del vitalizio per i consiglieri; il Pd ha preso tempo fino a settembre per decidere. Poi abbiamo puntato sul taglio degli stipendi aggiuntivi, le indennità di funzione. Sono stati costretti ad approvarlo con una delibera”. I ragazzi sembrano averci preso gusto: “Ero tra quelli scettici con lo sporcarsi le mani in politica – confessa – ma sbagliavo. Prima le cose ce le dicevamo in piazza, magari in tanti, ma rimanevano circoscritte. Adesso dico una cosa e il giorno dopo me la ritrovo sul giornale. Ci chiamano antipolitica ma della politica siamo i signori: per noi è un servizio civile. E poi io e Andrea (Defranceschi, collega consigliere, ndr) leggiamo tutte le carte fino all’ultima riga, sono tutti sconvolti. I consigli regionali sono realtà ancora più opache e giù di tono del Parlamento; tutto è in mano alle giunte, nessuno discute, pochi lavorano. Per adesso a rompere le scatole ci siamo solo noi”. Stupito del possibile 3 per cento nazionale?: “No di certo – ancora Giovanni – qui in Emilia, per esempio, siamo molto radicati, abbiamo toccato punte dell’11% e possiamo arrivare al 15. Il Parlamento? È un discorso prematuro, ma penso proprio che ci candideremo. Beppe avrebbe potuto farlo dopo il V-day, ma sarebbe stata una decisione calata dall’alto. Ora, invece, c’è un forte movimento dal basso, con tanto cuore e tanta volontà”.
In Piemonte i colleghi del “palazzo” hanno accolto bene i due extraterrestri: “Sono tutti molto cordiali – racconta Davide Bono – Penso che abbiano anche paura di noi, sanno che qualunque cosa accada noi la rendiamo pubblica in tempo reale”. Facebook, Twitter, la blogosfera, lo sconfinato catino della rete dove i grillini consumano la loro luna di miele collettiva. Ma il mondo è anche fuori e qualche crepa, prima o poi, inevitabilmente comparirà. A Torino è già successo con i ricorsi (in parte accolti dal Tar) per l’annullamento delle elezioni regionali. Il Movimento a 5 Stelle li ha definiti “arroganti”, un po’ stonato per chi fa della legalità e della trasparenza un cavallo di battaglia: “È vero – ammette Bono – abbiamo ricevuto critiche per questa presa di posizione. Dico soltanto che mi sembrano ricorsi un po’ strumentali. Chi ha falsificato le firme lo ha fatto anche nel 2005, ma allora nessuno alzò un dito. In ogni caso se illegalità ci sono state è giusto che si faccia luce”.
Forse c’è il timore di non ripetere l’exploit in caso di nuove elezioni? “È quello che mi dicono tutti – conclude Davide – In realtà sono sicuro che raddoppieremmo i consensi, ma non mi va di farlo sulle tasche dei piemontesi. Di sicuro non lo farei sulle mie: in campagna elettorale ho speso, oltre alla benzina, 50 euro di volantini. E abbiamo anche rinunciato ai rimborsi”.
Davide Bono e Fabrizio Biolè da tre mesi siedono da extraterrestri in consiglio regionale a Torino. Davide, medico, 30 anni, è il capogruppo. È stato il primo a non stupirsi dei 90 mila voti che lo hanno catapultato a Palazzo Lascaris e non si sorprende del sondaggio: “Abbiamo una visione e sappiamo di avere un consenso alle spalle – racconta – il Movimento sta crescendo anche al di fuori della rete, perchè le nostre tematiche – energia, sostenibilità, trasparenza – sono di respiro mondiale. E’ il momento caldo per battere”. Per il futuro prossimo le idee sono chiare: “Presenteremo un candidato sindaco a Torino e, soprattutto, contiamo di entrare in Parlamento nel 2013. Il 4 per cento è una soglia raggiungibile, i risultati di Piemonte ed Emilia-Romagna lo confermano”.
Ma come sono stati questi primi mesi da “politico”? Davide risponde divertito: “È un lavoro duro – dichiara – per riuscire ad incidere nelle istituzioni e ottenere risultati bisogna imparare il mestiere. Ci stiamo provando”. Un obiettivo raggiunto, i due grillini – che trattengono per sé 2.500 euro al mese destinando il resto delle indennità al Movimento che a sua volta finanzia iniziative e progetti – se lo appuntano al bavero: “Il Piemonte ha dimezzato il Tfr per i consiglieri – dichiara Bono – Fino a ieri chiunque non fosse rieletto riceveva un indennizzo di 100 mila euro. Il taglio è passato come emendamento della maggioranza alla Finanziaria, ma i primi a proporlo siamo stati noi. Il meccanismo è sempre lo stesso, rigettare tutto quello che viene dalle opposizioni salvo poi ripresentarlo se conviene”.
L’omologo emiliano di Davide Bono si chiama Giovanni Favia, ha 29 anni ed è un fiume in piena: “Quando siamo arrivati in Regione – racconta – abbiamo scatenato un tifone, proponendo da subito l’abolizione del vitalizio per i consiglieri; il Pd ha preso tempo fino a settembre per decidere. Poi abbiamo puntato sul taglio degli stipendi aggiuntivi, le indennità di funzione. Sono stati costretti ad approvarlo con una delibera”. I ragazzi sembrano averci preso gusto: “Ero tra quelli scettici con lo sporcarsi le mani in politica – confessa – ma sbagliavo. Prima le cose ce le dicevamo in piazza, magari in tanti, ma rimanevano circoscritte. Adesso dico una cosa e il giorno dopo me la ritrovo sul giornale. Ci chiamano antipolitica ma della politica siamo i signori: per noi è un servizio civile. E poi io e Andrea (Defranceschi, collega consigliere, ndr) leggiamo tutte le carte fino all’ultima riga, sono tutti sconvolti. I consigli regionali sono realtà ancora più opache e giù di tono del Parlamento; tutto è in mano alle giunte, nessuno discute, pochi lavorano. Per adesso a rompere le scatole ci siamo solo noi”. Stupito del possibile 3 per cento nazionale?: “No di certo – ancora Giovanni – qui in Emilia, per esempio, siamo molto radicati, abbiamo toccato punte dell’11% e possiamo arrivare al 15. Il Parlamento? È un discorso prematuro, ma penso proprio che ci candideremo. Beppe avrebbe potuto farlo dopo il V-day, ma sarebbe stata una decisione calata dall’alto. Ora, invece, c’è un forte movimento dal basso, con tanto cuore e tanta volontà”.
In Piemonte i colleghi del “palazzo” hanno accolto bene i due extraterrestri: “Sono tutti molto cordiali – racconta Davide Bono – Penso che abbiano anche paura di noi, sanno che qualunque cosa accada noi la rendiamo pubblica in tempo reale”. Facebook, Twitter, la blogosfera, lo sconfinato catino della rete dove i grillini consumano la loro luna di miele collettiva. Ma il mondo è anche fuori e qualche crepa, prima o poi, inevitabilmente comparirà. A Torino è già successo con i ricorsi (in parte accolti dal Tar) per l’annullamento delle elezioni regionali. Il Movimento a 5 Stelle li ha definiti “arroganti”, un po’ stonato per chi fa della legalità e della trasparenza un cavallo di battaglia: “È vero – ammette Bono – abbiamo ricevuto critiche per questa presa di posizione. Dico soltanto che mi sembrano ricorsi un po’ strumentali. Chi ha falsificato le firme lo ha fatto anche nel 2005, ma allora nessuno alzò un dito. In ogni caso se illegalità ci sono state è giusto che si faccia luce”.
Forse c’è il timore di non ripetere l’exploit in caso di nuove elezioni? “È quello che mi dicono tutti – conclude Davide – In realtà sono sicuro che raddoppieremmo i consensi, ma non mi va di farlo sulle tasche dei piemontesi. Di sicuro non lo farei sulle mie: in campagna elettorale ho speso, oltre alla benzina, 50 euro di volantini. E abbiamo anche rinunciato ai rimborsi”.
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