sabato 9 luglio 2011

Indebitamento imprese a 980 miliardi di euro.


L'aumento del tasso d'interesse porterà un incremento pari a circa 2,45 miliardi di euro. Le regioni col più alto tasso di esposizione verso le banche sono la Puglia e la Sicilia

MESTRE - L'indebitamento delle imprese italiane ha superato i 980 miliardi di euro e con l'aumento del tasso di interesse avvenuto nei giorni scorsi, il sistema delle imprese dovrà farsi carico di un costo aggiuntivo pari a 2,45 miliardi di euro.

A lanciare l'allarme è il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che ha analizzato la situazione debitoria delle imprese italiane (aumentata nell'ultimo anno del +6,1%) e gli effetti economici che le stesse subiranno nei prossimi mesi a fronte dell'aumento di un quarto di punto percentuale del tasso ufficiale di sconto (Tus) deciso nei giorni scorsi dalla bce.

Pertanto, a fronte di un livello di indebitamento delle nostre imprese nei confronti del sistema bancario italiano pari a 980,169 mld di euro (dato riferito al 30-04-2011), l'innalzamento del Tus all'1,50% (aumento +0,25%), comporterà un incremento degli interessi annui a carico del sistema imprenditoriale italiano, pari a 2,45 mld di euro. A livello di singola impresa, secondo le stime della Cgia, questo aumento del costo del denaro causerà una spesa media annua aggiuntiva di 464 euro.

"Intendiamoci - prosegue Giuseppe Bortolussi - la decisione della Bce di aumentare il tasso di interesse determinerà un incremento del costo del denaro a livello locale sicuramente superiore allo 0,25%. Pertanto, possiamo dire con certezza che il costo aggiuntivo di 2,4 miliardi di euro è sottostimato. Inoltre - prosegue Bortolussi - non è nemmeno da escludere che questa operazione penalizzerà in maniera più pesante le piccole imprese delle grandi. Infatti, per un piccolo imprenditore il potere contrattuale nei confronti del sistema bancario è spesso molto modesto. Cosa diversa è quando al tavolo della trattativa con un istituto bancario si siede una grande impresa: questa può contare su un peso politico molto diverso da quello esercitabile, ad esempio, da un artigiano o da un piccolo commerciante".

A livello regionale, invece, saranno gli imprenditori della Lombardia, del Trentino e dell' Emilia Romagna a pagare il conto più salato. Per i primi, a fronte di un indebitamento complessivo pari a 269,4 miliardi di euro, ciascuna impresa subirà un aumento medio dei costi, pari a 818 euro l'anno. Per i secondi, gli incrementi di spesa saranno altrettanto importanti. Per le aziende del Trentino (debito complessivo pari a 28,8 miliardi di euro), l'incremento medio annuo dei costi per impresa sarà di 706 euro; per gli emiliano-romagnoli (con una esposizione bancaria di 108,2 mld di euro), l'aumento di spesa pro-azienda sarà di 631 euro.

"Infine - conclude Bortolussi - l'incremento dei debiti registrati nell'ultimo anno (30 aprile 2011 su 30 aprile 2010) è stato molto forte soprattutto nelle regioni del sud. A fronte di un dato medio nazionale pari al +6,1%, in calabria è stato del +8,1%, in basilicata del +8,2% e in campania del + 8,3%. Le punte massime, invece, si sono toccate in Puglia (+9%) ed in Sicilia (+9,9%").



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