Il suo principale accusatore e' Francesco Campanella, un giovane e rampante prodotto del vivaio democristiano, cresciuto all'ombra di Clemente Mastella, che fu suo testimone di nozze, insieme con Toto' Cuffaro, l'ex presidente della Regione che sta scontando a Rebibbia una condanna a sette anni per favoreggiamento alla mafia. Per Saverio Romano, primo ministro imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, i guai principali arrivano da questo personaggio a cavallo tra politica e mafia, che da presidente del consiglio comunale forni' a Bernardo Provenzano la carta d'identita' per il suo ''viaggio della speranza'' sanitaria a Marsiglia, dove fu operato per un tumore alla prostata. Ma oltre a Campanella, che ai pm di Palermo ha indicato il ministro come uomo politico ''a disposizione'' della cosca di Villabate, ci sono i pentiti Nino Giuffre' e Angelo Siino, le dichiarazioni dei medici Salvatore Aragona e Mimmo Miceli, entrambi condannati, degli esponenti politici Giuseppe Acanto, Giuseppe Bruno e Rosario Enea.
E poi un'informativa di decine di pagine della polizia, centinaia di intercettazioni telefoniche e le sentenze dei processi Cuffaro, Aragona e Micelli completano il quadro delle accuse riassunto in circa tre pagine della richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dal sostituto Nino Di Matteo. Secondo i pm, che hanno firmato la richiesta dopo l'ordinanza del gip che ha imposto loro di sollevare l'imputazione, il ministro delle Politiche Agricole ha ''consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell'associazione mafiosa Cosa Nostra''. Come? ''Intrattenendo, anche al fine della ricerca dell'acquisizione di sostegno elettorale rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco'' dell'organizzazione mafiosa, tra cui Angelo Siino, allora definito, per ironia della sorte, ''ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra'', a cui Romano nel 2001 chiese sostegno elettorale per Cuffaro, quell'anno candidato alle regionali (e poi eletto con un plebiscito).
Ed intrattenendo rapporti anche con i medici Giuseppe Guttadauro, Domenico Miceli e Salvatore Aragona, tutti condannati per reati collegati alla mafia, e i presunti mafiosi Antonino Mandala', Francesco Campanellae Nicola Notaro, ''mettendo a disposizione di Cosa Nostra il proprio ruolo cosi' contribuendo alla realizzazione del programma criminoso tendente all'acquisizione di poteri di influenza sull'operato di organisni politici e amminisrativi''. Nella richiesta di rinvio a giudizio i magistrati indicano due episodi, entrambi legati alla formazione delle liste elettorali: Romano, scrivono i pm, ''responsabile delle liste per le regionali del 2001 del Cdu, in concorso con Cuffaro e nel contesto di un dialogo di disponibilita' reciproche tra Romano e Guttadauro(ritenuto il capomafia di Brancaccio, ndr), contribuiva ad inserire Mimmo Miceli nelle liste del Cdu per esaudire i desideri di Guttadauro''. Un rapporto proseguito anche dopo, proseguono i pm, visto che Romano ''in esito allo svolgimento delle elezionali regionali continua ad accreditare Miceli ed il suo referente Guttadauro quali interlocutori da ascoltare e soggetti da considerare nella gestione degli equilibri del Cdu''.
E sempre '' in concorso con Cuffaro, nella sua veste di responsabile per la formazione delle liste Biancofiore, assecondando le richieste provenienti da Mandala' e rappresentate da Campanella (Romano,ndr) si adoperava per inserire Giuseppe Acanto nelle liste dei candidati del Biancofiore.
Saverio Romano ha sempre negato ogni accusa, ha parlato di corto circuito giudiziario sottolineando la lunghezza del procedimento e la difformita' di vedute tra gip e pm (che nella richiesta di archiviazione avevano comunque parlato di una sua ''evidente e duratura contiguita' con ambienti mafiosi di alto livello'') ed ha annunciato che non intende dimettersi.
E poi un'informativa di decine di pagine della polizia, centinaia di intercettazioni telefoniche e le sentenze dei processi Cuffaro, Aragona e Micelli completano il quadro delle accuse riassunto in circa tre pagine della richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dal sostituto Nino Di Matteo. Secondo i pm, che hanno firmato la richiesta dopo l'ordinanza del gip che ha imposto loro di sollevare l'imputazione, il ministro delle Politiche Agricole ha ''consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell'associazione mafiosa Cosa Nostra''. Come? ''Intrattenendo, anche al fine della ricerca dell'acquisizione di sostegno elettorale rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco'' dell'organizzazione mafiosa, tra cui Angelo Siino, allora definito, per ironia della sorte, ''ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra'', a cui Romano nel 2001 chiese sostegno elettorale per Cuffaro, quell'anno candidato alle regionali (e poi eletto con un plebiscito).
Ed intrattenendo rapporti anche con i medici Giuseppe Guttadauro, Domenico Miceli e Salvatore Aragona, tutti condannati per reati collegati alla mafia, e i presunti mafiosi Antonino Mandala', Francesco Campanellae Nicola Notaro, ''mettendo a disposizione di Cosa Nostra il proprio ruolo cosi' contribuendo alla realizzazione del programma criminoso tendente all'acquisizione di poteri di influenza sull'operato di organisni politici e amminisrativi''. Nella richiesta di rinvio a giudizio i magistrati indicano due episodi, entrambi legati alla formazione delle liste elettorali: Romano, scrivono i pm, ''responsabile delle liste per le regionali del 2001 del Cdu, in concorso con Cuffaro e nel contesto di un dialogo di disponibilita' reciproche tra Romano e Guttadauro(ritenuto il capomafia di Brancaccio, ndr), contribuiva ad inserire Mimmo Miceli nelle liste del Cdu per esaudire i desideri di Guttadauro''. Un rapporto proseguito anche dopo, proseguono i pm, visto che Romano ''in esito allo svolgimento delle elezionali regionali continua ad accreditare Miceli ed il suo referente Guttadauro quali interlocutori da ascoltare e soggetti da considerare nella gestione degli equilibri del Cdu''.
E sempre '' in concorso con Cuffaro, nella sua veste di responsabile per la formazione delle liste Biancofiore, assecondando le richieste provenienti da Mandala' e rappresentate da Campanella (Romano,ndr) si adoperava per inserire Giuseppe Acanto nelle liste dei candidati del Biancofiore.
Saverio Romano ha sempre negato ogni accusa, ha parlato di corto circuito giudiziario sottolineando la lunghezza del procedimento e la difformita' di vedute tra gip e pm (che nella richiesta di archiviazione avevano comunque parlato di una sua ''evidente e duratura contiguita' con ambienti mafiosi di alto livello'') ed ha annunciato che non intende dimettersi.
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