Un gruppo di ricercatori del Rochester Institute of Technology sta sperimentando la produzione di biodiesel utilizzando alghe che crescono in un impianto di trattamento delle acque reflue
Alghe per il biodiesel ricavate dalle acque reflue
La ricerca condotta in Usa ha basi fondate: lo dice un ricercatore dell’università Ca’ Foscari di Venezia, Guido Bordignon, appena tornato dall’Antartide, dove si è recato “a caccia” di nuove alghe da studiare. “È dimostrato che le alghe hanno un alta capacità di bioremediation, in particolare verso composti tossici come nitrati e nitriti di cui i nostri fiumi sono pieni e che utilizzano per crescere – spiega Bordignon – Questi microrganismi hanno una quantità di grasso duemila volte superiore a quello della colza, una pianta utilizzata normalmente per i biocarburanti”. Ecco spiegato perché le alghe stanno prendendo sempre più spazio nell’interesse di molti Paesi e di aziende.
Essi intravedono infatti le enormi potenzialità di questi organismi unicellulari in un mercato, quello dei biocarburanti in crescita esponenziale: secondo una ricerca della società di analisi Pike Research nel 2020 la produzione mondiale raggiungerà i 230 milioni di litri l’anno e un valore di mercato di 1,3 miliardi di dollari. Anche in Italia ci sono alcuni progetti in questo senso: il più avanzato è proprio a Venezia, dove nelle prossime settimane dovrebbe essere inaugurato un impianto pilota da un megawatt che produce energia elettrica utilizzando alghe che crescono in laguna.
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