E così anche il Corriere, con un Ostellino in prima pagina, oggi ci spiega che la ‘volontà popolare’ impone sostanzialmente di andare subito alle urne nel caso Berlusconi non avesse più la maggioranza, con buona pace di ogni ipotesi di transizione, foss’anche solo per modificare la legge elettorale.
La tesi, se non fosse brandita da Berlusconi e dai suoi come un randello preventivo sulla testa di Napolitano, meriterebbe anche di essere presa in considerazione nel suo voler tutelare – appunto – il principio della sovranità popolare.
Peccato che tutto questo rispetto per le sacre scelte degli elettori non sia minimamente preso in considerazione quando invece si affronta il modo in cui questa sovranità è destinata a concretizzarsi in caso di ritorno immediato al voto, cioè il mitico Porcellum: creato – quello sì, e innegabilmente – da una conventicola di palazzo, in spregio alla volontà popolare e con lo scopo di vanificarla, dati i meccanismi cooptativi che prevede per la nomina dei parlamentari e i rischi connessi con il megapremio di maggioranza.
Insomma pare un po’ curioso che gli attuali crociati della ‘volontà popolare’ (pdl e lega) siano esattamente gli stessi che l’hanno mortificata brutalmente con il Porcellum; così come è ridicolo che si invochi il ritorno alle urne con questo sistema come un lavacro di democrazia quando invece il meccanismo elettorale cooptativo è proprio uno stupro alla democrazia; ed è semplicemente grottesco che si invochino le elezioni subito sulla base del ‘quindicennio bipolare’ esattamente quando il quindicennale bipolarismo si sta sfasciando: con la probabile conseguenza che se si votasse ora con questa legge (pensata appunto per due sole coalizioni contrapposte) rischieremmo di avere invece tre significativi schieramenti in corsa (centrosinistra, centrodestra e centro casiniano-finiano), con il bel risultato di consegnare la maggioranza assoluta dei seggi a chi ha preso il 35 per cento dei voti.
Alla faccia della sovranità popolare.
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