Un'eruzione del Vesuvio? “Da buon leghista vi dico che non sarebbe una grande disgrazia”. Parole pesanti come pietre. Se a pronunciarle poi è il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, proprio nei giorni della crisi campana dei rifiuti, quelle pietre diventano lava rovente che annienta le istituzioni dello Stato. L'uscita del “padre padrone” delle emergenze italiane risale al 15 ottobre scorso. Quel giorno a Terzigno i compattatori vanno in fiamme, le “madri vulcaniche” sono già sulle barricate a difendere la salute dei loro figli, la polizia ferma due giovani per gli incidenti.
Ma Bertolaso è a Roma per un impegno immancabile: la festa di saluto al suo vice, Bernardo De Bernardinis, appena nominato presidente dell'Ispra. Il potente sottosegretario ruba la scena al festeggiato davanti al personale della struttura. Parla a ruota libera, per una cinquantina di minuti. La Cgil è in possesso della registrazione e ne ha diffusi alcuni contenuti. La Protezione civile ha reagito subito: «Una «spregevole strumentalizzazione da parte del sindacato, che ha decontestualizzato e artatamente ricostruito ciò che ha detto il capo Dipartimento. il fatto che “non sarebbe una grande disgrazia” - conclude il Dipartimento - è semplicemente riferito alla consapevolezza che la Protezione Civile nazionale, come ha dimostrato sul campo e come è stato riconosciuto in più occasioni a livello internazionale, sarebbe in grado di affrontare e superare anche una eventuale crisi vulcanica in Campania».
Tra risatine, lazzi, applausi, Bertolaso si consente uno show non solo “poco signorile” (così lo definisce, smorzando volutamente i toni, Antonio Crispi, segretario nazionale Funzione Pubblica), ma anche inquietante per i risvolti che rivela sugli equilibri di potere all'interno del governo. Una trama in cui finisce sotto accusa anche il superministro Giulio Tremonti. L'eruzione del Vesuvio, infatti, è solo l'inizio. Non manca, qui, quella dose di volgarità cui ormai l'Italia è abituata. “Sapete tutti che l'unico rammarico che avremo è che purtroppo tra Napoli e i Campi Flegrei non è successo nulla, è l'unica che ci manca... inutile che vi grattate”. Poi la battuta sul leghismo. Ma Bertolaso non si ferma qui.
Parla quasi da Vicerè di un impero che lo vede al centro di una miriade di tentacoli. I “suoi” uomini sono definiti “nostri ministri” da contrapporre a quelli regolari. Parla di “uno schema”, di “un disegno” che vede uomini della Protezione Civile mandati nei vari ministeri, quasi a creare una rete parallela in ombra. Tremonti viene posto in antitesi con Angelo Borrelli, il quale viene presentato alla platea (che applaude) nel ruolo di vicecapo dipartimento dell'area amministrativa. “Come a livello nazionale il ministro dell'Economia pare che conti qualcosa, forse troppo... - dice Bertolaso ai funzionari – in casa nostra il nostro ministro dell'Economia (Borrelli appunto, ndr) ha dimostrato di essere molto diverso dal ministro a livello nazionale.
Perché lui sì che è una persona seria (sottinteso che Tremonti non lo è? Ndr), una persona per bene, una persona dotata di umanità, che sa quando si deve dire di no ma capisce anche quando è il caso di sire di sì”. Ogni spostamento, formalmente deciso dal consiglio dei ministri, Bertolaso lo attribuisce al suo potere d'influenza. “La nomina di Chicco (De Bernardinis, ndr) è sicuramente farina anche in parte del mio piccolo sacchetto – dichiara il sottosegretario - perché avevo immaginato che si dovesse organizzare una strategia visto che qua nessuno è immortale (...) c’è Franco Gabrielli con noi, che è un Prefetto della Repubblica (era a L'Aquila, ndr), ed è Franco quello che presto avrà il compito di rilevare il testimone al sottoscritto”. Il sottosegretario parla del ministero dell'Ambiente come “strategico per noi”, cioè per la sua squadra. Ecco perché si è partiti da De Bernardinis all'Ispra (che dipende appunto dall'Ambiente). Poi seguiranno gli altri ministeri...
Ma Bertolaso è a Roma per un impegno immancabile: la festa di saluto al suo vice, Bernardo De Bernardinis, appena nominato presidente dell'Ispra. Il potente sottosegretario ruba la scena al festeggiato davanti al personale della struttura. Parla a ruota libera, per una cinquantina di minuti. La Cgil è in possesso della registrazione e ne ha diffusi alcuni contenuti. La Protezione civile ha reagito subito: «Una «spregevole strumentalizzazione da parte del sindacato, che ha decontestualizzato e artatamente ricostruito ciò che ha detto il capo Dipartimento. il fatto che “non sarebbe una grande disgrazia” - conclude il Dipartimento - è semplicemente riferito alla consapevolezza che la Protezione Civile nazionale, come ha dimostrato sul campo e come è stato riconosciuto in più occasioni a livello internazionale, sarebbe in grado di affrontare e superare anche una eventuale crisi vulcanica in Campania».
Tra risatine, lazzi, applausi, Bertolaso si consente uno show non solo “poco signorile” (così lo definisce, smorzando volutamente i toni, Antonio Crispi, segretario nazionale Funzione Pubblica), ma anche inquietante per i risvolti che rivela sugli equilibri di potere all'interno del governo. Una trama in cui finisce sotto accusa anche il superministro Giulio Tremonti. L'eruzione del Vesuvio, infatti, è solo l'inizio. Non manca, qui, quella dose di volgarità cui ormai l'Italia è abituata. “Sapete tutti che l'unico rammarico che avremo è che purtroppo tra Napoli e i Campi Flegrei non è successo nulla, è l'unica che ci manca... inutile che vi grattate”. Poi la battuta sul leghismo. Ma Bertolaso non si ferma qui.
Parla quasi da Vicerè di un impero che lo vede al centro di una miriade di tentacoli. I “suoi” uomini sono definiti “nostri ministri” da contrapporre a quelli regolari. Parla di “uno schema”, di “un disegno” che vede uomini della Protezione Civile mandati nei vari ministeri, quasi a creare una rete parallela in ombra. Tremonti viene posto in antitesi con Angelo Borrelli, il quale viene presentato alla platea (che applaude) nel ruolo di vicecapo dipartimento dell'area amministrativa. “Come a livello nazionale il ministro dell'Economia pare che conti qualcosa, forse troppo... - dice Bertolaso ai funzionari – in casa nostra il nostro ministro dell'Economia (Borrelli appunto, ndr) ha dimostrato di essere molto diverso dal ministro a livello nazionale.
Perché lui sì che è una persona seria (sottinteso che Tremonti non lo è? Ndr), una persona per bene, una persona dotata di umanità, che sa quando si deve dire di no ma capisce anche quando è il caso di sire di sì”. Ogni spostamento, formalmente deciso dal consiglio dei ministri, Bertolaso lo attribuisce al suo potere d'influenza. “La nomina di Chicco (De Bernardinis, ndr) è sicuramente farina anche in parte del mio piccolo sacchetto – dichiara il sottosegretario - perché avevo immaginato che si dovesse organizzare una strategia visto che qua nessuno è immortale (...) c’è Franco Gabrielli con noi, che è un Prefetto della Repubblica (era a L'Aquila, ndr), ed è Franco quello che presto avrà il compito di rilevare il testimone al sottoscritto”. Il sottosegretario parla del ministero dell'Ambiente come “strategico per noi”, cioè per la sua squadra. Ecco perché si è partiti da De Bernardinis all'Ispra (che dipende appunto dall'Ambiente). Poi seguiranno gli altri ministeri...
Nessun commento:
Posta un commento