Fini:«I partiti facciano pulizia al loro interno»
Gli inquirenti:«Si avvicina la verità sull'attentato»
di Alfio Sciacca
IL PLAUSO DI LARI - La dichiarazione di Fini è piaciuta anche a Sergio Lari, il procuratore di Caltanissetta che indaga sull'omicidio Borsellino: «Da Fini sono arrivate oggi parole sacrosante, se si vogliono rispettare le vittime della mafia bisogna rispettarle con i fatti e non solo con le parole, con le parole siamo tutti bravi a esprimere solidarietà agli eroi». Per il procuratore i partiti non devono candidare i sospetti di collusione ma soprattutto, il governo non dovrebbe elevare a «ruoli di responsabilitá pubblica gli inquisiti. I politici dovrebbero assumere le opportune iniziative -ha aggiunto Lari- per fare in modo che in Parlamento non siedano gli inquisiti». La politica, del resto, avrebbe avuto un ruolo determinante nella vicenda trattativa Stato-Mafia: «Abbiamo incontrato molte reticenze, ma anche buchi neri e difficoltà nelle indagini sulla trattativa - ha detto Lari - e sul ruolo che ha avuto la politica in quei tempi nei rapporti con la mafia»
LE INDAGINI SULLA STRAGE - L'inchiesta condotta dallo stesso Lari intanto si avvicina a larghe falcate a nuovi importanti risultanze investigative. Si dovrebbe anzi parlare di almeno «due verità possibili» e di almeno un tentativo di depistaggio. Dalle indiscrezioni che trapelano dalla Procura di Caltanissetta, che sta conducendo l'ultima inchiesta sull'uccisione del magistrato e dei cinque agenti di scorta. Sullo sfondo, come unica certezza, resta la pista della trattativa, l'accordo tra Stato e Mafia che il braccio destro di Giovanni Falcone, ucciso pochi mesi prima, avrebbe scoperto alla fine di giugno 1992, mettendosi forse di traverso. Per questo la sua eliminazione sarebbe stata affrettata. Il procuratore nisseno Sergio Lari si appresterebbe infatti a concludere sulla base di queste ipotesi le indagini che porteranno alla richiesta di revisione del processo per alcuni condannati con sentenze definitive. La svolta, attesa per settembre, dovrebbe coinvolgere anche investigatori - tre sono iscritti nel registro degli indagati per falso e calunnia - che avrebbero pilotato le accuse di Vincenzo Scarantino, il collaboratore di giustizia della prima ora smentito prima da Gaspare Spatuzza e poi da Fabio Tranchina, fedelissimi di Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio che avrebbe organizzato l'attentato premendo perfino il telecomando per innescare l'auto-bomba.
Rcd
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