Scaricato. Nessuno l’ha difeso perché l’intoccabile, che fa scappare spettatori e milioni di euro, ormai è indifendibile. Il Consiglio di amministrazione Rai chiede provvedimenti per Augusto Minzolini, prepara una comoda e inevitabile uscita, evocata a sinistra e sopportata a destra.
Ecco perché Antonio Verro ha mollato l’elmetto che indossava ogni volta che il tema Minzolini planava in Cda: “La crisi aziendale è grave: conti e ascolti vanno male. Non solo per colpa sua, anche di altri”. Il consigliere più berlusconiano del gruppo, abituale ospite di B. a Palazzo Grazioli, parlava per aggiungere due nomi in lista: Mauro Mazza (Ra1), Massimo Liofredi (Rai2).
La Rai cambia tre poltrone per smontarne una. Proprio la sua. Quella del direttorissimo così caro alCavaliere che, fra esilaranti editoriali e servizi su cani e maggiordomi, ha distrutto il Tg1 in due anni. Nessuno poteva contestare i numeri sul primo telegiornale Rai. Qualcuno, forse, voleva fermare un elenco impietoso, ma soltanto per l’imbarazzo: il Tg1 che perde il confronto con il Tg5 all’ora di pranzo e spiana la strada al Tg2, il Tg1 che tra maggio e luglio arranca al 22 per cento di share, il Tg1 che s’insinua come un veleno nel palinsesto di Rai1 e provoca un buco di 10 milioni di euro. E ancora i soldi, scomparsi. I dirigenti di Sipra, la concessionaria pubblicitaria, correggono le previsioni di raccolta per il 2011: mancano 70 milioni di euro, il totale sarà inferiore al miliardo, il record negativo del decennio, e l’azienda ha già tagliato 60 milioni di euro per le reti.
Una Rai zoppa e imbruttita, l’unica in perdita tra i concorrenti (tranne una leggera flessione diMediaset), fatica a reggere il marchio di Minzolini, il direttore che censura le notizie e poi va in vacanza con i soldi pubblici. Per l’uso disinvolto della carta di credito di viale Mazzini, il direttorissimo è indagato a Roma per peculato, ieri l’ultimo interrogatorio davanti al pm Antonio Caperna in Procura: in caso di rinvio a giudizio, Minzolini sarebbe sospeso dall’azienda.
Viale Mazzini,infatti, preferisce evitare la cacciata dell’ex notista politico per guai giudiziaria e adesso, compreso (con ritardo) il fallimento del Tg1, nessuno può ignorare il virus Minzolini. Quando a settembre la Rai dovrà misurarsi con le rivali nel periodo di garanzia, i mesi che pesano per spartirsi la torta pubblicitaria, il servizio pubblico dovrà avere una faccia nuova.
Via Mazza perché Rai1 ha collezionato una lunga serie di errori anche con i programmi di intrattenimento; via Liofredi perché Rai2, già spolpata con l’addio di Annozero, sarà orfana diSimona Ventura e le successioni sono diventate una barzelletta; via Minzolini perché il Tg1, nell’immaginario collettivo del centrodestra, può persino aiutare il governo, eppure il bilancio è sacro e la bancarotta fa sbiancare i consiglieri più duri e puri. Nessuno ha voglia di portare i libri contabili in Tribunale e immolarsi per un Tg1 che protegge goffamente il governo. Nessuno. (Ha collaborato Rita Di Giovacchino)
Ecco perché Antonio Verro ha mollato l’elmetto che indossava ogni volta che il tema Minzolini planava in Cda: “La crisi aziendale è grave: conti e ascolti vanno male. Non solo per colpa sua, anche di altri”. Il consigliere più berlusconiano del gruppo, abituale ospite di B. a Palazzo Grazioli, parlava per aggiungere due nomi in lista: Mauro Mazza (Ra1), Massimo Liofredi (Rai2).
La Rai cambia tre poltrone per smontarne una. Proprio la sua. Quella del direttorissimo così caro alCavaliere che, fra esilaranti editoriali e servizi su cani e maggiordomi, ha distrutto il Tg1 in due anni. Nessuno poteva contestare i numeri sul primo telegiornale Rai. Qualcuno, forse, voleva fermare un elenco impietoso, ma soltanto per l’imbarazzo: il Tg1 che perde il confronto con il Tg5 all’ora di pranzo e spiana la strada al Tg2, il Tg1 che tra maggio e luglio arranca al 22 per cento di share, il Tg1 che s’insinua come un veleno nel palinsesto di Rai1 e provoca un buco di 10 milioni di euro. E ancora i soldi, scomparsi. I dirigenti di Sipra, la concessionaria pubblicitaria, correggono le previsioni di raccolta per il 2011: mancano 70 milioni di euro, il totale sarà inferiore al miliardo, il record negativo del decennio, e l’azienda ha già tagliato 60 milioni di euro per le reti.
Una Rai zoppa e imbruttita, l’unica in perdita tra i concorrenti (tranne una leggera flessione diMediaset), fatica a reggere il marchio di Minzolini, il direttore che censura le notizie e poi va in vacanza con i soldi pubblici. Per l’uso disinvolto della carta di credito di viale Mazzini, il direttorissimo è indagato a Roma per peculato, ieri l’ultimo interrogatorio davanti al pm Antonio Caperna in Procura: in caso di rinvio a giudizio, Minzolini sarebbe sospeso dall’azienda.
Viale Mazzini,infatti, preferisce evitare la cacciata dell’ex notista politico per guai giudiziaria e adesso, compreso (con ritardo) il fallimento del Tg1, nessuno può ignorare il virus Minzolini. Quando a settembre la Rai dovrà misurarsi con le rivali nel periodo di garanzia, i mesi che pesano per spartirsi la torta pubblicitaria, il servizio pubblico dovrà avere una faccia nuova.
Via Mazza perché Rai1 ha collezionato una lunga serie di errori anche con i programmi di intrattenimento; via Liofredi perché Rai2, già spolpata con l’addio di Annozero, sarà orfana diSimona Ventura e le successioni sono diventate una barzelletta; via Minzolini perché il Tg1, nell’immaginario collettivo del centrodestra, può persino aiutare il governo, eppure il bilancio è sacro e la bancarotta fa sbiancare i consiglieri più duri e puri. Nessuno ha voglia di portare i libri contabili in Tribunale e immolarsi per un Tg1 che protegge goffamente il governo. Nessuno. (Ha collaborato Rita Di Giovacchino)
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