“Caro Enrico resta un dato: il referendum è stato un trionfo e anche il premier ha detto che bisogna prenderne atto. Lui ne prenderà atto dalle isole Cayman”. Mentre lunedì pomeriggio arrivavano i dati sul referendum, nello speciale di Enrico Mentana su La7 (14 per cento di share) le battute di Geppi Cucciari lasciavano il segno: “Mi ha colpito che anche Sallusti abbia sorriso. È stata una sorpresa per me, anche dal punto di vista umano” ci dice lei ancora divertita. Trattenersi non era facile: “Ha chiamato Obama, ha chiesto se può avere anche lui un programma su La7”, il suo esordio nello speciale dopo la telefonata diCelentano, ma non solo: “Tutti gli elettori che hanno raggiunto i venti timbri sulla scheda riceveranno in omaggio un trolley dal Viminale con l’autografo del ministro Maroni e una dedica: ‘A soreta’”.
Geppi, Mentana è soprannominato ‘Mitraglia’ ma anche tu non scherzi…
È vero: l’ironia e la comicità sono legati al ritmo. Poi io sicuramente avrei bisogno di un logopedista: qualche volta prendo una marcia inspiegabile. Sono una con un ritmo vivo, vivace.
Siete una bella coppia…
Abbiamo delle conversazioni a telecamere spente molto generose dal punto di vista comico. A volte irripetibili e fortemente legate al reciproco istinto all’improvvisazione.
Santoro, Fazio, Saviano, Floris, Gabanelli. Tutti a La7?
E mi sembra giusto: è un paradiso felice. Ma stanno predisponendo delle eliminatorie all’ingresso: così si accomodano uno per uno a dialogare con chi di dovere. Scherzo: li aspettiamo a braccia aperte.
Qualcun altro che ti piacerebbe vedere a La7?
Fiorello, lo adoro, ma mi sa che andrà alla Rai.
Tu lavori anche per Mediaset: hai appena finito Italia’s got talent su Canale5.
Di Italia’s got talent amo la sua dimensione legata all’intrattenimento puro. È chiaro che nessuna delle battute che ho fatto lunedì avrebbe avuto senso in quel contesto.
E Gday, la tua striscia pre-tg su La7, sarebbe immaginabile su un’altra rete?
No, Gday è un programma fatto sulle notizie, con un gruppo di autori che comincia a lavorare otto ore prima della diretta. Si parla di attualità e quindi può capitare William e Kate così come il legittimo impedimento. Fino a tre mesi fa non avevo mai pensato che il proprietario della rete potesse avere un’influenza sul mio lavoro. Perché mi muovevo in un ambito di intrattenimento più leggero. Gday è un’altra cosa, ma comunque spero di poter dire quello che penso ovunque.
In Gday mischiate filmati, sketch, sondaggi e fate parlare la gente.
Escono tre ragazzi la mattina e chiedono “la notizia del giorno”. Le risposte che non ti aspetti sono le più interessanti.
Per strada raccogliete anche pareri su leggi “surreali”, tipo l’obbligo di pagare 5 euro per andare a votare ai referendum.
Qualcuno non ci crede, alcuni sì. Questo dimostra che la televisione ha ancora una credibilità maggiore di quella che meriterebbe.
Lunedì scorso, durante una conferenza stampa a Villa Madama con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyah, Berlusconi scherzava sul “bunga bunga dell’800″ a proposito di un quadro che raffigura il Parnaso.
È sempre un diversivo per parlare di altro, una tecnica completamente bancaria: “Guarda c’è un delfino dietro di te”. Poi ti giri e non lo vedi mai. Mostrare i dipinti e parlare di bunga bunga è la stessa cosa.
Si dice che con la politica italiana sia difficile il mestiere del comico. È vero?
Stai parlando con una persona che si cimenta con questa comicità da pochi mesi. Ma, secondo me, osservare con una lente comica quello che succede, fare satira di costume, anche un po’ politica, darà sempre qualcosa in più rispetto a qualsiasi politico.
Geppi, Mentana è soprannominato ‘Mitraglia’ ma anche tu non scherzi…
È vero: l’ironia e la comicità sono legati al ritmo. Poi io sicuramente avrei bisogno di un logopedista: qualche volta prendo una marcia inspiegabile. Sono una con un ritmo vivo, vivace.
Siete una bella coppia…
Abbiamo delle conversazioni a telecamere spente molto generose dal punto di vista comico. A volte irripetibili e fortemente legate al reciproco istinto all’improvvisazione.
Santoro, Fazio, Saviano, Floris, Gabanelli. Tutti a La7?
E mi sembra giusto: è un paradiso felice. Ma stanno predisponendo delle eliminatorie all’ingresso: così si accomodano uno per uno a dialogare con chi di dovere. Scherzo: li aspettiamo a braccia aperte.
Qualcun altro che ti piacerebbe vedere a La7?
Fiorello, lo adoro, ma mi sa che andrà alla Rai.
Tu lavori anche per Mediaset: hai appena finito Italia’s got talent su Canale5.
Di Italia’s got talent amo la sua dimensione legata all’intrattenimento puro. È chiaro che nessuna delle battute che ho fatto lunedì avrebbe avuto senso in quel contesto.
E Gday, la tua striscia pre-tg su La7, sarebbe immaginabile su un’altra rete?
No, Gday è un programma fatto sulle notizie, con un gruppo di autori che comincia a lavorare otto ore prima della diretta. Si parla di attualità e quindi può capitare William e Kate così come il legittimo impedimento. Fino a tre mesi fa non avevo mai pensato che il proprietario della rete potesse avere un’influenza sul mio lavoro. Perché mi muovevo in un ambito di intrattenimento più leggero. Gday è un’altra cosa, ma comunque spero di poter dire quello che penso ovunque.
In Gday mischiate filmati, sketch, sondaggi e fate parlare la gente.
Escono tre ragazzi la mattina e chiedono “la notizia del giorno”. Le risposte che non ti aspetti sono le più interessanti.
Per strada raccogliete anche pareri su leggi “surreali”, tipo l’obbligo di pagare 5 euro per andare a votare ai referendum.
Qualcuno non ci crede, alcuni sì. Questo dimostra che la televisione ha ancora una credibilità maggiore di quella che meriterebbe.
Lunedì scorso, durante una conferenza stampa a Villa Madama con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyah, Berlusconi scherzava sul “bunga bunga dell’800″ a proposito di un quadro che raffigura il Parnaso.
È sempre un diversivo per parlare di altro, una tecnica completamente bancaria: “Guarda c’è un delfino dietro di te”. Poi ti giri e non lo vedi mai. Mostrare i dipinti e parlare di bunga bunga è la stessa cosa.
Si dice che con la politica italiana sia difficile il mestiere del comico. È vero?
Stai parlando con una persona che si cimenta con questa comicità da pochi mesi. Ma, secondo me, osservare con una lente comica quello che succede, fare satira di costume, anche un po’ politica, darà sempre qualcosa in più rispetto a qualsiasi politico.
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