Sullo stato tedesco piovono nuove entrate fiscali per 22 miliardi di euro. L’ha reso noto il quotidiano economico Handelsblatt, citando fonti governative. “A giugno, il mese più importante per il fisco, le entrate sono cresciute in media del 9,8% rispetto al primo semestre del 2010”, scrive il giornale. In crescita dell’8,2% il gettito dell’Umsatzsteuer (Iva) e del 10,9% quello della Lohnsteuer (imposta sul salario). Alla base della crescita record delle entrate non ci sono misure di austerità, né manovre “lacrime e sangue” ma solo la crescita economica, la stessa che da dieci anni manca nel nostro paese. Il Pil tedesco è cresciuto del 3,6% nel 2010 e del 5,2% (anno su anno) nel primo trimestre del 2011, contro il +1,1% dell’Italia a fine 2010 e il +1% a fine marzo 2011.
Ma il dato che influisce di più sulle maggiori entrate è sicuramente quello dei nuovi posti di lavoro: nel primo trimestre del 2011 sono 552.000 rispetto allo stesso periodo del 2010 (+1,4%). “Il numero degli occupati in Germania è salito a 40,4 milioni”, spiega in una nota l’istituto nazionale di statistica Destatis. “E’ il livello più alto dai tempi della riunificazione (1990)”. Lo stesso Handelsblatt non esita a usare il termine Jobwunder (miracolo occupazionale) e anticipa che il governo avrebbe già raggiunto “un accordo per allentare la pressione fiscale sui cittadini”, senza però citare alcun dettaglio.
Nei prossimi mesi altri miliardi di euro potrebbero arrivare all’agenzia delle entrate di Berlino dal trattato fiscale con la Svizzera, che sta per essere siglato in questi giorni. Come è successo in Italia i nomi degli evasori rimarranno segreti, in cambio però le banche svizzere verseranno subito un anticipo di 4 miliardi di euro allo stato tedesco, per rivalersi poi sui clienti, prelevando fino al 30% dei redditi generati dal capitale depositato oltrefrontiera negli ultimi dieci anni. Il governo, che stima in 150 miliardi di euro i depositi tedeschi in Svizzera, prevede di recuperare altri 6 miliardi di euro (oltre all’anticipo) dalla tassazione dei redditi da interesse, incassando un totale di 10 miliardi di euro dall’amnistia.
“E’ un premio per gli evasori, soprattutto per quelli che sono rimasti per più a lungo nell’illegalità”, ha dichiarato Thomas Eigenthaler, rappresentante sindacale dell’agenzia delle entrate tedesca. “E’ come un pugno in faccia per i cittadini onesti”. Eigenthaler mette in dubbio anche il sistema di compensazione previsto dall’accordo, visto che non ci sarà alcun controllo sul fatto che le banche svizzere, una volta pagato l’acconto, prelevino poi effettivamente le imposte dovute da tutti i clienti. “Cosa succede se un cliente, per evitare di pagare, decide di farsi restituire i soldi in contanti per trasferirli poi da un’altra parte?”.
A queste domande risponderà molto probabilmente l’agenzia delle entrate nei prossimi mesi. Intanto una cosa sembra chiara: la Germania potrebbe recuperare dai conti svizzeri fino al doppio degli introiti dell’ultimo scudo fiscale italiano (che ha portato alle casse dello stato circa 5,6 miliardi di euro), nonostante i patrimoni italiani in Svizzera (pre-scudo) fossero stimati a 125 miliardi di euro, una cifra non molto lontana dal livello tedesco. L’imposta prevista dallo scudo italiano (50% dei redditi generati su un rendimento lordo presunto del 2% annuo) è stata infatti applicata su un periodo di cinque anni: la metà dell’arco temporale considerato dai tedeschi.
Ma il dato che influisce di più sulle maggiori entrate è sicuramente quello dei nuovi posti di lavoro: nel primo trimestre del 2011 sono 552.000 rispetto allo stesso periodo del 2010 (+1,4%). “Il numero degli occupati in Germania è salito a 40,4 milioni”, spiega in una nota l’istituto nazionale di statistica Destatis. “E’ il livello più alto dai tempi della riunificazione (1990)”. Lo stesso Handelsblatt non esita a usare il termine Jobwunder (miracolo occupazionale) e anticipa che il governo avrebbe già raggiunto “un accordo per allentare la pressione fiscale sui cittadini”, senza però citare alcun dettaglio.
Nei prossimi mesi altri miliardi di euro potrebbero arrivare all’agenzia delle entrate di Berlino dal trattato fiscale con la Svizzera, che sta per essere siglato in questi giorni. Come è successo in Italia i nomi degli evasori rimarranno segreti, in cambio però le banche svizzere verseranno subito un anticipo di 4 miliardi di euro allo stato tedesco, per rivalersi poi sui clienti, prelevando fino al 30% dei redditi generati dal capitale depositato oltrefrontiera negli ultimi dieci anni. Il governo, che stima in 150 miliardi di euro i depositi tedeschi in Svizzera, prevede di recuperare altri 6 miliardi di euro (oltre all’anticipo) dalla tassazione dei redditi da interesse, incassando un totale di 10 miliardi di euro dall’amnistia.
“E’ un premio per gli evasori, soprattutto per quelli che sono rimasti per più a lungo nell’illegalità”, ha dichiarato Thomas Eigenthaler, rappresentante sindacale dell’agenzia delle entrate tedesca. “E’ come un pugno in faccia per i cittadini onesti”. Eigenthaler mette in dubbio anche il sistema di compensazione previsto dall’accordo, visto che non ci sarà alcun controllo sul fatto che le banche svizzere, una volta pagato l’acconto, prelevino poi effettivamente le imposte dovute da tutti i clienti. “Cosa succede se un cliente, per evitare di pagare, decide di farsi restituire i soldi in contanti per trasferirli poi da un’altra parte?”.
A queste domande risponderà molto probabilmente l’agenzia delle entrate nei prossimi mesi. Intanto una cosa sembra chiara: la Germania potrebbe recuperare dai conti svizzeri fino al doppio degli introiti dell’ultimo scudo fiscale italiano (che ha portato alle casse dello stato circa 5,6 miliardi di euro), nonostante i patrimoni italiani in Svizzera (pre-scudo) fossero stimati a 125 miliardi di euro, una cifra non molto lontana dal livello tedesco. L’imposta prevista dallo scudo italiano (50% dei redditi generati su un rendimento lordo presunto del 2% annuo) è stata infatti applicata su un periodo di cinque anni: la metà dell’arco temporale considerato dai tedeschi.
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