sabato 26 marzo 2011

Crisi UE: Il debito che non ti aspetti.


Venerdì, il blog di Beppe Grillo pubblicava questo post, Il Debito dei Maiali (e oggi ci riprova con ‘La crisi piovuta dal cielo’), in cui con tanto di video si evidenziavano i rapporti di debito fra i paesi europei e i cinque cosiddetti P.I.I.G.S., i maiali d’Europa, appunto, che prosperano accumulando debito. Si dà il caso che il grafico impiegato e l’impianto argomentativo fossero ripresi da un articolo del The New York Times:

Il grafico naturalmente viene impiegato dal sito di Grillo per riaffermare la tesi secondo cui ‘adesso tocca alla Grecia, ma i veri maiali siamo noi italiani e prima o poi subiremo la stessa sorte’, cavallo di battaglia del Grillo economista. Ma l’analisi di Nelson D. Schwartz, il vero autore, difetta di ‘americanocentrismo’ poiché nel quadro così delineato si è ben guardato da includere le “bolle” del debito a stelle e strisce, nonché quella britannica, certamente non così piccola come si potrebbe immaginare:

Il debito pubblico degli Stati Uniti, nel 2009, rappresentava il 70% del Pil [il nostro nel 2009 è salito a 122.9%] mentre il deficit di bilancio ha toccato la stratosferica cifra di 1.400 miliardi di dollari che, secondo il budget della Casa Bianca, nell’esercizio in corso diventeranno 1.556 miliardi: cioè, il 10,6% del Prodotto interno lordo [il nostro è circa il 6% nel 2009]; il rapporto debito/Pil dell’Inghilterra si è attestato, nel 2009, a quota 68,5 per cento. E le stime sono per una veloce crescita: il 79,5% nel 2010 e l’88,5% per il 2011. (I debiti di Usa e UK non sono puniti dai mercati. Ecco perchè, Vittorio Carlini).
I conti degli inglesi sono migliori dei nostri? Si direbbe, ancora per poco. Per esempio, un’agenzia di rating che dovesse valutare il debito inglese dovrebbe certamente considerare il fatto che le stime per gli anni a seguire sono di crescita. In seguito a questa semplice constatazione, dovrebbe esprimersi con un giudizio previsionale, il cosddetto outlook, negativo o parzialmente negativo; almeno dovrebbe esprimere dei rilievi al governo inglese. Rispetto agli USA, un’agenzia di rating ne avrebbe già declassato i titoli di Stato. Si consideri anche che la condizione finanziaria dei singoli stati della federazione statunitense non è migliore di quella della Grecia (caso della California, sull’orlo del default da circa un anno e mezzo). Perché ciò non avviene? Perché i vari Moody’s e S&P si ostinano a assegnare la tripla A con outlook stabile ai bond “Tresaury” USA?
Qualcuno (non Grillo) ha avanzato alcune ipotesi:
  1. “le solite big investment bank di Wall Street usano i soldi prestati dalla Fed per acquistare i Treasury, alzando così i prezzi e tenendo schiacciati i rendimenti” [rendimenti bassi garantiscono rating ottimi] quegli stessi Treasury che poi, attraverso il quantitative easing [l'alleggerimento quantitativo], la Banca centrale americana si ricompra”;
  2. “Se si applicassero i criteri dei paesi emergenti – articola maggiormente Luca Mezzomo, responsabile dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo – la tripla “A” non ci sarebbe già da un pezzo [...] non può dimenticarsi un altro aspetto importantissimo». Vale a dire? «Con la loro moneta fanno signoraggio. Le banche centrali acquistano enormi quantità di asset in dollari, usando il bliglietto verde come attività di riserva” (I debiti di Usa e UK non sono puniti dai mercati. Ecco perchè, Vittorio Carlini).

I banksters, ancora loro, che tramano nell’ombra: prima fanno quasi fallire il sistema bancario statunitense, poi ricevono gli aiuti dal Tesoro di Washington e con questi denari freschi tornano sul mercato e fanno incetta di Treasury, facendone così alzare il valore. Al resto ci pensa la Federal Reserve, che stampa carta moneta e con questa ratrella i titoli USA. Capito? Sì, si tratta del signoraggio, quel particolare benefit che riceve chi è investito del diritto di stampare carta moneta. Negli USA, la Fed; in Unione Europea, la BCE. Qui sta l’inghippo:

Nei paesi dell’area euro, il reddito da signoraggio viene incassato dai paesi membri per il conio delle monete metalliche, e dalla Banca centrale europea (BCE) per la stampa delle banconote, che emette in condizioni di monopolio. Tali redditi sono poi ridistribuiti dalla BCE alle banche centrali nazionali in ragione della rispettiva quota partecipazione (per la Banca d’Italia ad esempio il 12,5% [...] i singoli stati nazionali provvedono in seguito a prelevare gran parte di tali redditi dalle banche centrali tramite il prelievo fiscale. In taluni casi, come per la Bank of England, essendo la banca centrale completamente di proprietà statale, il reddito derivato dall’emissione delle banconote viene indirettamente incamerato interamente dallo stato (Signoraggio – Wikipedia).
Va da sé che il reddito di signoraggio per produzione delle monete – a carico del singolo stato nazionale – è parecchio modesto per l’alto costo della ‘materia prima’ (metallo). Secondo aspetto: con le monetine non si possono acquistare i titoli del proprio debito (pensate al costo di stampare miliardi di euro in monete da due euro). Ne consegue che gli USA, pur essendo in condizioni debitorie non dissimili dalla Grecia, mantengono inalterata la propria sovranità e possono così spingere la Fed a intervenire sul mercato dei Treasury quando ve ne è la necessità, con l’effetto opposto di aumentare il capitale circolante e svalutare la moneta. La Grecia? Non può stampare carta moneta. Non può recuperare i propri titoli di debito attraverso il quantative easing. Lo può fare la BCE, ma la BCE non risponde ad alcun governo nazionale. Risponde solo a sé medesima. Questo è il problema.
Alcuni governi hanno fatto pressing per superare le ritrosie della Bce ad acquistare titoli di Stato dei paesi in difficoltà (Quattro mosse a difesa dell’Euro – CorSera).
Il vertice di ieri del Consiglio Europeo, presideuto dall’uomo ombra Van Rompuy, non è servito a chiarire se e come la BCE interverrà con il quantitative easing. Non è chiaro cioè se la BCE interverrà sui mercati in difesa dei paesi dell’Eurogruppo qualora uno di questi avesse difficoltà con il quantitativo debitorio in circolo. La BCE non ha alcuna guida politica, né pertanto potrebbe allo stato delle cose, senza una precisa presa di posizione dei governi europei, operare in tal senso. Di fatto la Grecia è sull’orlo del default non solo perché attua politiche finanziarie poco rigorose ed ha una spesa pubblica fuori controllo. Non ha potuto far leva sulla moneta, ed è ricorsa giocoforza al credito bancario, finendo nella spirale debitoria in cui si trova ora. Una politica di riduzione del debito non è sufficiente senza una copertura strategica da parte della BCE.
Che le vie del debito siano incrociate è quanto di più ovvio si potesse scrivere. Se il debito dell’Italia è in mano francese, è pur vero che quello americano è in gran parte in mano cinese. E se un debito può voler significare un certo grado di controllo di un paese sull’altro, è pur vero che il paese creditore dipende dalle scelte finanziarie del paese debitore poiché scelte sbagliate potrebbero metter a pregiudizio il proprio “investimento”.
La questione del debito incrociato non risolve la domanda ‘perché i titoli USA hanno la tripla A con outlook stabile?’
[Secondo] Joel Naroff, noto economista Usa indipendente – [Una revisione del giudizio di outlook stabile] vorrebbe dire, giocoforza, che si pensa ad una revisione del rating. Cui potrebbe seguire l’ipotesi che gli Stati Uniti, seppur in un’ipotesi lontanissina, potrebbero diventare insolventi sul qualche emissione. Un vero e proprio non sense. In realtà – dice Naroff – gli Stati Uniti sono un caso a parte, e come tale devono essere valutati.
Gli USA sono, per le agenzie di rating, un “caso a parte”. E’ implicito in questa affermazione una valutazione di tipo patriottistico. Tant’è vero che i PIIGS d’Europa sono i paesi ‘meridionali’ più gli irlandesi. Forse che le valutazioni di Moody’s del debito inglese siano diverse? Si dice che per la revisione del rating attendano l’esito delle elezioni, che guarda caso non hanno avuto esito certo. Un calcolo molto semplice però può aiutare a capire che la mancata revisione del giudizio di outlook è stato per USA e UK un aiutino concreto. Guardiamo ai dati. Questo il rapporto debito/pil di Italia, USA, UK, Francia e Germania, anni 2005-2010 proiezione (dati OECD). La seconda tabella ci mostra gli incrementi relativi. Va da sé che il rapporto debito/pil del biennio riflette il cattivo andamento economico, però di fatto si può così comprendere che la prestazione peggiore non l’ha avuta l’Italia, ma UK nell’anno 2009; quindi a seguire USA, Francia, Germania e Italia, pur avendo avuto subito quest’ultima decrementi significativi del PIL. Infatti, gli USA, a fronte di un incremento del rapporto debito/pil del 22.93%, mantengono nel 2009 un tasso di crescita del 1%: significa che il debito a stelle e strisce è esploso. Medesimo discorso per UK che nel 2009 cresce dello 0.7%. Senza sottovalutare che il rapporto deficit/pil – l’altra croce di Maastricht – degli USA salirà quest’anno al 12%, lo stesso della Grecia; che il forte indebitamento privato fa salire il rapporto debito/pil al 300%. Chi è più PIIGS?
Nessuno crederà mai ad un paese in cui i cittadini vivono a credito, disse Uriel. Tranne se possiedi una agenzia di rating.
200520062007200820092010
Italy119,9117,2112,5114,5122,9127,3
US62,361,762,971,187,497,5
UK46,146,046,957,075,389,3
Germany71,169,465,569,078,284,1
France75,770,969,976,186,494,2
Eurozone75,1075,9077,0074,5071,2073,40
20062007200820092010
Italy−2,25%−4,01%1,78%7,34%3,58%
US−0,96%1,94%13,04%22,93%11,56%
UK−0,22%1,96%21,54%32,11%18,59%
Germany−2,39%−5,62%5,34%13,33%7,54%
France−6,34%−1,41%8,87%13,53%9,03%
Eurozone1,07%1,45%−3,25%−4,43%3,09%

Incrementi rapporto debito/pil anni 2006-2010 (fonte OECD)

Conclusione? Non è tutto debito quel che fanno i maiali. E forse una lettura più attenta dei numeri sarebbe necessaria. La verità è che il copia-incolla non insegna nulla.

Per approfondire: Gli USA stanno peggio della Grecia http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=32189

Gli unici incontestabili giudici sulla qualità del debito continuano a essere tre società inaffidabili. Detengono un potere enorme, ingiustificato. Agiscono in una zona grigia, senza contrappesi, senza concorrenza. E in queste ore contribuiscono in modo decisivo a indebolire l’euro, moltiplicare i dubbi sulla sua tenuta, e dunque rivalutare miracolosamente l’indebitatissima America. Di fronte a un’Europa che potrebbe esplodere, molti investitori sono indotti a pensare che tutto sommato siano meglio i Treasury bonds Usa.


http://yespolitical.wordpress.com/2010/05/08/crisi-ue-il-debito-che-non-ti-aspetti/


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