Per finanziare l'intervento contro Tripoli si pensa ad incrementare le accise.
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Fotogramma) |
In questi primi sei mesi dell’anno sono costate 706 milioni di euro (la metà per l’Afghanistan, 120 milioni per il Libano). Bene che vada al ministero dell’Economia dovranno recuperare oltre un miliardo di euro entro la fine di giugno. L’ipotesi di rifinanziare le missioni ricorrendo ad un aumento dell’accisa su benzina e gasolio è sul tavolo ma, spiegano al ministero, non è l’unica. Sarebbe la più immediata (e sperimentata, visto che l’accisa è servita, e serve ancora, per coprire i costi del Libano, del Kosovo, ma anche dell’Etiopia del 1935), ma avrebbe un prezzo politico considerevole, soprattutto in campagna elettorale. La Lega Nord, che è dichiaratamente contraria ai bombardamenti in Libia, già tuona sostenendo che porterà ad un aumento delle tasse. E, da ieri, sono scesi in campo anche i sindacati per scongiurare la possibilità di un nuovo aumento dell’accisa sui carburanti. La Cisl vuole raccogliere 500 mila firme per un disegno di legge popolare che punisca la speculazione sui prezzi «del cartello dei petrolieri» e chiede al governo di rispettare la promessa del 2010, ovvero la diminuzione delle accise per compensare un eventuale prezzo del greggio oltre i 70 dollari al barile (oggi quota 113,10 dollari). Figuriamoci come verrebbe digerito un nuovo aumento delle imposte sui carburanti, che tra l’altro sono state appena aumentate per rifinanziare il Fondo Unico per lo Spettacolo. Dal 6 aprile scorso l’accisa sulla benzina è salita da 0,56 a 0,57 euro al litro, quella sul gasolio da 0,42 a 0,43 euro. E da fine giugno scatterà un ulteriore leggero aumento (sempre per il Fus).
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