Secondo la scrittrice, la miccia che ha acceso le recenti sollevazioni popolari è proprio la crisi. “Le rivolte che hanno interessato i paesi nordafricani sono prima di tutto economiche – sostiene Napoleoni – I cittadini hanno rovesciato quei regimi che da una parte vivevano solo di repressione e dall’altra erano incapaci di dare le risposte adeguate all’impoverimento della popolazione”. Casa, lavoro e libertà al posto di disoccupazione, precariato e corruzione: secondo la saggista, i giovani dei paesi che si affacciano sul mare nostrum non sono più disposti a essere le vittime delle misure di austerità messe in campo per fronteggiare la situazione economica. E le violente proteste che hanno accompagnato i piani di risanamento della Grecia imposti dalle istituzioni internazionali sono la dimostrazione più lampante.
Da nord a sud la parola d’ordine è “riprendiamoci la democrazia”. Che nei paesi come Egitto e Tunisia significa in primo luogo rovesciare governi non democratici, mentre in Europa vuole dire farla finita con una classe politica giudicata corrotta e inadeguata di fronte alla crisi dell’euro. Una presa di coscienza globale come il crollo dell’economia, trainata soprattutto dalla diffusione massiccia di Internet e del web 2.0. Sì perché è grazie a Facebook, Youtube e soprattuttoTwitter che i giovani in lotta contro le oligarchie al potere sono riusciti a comunicare fra loro e verso l’esterno le loro rivendicazioni. “Ecco il senso del ‘contagio’ – spiega l’economista – La Rete ha avviato ed è stata catalizzatrice di una rivoluzione culturale senza precedenti che ben presto è diventata rivolta sociale”. E’ stata la diffusione capillare di Internet il principale strumento di “empowerment” della società civile mondiale. “Ciò che ha sconvolto il mondo nell’ultima decade non è il terrorismo né lo scontro fra civiltà. E’ la Rete”, spiega la docente che aggiunge come il processo in corso sia destinato a crescere: “Se oggi il caso della caduta del tycoon Murdoch è emblematico, fra 10 anni un personaggio come Berlusconi non potrà mai prendere piede”.
Il punto però è quale sarà la situazione fra 10 anni. Un problema che riguarda più che altro la sponda nord del Mediterraneo e in particolare l’Italia. “Il pericolo è che quello che è accaduto nei paesi arabi si verifichi anche da noi”, avverte Napoleoni che fa notare come il welfare di cui godono le giovani generazioni sia in gran parte rappresentato dalla famiglia e non dallo Stato. “Ma cosa succederà quando gli stipendi e le pensioni di noi genitori non saranno più in grado di sostenere i nostri figli?”, si chiede la scrittrice. La risposta è che allora non ci sarà più molta differenza fra gli italiani e le popolazioni del sud del Mondo.
Ma se sullo sfondo del crack dell’economia si è innestata una rivolta “contagiosa”, la stessa forza dirompente può arrivare anche a produrre nuovi modelli economici e innovativi stili di vita. Un fenomeno che in parte è già realtà. E’ quella che Napoleoni chiama Pop economy, uno choc destinato a ridisegnare i comportamenti dei cittadini del nord del mondo. Le parole che descrivono questo nuovo approccio sono spesso mutuate dal linguaggio di Internet: co-housing (condivisione con altri condomini di alcuni elementi della vita familiare: dalla lavanderia alla cura dei bambini),bike e car sharing, i Gas, gruppi di acquisto collettivo direttamente dagli allevatori e coltivatori della zona in cui si vive. Un’economia partecipata e a basso impatto che potrebbe diventare lo stile di vita di una generazione che è stata relegata al di fuori dei modelli economici classici. Al posto del mantra della crescita a tutti i costi, del consumo sfrenato e dell’incubo del default, secondo Napoleoni, si sta facendo largo un approccio diverso che trova nei concetti di libertà, partecipazione e condivisione le proprie parole d’ordine. Tutti principi che prendono forma, ancora una volta, grazie a Internet e in particolare al web 2.0.
"Napoleoni fa notare come il welfare di cui godono le giovani generazioni sia in gran parte rappresentato dalla famiglia e non dallo Stato. “Ma cosa succederà quando gli stipendi e le pensioni di noi genitori non saranno più in grado di sostenere i nostri figli?”, si chiede la scrittrice. La risposta è che allora non ci sarà più molta differenza fra gli italiani e le popolazioni del sud del Mondo."
RispondiEliminaE' questo che mi preoccupa.