Chiedo scusa – si fa per dire – per l’assenza. Purtroppo mi sono dovuto rifugiare nell’emisfero settentrionale di Guam (la cui esistenza è nota solo a chi ha visto la quarta e quinta stagione diLost). Dovevo scappare. Ero vittima dello stalking di Laura Ravetto. Messaggi, telefonate, pedinamenti. Un continuo. Per lei sono diventato un’ossessione satura di lascivia. La capisco, è donna di buon gusto, ma ormai provo attrazione soltanto per Luigi Amicone. Soprattutto quando canta Casco blu di Flavia Fortunato vestito di lattice acrilico ignifugo.
In questi mesi ho fatto molte cose. Vestito come un generale affogato nel Tamigi e riemerso dalle acque torbide dopo sette mesi, ho convocato trecento vergini nell’isola di Nantucket (chi coglie la citazione filmica vince un Capezzone in miniatura), convertendole tutte al sadomaso e ricordandole che “se tutti gli Stati Uniti faranno trampling, vivremo in un paese migliore”.
Ho poi fatto opera di squadrismo, criticando a caso il potere precostituito, dispensando strali posticci sulla maggioranza e condannando al contempo il lassismo esiziale dell’ipotetica opposizione.
Mi sono fatto intervistare da Giorgia Meloni davanti a una claque di controfigure repubblichine. Mi sono prostituito moralmente e non solo, al grido diStracquadanio o muerte. Ho fatto alleanze col redento Partito Repubblicano, che in verità credevo morto da vent’anni. Ho salvato governi, fornificato, desiderato la donna d’altri.
Ho infine – e soprattutto – fondato con Sallusti e la Santanchè la cover band degli Inti Illimani. Spopoliamo, soprattutto nella versione unplugged del Lamento del Indio, allorquando Sallusti prorompe in un soliloquio irredentista di charango, mentre Lady Daniela le fa eco in un parossismo di sikus polifonici.
Ma tutto questo (che è già più di tanto, cit) non c’entra con quello che volevo dire. Infatti non volevo dire niente. E’ per quello che, nella vita, uno decide di scrivere.
Mi avete scritto in molti. Ricevo e rispondo:
1) Caro Scanzi, ti amo.
Anch’io. Mi amo.
2) Caro Scanzi, mesi fa era stato molto duro con l’ultimo disco di Ligabue. L’ha poi riascoltato?
Sì, più volte. Poi però per fortuna ho smesso.
3) Caro Scanzi, secondo me lei è il Facci dei giustizialisti.
No, è lui che è lo Scanzi dei bischeri.
4) Caro Scanzi, se Putin è un dono di Dio, Berlusconi cos’è?
Un saldo dell’inferno.
5) Caro Scanzi, secondo lei cosa stiamo aspettando?
Che sia troppo tardi (cit).
Pitoni con la labirintite
Leggo che Berlusconi ha spopolato ad Atreju, che credevo fosse un appartenente del popolo dei Pelleverde. Bene. Gli hanno regalato pure una t-shirt con alcuni versi della poesia di William Ernest Henley, Invictus, quella che leggeva Mandela in carcere. Mi sembra pertinente: dal mare alla montagna c’è tutta la Romagna, da Mandela a Berlusconi c’è tutto il nostro essere coglioni.
Ecco, Berlusconi. Visto che non ne parla nessuno, ne parlo io.
E’ irrilevante star qui a ricordare le leggi vergogna, i procedimenti giudiziari, lo stalliere di Arcore. Per quello c’è già Il Fatto. E’ più pertinente, nonché congruo e affatto specioso (?), sottolineare un aspetto: Silvio Berlusconi non sa parlare.
Non voglio qui asserire che è ignorante (Romolo e Remolo, la famiglia Cervi viva, etc): quello, in questo paese, è un pregio. E’ proprio un discorso di pura retorica. Berlusconi parla da schifo, al microfono. E’ un incrocio tra un venditore di pentole col riporto e un arringatore di casalinghe a cui hanno tolto la dose di Beautiful (e derivati).
Berlusconi è un retore banale. Ripete sempre le stesse cose, apre parentesi di continuo, usa parole inutilmente arcaiche (”criminoso”, “innanzi”). Non raggiunge mai l’acme ed è come i Pink Floyd senza Roger Waters: ha troppi finali, ogni volta si incarta in assoli freestyle con sette chiusure. Inguardabile, inascoltabile. La sua mancanza di bellezza semantica e guizzo comunicativo risultano intollerabili. In confronto Fini è (un dono di) Dio.
Per avvalorare tale tesi, potremmo fare ora serie esegesi doviziose delle ultime barzellette (quella su Hitler fa pena, le altre sono peggio); potremmo analizzare lo sclero in Russia quando ha ricordato che i comunisti (cioè loro) erano cattivi e che il suo ex maggiordomo (il Gianfri) si è ammutinato. Potremmo ricordare mille e più episodi. Potremmo sognare, tutti insieme, all’unisono.
Scelgo però altri due reperti. Il primo – nella versione già ridicolizzata da Beppe Grillo, professione capo squadrista – dimostra come Berlusconi sia più prolisso, confuso e linguisticamente contorto di un pitone con la labirintite (pensateci: un pitone labirintico è sfigato parecchio. Non farà altro che contorcersi su se stesso, la gente lo guarderà convinto che sta solo strisciando come un normale serpente, invece lui striscia e sbanda perché ha la labirintite. E nessuno lo aiuta. Son sfighe).
Il secondo è uno dei più monumentali attacchi di bile di San Silvio.
Poiché primo viene prima di secondo, comincerò da primo.
Daje.
Volere andare innanzi
Expo di Bari 2000
“Oggi la sinistra annuncia arrogantemente (e figurati: “sinistra arrogante” è come dire “Bondi sexy”) di volere andare innanzi (INNANZI?) anche (?) a cambiare la regola fondamentale della democrazia (cioè abbatterlo) che è la legge elettorale (dieci anni e siam sempre lì). Noi lo diciamo in maniera molto chiara (come no), molto decisa e molto precisa (tre ridondanze in un corpo solo). Non glielo lasceremo fare (viva il Duce). NON glielo lasceremo FARE (Eia eia alala). E da oggi diciamo chiaro (qui dovrebbe partire l’arringa, ma guardate quanto si incasina) che ci rivolgeremo al capo dello Stato (possibilmente insultandolo) perché se la sinistra procederà in Parlamento (mai nella vita: la sinistra non procede. Implode), e con i propri numeri – che sono i numeri di una maggioranza parlamentare (ora parte col profluvio di parentesi) e di un Parlamento che non è più lo specchio di un Paese -, che non corrisponde più alla situazione del paese (lo hai già detto), e questa maggioranza in governo (IN governo?) non è quella votata dagli italiani nel ’96, perché è una maggioranza fatta con ELETTI nelle FIIILE (si sta incazzando) del centrodestra che hanno TRADITO il mandato degli elettori (e per questo verranno dati in pasto a Ferrara), che hanno tradito la prima norma morale (ahahahahah) della politica (sì ma ora chiudi, è un’ora che cresci di tono) che è quella del rispetto, del voto, della volontà degli elettori (qui ci vuole la mazzata finale: dai Silvio, tira le fila e colpisci) – se questa sinistra dovrs… …(…) … credesse (???) di fare altrettanto e credesse (????) coi propri numeri di far passare iii (sic) nel Parlamento una legge elettorale (FERMATIIIIII) coooon i solo (?) suoi numeri calpestando gli interessi della minoranza dell’opposizione (non si è capito nulla), io sono certo che questo capo dello Stato quella legge non la firmerà mai (ovviamente non è andata come diceva lui)”.
Ancora e sempre dei poveri comunisti
Questa era la versione Berlusconi Tribuno, avvenente come un brodo di quaglie anoressiche della tundra kenyota. Adesso invece il Berlusconi Adirato.
Qualche pezzente lo contesta a Cinisello Balsamo. E’ il 19 giugno 2009. Lui reagisce con il consueto aplomb. E’ uno dei momenti più alti della retorica berlusconiana. Focalizzate l’attenzione (se ne siete capaci) non sul contenuto (che non c’è), ma sulla forma (che mette malinconia).
Vamos.
“Sono arrivato di cooorsa (vecchia tattica: io sono sempre impegnato, voi invece non fate mai un cazzo), perché il consiglio (guarda verso sinistra, chino e sconfitto: sciatica stalinista, si presume) si è prolungato oltre al previsto (parte qualche fischio: addio patria)… ABBIAMO ANCHE LA CONTESTAZIONE, EVVIVAAAAA AHAHAH (testuale. E’ bastato qualche fischio per trasfigurarlo – oltre quanto già fatto da Madre Natura, intendo dire)… (parte qualche applauso. Berlusconi si impossessa dei due microfoni e li titilla nervosamente, ingobbendosi come un Golem maciullato da una pressa idraulica). Così almeno tutti voi potete capire la differenza fon-da-men-ta-le che c’è tra noi (doppio passo all’indietro) e lllorrro!!! (doppio braccio proteso a indicare i CANI bolscevici)… (entusiasmo tra i pretoriani)… Noi non andremmo mai mai mai (ho capito) siamo andati a disturbare l’incontro tra qualcuno dei loro capi dei loro leader (quei quattro sfigati, insomma) e i loro elettori, perché noi siamo (voi siete?) uomini e donne democratici (ahahahahahahahahahahahahah) e di libertà (IDOLO, Silvio sei un IDOLO)”.
Squadrismo di regime
Giunto a questo punto, Berlusconi poteva anche fermarsi. L’applauso, virulento e volgare, era arrivato. Ma lui non ce la fa. Lui deve sempre sbrodolare. E’ fatto così. Quindi, poco dopo, arriva (divampa) il cesello sopraffino. La rabona. Il colpo da maestro. Un po’ come il rigore di Ibrahimovic a Cesena (e gli arbitri comunisti). Ascoltiamolo.
“Si sono messi a strumentalizzare la paura (parla lui che ha fatto per anni il chihuahua di Bush), la speranza (indica con fare violento i punkabbestia contestatori), il dolore (parla quello del terremoto de L’Aquila), i morti (ma che dici?), VERGOGNAAAAA!!! (e tutto questo per qualche fischio. Se gli tiravano il Duomo in testa, che faceva?). Non avete dignità (in punta di fioretto, proprio), non sapete cos’è la nobiltà d’animo (Lunardi e Scajola invece sì), non sapete cos’è la democrazia (neanche te, a essere onesti), non sapete cos’è la libertà (qui accusa un mezzo embolo, è paonazzo come Brera al decimo giro di Barbacarlo. L’uomo è ormai interamente accartocciato sui microfoni. L’effetto visivo è inaccettabile, nonché sommamente esecrabile)”.
Gran finale.
“Siete ancora ed oggi come sempre dei poveri comunisti!!!” (ovazione).
In qualsiasi altro paese, un grullo così sarebbe stato deposto alla terza virgola. Da noi invece gli squadristi sono quelli che contestano Schifani. Quelli che piansero per Matteotti. Quelli che furono ultimi passeri sul ramo insieme a Johnny.
E’ un mondo bellissimo. Quasi quasi, dalla gioia, vomito.
P.S. E ora scusatemi, ma vado a fondare su Facebook il gruppo Loriana Lana nuova Janis Joplin.
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